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Quando: Giovedì 23 ottobre 2025, ore 18:00
Dove: CHIOSTRO DI SANTA MARIA IN VADO, via Borgovado 3

    Autore: Rodolfo Baraldini

    Lettera aperta al Sindaco di Ferrara: “Mantenga la sua promessa di avviare un confronto con i cittadini sul progetto di recupero della ex caserma Pozzuolo del Friuli di via Cisterna del Follo

    Signor Sindaco,

    Lo scorso venerdì 17 novembre abbiamo contato pubblicamente 263 giorni da quando lei, in consiglio comunale, ha riconosciuto che sul progetto di recupero della ex caserma di via Cisterna del Follo sarebbe stato utile ascoltare i cittadini, e ha promesso di iniziare al proposito un percorso partecipativo per arrivare ad una condivisione cittadina sul futuro di quell’area.

    E tutti i venerdì da inizio estate, ci siamo schierati in Piazza Municipale per ricordarle la promessa che, con nostra sorpresa, non stava mantenendo.

    Pensavamo che, pur tra tanti impegni, per un Sindaco sia un impegno morale quello di mantenere la parola data. Il motivo dell’impegno morale è la democrazia.

    Le ricordiamo, signor Sindaco, che non è la prima volta che politici e amministratori ferraresi ignorano i movimenti e i comitati cittadini: sarebbe bene interrompere questa prassi negativa.

    Chiediamo quindi un incontro per sottoporle le motivazioni per cui la stiamo sollecitando ad avviare il percorso di coinvolgimento dei cittadini.

    Confidando che il dialogo diretto possa aprire spazi di comprensione reciproca, speriamo di poter ascoltare da lei tempi e modi per l’inizio del processo partecipativo promesso.

    In attesa di un suo riscontro, inviamo cordiali saluti

    Il Forum Ferrara Partecipata

    Democrazia partecipata e Ambiente

    A seguito degli interessanti interventi sul documento condiviso e la riunione del 12/09 c.m provo ad esprimere il mio pensiero.

    DEMOCRAZIA PARTECIPATA

    Condivido quanto espresso da Michele e Corrado ed altri nella succitata riunione in merito all’importanza del volantinaggio e del rapporto diretto con le persone. L’obiettivo è riuscire ad instillare la curiosità per la vita sociale, la voglia di impegnarsi al fine di conoscere, onde poter esprimere un giudizio qualificato in merito ai vari temi che via via occorre o si decide di affrontare.

    Questo è l’esatto opposto di quanto avviene ora sui “social”, (non c’è bisogno che mi ci dilunghi), quindi dobbiamo usarli per divulgare le nostre proposte, ma alle nostre condizioni.

    Non condivido la proposta presentata da Fochi all’ultima riunione, tanto meno il suo modo di porsi, ovvero “chi mi ama mi segua”. Si propone e se ne discute, tanto più che c’è già uno specifico gruppo di lavoro. Tale esperienza, per me anche poco democratica, è già stata fatta con i risultati che sappiamo. Sicuramente non aumenterebbe la consapevolezza dei cittadini.

    Ho qualche perplessità sulle assemblee dei cittadini, ma ovviamente bisogna approfondire.

    Come già detto nel documento e in riunione, occorre lavorare con quanto la normativa vigente ci permette, poi chiaramente in base alla esperienza maturata fare proposte di miglioramento che sappiamo sarebbero già, allo stato attuale, necessarie.

    AMBIENTE

    Il PUG resta l’obiettivo primario,anche perché attorno a questo girano gli altri temi ambientali che sono nei nostri pensieri, quindi mantenersi pronti a presentare le nostre “controdeduzioni” non appena possibile.

    Continuare con l’impegno sulla mobilità sostenibile, senza dimenticare da dove partiamo, cioè evitare di essere troppo avveniristici, il che potrebbe diventare un ostacolo.

    Insieme alle proposte di ulteriore ZTL e ZONA PEDONALE, dobbiamo presentare quelle per la periferia, al fine di evitare di far sentire escluso chi vi abita, anzi si senta coinvolto positivamente al cambiamento necessario. Procedere quindi con studi approfonditi su parcheggi scambiatori, efficientamento del trasporto pubblico, piste ciclabili, aree verdi, ecc. Va da se l’impegno per il risparmio energetico nell’ottica della decarbonizzazione. Al momento non condivido la gratuità del trasporto pubblico e fatico a vederlo come bene comune.

    Insistere sull’arresto del consumo di territorio (consiglio la lettura del libro “l’intelligenza del suolo” di Paolo Pileri), anzi ridurre la percentuale di quello già impermeabilizzato.

    Fare proposte tese a far fronte all’emergenza climatica, come già esplicitato sia nel documento condiviso che nella riunione.

    Concordo anche con il non dimenticare la negativa impronta ambientale dell’attuale regime alimentare e penso dovrebbe diventare argomento su cui impegnarci.

    Il tutto come è stato evidenziato nell’ottica di una riduzione dei consumi in senso lato, contro quindi una società basata sul consumismo e sulla crescita infinita, in parole povere prima i bisogni poi i desideri. Attualmente i desideri li fanno diventare bisogni.

    Ciò potrebbe anche essere un nostro mantra.

    C’è tanto su cui lavorare e, indipendentemente dai risultati, tale esperienza può arricchire chi partecipa. Abbiamo la fortuna di poterci avvalere di esperti, quali il Dott.Farinella ed altri (anche sociologi) per cui potranno scaturire solo proposte sostenibili.

    Termino sostenendo la proposta di Corrado sulla adesione convinta alla iniziativa della CGIL ed altre associazioni contro l’autonomia differenziata ed il presidenzialismo. Come dice lui se vanno avanti queste cose allora per un po’ non si parlerà di democrazia partecipata e andremo a pescare.

    Non siamo un partito ma stiamo facendo politica. Giusto chiamare i partiti,alla pari, in vista delle future elezioni.

    Bellezza e Qualità dei luoghi di vita

    Non ho ricette da proporre per il miglioramento della nostra città e pochissime competenze specifiche, se non quelle che mi derivano dalla frequenza ad un bellissimo corso universitario dal titolo “Paesaggio e Ambiente come bene comune”.

    La mia personale sensibilità si indirizza soprattutto sul tema della bellezza e della qualità dei luoghi di vita. Dobbiamo difendere Ferrara Patrimonio Unesco ed evitare che venga deturpata, dobbiamo cercare di avere voce in capitolo sulle scelte future e sulle trasformazioni della nostra città per salvaguardare i quartieri storici, i palazzi, le mura, le aree verdi e naturali, combattere le speculazioni e la “svendita” degli spazi, per preservare le specificità e l’identità dei luoghi, come abbiamo fatto esercitando pressione contro il Feris.

    Personalmente vorrei anche una città in connessione con il contesto periurbano e quello rurale, vista la nostra connotazione ancora fortemente agricola, che promuovesse lo sviluppo di economie locali con la creazione di filiere corte, il sostegno ai piccoli produttori che adottano tecniche a basso impatto ambientale, ai mercati locali e ai negozi di vicinato, il recupero di terreni pubblici abbandonati per l’attivazione di progetti innovativi di agricoltura, l’attivazione di percorsi educativi per i cittadini, la riduzione dello spreco alimentare e la promozione di un welfare di comunità, come sta avvenendo in molte città d’Italia, prima fra tutte Bologna con diversi progetti della Città metropolitana. Penso a una sorta di Carta di Milano, come quella che fu redatta in occasione di EXPO 2015 o all’attuale Manifesto per la Democrazia alimentare della Città metropolitana di Bologna, che potremmo redigere e proporre noi (visto che non lo fa l’amministrazione…), che potrebbero essere estesi anche ad altri aspetti, non solo a quello alimentare.

    Credo che qualunque sia la strada che decidiamo di intraprendere, sia fondamentale avere uno strumento di partecipazione, come più volte è stato ribadito anche in occasione della lotta al Feris. Se il Comune non ci fornisce la possibilità di dire la nostra ce la dovremmo prendere in qualche modo. La legge regionale 15 del 2018 sancisce tra i propri principi la partecipazione  attiva dei cittadini singoli e associati alla elaborazione delle politiche e delle decisioni pubbliche. Di particolare interesse il Capo II, art. 4, che prevede la possibilità di richiedere alla Regione e agli enti locali l’avvio di un processo partecipativo e ne indica le modalità. So che per i propri percorsi partecipativi la Regione opera attraverso il progetto open source ParteciPA che si basa sulla piattaforma di partecipazione democratica Decidim, utilizzata da molte amministrazioni nel mondo. Bisognerebbe approfondire.

    e-democracy & e-participation – Ipotesi di progetto

    Contributo per l’uso di internet e dei social & web media per la partecipazione attiva e civile dei cittadini dal basso  alla vita delle comunità

     PREMESSE:

    La ricerca su Google fornisce questi risultati:

    1. e-democracy  > Circa 511.000.000 risultati (0,28 secondi)  
    2. e-participation > Circa 1.140.000.000 risultati (0,33 secondi) 
    3. e-participation real platform examples > Circa 379.000.000 risultati (0,55 secondi) 

    Questi numeri da soli giustificherebbero la nascita di una piattaforma Social espressamente dedicata alla partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica e alle decisioni che li riguardano.

    https://en.wikipedia.org/wiki/E-participation

    Ho trovato interessanti queste pagine web:
    – metodi partecipativi

    – Modello: I 7 livelli di partecipazione

     Però!

    … i però riguardano le difficoltà e le complicazioni nella  applicazione dal basso di una reale partecipazione dei cittadini.
    In questo senso è altamente propedeutico leggere le seguenti voci di wikipedia:

    che forniscono un quadro abbastanza esaustivo delle difficoltà e della complessità nel mettere in atto la partecipazione dal basso.

    Nota: queste pagine (se in lingua Inglese) si possono tradurre in Italiano usando il tasto destro del mouse e selezionando la voce – Traduci in Italiano.

     

    Cosa possiamo fare noi?

    1. Analizzare le piattaforme disponibili per l’implementazione di una web & social community
    2. Scegliere quella che riteniamo utilizzabile tenendo conto delle nostre capacità tecniche
    3. Valutare il costo di questa operazione:
      la partecipazione, non importa se fisica o web, ha comunque un costo che va sostenuto…
    4. Avviare corsi di formazione attinenti i seguenti argomenti:

                  Tecniche e metodi di problem solving

                  Sistemi e pratiche di risoluzione delle situazioni conflittuali

                  Metodi di facilitazione della discussione

                  Metodi di e-voting & sondaggi

                  Altro…..

     Piattaforme disponibili

    1. WordPress e le sue plugin
      www.wordpress.org
    2. Decidim
      www.decidim.org
    3. TikiWiki
      tiki.org
    4. Airesis (forse dismesso?)
      www.airesis.it 
    5. Concorder
      www.concorder.net
    6. Meetup (potrebbe essere usata temporaneamente solo per la fase iniziale)
      www.meetup.com

     Strumenti Web (fondamentali)

    Una piattaforma o un social per la partecipazione dal basso dei cittadini deve inglobare, in modo interconnesso, i seguenti tool:

    1. Mappe di Geolocalizzazione
    2. Forum di discussione (a livello di sito e di gruppo) per ogni argomento e visibile a tutti, con partecipazione alla discussione dei soli membri dello specifico gruppo.
    3. Gestione della community:

                  Membri. Profili. Campi del profilo personalizzati…

                  Impostazioni. Gestire le impostazioni dell’account. …

                  Gruppi. Gruppi di utenti estensibili. …

                  Flussi di attività. Per soci e gruppi. …

                  Notifiche. Ricevi una notifica. …

                  Amicizie. Collegamenti di amicizia. …

                  Messaggistica privata. …

                  …e altro ancora…

    1. Wiki per l’elaborazione condivisa e collaborativa di proposte
    2. Sondaggi
    3. Sistema di e-voting
    4. Supporto AI (Intelligenza Artificiale) per l’elaborazione delle sintesi degli argomenti a supporto della CI (Intelligenza Collettiva)
    5. Blog
    6. Calendario eventi
    7. Sistema di emailing
    8. Gestione delle iscrizioni.
      In merito si precisa che le iscrizioni sono:

                  Onerose e corrispondenti alle quote associative alla Associazione che gestirà il sito web-social

                  Nominative con verifica individuale . Non sono consentiti alias di nessun tipo e per nessun motivo

                  La foto del profilo iscritto dovrà essere reale e corrispondenti all’iscritto

    1. Gestione del sistema di pagamento quote & sostegni che includa anche le opzioni per i pagamenti ricorsivi
    2. Implementazione di una App per dispositivi mobili
    3. Altri strumenti che si riterranno funzionali alla reale partecipazione dal basso…

     

    Conclusioni

    Diventare operativi ed evolvere verso il Social Web per la partecipazione dal basso richiede:

    1. La creazione di un gruppo specifico che:
      1. Esegua l’analisi tecnica dei vari aspetti coinvolti
      2. Progetti un percorso partecipato che passo dopo passo porti alla costruzione della specifica piattaforma
      3. Implementi tramite web una piattaforma di discussione del progetto stesso
        Questa implementazione sarebbe un primo approccio prodromico, evolutivo e di valutazione in itinere della piattaforma che si ipotizza di mettere in campo
      4. La valutazione dei costi dell’operazione nei suoi vari aspetti
    2. Scelte partecipate
    3. Il contestuale coinvolgimento delle eccellenze universitarie nei settori:
      1. Antropologico, Sociologico ed Umanistico
      2. Manageriale
      3. Informatico in senso lato ed in particolare nella gestione degli aspetti relativi a:
    •       Gestione Server & DataBase
    •       Implementazione web
    •       Uso dell’intelligenza artificiale con particolare riferimento alla sua integrazione nei processi di sintesi delle iscussioni e di ausilio nelle decisioni finali

     

    Intermezzo
    Giorgio Gaber – La Libertà è Partecipazione

    Giorgio Gaber – La libertà

    Vorrei essere libero, libero come un uomo.
    Vorrei essere libero come un uomo.

    Come un uomo appena nato
    che ha di fronte solamente la natura
    e cammina dentro un bosco
    con la gioia di inseguire un’avventura.
    Sempre libero e vitale
    fa l’amore come fosse un animale
    incosciente come un uomo
    compiaciuto della propria libertà.

    La libertà non è star sopra un albero
    non è neanche il volo di un moscone
    la libertà non è uno spazio libero
    libertà è partecipazione.

    [parlato]:

    Vorrei essere libero, libero come un uomo.

    Come un uomo che ha bisogno
    di spaziare con la propria fantasia
    e che trova questo spazio
    solamente nella sua democrazia.
    Che ha il diritto di votare
    e che passa la sua vita a delegare
    e nel farsi comandare
    ha trovato la sua nuova libertà.La libertà non è star sopra un albero
    non è neanche avere un’opinione
    la libertà non è uno spazio libero
    libertà è partecipazione.

    La libertà non è star sopra un albero

    non è neanche il volo di un moscone

    la libertà non è uno spazio libero

    libertà è partecipazione.

    [parlato]:

    Vorrei essere libero, libero come un uomo.
    Come l’uomo più evoluto
    che si innalza con la propria intelligenza
    e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza
    con addosso l’entusiasmo
    di spaziare senza limiti nel cosmo
    e convinto che la forza del pensiero
    sia la sola libertà.

    La libertà non è star sopra un albero
    non è neanche un gesto o un’invenzione
    la libertà non è uno spazio libero
    libertà è partecipazione.

    La libertà non è star sopra un albero

    non è neanche il volo di un moscone

    la libertà non è uno spazio libero

    libertà è partecipazione.

    La discussione è aperta
    ed è fondamentale la partecipazione attiva
    di tutti coloro che pensano di poter dare
    un contributo in questo ambito tecnologico!
    GRAZIE!

    Incontro Pubblico

    TRA UN’ELEZIONE E UN’ALTRA: IN CHE MODO I CITTADINI
    POSSONO PARTECIPARE DAVVERO A COSTRUIRE IL
    FUTURO DI FERRARA E DELLE SUE FRAZIONI

     

    I n tr o d u c e :
    Lucia Ghiglione

    del Forum Ferrara Partecipata

    I n t e r v e n g o n o :
    Rodolfo Lewanski  professore Alma Mater, Scienze Politiche; già Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana

    Alessandra Marin professoressa di urbanistica Università di Ferrara Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione

    Massimo Rossi ex Sindaco di Grottammare ( Ascoli Piceno )

    PROPOSTE PER UNA CITTA’ FUTURA

    Che il nostro pianeta sia davanti a un collasso climatico ed ecologico che pone dei gravi rischi per la salute e la vita umana sulla Terra lo dice a gran voce, ormai da anni, praticamente tutta la comunità scientifica.  

    Il sesto rapporto  redatto dai 234 scienziati IPCC (International Panel on Climate Change) dell’Onu  conferma che la crisi climatica è inequivocabilmente causata dalle attività umane e che sta già colpendo ogni angolo del Pianeta, che si sta aggravando più rapidamente di quanto previsto e che  il tempo per fermare la catastrofe sta finendo: “Restano zero anni per evitare ulteriori pericolosi cambiamenti climatici”

    In Emilia Romagna,  area tra le più inquinate, cementificate e surriscaldate d’Europa, abbiamo visto direttamente lo sconquasso del caos climatico: non possiamo più rimandare; è necessario e urgente, prendere coscienza dell’impatto che la crisi ecologica e climatica ha sul Pianeta e agire per contrastarla il più possibile. 

    Dobbiamo partire da qui per pensare a un modello di città che guardi al futuro.  

    L’IPCC è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra dovute all’uso dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas) in tutte le attività umane.

    Sappiamo qual è la soluzione del problema: dobbiamo abbandonare rapidamente i combustibili fossili e accelerare sulla via della transizione energetica. 

    Ormai sappiamo che non è possibile una crescita infinita in un Mondo finito, sappiamo che per contrastare la crisi climatica ed ecologica dovremo cambiare il nostro modo di vivere e di relazionarci con la natura e gli spazi in cui viviamo, dovremo cambiare modelli di economia, dovremo modificare profondamente stili di vita, di produzione e di consumo,   dovremo individuare strade per scelte coraggiose che portino a una radicale e rapida trasformazione della società. Dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, dall’economia lineare all’economia circolare, dal consumismo alla sobrietà.  E sappiamo che dobbiamo farlo in un’ottica di giustizia climatica, senza far pagare il prezzo più alto alle classi più disagiate e ai Paesi più poveri.

    Per far fronte alla complessità dei problemi legati alla transizione energetica e alle azioni di adattamento alla crisi climatica   è necessario pensare a un nuovo modello di sviluppo che guardi alla salute e al benessere collettivo, alla salvaguardia del territorio e alla riduzione del consumo di suolo, alla tutela dei beni comuni, alla riduzione degli sprechi, alla ripubblicizzazione di servizi pubblici, a nuovi  modi di gestire le politiche del welfare, le politiche abitative, gli spazi e il verde urbano, la mobilità ed è necessario farlo coinvolgendo i cittadini in tutte le scelte importanti che riguardano il rinnovamento della città. 

    Partendo dunque  dall’urgenza  di ridurre la produzione di gas serra, “verso una città a emissioni zero”, dovendo fare una scelta, quali possono essere le proposte  prioritarie di rinnovamento per la città di Ferrara? 

    Provo a elencarle: 

    PROPOSTE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

    Azioni per la mobilità

    Credo che per una visione di rinnovamento a Ferrara si debba partire dal  tema della “mobilità ad emissione zero. Da una visione di città libera dalle automobili e quindi “vivibile”. Vivibile per il miglioramento della qualità dell’aria, vivibile  per il miglioramento della qualità degli spazi. E’ fondamentale per l’ambiente, per la vivibilità della città e per la salute: la decarbonizzazione nel trasporto si accompagna infatti alla riduzione delle  emissioni inquinanti che anche nella nostra città raggiungono livelli nettamente superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità per tutelare la salute. 

    -Serve un nuovo piano per la decarbonizzazione del trasporto urbano basato sul trasporto pubblico e che ponga pedoni e ciclisti al centro, un piano  per  ridurre le emissioni e i gas serra dei veicoli pubblici e privati, per potenziare mezzi elettrificati, corse, orari del trasporto pubblico integrato, per estendere la mobilità condivisa, per far crescere la mobilità attiva a piedi (“ Pedibus” per i tragitti casa/scuola ) e in bicicletta  (messa in sicurezza e raccordi tra le piste ciclabili), per la valorizzazione delle vie d’acqua, per una nuova logistica della distribuzione delle merci con interdizione dell’abitato ai mezzi pesanti (distribuzione con mezzi elettrici e a pedale di ridotte dimensioni, con  orari regolamentati).

    Bisogna scegliere: non si può volere una città in cui l’aria non ti uccida e una città in cui le automobili circolino liberamente. Per incentivare l’uso dei mezzi pubblici, oltre che efficiente, il trasporto pubblico dovrebbe essere reso gratuito: è un “bene comune” e in un’ottica di demercificazione dei beni e dei servizi comuni, dovrebbe essere reso accessibile e conveniente per tutti.

    “Una  misura di giustizia sociale, che non solo incentiva l’uso dei mezzi pubblici,  contribuendo a ridurre l’inquinamento, ma anche  rilancia le attività commerciali nel centro della città” annuncia il sindaco di  Montpellier che dopo due fasi di sperimentazione, farà partire da dicembre il trasporto pubblico per tutti i 500.000 abitanti della città. Da molti anni sono in corso altre esperienze di trasporto pubblico. 

    -Serve un piano per una ridefinizione degli spazi urbani che penalizzi l’uso dei veicoli privati estendendo gli spazi pedonali e le ZTL e che ampli il più possibile l’estensione di “aree 30km/h” fino a diventare  “città 30”, che non  consiste semplicemente nella riduzione del limite di velocità, ma è un intervento più ampio e complesso, infrastrutturale e culturale, di riqualificazione dell’ambiente urbano mediante la restituzione di spazio pubblico alle persone, alla loro sicurezza e socialità. Il passaggio a “zona 30”  l’ha già fatto Bologna, che ha iniziato la transizione a luglio, dal 1 gennaio 2024 Milano diventerà tutta “zona 30”.  

    Per Ferrara è ormai necessario ampliare la zona pedonale e estendere la ZTL a tutto il centro  entro le Mura ( così come già previsto dal PUMS ). E’arrivata l’ora di liberare il centro storico dalle auto e di ridare spazio alle persone. Il nostro è un centro città che si presta benissimo, potendo essere attraversato a piedi in 30 minuti da est a ovest e da nord a sud. Servono agevoli parcheggi scambiatori ai quattro assi cardinali con navette gratuite ogni 10  minuti e bike-sharing  gratuito.

    Ed è necessario che ogni quartiere fuori le Mura abbia un centro con una ZTL e una zona pedonale per favorire aggregazione e vita sociale.

    Azioni per la riqualificazione energetica 

    Si tratta di implementare l’utilizzo delle energie rinnovabili fornite dal sole, dal vento e dall’acqua,  energie che non producono CO2 né inquinamento e che forniscono direttamente energia elettrica, una forma di energia molto più efficiente del calore generato dai combustibili fossili, e attuare politiche urbanistiche volte alla riduzione del fabbisogno energetico degli edifici grazie alla loro coibentazione e all’aumento dell’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento e raffreddamento.

    -Sostegno e sviluppo  delle  comunità energetiche con incentivi e campagne di informazione e promozione: l’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa (se hanno la possibilità di acquistarla ), con le comunità energetiche si può realizzare un’economia di condivisione del vettore energetico rinnovabile e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo. 

    -Adozione di energie  rinnovabili e efficientamento  energetico in tutti gli edifici pubblici. Con le ristrutturazioni edilizie  si possono tagliare del 44% i consumi termici del residenziale.

    -Rifiuto all’autorizzazione di nuove centrali a biogas e biometano nel territorio comunale (centrale di Villanova e altre ) Il  biometano non è rinnovabile, non è verde, non è sano:  vedi i 

    problemi per l’ambiente e la salute.

    PROPOSTE PER L’ ADATTAMENTO ALLA CRISI CLIMATICA

    Azioni di adattamento per ridurre i rischi già presenti e quelli futuri, che saranno maggiori e più frequenti, non sono più rimandabili. Va ripensata l’organizzazione delle città dopo che negli ultimi decenni la cementificazione selvaggia ha trasformato e spesso compromesso il territorio.

    Abbiamo bisogno di una programmazione urbanistica in grado di ipotizzare un futuro possibile senza consumare suolo e anche di ipotizzare interventi di “decostruzione” per affrontare e mitigare gli effetti “isola di calore” tipica delle aree urbane. 

    La naturalizzazione delle città va orientata verso la complessità ecosistemica e non può ridursi solo a piantare più alberi: per poter godere di tutti i benefici connessi bisogna adottare un piano del verde complessivo  e coerente nella programmazione.

    Vanno gestiti i fenomeni meteorici sempre più estremi mettendo in sicurezza idraulica l’abitato ( visti i continui allagamenti) e  ponendosi il problema del controllo e riuso dell’acqua piovana anche attraverso il ridisegno degli spazi pubblici.

    -Anello verde intorno alla città e parco sud per gli effetti di mitigazione climatica e di riduzione dell’inquinamento, istituzione del garante del verde e ripubblicizzazione del servizio del verde del Comune. Considerato che  la manutenzione è fondamentale per la gestione del verde ( inutile piantare nuove piante se poi non sono adeguatamente curate ) e che l’attuale organizzazione di Ferrara Tua  non risponde alle necessità, bisogna pensare a nuove forme di internalizzazione del personale operativo. 

    -“Stop consumo suolo” applicato  realmente e depavimentazioni, dove possibile,  per ridurre le aree impermeabilizzate.

    -Pianificazione territoriale per la sicurezza idraulica per limitare i danni conseguenti alle piogge intense, che saranno sempre più frequenti, ed evitare i continui allagamenti di ampie zone della città. 

    -No alla  terza corsia dell’autostrada Bologna-Ferrara, no all’autostrada Cispadana, no alla autostrada “Nuova Romea Commerciale” 

    Ripubblicizzazione della gestione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani con il passaggio al sistema porta a porta  e chiusura di una linea dell’inceneritore ( oggi oltre il 50% dei rifiuti bruciati sono rifiuti speciali ) per adottare un’economia circolare basata su riuso, riparazione e riciclo di tutto quello che produciamo e abbandonare l’economia dello spreco.

    PROPOSTE PER LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

    Indispensabile innovare  il rapporto tra città e democrazia. Non c’è decarbonizzazione senza democratizzazione.

    Per affrontare la  complessità sottesa a un ripensamento del modello di città è necessario ridefinire e innovare i processi di partecipazione democratica dei cittadini al fine di condividere le priorità e le finalità delle scelte di trasformazione e innovazione. 

    I grandi cambiamenti in tempi rapidi necessari ad affrontare la crisi climatica saranno possibili solo se condivisi con i cittadini anche perché questi  non sono più disposti ad accettare politiche che comportino cambiamenti e sacrifici significativi imposti dall’alto. Il consenso va rifondato. 

    Su questo tema si è costituito il Forum Ferrara Partecipata e su questo tema sta lavorando un gruppo di lavoro che elaborerà una proposta su cui fondare poi  un confronto politico.

    -Segnalo solo la mia convinzione che  affinché la partecipazione dei cittadini non sia una pratica vuota è necessario istituire le “Assemblee dei cittadini”, lo strumento di democrazia deliberativa-aleatoria maggiormente diffuso nel mondo e di maggior successo. 

    Assemblee dei cittadini sono attualmente in corso nei comuni di Milano e Bologna.

    Contributo alla riflessione sulle prospettive future del Forum

    Il mio contributo alla riflessione sulle prospettive future del Forum non sarà di carattere tecnico, ma tiene presenti gli interventi finora fatti nel presente documento, interventi che condivido e che apprezzo per la rilevanza dei temi e per la documentazione riportata. Il mio punto di vista è quello di cittadina attiva e di rappresentante di un’associazione che lavora per il bene della città. Di cosa sia questo “bene” e come lo si possa perseguire, ogni aderente al Forum ha una sua interpretazione, che in parte si incontra, si scontra, si intreccia con tutte le altre.

    Questa diversità di apporti è la ricchezza del Forum e anche la sua debolezza. È una ricchezza da preservare e da approfondire, che ha appena iniziato a esprimersi e che richiede tempi lunghi e distesi, e che può giovarsi di un aspetto di grande valore, secondo me, che è la partecipazione personale e la conoscenza diretta delle persone. È anche la sua debolezza, perché la molteplicità delle idee e delle prospettive potrebbe non essere funzionale all’intervento concreto in situazione, che richiede un tipo di compattezza tipica di un’organizzazione strutturata in altro modo.

    Il Forum, nato con l’intento di bloccare il progetto FE.Ris, ha avuto un impatto vincente perché, oltre alla innegabile giustezza della causa, su quell’obiettivo concreto e immediato le nostre diversità sono passate in secondo piano ed è prevalsa la comune lotta contro il pericolo. La caratteristica di movimento del Forum ha aggregato le persone contro un comune avversario. Ma nel momento in cui si devono elaborare progetti condivisi per il futuro, le varie prospettive e le diversità tornano a farsi sentire (giustamente). Se da una parte il confronto necessario non può dare per scontato nessun presupposto ma dovrebbe mantenere un alto profilo, dall’altra parte il dibattito, anziché inaridirsi nei tecnicismi, dovrebbe a mio avviso restare alla portata del cittadino “comune”, se si vuole allargare la base della partecipazione.

    L’approfondimento del confronto sulle idee di città che emergono richiede, oltre ai tempi lunghi e distesi, anche una sempre maggiore apertura e la disponibilità a esercitare il pensiero critico, anche verso se stessi. La volontà invece di essere presenti e incisivi nelle scelte politiche (non partitiche) richiede rapidità, operatività e obiettivi chiari e univoci.

    Ho messo in evidenza quelle che, dal mio punto di vista, sono due piste di sviluppo per il futuro del Forum, non necessariamente incompatibili. Dal punto di vista pratico, importante in ogni caso è continuare il monitoraggio delle mosse dell’Amministrazione Comunale e quello del territorio nelle sue molte criticità.

    Proposte per il miglioramento della qualità della vita e dell’abitare la città Valorizzazione dell’area del Po di Primaro e via Ravenna

    L’area del Po di Primaro è ricca sia dal punto di vista faunistico, che botanico e storico. È abitata da molte specie di uccelli acquatici tipici della nostra zona, canne palustri, robinie e querce.

    Sappiamo inoltre che proprio il Po di Primaro è stato testimone dell’incontro tra Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este.

    il Po di Primaro attraversa la pianura, con zone in parte abitate e in parte selvatiche, nasce dal Po di Volano e arriva ad Argenta con una corrente molto lieve.

    Via Ravenna, che corre parallela al Po di Primaro , rappresenta un ingresso prioritario per il sud est della provincia (come il casello di Ferrara Sud, Argenta e Ravenna).

    La strada è stretta e la mancanza di marciapiedi e piste ciclabili rende difficile la fruizione in sicurezza di chi si sposta a piedi o in bicicletta.

    È urgente risolvere il nodo di via Ravenna.

    Le necessità per gli abitanti sono:

    • deviazione del traffico automobilistico creando alternative di scorrimento veloce.
    • Marciapiedi e piste ciclabili.
    • Linea di autobus urbani o navette per raggiungere il centro cittadino e altre zone cruciali della città.
    • Eventuale attivazione di una via d’acqua con corse frequenti.
    • Posizionamento di autovelox per il traffico in entrata e in uscita dalla città.

    Senza disturbare la fauna acquatica, si potrebbe favorire la pratica della canoa, e istituire dei centri di allenamento e addestramento per i canoisti.

    Il Po di Primaro così potrebbe rappresentare una via d’acqua per il lato sud est della città e costituire uno degli hub per lo scambio di mezzi leggeri: battelli, biciclette, navette, e treni.

    2 argomenti da affrontare per la città futura

    1) Predisporre gli strumenti normativi per garantire la partecipazione

    Avere a che fare con una Amministrazione evidentemente refrattaria al confronto, (persino con le minoranze consiliari, figurarsi con i cittadini comuni) rende , a mio parere, indispensabile e prioritario stabilire le basi sulle quali l’attività partecipativa può essere condotta. Si tratta di predisporre strumenti normativi che non rendano possibile la partecipazione sulla base del ‘ volubile sentire del sovrano’, ma che stabiliscano su quali temi, con quale tempistica, con quali referenti istituzionali ecc. essa diventi obbligatoria.

    Dalla lettura del testo costituzionale, sembra possibile affermare che il legislatore abbia voluto assegnare ai Comuni, e a tutti gli Enti territoriali in generale, il compito di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà ( art. 118 c. 2 cost.). Il verbo “favorire” all’indicativo presente non lascia spazio a fraintendimenti. Si tratta di una funzione attribuita direttamente dalla Costituzione, che il Comune deve esercitare obbligatoriamente se non vuole incorrere in situazioni di illegittimità.

    In Italia esistono poco meno di 300 Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, più o meno recenti (i primi risalgono al 2014) e diversamente strutturati, ma col passare del tempo si avverte tutta la complessità di questa regolamentazione pattizia e degli stessi temi da risolvere col modello collaborativo. Ferrara non è esente da questa temperie, accresciuta con l’insediamento dell’ultima Amministrazione, il che rende inapplicato l’attuale Regolamento. Esso inoltre, risalente al 2017,  sembrerebbe fosse stato impostato per subire una revisione/modifica dopo il 2019.

    Lo stesso Statuto del Comune, che pure contempla la partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa e rimanda ad apposito regolamento ( art. 29 ss.), a mio parere andrebbe rafforzato e reso più cogente sulla definizione di ‘bene comune’ e di partecipazione .

    2) La questione climatica – tutela dell’ambiente art. 9 e 41 cost.

    Affrontare la questione climatica, io credo, debba diventare il perno centrale della politica del futuro e la lente attraverso la quale si dovranno leggere e declinare tutti gli altri problemi ( lavoro, produzione, progresso, benessere degli individui e delle società). L’argomento è senz’altro fuori dalla nostra portata nella sua globalità, ma non nei suoi singoli aspetti: anzi è tempo che “ tutti gli uomini di buona volontà” facciano pressing verso l’insipienza dei governi, locali o centrali che siano, troppo timidi verso questo problema se non addirittura negazionisti o riduttivistici. La dimensione della nostra città ci permetterebbe di diventare un ‘caso scuola’ sotto molteplici aspetti con proposte anche drastiche che dovranno essere probabilmente, in questa fase, anche impopolari. Condividendo perciò in larga parte gli spunti suggeriti da Ubiali e Perrone , avanzo qualche esempio concreto:

    –          revisione del Regolamento per l’accesso alle ZTL e Aree pedonali per liberare davvero il centro storico dalla presenza nefasta (anche per il patrimonio storico-architettonico) delle auto, furgoni, taxi , ma anche auto private;

    –          istituzione di veri parcheggi scambiatori decentrati dove si possano agganciare mezzi pubblici ad alta frequenza e bicipark,

    –          ripristino di una cospicua flotta di bus elettrici e di piccole dimensioni per il transito in centro storico;

    –          rivedere l’applicazione del PAIR nel nostro Comune che notoriamente ogni anno ha un numero significativo di sforamenti  dai valori ottimali di PM10 ( d’altra parte sfido chiunque a rendersi conto dell’effettivo vigore delle misure restrittive della circolazione – ottobre/marzo – visto il numero immutato di veicoli circolanti grazie al lungo elenco di esenzioni ai divieti). Oltre alle limitazioni già previste a livello regionale si potrebbe ad es. prospettare una circolazione a targhe alterne oppure escludere totalmente la circolazione entro mura dei veicoli diesel e benzina di qualunque categoria, ecc.

    –          verde pubblico: grande piano di implementazione del verde pubblico con costituzione di nuovi parchi e/o collegamento di quelli esistenti (mi pare di ricordare che l’argomento fosse contemplato anche in una tesi di laurea illustrata presso la facoltà di architettura in uno degli ultimi incontri); valutazione di costi / benefici per una gestione del verde pubblico che non contempli l’esternalizzazione della sua manutenzione che non mi sembra dia grandi risultati circa la qualità degli interventi.

    –          verde privato: rendere più restrittive le possibilità di abbattimento delle alberature, siepi, alberi singoli ecc. con la possibilità di verifica sui controlli, da rendersi obbligatori,  preventivi e successivi degli abbattimenti e del ripristino;

    –          rendere più esplicita e cogente la regolamentazione circa la pavimentazione delle aree private/cortilive, ovvero che la parte permeabile dell’area totale non sia mai inferiore a quella minima stabilita per legge pari al 25%, al fine di evitare che successivamente al conseguimento dell’agibilità del fabbricato, si proceda liberamente ad ulteriori pavimentazioni dell’area che possano ridurre il succitato indice minimo, come spesso avviene (i comuni hanno facoltà di aumentarlo).

    –          PUG: La riunione tenutasi in data 3 agosto u.s. mi è sembrata un po’ come la foglia di fico per l’amministrazione, comunque l’argomento sarà primario per noi dal prossimo settembre. Butto lì una suggestione: il consumo del territorio a saldo zero da raggiungere entro il 2050 come previsto dalla LR 24/2017 mi pare del tutto anacronistico non solo visti gli eventi climatici attuali, ma anche in particolare per una città in costante calo di popolazione. Non si potrebbe proporre al Comune di Ferrara di anticipare virtuosamente questa tempistica?

    COME SALVARE IL PARCO URBANO

    Maggiori garanzie di tutela nel tempo del Parco Urbano possono derivare solo da livelli esterni più elevati di protezione, non dipendenti quindi dalle volontà e dalle politiche delle singole amministrazioni comunali che si succedono. La protezione dell’art.19 del Piano Paesistico Regionale (Zona di particolare interesse paesaggistico ambientale), fatta propria dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, deve essere mantenuta, ma non è, come si è visto, sufficiente, perché la norma fornisce prescrizioni troppo generali e generiche. Nè, d’altra parte, il Parco Urbano ha caratteristiche tali da poter essere inserito nelle zone di protezione naturalistica integrale. Per questo da tempo Italia Nostra aveva richiesto l’inserimento del sistema Parco delle Mura e Parco Urbano come Stazione del territorio protetto dal Parco Regionale del Delta del Po, cominciando il delta del fiume con i rami del Po di Volano e del Po di Primaro. Si ottenne un pronunciamento positivo delle giunte Sateriale e Tagliani, ma la cosa non ebbe seguito per veti politici ad altri livelli. Nulla vieta, oggi, di ribadire con forza la proposta, anche se, dopo l’entrata in vigore dell’ultima legge regionale di riforma dei Parchi e delle Aree Protette, il Parco del Delta sembra attraversare un periodo di grave crisi e debolezza (la vicenda Ortazzo e Ortazzino ne sono una prova tangibile).

    Da tempo poi le Associazioni culturali della città, soprattutto Ferrariae Decus e Italia Nostra, hanno avanzato la proposta di una sorta di organismo permanente di controllo e gestione delle Mura e del Parco Urbano, una sorta di Opera delle Mura, composto da rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini, data l’importanza che il sistema Mura e Parco Urbano rivestono nell’equilibrio urbanistico della città. La proposta finora non è stata accolta, ma anche in questo caso credo debba essere ripresa e ribadita.

    Il progetto di Tutela e Valorizzazione del Parco Urbano redatto negli anni ‘90 (giunta Sateriale), progetto cofinanziato dalla Regione e, fino a prova contraria, tuttora vigente poneva la valenza ecologica tra gli scopi principali del Parco. Questo aspetto va ribadito nel nuovo PUG- Piano Urbanistico Generale- , cercando di normare con precisione le funzioni e le attività compatibili col Parco e quelle incompatibili da svolgere altrove.

    Vanno escluse, ad esempio, attività che richiamino forte affluenza di pubblico concentrata in poco tempo, attività con impatto acustico tale da recare danno o disturbo alla fauna, attività che richiedano la costruzione di strutture temporanee di grandi dimensioni, per il cui allestimento sia necessario l’accesso di mezzi pesanti (quali autocarri e autoarticolati). Deve essere vietato, in ogni caso, l’accesso al parco di tali mezzi.

    Su quest’ultimo aspetto, che potrà essere oggetto specifico di Osservazione nelle fasi successive di elaborazione del PUG, è importante uno sforzo di elaborazione comune.

    FERRARA CITTA’ SANA

    L’idea attorno alla quale proponiamo di imperniare il futuro e lo sviluppo della nostra città – Ferrara – è quella di salute (ci scuserete per la nostra evidente deformazione professionale), intesa nel senso più ampio possibile del termine, ovvero di un completo stato di benessere,  fisico, psicologico e sociale, che abbracci tutto l’esistente: gli individui, compresi quelli appartenenti alle popolazioni più fragili e alle generazioni future, le forme di vita non umane, che nel complesso costituiscono la biosfera, e il vasto ecosistema che ne rende possibile la vita.

    Riteniamo che, intesa in questa accezione, la salute possa rappresentare una chiave di lettura trasversale alle molteplici tematiche che interessano la vita cittadina e il dibattito pubblico in ambito urbano. E’ infatti noto come a determinare lo stato di salute di una popolazione siano tutti i determinanti sociali, ovvero quei fattori che nel loro complesso costituiscono gli ambienti di vita in cui le persone nascono, crescono e lavorano. Tali fattori comprendono e abbracciano elementi come la casa, la mobilità, l’istruzione, la sanità, la socialità, l’alimentazione, il reddito, la produzione di energia, la gestione dei beni comuni. Tutti questi elementi sono rilevanti per la costruzione della salute e del benessere della popolazione e fondamentali per realizzare una transizione ecologica che renda possibile la sopravvivenza dell’ecosistema, a fronte di una crisi ecologica senza precedenti, che rende necessario mettere in discussione la nostra attuale organizzazione sociale. A questo proposito è particolarmente interessante far notare come una molteplicità di studi che si vanno accumulando nel tempo ha dimostrato che le scelte politiche necessarie al contrasto della crisi climatica sono anche le stesse che determinerebbero i migliori esiti in termini di salute, configurandosi di fatto come dei co-benefici, o delle soluzioni win-win. La costruzione di un benessere può dunque passare dal considerare la salute come l’elemento guida nella costruzione di tutte le politiche pubbliche, come suggerito dall’OMS.

    Da questa premessa discendono le nostre proposte concrete, elencate di seguito.

    1) Creazione di spazi istituzionali dove si esercitare la partecipazione democratica:

    Riteniamo che cittadini e istituzioni del Comune di Ferrara dovrebbero intraprendere un dialogo volto alla progettazione di un percorso di promozione della salute intesa come un processo che porti al progressivo trasferimento del controllo e del potere decisionale, dalle istituzioni ai cittadini, su tutte quelle questioni che sono rilevanti per la costruzione della salute e del benessere collettivo. (CFR: Glenn Laverack, Ronald Labontè. Health promotion in action). Aggiungiamo che il settore sanitario è chiamato per propria missione a promuovere progetti di questo tipo e potrebbe essere strategico ricercare l’alleanza con tale settore. In particolare, il DM 77/2022, che definisce i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale, individua anche uno specifico luogo in cui tale funzione potrebbe trovare una sua collocazione fisica e concreta, ovvero le Case della Comunità (CdC). Il documento ministeriale infatti definisce la CdC come “un progetto di innovazione in cui la comunità degli assistiti non è solo destinataria di servizi ma è parte attiva nella valorizzazione delle competenze presenti all’interno della comunità stessa: disegnando nuove soluzioni di servizio, contribuendo a costruire e organizzare le opportunità di cui ha bisogno al fine di migliorare qualità della vita e del territorio, rimettendo al centro dei propri valori le relazioni e la condivisione.”

    Tra gli obiettivi che lo sviluppo delle Case della Comunità deve garantire è esplicitamente citata “la partecipazione della comunità locale, delle associazioni di cittadini, dei pazienti, dei caregiver”, così come tra i servizi erogati è prevista la  “Partecipazione della Comunità e valorizzazione della co-produzione, attraverso le associazioni di cittadini e volontariato”h7yyb

    Sempre secondo il DM 77/2022 la CdC in sintesi svolge quattro funzioni principali:

    • è il luogo dove la comunità, in tutte le sue espressioni e con l’ausilio dei professionisti, interpreta il quadro dei bisogni, definendo il proprio progetto di salute, le priorità di azione e i correlati servizi;
    • è il luogo dove professioni integrate tra loro dialogano con la comunità e gli utenti per riprogettare i servizi in funzione dei bisogni della comunità, attraverso il lavoro interprofessionale e multidisciplinare;
    • è il luogo dove le risorse pubbliche vengono aggregate e ricomposte in funzione dei bisogni della comunità attraverso lo strumento del budget di comunità; è il luogo dove la comunità ricompone il quadro dei bisogni locali sommando le informazioni dei sistemi informativi istituzionali con le informazioni provenienti dalle reti sociali.

    Il Documento di indirizzo per il Metaprogetto della Casa di Comunità pubblicato da Agenas rende inoltre esplicito che nella progettazione delle Case della Comunità deve essere obbligatoriamente prevista la presenza di una sala riunioni polivalente destinata esplicitamente ai servizi per la comunità per creare uno spazio fisico per i bisogni della comunità.

    Alla luce di quanto detto, le CdC che insistono sul territorio di Ferrara potrebbero essere utilizzate, nel peggiore dei casi come mero spazio fisico dove la comunità possa riunirsi per discutere di questioni ritenute rilevanti per la salute  collettiva (tema già emerso come problematico in numerose riunioni del Forum), nel migliore dei casi come porta di ingresso e spazio di dialogo con le istituzioni per la co-progettazione di interventi che rispondano ai bisogni di salute collettivi. In tal senso esiste almeno un precedente di interesse, individuabile nella Casa della Salute Navile presso il comune di Bologna dove da tempo è in corso una sperimentazione volta a favorire la partecipazione comunitaria all’interno di tale struttura (alcuni riferimenti si possono trovare qui, qui e qui).

    2)promozione della mobilità attiva e dolce e il disincentivo all’utilizzo dell’automobile privata: Il tema della mobilità è fondamentale tanto per la salute umana quanto per i benefici ambientali e per la transizione ecologica. Esempi virtuosi da imitare comprendono: l’esperienza di Bologna città 30, l’abbassamento – se non l’abolizione – del costo dei mezzi pubblici (strategia già sperimentata in diversi paesi, tra le esperienze più recenti quella in Germania e quella di Montpellier).

    I disincentivi all’utilizzo dell’automobile privata potrebbero inoltre essere graduati, con interventi più onerosi nei confronti dei veicoli con maggiore pericolosità ambientale e per la salute umana come i SUV  (Un esempio è la tariffa per i parcheggi introdotta a Parigi , così come la tariffazione progressiva promossa dal comune di Lione).

    Mezzi inquinanti non dovrebbero inoltre più essere pubblicizzati, come avviene nel comune di Amsterdam. La pubblicità può in generale essere considerata nociva di per sè in quanto induce iperconsumo non necessario e infelicità e potrebbe essere limitata almeno in alcune aree pubbliche o zone sensibili (ad. esempio attorno alle scuole)

    3) promozione di una transizione verso una dieta a base prevalentemente vegetale: L’alimentazione rappresenta uno tra i più importanti determinanti di salute in assoluto, con effetti su tutte le principali malattie cronico-degenerative. Il sistema di produzione alimentare, d’altro canto, rappresenta uno dei settori produttivi maggiormente impattanti sull’ambiente. Ci sono evidenze del fatto che una transizione verso una dieta prevalentemente vegetariana o vegana avrebbe conseguenze positive enormi su ambiente e salute delle persone.  Sulla base di questa consapevolezza il comune di Edimburgo nel 2023 ha sottoscritto l’appello per un trattato sui prodotti a base vegetale. Il comune di Ferrara potrebbe essere spinto a fare lo stesso.

    4) tutela delle aree verdi: vivere in un ambiente urbano dove è garantita una presenza consistente di spazi pubblici verdi è fondamentale per il benessere non solo dell’ecosistema ad esempio in termini di conservazione della biodiversità, ma anche degli individui in quanto permette loro di poter disporre di spazi gratuiti da utilizzare per tenersi in forma (camminata, corsa, bicicletta…) ma anche abbatte notevolmente l’impatto dell’aumento delle temperature sulla città. Riteniamo pertanto che il patrimonio naturale di cui dispone Ferrara vada tutelato e protetto.

    5) Tutela degli spazi sociali:. lo sviluppo e il supporto delle reti sociali e comunitarie di una comunità è uno dei più importanti determinanti di salute. Nel concreto tali reti sono i centri di volontariato, i centri sociali e tutti quegli spazi fisici e sociali dove vengono accolti gratuitamente e senza giudizio i bisogni materiali e sociali di una comunità. In particolare riteniamo importante avviare una campagna di azioni concrete a sostegno del centro sociale La Resistenza, recentemente posto sotto sfratto dal comune.

    6) aprire il dibattito su nuove forme di economia per affrontare il futuro: l’attuale sistema economico e produttivo, orientato alla crescita, rimane il principale motore di devastazione ambientale, inquinamento e danni a salute e pianeta. Il dibattito su come riuscire ad abbandonare l’attuale sistema per abbracciare forme alternative di economia è in corso da anni (CFR: Less is more: how degrowth will save the world, Jason Hickel). Tale problema ha dimensioni globali ed è estremamente ambizioso, ma il panorama internazionale mostra come siano già in corso esperimenti locali di attuazione concreta di modelli di economia circolare. Un esempio da cui Ferrara potrebbe trarre ispirazione è l’esperienza del comune di Amsterdam che sta provando ad applicare nel concreto il modello dell’economia della ciambella proposto dall’economista britannica Kate Raworth.

     

     

     

     

     

    LA QUESTIONE SICUREZZA

    La sicurezza: non è un gioco elettorale

    La notizia del ritorno dell’esercito a pattugliare le vie di Ferrara è di per sé inquietante: dà l’idea di una città ingovernabile e violenta. Non siamo a Beirut, né nella Belfast degli anni ottanta.

    E tutto questo quando, secondo i dati della questura, i reati sono in calo [1].

    Ma ciò che colpisce ancora di più è la scelta editoriale del Resto del Carlino: abbinare l’articolo che annuncia la notizia [2] ad una foto di un soldato armato dietro una panchina su cui sono seduti tre ragazzi di colore. Ciò che questa immagine comunica con molto forza è che tutti i giovani neri sono potenziali criminali, da tenere sotto sorveglianza.

    La stampa locale ferrarese ha un pessimo record per quanto riguarda la demonizzazione dei cittadini di origine straniera, sopratutto nei periodi pre elettorali. Nei tre mesi precedenti le elezioni amministrative del maggio 2019, secondo lo studio “Sono solo parole” condotto da Cittadini del Mondo-Occhioaimedia di Ferrara insieme all’associazione nazionale dei giornalisti “Carta di Roma”, più del 72% degli articoli sull’immigrazione e sulle minoranze etniche pubblicati nei tre principali quotidiani ferraresi riguardavano la criminalità.

    Questa pratica mediatica discutibile non si limita alla stampa locale.

    La mancanza di un dibattito razionale e informato sulla questione sicurezza nel discorso politico-mediatico nazionale e ferrarese, in particolare, è palese. Forse è giunto il momento di avviarlo, evitando allarmismi e strumentalizzazioni a fini elettorali.

    La notizia dell’arrivo dell’esercito significa il fallimento, almeno parziale, delle misure adottate dall’attuale Amministrazione, dalla rimozione delle panchine dai parchi alla recinzione dei giardini pubblici, dall’armamento della polizia municipale all’introduzione delle unità cinofile. Queste misure devono essere valutate una per una sia in termini di efficacia che di costi. I problemi legati alla sicurezza di un moderno complesso urbano multiculturale non possono essere risolti con soluzioni semplicistiche e populiste: dobbiamo essere pronti ad imparare dalle esperienze di altre città simili.

    Un’altra problematica che emerge dall’immagine razzista scelta dal Resto del Carlino riguarda la profilazione razziale, cioè la pratica da parte delle forze dell’ordine di procedere a operazioni di “stop and search” (fermo, controllo documenti e perquisizione) sulla base di pregiudizi fondati sul colore della pelle. A Ferrara, secondo le testimonianze raccolte dal “progetto Yaya” e riportate dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) al Comitato Europeo per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali [3], questa pratica è molto diffusa, generando tutta una serie di problemi: non solo disagio a livello sociale, insicurezza e conseguenze a livello psicologico ma anche una generale sfiducia nelle forze dell’ordine della città.

    I problemi causati dall’uso eccessivo di questi controlli non sono limitati al solo contesto multietnico. I giovani in generale e le persone economicamente svantaggiate hanno una probabilità maggiore di essere fermati e di essere insoddisfatti del trattamento riservato dalla polizia durante il fermo. Se il contatto con gli agenti è percepito come ingiusto, questo, secondo molti studi [4], può influire in senso negativo sul rapporto con le forze dell’ordine e con le istituzioni in generale e, di conseguenza, mettere in discussione il rispetto della legge e aumentare il rischio di considerare la violenza come un’opzione per raggiungere determinati obiettivi.

    La sicurezza non è un gioco elettorale. Per il bene delle nostre generazioni future, dobbiamo cominciare a parlarne seriamente.

     

     

     

     

     

     

     

     

    Occhioaimedia-Cittadini del Mondo

    -1 https://questure.poliziadistato.it/it/Ferrara/articolo/135462e90c4dc78f8221194384

    -2 https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/strade-sicure-esercito-gad-173c3d2d

    -3 https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/07/Submission-CERD-2023_ASGI.pdf

    -4 “Knife Crime Evidence Briefing” pubblicato dal College of Policing (Istituto di Polizia) inglese https://assets.college.police.uk/s3fs-public/2022-03/Knife_Crime_Evidence_Briefing.pdf).

    PER LA PUBBLICIZZAZIONE DEI BENI COMUNI

    I beni comuni e i servizi pubblici ad essi sottesi vengono interessati da un corposo processo di privatizzazione che data dagli anni ‘90 del secolo scorso. I servizi pubblici a rilevanza economica ( acqua, energia, ciclo dei rifiuti, trasporti) vengono progressivamente acquisiti da grandi aziende multinazionali e da multiutilities, il cui obiettivo di fondo è di massimizzare il valore degli azionisti e consegnati alle logiche di mercato. Il processo, seppure rallentato, non si ferma neanche di fronte al risultato referendario del 2011 sull’acqua ( ma che in realtà riguardava l’insieme dei servizi pubblici a rilevanza economica) che aveva sancito la volontà popolare di andare verso la pubblicizzazione degli stessi. I processi di privatizzazione hanno comportato forti aumenti tariffari, calo degli investimenti, incentivo all’aumento dei consumi, allontanamento della potestà decisionale dagli Enti locali e dai territori.

    Ebbene, nella prossima fase, a Ferrara si prospetta la possibilità concreta di mettere in campo l’opzione della ripubblicizzazione, almeno per quanto riguarda la gestione del servizio dei rifiuti urbani e del servizio idrico. Infatti, tale operazione diventa più che fattibile, anche dal punto di vista dei costi, nel momento in cui arriva a scadenza la concessione del servizio. Per la gestione dei rifiuti urbani, essa è finita alla fine del 2017 e da allora Hera continua l’affidamento in regime di proroga. Con l’autunno si profila l’idea di sciogliere questa situazione: emerge con sempre maggiore chiarezza l’intenzione dell’Amministrazione Comunale di procedere verso la messa a gara del servizio e, contemporaneamente, di confermare il pieno utilizzo dell’inceneritore, a fronte della possibilità di ricevere compensazioni monetarie da Hera. Insomma, lauti profitti e tutto il potere decisionale a Hera in cambio di qualche introiti per le casse del Comune. Un’altra ipotesi, da noi fortemente caldeggiata, è in campo e consiste nella possibilità della ripubblicizzazione tramite un’azienda pubblica comunale ( come realizzato a Forlì), più che aggredibile dal punto di vista dell’investimento, in primo luogo utilizzando le riserve di Ferrara Tua SpA, e anche nella chiusura di una linea dell’inceneritore, a fronte del fatto che oggi a Ferrara si bruciano più rifiuti speciali che rifiuti urbani.

    Per quanto riguarda il servizio idrico, la scadenza della concessione è fissata alla fine del 2027. In considerazione del dato per cui qui si tratterebbe, secondo la legislazione, di costituire un’unica azienda pubblica di dimensione provinciale e anche di far fronte ad una necessità significativa di risorse per compiere il subentro rispetto alle gestioni precedenti, risulta evidente che perseguire la giusta strada della ripubblicizzazione comporta che si inizi a lavorare da subito, mettendo in campo uno studio di fattibilità e un piano economico-industriale- finanziario finalizzato a quell’obiettivo. Si tratta, poi, di costruire questo percorso in modo partecipativo, visto che componente essenziale per la gestione dei beni comuni e dei servizi pubblici ad essi connessi è appunto quella di dar vita ad una gestione partecipata, oltre che dagli Enti locali, da cittadini e da lavoratori, e che essa va studiata appositamente.

    I processi di privatizzazione negli anni passati, anche a Ferrara, hanno poi coinvolto anche servizi di interesse generale, come parte dei nidi e delle scuole dell’infanzia e, da ultimo, di parte del sistema bibliotecario comunale. Ora, si tratta non solo di fermare ulteriori processi di esternalizzazione, ma di procedere alla reinternalizzazione delle suddette parti di servizio, aumentando, anche per questa via, il personale pubblico comunale.

    In buona sostanza, quindi, occorre agire per realizzare i seguenti obiettivi:

    Ripubblicizzazione della gestione del servizio dei rifiuti urbani e chiusura di una linea dell’inceneritore

    Approfondire da subito la possibilità della ripubblicizzazione del servizio idrico in scadenza alla fine del 2027

    Produrre un’ipotesi di gestione partecipativa dei servizi pubblici ripubblicizzati

    Reinternalizzare le parti di servizi pubblici generali ( parte dei nidi, delle scuole d’ infanzia e del sistema bibliotecario) che sono stati coinvolti nelle privatizzazioni negli anni passati

    PER UN LAVORO STABILE E DIGNITOSO

    Una nuova idea di città non può prescindere dal come si pensa debba essere il ruolo del lavoro in essa. A maggior ragione in una situazione come quella di Ferrara, che, praticamente da sempre, conosce tassi di crescita inferiori a quelli medi della regione e, invece, tassi di disoccupazione superiori ad essi. Da una parte, registriamo ( indagine Ires CGIL Emilia-Romagna) che, rispetto al periodo pre-lockdown, la provincia di Ferrara presenta il dato peggiore in tutta la regione per quanto riguarda il volume di occupati e anche la quantità di lavoro ( -7,2% Unità Lavoro per Anno e -2,9% occupati); dall’altra, l’Unione delle Camere di Commercio, con il suo sistema Excelsior, segnala che la provincia di Ferrara nel 2022 ha perso circa 2000 posti di lavoro rispetto al 2021 e che per i nuovi ingressi previsti 4 su 5 avverranno con contratti a termini. Anche per Ferrara si conferma che il lavoro è sempre più povero e precario.

    E’ evidente che una politica che guarda all’affermazione di un lavoro ricco e stabile, insomma con caratteristiche di essere lavoro dignitoso, è difficile da costruire semplicemente su scala territoriale e necessita di scelte coerenti a livello nazionale, sia relativamente alle politiche industriali che a quelle del lavoro. Non c’è dubbio che va ribaltata quella dell’attuale governo, che ha ripreso e peggiorato quelle già sviluppate nei decenni precedenti, anche dai governi di centro-sinistra, per cui ora si pensa a far crescere l’occupazione, ma nei settori con bassi salari e alta precarietà ( vedi commercio e turismo) e anche favorendo l’economia irregolare e illegale.

    Ciò non toglie che sia possibile mettere in campo iniziative che, anche nei territori, guardino a tale prospettiva: premessa di fondo è una nuova qualità dell’intervento pubblico, capace di garantire e rafforzare la gestione pubblica dei beni comuni ( vedi la scheda “Per la pubblicizzazione dei beni comuni”), rilanciare e riqualificare le attività produttive, favorire la conversione ecologica dell’economia.

    In primo luogo, questa traiettoria deve essere scelta dall’Amministrazione comunale per l’impostazione delle scelte della propria gestione diretta. Invece, in questi anni l’Amministrazione, anche per quanto si riferisce al proprio personale pubblico, è andata in direzione contraria: ha promosso l’esternalizzazione di servizi importanti, come parte del sistema bibliotecario, che si è aggiunta a quella parziale effettuata in passato relativa ai servizi per l’infanzia; ha diminuito in modo significativo l’occupazione diretta a tempo indeterminato ( – 154 unità dal 2019 al 2022, passando da 1105 dipendenti comunali a tempo indeterminato a 951 nel 2022), mentre è cresciuta quella a termine e con contratti precari, soprattutto lavoratori interinali e contratti di formazione-lavoro ( complessivamente + 56 unità dal 2019 al 2022, passando da 98 a 154). Stella polare di queste politiche sbagliate è stata l’ulteriore diminuzione delle spese per il personale, che si è ridotta da da più di 45 mln. di € del 2019 a poco di più di 43 mln. di €.

    Invertire questa tendenza, percorrere una strada alternativa diventa fondamentale per affermare un’altra idea di città. In particolare, senza avere la pretesa di essere esaustivi, bisognerebbe mettere in campo almeno 3 interventi “di minima”:

    • Una politica occupazionale del lavoro pubblico comunale, che scelga di privilegiare i contratti a tempo indeterminato ed elimini quelli precari, con l’eccezione di quelli fisiologici ( vedi supplenze nei servizi per l’infanzia).
    • La costituzione di un Osservatorio sulla e contro la precarietà, con il compito di indagare e combattere le forme di lavoro povero, precario e irregolare.
    • La costituzione di un Tavolo partecipativo per il lavoro dignitoso, con l’obiettivo di promuovere un vero e proprio Piano straordinario per il lavoro così orientato e che veda la partecipazione delle parti sociali, dei soggetti interessati a tale prospettiva, dell’Università e del sistema creditizio.

    WEB-DEMOCRACY

    In attesa della conclusione delle vacanze estive, faccio pervenire una mia proposta che afferisce alla Democrazia Diretta e Partecipativa, come ho anticipato interloquendo con Corrado Oddi, pur senza entrare nei dettagli.

    Purtroppo non mi è stato possibile presenziare alle assemblee del gruppo “Partecipazione”.

    In ogni caso, ecco un’estrema sintesi della mia proposta, che potrei successivamente sviluppare in modo ben più ampio, circostanziato e contestualizzato.

    Si tratta della ideazione, realizzazione e implementazione di

    UNA PIATTAFORMA DIGITALE PUBBLICA DI CONSULTAZIONE DELLA CITTADINANZA

    gestita dall’Amministrazione Municipale ( che si può avvalere di un Ufficio Informatico costituito da uno staff di una trentina di dipendenti), che ha facile accesso ai dati contenuti e archiviati presso l’Ufficio Elettorale.

    Per ora ritengo quanto sopra illustrato sufficiente agli obiettivi della redazione del presente documento condiviso.

    FLASH MOB PER UNA CASERMA PARTECIPATA

    FORUM FERRARA PARTECIPATA

    FLASH MOB PER UNA CASERMA PARTECIPATA

    Venerdì 16 febbraio

    – Per fare pressione sul sindaco che non ha dato corso a quanto stabilito dal Consiglio comunale del 27 febbraio che impegnava il Sindaco e la Giunta ad attivare il percorso di partecipazione dei cittadini sulle scelte per la riqualificazione della caserma Pozzuolo del Friuli e che non ha ancora risposto alle lettere del 5/6 e del 23/11 in cui lo sollecitiamo ad attivare il coinvolgimento dei cittadini.

    – Il 10/10 il Consiglio comunale ha approvato una risoluzione che impegna la Giunta a mettere in bilancio il finanziamento del percorso partecipativo.

    -Sul quotidiano municipale Cronaca Comune dell’1/2 l’assessore Balboni ha annunciato che l’incarico per la realizzazione del percorso partecipato relativo alla Caserma Pozzuolo del Friuli è stato affidato alla società Consorzio Ferrara in Ricerca.

    Ne prendiamo atto con la speranza che finalmente venga avviato un vero percorso partecipativo, ma continueremo con i flash mob finché non ne verrà fissata la data di inizio.

    – Vogliamo che i cittadini siano coinvolti nelle scelte di trasformazione della città!

    – Continuano i flash mob. Siete tutti invitati a partecipare.

    Tutti i venerdì dalle 11 alle 12, sotto il Municipio, davanti al Volto del Cavallo

     

    VOGLIAMO CHE I CITTADINI SIANO COINVOLTI NELLE SCELTE DI TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ

    CHIEDIAMO CHE IL SINDACO AVVII IL PERCORSO PARTECIPATIVO SULLA RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA DELLA
    CASERMA POZZUOLO DEL FRIULI, così come stabilito dalla mozione approvata dal consiglio comunale del 27 febbraio in
    cui è stato bloccato il progetto Fe.ris.

    I cittadini devono poter avere voce nelle decisioni di trasformazione della città, nelle decisioni che riguardano la
    collettività e i beni comuni, devono poter partecipare direttamente alle scelte che modificano la qualità dell’abitare e
    del vivere la città.

    Il progetto Fe.ris avrebbe svenduto ai privati l’ex caserma Pozzuolo del Friuli, con aggiunta di nuovi volumi di
    edificazione alti 18 metri, e avrebbe cementificato aree di pregio in prossimità delle Mura, per realizzare un parcheggio
    in via Volano e l’ennesimo ipermercato in via Caldirolo. Tale progetto è stato bloccato perché era radicalmente
    sbagliato, privo di utilità pubblica, ambientalmente non sostenibile, regressivo rispetto ad un’idea di città che guarda
    al futuro. L’anno scorso Fe.ris era stato presentato in consiglio comunale senza una preliminare discussione con gli
    abitanti della città.

    Il progetto di riqualificazione dell’area della ex caserma dovrà essere ripensato: è necessario che finalmente i cittadini
    siano coinvolti prima dell’elaborazione del nuovo progetto, affinchè le proposte, le idee, le valutazioni che
    emergeranno nel percorso partecipativo possano orientare e guidare la successiva elaborazione tecnica.

    Il 5 giugno abbiamo scritto una lettera al Sindaco per sollecitarlo ad avviare il confronto e gli abbiamo consegnato una
    pubblicazione con le prime proposte dei cittadini. Non abbiamo ricevuto risposta.

    Il 10 ottobre il Consiglio comunale ha approvato una risoluzione che impegna la
    Giunta a mettere in bilancio il finanziamento del percorso partecipativo, ma
    ancora non sono stati decisi tempi e modi per avviare una effettiva
    partecipazione.

    In attesa di una sollecita azione della Giunta perché effettivamente si dia corso al
    percorso partecipativo,
    il Forum Ferrara partecipata ha deciso di proseguire con questi flash mob del
    venerdì fino alla partenza concreta del processo partecipativo.

    Continuiamo a chiedere che i cittadini siano coinvolti
    e che si apra un dibattito in città!

    Ex caserma: “Bene la risoluzione, ma i sit-in proseguiranno fino all’avvio del processo partecipativo”

    La precisazione del Forum Ferrara Partecipata dopo il voto in Consiglio comunale. Le iniziative del venerdì davanti al municipio non si interromperanno fino a quando non si darà concreta attuazione alla consultazione dei cittadini

    La risoluzione che impegna la Giunta ad avviare un percorso partecipato per la riqualificazione dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli, votata e approvata martedì in Consiglio comunale, non interrompe le iniziative del Forum Ferrara Partecipata, in particolare il sit-in settimanale del venerdì in piazza Municipale.

    Lo ha voluto precisare a chiare lettere lo stesso Forum, specificando che ciò che ha votato il Consiglio non è altro “quello che da mesi chiede la rappresentanza del Forum Ferrara partecipata ogni venerdì” e che nella stessa seduta in origine “il documento era stato presentato dalle opposizioni, ma la maggioranza, per manifestare il proprio assenso, ne ha prodotto uno simile che alla fine è stato approvato”.

    “Per la verità – aggiungono gli esponenti del Forum Ferrara Partecipata – il Consiglio comunale quella stessa richiesta l’aveva già espressa il 27 febbraio scorso, votando la messa in disparte del progetto urbanistico denominato Fe.Ris, di cui l’area della ex Caserma era il cuore. Da allora nelle sedi istituzionali cittadine era calato il silenzio sull’argomento, e perciò il Forum aveva scritto al sindaco il 5 giugno, ricordando gli impegni presi pubblicamente e allegando alla lettera una serie di proposte raccolte nel frattempo tra cittadini e associazioni, a riprova dell’interesse a esprimere la propria partecipazione attiva. All’ennesimo silenzio, si è passati al sit-in settimanale, con tanto di striscione dotato di contagiorni dal 27 febbraio e distribuzione di volantini esplicativi”.

    “E ora, in attesa di una sollecita azione della Giunta, il Forum Ferrara partecipata ha deciso di proseguire con il sit-in del venerdì fino alla partenza concreta del processo partecipativo”.

    Feris, scintille dopo il voto in Aula: “Coinvolgete i cittadini nel progetto”

    Il Forum Ferrara Partecipata torna all’attacco: “Dopo la lettera mai ricevuto risposta dal sindaco”. Ferrara Nostra: “Con il nostro documento il Comune tornerà protagonista nella gestione del piano”.

    Dopo il voto in Consiglio comunale sul documento presentato dalla capogruppo di Ferrara Nostra Francesca Savini, è il Forum Ferrara partecipata a tornare sul progetto di riqualificazione dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli. E lo fa annunciando una nuova mobilitazione non tanto contro la realizzazione del progetto in sé, tanto più per chiedere al sindaco Alan Fabbri di “mantenere gli impegni”. “Venerdì – si legge nel comunicato del Forum – a partire dalle 11 torneremo sotto lo scalone municipale per chiedere al sindaco Fabbri di mantenere l’impegno preso in Consiglio comunale lo scorso 27 febbraio, di consultare i cittadini sulla riqualificazione dell’ex caserma in via Cisterana del Follo. “Il progetto di riqualificazione di quell’area – così i referenti del Forum – dovrà essere ripensato: è necessario che finalmente i cittadini siano coinvolti prima dell’elaborazione del nuovo piano, affinché le proposte, le idee, le valutazioni che emergeranno nel percorso partecipativo possano orientare e guidare la successiva elaborazione tecnica. Il 5 giugno abbiamo scritto una lettera al primo cittadino per sollecitarlo ad avviare il confronto e gli abbiamo consegnato una pubblicazione con le prime proposte dei cittadini. Non abbiamo ricevuto risposta”.

    Il documento discusso l’altro giorno – su quale c’è stato un ampio dibattito, durante il quale non sono mancati confronti accesi tra maggioranza e opposizione anche sul modo di intendere il concetto di partecipazione – ha riattizzato un focolaio mai spento del tutto. “Se finora il presidio non ha smosso il sindaco – spiegano ancora dal Forum – almeno si è rivelato utile per diffondere informazione civica. Molti cittadini, in effetti, hanno letto per la prima volta sul volantino in distribuzione le notizie del progetto Feris decaduto e delle richieste del Forum al primo cittadino”.

    Proprio dal gruppo Ferrara Nostra, arriva una nota di commento alla sessione di Consiglio comunale dell’altra sera, durante la quale è stata votata all’unanimità (a eccezione del voto di astensione della consigliera di FI, Diletta D’Andrea) la loro risoluzione. “Il nostro gruppo consiliare – si legge nella nota – in febbraio è riuscito a far approvare all’unanimità una mozione che ha definitivamente bloccato la realizzazione di un ipermercato in un’area verde fronte mura. Anche questa volta siamo riusciti nell’impresa di far approvare all’unanimità (tranne uno) il nostro documento, grazie al quale il Comune tornerà assoluto protagonista nella gestione del progetto Feris”. “Avete copiato”, dice l’opposizione, non volendo ammettere che “nella nostra proposta c’è una differenza sostanziale rispetto alla loro – si prosegue nel documento – un passo in avanti nella visione del progetto Feris, che sta proprio nella centralità del ruolo che il Comune deve assumere per muovere tutte le pedine in campo. Tant’è che alla fine l’hanno votata tutti”. Tranne una.

     

    Finalmente il Consiglio Comunale vota l’avvio di un percorso partecipato per la riqualificazione dell’ex Caserma Pozzuolo del Friuli. Ora però il Forum Ferrara Partecipata chiede di cominciare subito.

    Il Consiglio Comunale ha votato ieri, martedì 10 ottobre, una Risoluzione per chiedere al sindaco e alla giunta il finanziamento di “un percorso partecipato per la riqualificazione dell’ex Caserma Pozzuolo del Friuli”, che va nella stessa direzione di quello che da mesi chiede la rappresentanza del Forum Ferrara partecipata ogni venerdì, esponendo il suo striscione in piazza municipale, e cioè la partenza di un reale percorso partecipativo che coinvolga i cittadini nella costruzione delle proposte relative alla ex Caserma.
    Peraltro la risoluzione non specifica in modo preciso i tempi e le modalità con cui questo percorso si dovrebbe svolgere. In origine il documento era stato presentato dalle opposizioni, ma la maggioranza, per manifestare il proprio assenso, ne ha prodotto uno simile che alla fine è stato approvato.

    Già in primavera Il Forum aveva raccolto le proposte dei cittadini sulla riqualificazione della ex caserma e le aveva consegnate al Sindaco il 5 giugno scorso.
    Per la verità, il Consiglio Comunale quella stessa richiesta l’aveva già espressa il 27 febbraio scorso, votando la messa in disparte del progetto urbanistico denominato Fe.Ris., di cui l’area della ex Caserma era il cuore.
    Da allora nelle sedi istituzionali cittadine era calato il silenzio sull’argomento, e perciò il Forum aveva scritto al Sindaco il 5 giugno, ricordando gli impegni presi pubblicamente e allegando alla lettera una serie di proposte raccolte nel frattempo tra cittadini e associazioni, a prova dell’interesse ad esprimere il proprio interesse attivo.
    All’ennesimo silenzio, si è passati al sit-in settimanale, con tanto di striscione dotato di contagiorni dal 27 febbraio.

    Ora, in attesa di una sollecita azione della Giunta perché effettivamente si dia corso al percorso partecipativo, il Forum Ferrara Partecipata ha deciso di proseguire con il sit-in del venerdì fino alla partenza concreta del processo partecipativo.

    Forum Ferrara Partecipata