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Quando: Sabato 25 gennaio 2025
Dove: Conad, via Krasnodar
    15/11/2023

    Documento di sintesi delle proposte per una visione della città futura

    LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA COME BASE PER COSTRUIRE LA CITTA’ DEL FUTURO

    Partiamo da qui con le nostre riflessioni e proposte perché, da una parte, siamo convinti che i meccanismi classici della democrazia rappresntativa non riescono più a coinvolgere fette consistenti di cittadini e, dall’altra, abbiamo assistito con l’attuale Amministrazione – ma questo ha riguardato anche le precedenti Amministrazioni di centro-sinistra- al venir meno della volontà di coinvolgimento nelle scelte e nell’ascolto dei cittadini e anche ad una mancanza forte di trasparenza nelle politiche amministrative che venivano compiute. A noi sembra sia venuto il momento di produrre una svolta e che il dare voce e possibilità di influire nelle scelte ai cittadini può costituire il passaggio fondamentale per disegnare il futuro della città, la sua affermazione come luogo e spazio di una convivenza che sappia affermare i valori della libera espressione e realizzazione delle persone, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale, dell’inclusione e della solidarietà. In questo senso, parliamo del ruolo fondamentale della democrazia partecipativa anche per Ferrara.

    E’ chiaro che parlare di democrazia partecipativa non significa tanto parlare di come migliorare un sistema chiuso di gestione amministrativa, ma soprattutto di come dare impulso ad un processo aperto di sviluppo in cui le attività di tutti i soggetti coinvolti convergano al conseguimento di risultati concreti. Attività che possono avvalersi di diversi strumenti ed articolarsi in diverse azioni, mirate a rendere sempre più riconosciuti presenza e fabbisogni reali della cittadinanza nelle scelte e nelle decisioni amministrative ad integrazione e supporto del sistema di rappresentanza politica istituzionalmente costituito.

    E’ necessario, ovviamente, iniziare da una ricognizione sulle forme partecipative attualmente esistenti nel Comune di Ferrara ( scheda 1.1 LE FORME PARTECIPATIVE ATTUALMENTE ESISTENTI NEL COMUNE DI FERRARA), per poi passare a come esse vadano modificate, rendendo più forte il ruolo dei promotori degli strumenti partecipativi e più fruibili gli stessi, a partire dal referendum ( scheda 1.2 LE POSSIBILI MODIFICHE RISPETTO AGLI ATTUALI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE). Si tratta, soprattutto, di individuare un sistema sufficientemente strutturato per dar vita ad una reale partercipazione della cittadinanza, prevedendo forme di discussione, diritto di proposta e possibilità di decisione da parte dei cittadini abitanti delle varie articolazioni territoriali ( democrazia partecipativa “orizzontale”), ponendo al centro il ruolo delle Assemblee dei delegeti territoriali e l’inizio di un percorso che guarda al Bilancio partrcipativo (scheda 1.3 SULLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA ORIZZONTALE). Allo stesso modo, occorre valorizzare la partecipazione da parte di tutti gli abitanti su temi considerati fondamentali nel disegnare le scelte di fondo che riguardano la città ( democrazia partecipativa “verticale”), partendo dall’esperienza delle Assemblee tematiche dei cittadini (scheda 1.4 SULLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA VERTICALE). Infine, è importante anche utilizzare le potenzialità offerte dalle strumentazioni informatiche, costruendo una vera e peopria piattaforma digitale pubblica di reale partecipazione dal basso dei cittadini ( scheda 1.5 SULLA WEB-DEMOCRACY).

    AL CENTRO DELLE SCELTE PER LA CITTA’ LA TRANSIZIONE E LA CONVERSIONE ECOLOGICA

    E’ sotto gli occhi di tutti che il nostro pianeta sia davanti a un collasso climatico ed ecologico che pone dei gravi rischi per la salute e la vita umana sulla Terra: lo dice a gran voce, ormai da anni, praticamente tutta la comunità scientifica. La crisi climatica è inequivocabilmente causata dalle attività umane e sta già colpendo ogni angolo del Pianeta, si sta aggravando più rapidamente di quanto previsto e il tempo per fermare la catastrofe sta finendo. In Emilia Romagna,area tra le più inquinate, cementificate e surriscaldate d’Europa, e anche a Ferrara, abbiamo visto direttamente lo sconquasso del caos climatico.

    Dobbiamo partire da qui per pensare a un modello di città che guardi al futuro. L’IPCC è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra dovute all’uso dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas) in tutte le attività umane.

    Sappiamo qual è la soluzione del problema: dobbiamo abbandonare rapidamente i combustibili fossili e accelerare sulla via della transizione energetica. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere e di relazionarci con la natura e gli spazi in cui viviamo, dovremo cambiare modelli di economia, dovremo modificare profondamente stili di vita, di produzione e di consumo, individuare strade che portino a una radicale e rapida trasformazione della società. Dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, dall’economia lineare all’economia circolare, dal consumismo alla sobrietà. E sappiamo che dobbiamo farlo in un’ottica di giustizia climatica, senza far pagare il prezzo più alto alle classi più disagiate e ai Paesi più poveri.

    Per far fronte alla complessità dei problemi legati alla transizione energetica e alle azioni di adattamento alla crisi climatica è necessario pensare a un nuovo modello produttivo e sociale  che guardi alla salute e al benessere collettivo, alla salvaguardia del territorio e alla riduzione del consumo di suolo, alla tutela dei beni comuni, alla riduzione degli sprechi, alla ripubblicizzazione di servizi pubblici, a nuovi modi di gestire le politiche del welfare, le politiche abitative, gli spazi e il verde urbano, la mobilità ed è necessario farlo coinvolgendo i cittadini in tutte le scelte importanti che riguardano il rinnovamento della città.

    Proviamo ad indicare alcune scelte concrete su punti fondamentali, certamente non esaudtive, ma che indicano una chiara direzione di mrcia coerente con gli obiettivi sopra esposti.

    • Intanto, una questione centrale è quella della promozione di una mobilità “ad emissioni zero”, basata sul trasporto pubblico, tendenzialmente gratuito, e mettendo al centro pedoni e ciclisti. ( scheda 2.1 AZIONI PER LA MOBILITA’).
    • Altro tema fondamentale è quello della transizione e la riqualificazione energetica, puntando con forza a sviluppare l’utilizzo delle energie rinnovabili e all’efficientamento energetico ( scheda 2.2 AZIONI PER LA TRANSIZIONE E LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA).
    • In questo quadro, occorre poi misurarsi con gli interventi di adattamento alla crisi climatica, fermando il consumo di suolo e pensando ad una vera e propria “trama verde” per Ferrara, facendo di ciò uno dei punti di forza del nuovo PUG ( assieme a quello della rigenerazione urbana). Sempre qui è possibile affrontare il tema del mantenimento della vocazione del Parco Urbano Bassani ( scheda 2.3 AZIONI PER L’ ADATTAMENTO ALLA CRISI CLIMATICA. UNA TRAMA VERDE PER FERRARA).
    • Si tratta anche di mettere in campo iniziative efficaci per la rigenerazione urbana, riaffermando la centralità dell’interesse pubblico nelle operazioni da avviare con un ruolo dell’amministrazione pubblica non di facilitatrice delle richieste dei privati ma di gestrice dei processi, favorendo anche l’acquisizione di terreni pubblici, e valorizzando la funzione dell’Università. ( scheda 2.4 PER LA RIGENERAZIONE URBANA).

    PER I BENI COMUNI, GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA

    Infine, non c’è dubbio che in questo nostro approccio si colloca utilmente anche il tema della gestione pubblica e partecipata dei fondamentali beni comuni, siano essi naturali ( acqua, ciclo dei rifiuti, energia, ecc.), siano essi di carattere sociale ( salute, casa, istruzione, cultura, trasporti, ecc. ), interessati negli anni passati a pesanti processi di privatizzazione, facendo venir meno il loro ruolo di rispondere agli interessi generali delle comunità locali ( scheda 3.1 PER I BENI COMUNI, LA LORO GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA)

    PER UN MODELLO SOCIALE GIUSTO E INCLUSIVO

    Non abbiamo qui la pretesa di misurarci e indicare i punti di fondo che sarebbe utile sviluppare per affrontare un tema di tale portato per la città degli anni a venire. Sia perché essi sarebbero molti e complessi, sia perché, almeno in parte, esulano dalle questioni che abbiamo affrontato e checostituiscono la “vocazione” su cui è nato e costruito il Forum Ferrara Partecipata. Ci limitiamo, dunque, ad evidenziare semplicemente i titoli di alcune questioni che, comunque, fanno parte di un’idea di città che coniuga giustizia ambientale e giustizia sociale, che per noi non possono essere disgiunti e andrebbero ulteriormente approfonditi.

    SICUREZZA E INCLUSIONE SOCIALE

    La mancanza di un dibattito razionale e informato sulla questione sicurezza nel discorso politicomediatico nazionale e ferrarese, in particolare, è palese. Forse è giunto il momento di avviarlo, evitando allarmismi e strumentalizzazioni a fini elettorali. La notizia del ritorno dell’esercito apattugliare le vie di Ferrara è di per sé inquietante: dà l’idea di una città ingovernabile e violenta.

    Non siamo a Beirut, né nella Belfast degli anni ottanta. Invece, in realtà, occorre guardare al tema sicurezza come diritto dei cittadini a tutto tondo, non limitandolo alla relazione con la questione dell’immigrazione, ma inquadrandola dentro una visione che ragione di una città inclusiva, che interviene attivamente sul tema della marginalità sociale ed economica e che si occupa anche della sicurezza ambientale e di quella sul lavoro.

    LAVORO E OCCUPAZIONE DI QUALITA’

    Su questo piano, anche Ferrara non sfugge al fatto che cresce sia la disoccupazione che il lavoro povero e precario. Occorre invertire questa tendenza, sapendo che servono politiche di carattere nazionali, ma che, anche a livello locale, si possono perseguire scelte che guardano all’affermazionedi un lavoro stabile e dignitoso, a partire da quelle che l’Amministrazione comunale costruisce per i propri dipendenti. Più in generale, è possibile e necessario mettere in campo scelte che vadano in quella direzione, promuovendo una nuova qualità dell’intervento pubblico in proposito, rilanciare e riqualificare le attività produttive, favorire la conversione ecologica dell’economia.

    NUOVA ECONOMIA

    L’idea di sottrarsi al paradigma della pura crescita quantitativa e di disegnare un modello sociale e produttivo alternativo passa non solo dal fatto di leggere i processi economici e di creazione della ricchezza in termini di riorientamento delle loro finalità, ma anche attraverso la sperimentazione di nuove forme e soggetti che intervengonoin questo campo. Per esemplificare, si tratta di ragionare seriamente sulla promozione dell’economia circolare, sulla conversione ecologica dell’economia, nonché sul fatto di sostenere forme di autogestione e cooperazione dell’attività economica.

    SCHEDA 1.1
    LE FORME PARTECIPATIVE ATTUALMENTE ESISTENTI NEL COMUNE DI FERRARA

    Il regolamento e lo Statuto comunale prevedono come istituti di partecipazione popolare: istanze, petizioni, proposte di deliberazione consiliare, consultazioni popolari e referendum popolari. Le istanze, sottoscritte senza obbligo di autenticazione anche dal singolo cittadino, sono richieste che i cittadini possono rivolgere agli organi decisionali dell’Amministrazione comunale, per sollecitare l’intervento in una situazione concreta, specifica e particolare, di pubblico interesse, devono essere indirizzate al Sindaco. Le petizioni sono intese a sollecitare l’intervento dell’Amministrazione comunale per la migliore tutela di interessi collettivi o diffusi in materie determinate o per questioni specifiche e particolari . Devono essere sottoscritte da almeno 100 cittadini, indirizzate al Sindaco e depositate a cura dei promotori, e sono trattate dalla Giunta o dal Consiglio Comunale. Le proposte di deliberazione consiliare sono dirette a promuovere interventi dell’Amministrazione comunale in materia di interessi diffusi o collettivi di competenza comunale. Non sono ammesse proposte che che hanno per oggetto gli stessi oggetti esclusi dalla possibile richiesta di referendum, ed in particolare quelle incidano sugli strumenti urbanistici, sui relativi piani di attuazione e loro variazioni. Richiedono la raccolta di minimo 500 firme e devono essere formalizzate (in forma di proposta deliberativa) e depositate a cura dei promotori. Se la proposta ha per oggetto l’adozione di un provvedimento di natura regolamentare, deve essere redatta in articoli; se comporta nuove o maggiori spese a carico del bilancio comunale, devono essere indicati l’importo e i mezzi per farvi fronte. I referendum popolari possono essere richiesti da almeno il 3% degli  iscritti nelle liste elettorali del Comune (108.509 nel 2019). Con il referendum consultivo tutti gli elettori del Comune sono chiamati a pronunciarsi in merito a piani, programmi, interventi, progetti ed ogni altra iniziativa riguardante materie di esclusiva competenza dell’ente locale, per consentire agli organi comunali di assumere le  determinazioni di competenza dopo aver verificato gli orientamenti della comunità. Per il referendum consultivo non è previsto alcun quorum di partecipazione. Il referendum  abrogativo è ammesso per l’abrogazione totale o parziale di delibere di Consiglio e di Giunta del Comune di interesse generale della popolazione. Non possono formare oggetto di referendum:

    1. la revisione dello Statuto comunale e degli statuti delle Aziende Speciali;
    2. il regolamento del Consiglio comunale e del decentramento;
    3. gli atti di mero adempimento di leggi e regolamenti nazionali e regionali e di norme statutarie;
    4. l’ordinamento del personale del Comune, delle istituzioni e delle aziende speciali;
    5. il bilancio preventivo ed il conto consuntivo;
    6. i tributi locali e le tariffe dei servizi comunali;
    7. i provvedimenti relativi alla tutela e salvaguardia di minoranze etniche, religiose e di soggetti socialmente deboli;
    8. le materie già sottoposte a referendum, prima che siano trascorsi quattro anni.

    Il referendum abrogativo è escluso, oltre che nei casi indicati precedentemente, anche qualora gli atti sottoposti a detto referendum:

    1. incidano su situazioni concrete, relative a soggetti determinati, aventi natura patrimoniale o che riguardino servizi alla persona;
    2. non siano di esclusiva competenza comunale e per la loro formazione sia prevista o sia intervenuta la convergente volontà di altri enti locali, della Regione e dello Stato;
    3. incidano sugli strumenti urbanistici, sui relativi piani di attuazione e loro variazioni:
    4. riguardino gli atti di  costituzione di società per azioni e società a responsabilità limitata. L’esame ed il giudizio sulla legittimità ed ammissibilità dei quesiti referendari sono affidati al Segretario Generale, che decide entro 30 giorni dalla presentazione della relativa istanza, sentito il Collegio dei Garanti formato in conformità a quanto previsto dallo dello Statuto comunale.

    Il parere di ammissibilità da parte del Collegio dei Garanti verte in particolare:

    1. sull’esclusiva competenza locale;
    2. sull’interesse generale della popolazione;
    3. sull’univocità del quesito;
    4. sulle condizioni di ammissibilità delle materie sottoposte a referendum, avuto riguardo alle esclusioni previste dello Statuto comunale sopra richiamate.

    La proposta sottoposta a referendum abrogativo è approvata se ha partecipato alla votazione il 40% degli aventi diritto e se ha ottenuto la maggioranza dei voti validamente espressi.

    SCHEDA 1.2
    LE POSSIBILI MODIFICHE RISPETTO AGLI ATTUALI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE

    Assieme alla necessità di modificare la legge regionale, da cui discendono anche gli strumenti di partecipazione del Comune di Ferrara, diventa importante pensare ad interventi sullo Statuto comunale e sul Regolamento delle forme di partecipazione in direzione del rafforzamento della possibilità per i cittadini di influire sulle scelte dell’Amministrazione. Si possono prevedere in  modo preciso sui singoli articoli degli atti suddetti, ispirandosi in particolare alle seguenti linee di indirizzo:

    • validità delle firme raccolte online tramite un’apposita piattaforma messa a disposizione dall’Amministrazione comunale;
    • maggiore coinvolgimento dei promotori delle petizioni, proposte di deliberazione e referendum, prevedendo che essi siano sentiti preventivamente rispetto all’ipotesi di non ammissibilità degli stessi e sulla base di osservazioni formulate per iscritto da parte degli organi preposti;
    • previsione che le petizioni e le proposte di deliberazione siano sempre trattate dal Consiglio Comunale e che la loro illustrazione in quella sede venga svolta dai soggetti promotori;
    • previsione che le commissioni consiliari possano essere convocate su richiesta di gruppi di cittadini/associazioni ecc. per la trattazione di specifiche petizioni/proposte ove ora essi possono partecipare solo se invitati o come pubblico silente
    • per quanto riguarda il referendum abrogativo, vanno rivisitati e limitati gli oggetti su cui esso non si può svolgere. Inoltre va eliminata la norma che rende inammissibile il referendum sulla base di un presunto “ interesse generale della popolazione”; occorre disporre che il deposito delle firme avvenga entro 180 giorni ( e non 120 giorni) dall’annuncio mediante avviso all’albo pretorio e approfondita la questione relaritiva al numero di tornate referendarie che si possono svolgere nel corso dell’anno; va modificata la disposizione in base alla quale il referendum abrogativo è valido se alla votazione ha partecipato almeno il 40% degli aventi diritto al voto, sostituendola con il meccanismo del cosiddetto “ quorum mobile” ( 50% degli aventi diritto al voto calcolato sulla media dell’effettiva partecipazione al voto nelle ultime tre tornate elettorali amministrative del Comune); va previsto che il referendum sia possibile se riguarda materia urbanistica e sia obbligatorio nel caso in cui si preveda la modifica delle forme di gestione dei servizi pubblici locali di interesse generale e di interesse economico generale.

    Inoltre, ad integrazione delle modifiche regolamentari su esposte, al fine di avviare un reale processo di partecipazione, è necessario, oltre alla preservazione degli spazi sociali esistenti, poter avere la disponibilità di luoghi diffusi sul territorio, adatti ad ospitare momenti di socialità, di condivisione di eventi e di reale partecipazione dei cittadini, quali lo stesso Municipio, sale a  disposizione del Comune e spesso inutilizzate, vecchie sedi di delegazioni comunali,centri sociali, scuole attive e/o dismesse, Locali pubblici gestiti da privati che siano disponibili ad inserirsi in questa rete e altro ancora.

    SCHEDA 1.3
    SULLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA ORIZZONTALE

    Punto di partenza per la costruzione della democrazia partecipativa orizzontale è l’esperienza del Bilancio partecipativo, ovvero quella che chiama gli abitanti suddivisi su base territoriale, e quindi portatori di un punto di vista specifico, a intervenire sulle scelte e sulla destinazione delle risorse, in particolare quelle di investimento, che l’Amministrazione Comunale è tenuta a compiere (ma uno schema analogo si potrebbe attuare anche per la costruzione del Piano Urbanistico Generale). I tratti salienti e costitutivi del Bilancio Partecipativo possono essere riassunti così:

    • diritto di proposta su una quota significativa degli investimenti comunali da parte delle Assemblee costruite nei territori in cui viene suddiviso il Comune;
    • messa a disposizione di risorse significative del bilancio comunale su cui le Assemblee possono intervenire;
    • suddivisione del Comune in aree territoriali diffuse, in modo tale da dar voce a bisogni specifici e differenziati;
    • costruzione di un meccanismo decisionale in cui, fermo restando al Consiglio comunale la decisione definitiva, si avvale di una rete importante di delegati scelti nelle Assemblee territoriali.

    Un’ipotesi di lavoro per il Comune di Ferrara potrebbe essere quella di incardinarsi sui seguenti punti di riferimento:

    • dare le possibilità di esprimersi agli abitanti in una fase iniziale almeno sul 10% delle risorse relative alle spese in conto capitale, per poi arrivare nel medio periodo almeno al 25%;
    • costruzione di Assemblee territoriali diffuse. In proposito ricordiamo che il Comune nel 1971, anche se da allora è cambiata in modo significativo la situazione demografica, era suddiviso in 14 delegazioni e in 9 Quartieri. L’ipotesi di minima potrebbe prendere come riferimento la suddivisione in Circoscrizioni realizzata successivamente e fino al 2008 ( Circoscrizione Centro Cittadino; Circoscrizione Giardino Arianuova Doro (GAD); Circoscrizione via Bologna; Circoscrizione Zona Nord; Circoscrizione Zona Nord Ovest; Circoscrizione Zona Sud; Circoscrizione Zona Nord Est; Circoscrizione Zona Est);
    • costituzione di un’Assemblea territoriale dei delegati nei territori, la cui composizione dovrà essere ulteriormente approfondita, affiancata da una rappresentanza dei consiglieri comunali per l’esame e il pronunciamento sui progetti avanzati, prima del passaggio definitivo in Consiglio Comunale.

    SCHEDA 1.4
    SULLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA VERTICALE

    Essa ha lo scopo di far intervenire i cittadini su temi strategici che riguardano la fisionomia della città. In questo senso, uno strumento importante è rappresentato dall’esperienza dell’Assemblea cittadina su un tema specifico rilevante, composta da un determinato numero di residenti, selezionati per estrazione a sorte mediante campionamento casuale stratificato, cioè assicurando che il campione rappresenti le caratteristiche socio-demografiche della città (il campionamento si svolge proporzionalmente ai gruppi di età, ai quartieri e al genere). Un esempio di questo genere è la recente costituzione dell’Assemblea cittadina per il clima di Bologna, sta facendo discutere la cittadinanza, su base campionaria, sull’obiettivo di costruire una città solare, rinnovabile e sostenibile, accelerando la transizione energetica giusta, verso un modello basato sulla riduzione dei consumi energetici, l’efficientamento energetico, la produzione e l’utilizzo di energia rinnovabile, l’autoconsumo individuale, collettivo, le comunità energetiche. Ovviamente, le Assemblee dei cittadini possono svilupparsi su altri temi considerati rilevanti in relazione alle scelte di fondo dacompiere ( per esempio, sui servi pubblici, sul lavoro, sul Piano Urbanistico generale e altro ancora). Sempre lungo questa direzione, è possibile anche ipotizzare la costituzione di un Osservatorio cittadino sui beni comuni, con il compito di studiare la situazione esistente e proporre soluzione di gestione partecipativa dei principali beni comuni e dei servizi che li erogano.

    Tale organismo potrebbe essere promosso da associazioni, comitati, comunità di cittadini e componenti dell’Amministrazione locale in grado di svolgere attività di osservazione, acquisizione di dati ed informazioni, consultazioni ed individuazione di azioni concrete di gestione oltre che di monitoraggio dei Beni Comuni.

    SCHEDA 1.5
    SULLA WEB-DEMOCRACY

    Va sviluppata, anche in termini di supporto alla partecipazione attiva, un’iniziativa relativa alla web-democracy e alla e-participation, cioè l’utilizzo degli strumenti informatici e digitali per rendere effettiva e diffusa la partecipazione dei cittadini. Oltre all’idea di poter ricorrere alle firme online nell’attivazione degli strumenti di partecipazione ( petizioni, proposte di deliberazione, referendum), si può pensare di dar vita ad una vera e propria piattaforma digitale pubblica di reale partecipazione dal basso dei cittadini, attivi e non attivi, tenendo presente esperienze analoghe già in vigore in diverse città europee, a partire da quella di Barcellona.

    SCHEDA 2.1
    AZIONI PER LA MOBILITA’

    L’idea di fondo è quella di andare verso la “mobilità ad emissioni zero”, ribaltando lo schema gerarchico da auto, bicicletta, pedone a pedone, bicicletta, auto, ridando centralità al trasporto pubblico.

    • Piano per la decarbonizzazione del trasporto urbano basato sul trasporto pubblico e che ponga pedoni e ciclisti al centro, un piano per ridurre le emissioni e i gas serra dei veicoli pubblici e privati, per potenziare mezzi elettrificati, corse, orari del trasporto pubblico integrato, per  estendere la mobilità condivisa, per far crescere la mobilità attiva a piedi (“ Pedibus” per i tragitti casa/scuola ) e in bicicletta (messa in sicurezza e raccordi tra le piste ciclabili, creando circuiti di quartiere interconnessi tra di loro e con il trasporto pubblico), per la valorizzazione delle vie d’acqua, per una nuova logistica della distribuzione delle merci con interdizione dell’abitato ai mezzi pesanti (distribuzione con mezzi elettrici e a pedale di ridotte dimensioni, con orari regolamentati). Per incentivare l’uso dei mezzi pubblici, oltre che efficiente, il trasporto pubblico dovrebbe essere, oltre che potenziato, progressivamente reso gratuito. Già in diverse città ci sono infatti azioni, pur differenti, che però fanno leva sull’aspetto economico di risparmio delle famiglie, per promuovere il trasporto pubblico e disincentivare l’uso dell’auto provata, da Trento a Firenze, da Bologna a Bari ( abbonamento annuale a 20 € ). Siamo convinti che, anche nella nostra provincia, andare in questa direzione molti cittadini passerebbero al mezzo pubblico, liberando la città da traffico e polveri sottili.
    • Piano per una ridefinizione degli spazi urbani che estenda gli spazi pedonali e le ZTL e che ampli il più possibile l’estensione di “aree 30km/h” fino a diventare “città 30”. E’ ormai necessario ampliare la zona pedonale e estendere la ZTL a tutto il centro entro le Mura ( così come già previsto dal PUMS ). Servono agevoli parcheggi scambiatori ai quattro assi cardinali con navette gratuite ogni 10 minuti e bike-sharing gratuito. Ed è necessario che ogni quartiere fuori le Mura abbia un centro con una ZTL e una zona pedonale per favorire aggregazione e vita sociale.
    • Costruzione di un tavolo di confronto con le città vicine e in particolare Bologna per avviare politiche comuni orientate verso la costruzione di una rete di trasporto metropolitano di superficie, per eliminare il pendolarismo automobilistico.

    SCHEDA 2.2
    AZIONI PER LA TRANSIZIONE E LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA

    Si tratta di sviluppare l’utilizzo delle energie rinnovabili fornite dal sole, dal vento e dall’acqua, energie che non producono CO2 né inquinamento e che forniscono direttamente energia elettrica, una forma di energia molto più efficiente del calore generato dai combustibili fossili, e attuare politiche urbanistiche volte alla riduzione del fabbisogno energetico degli edifici.

    • Sostegno e sviluppo delle comunità energetiche con incentivi e campagne di informazione e promozione: l’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa (se hanno la possibilità di acquistarla )
    • Adozione di energie rinnovabili e efficientamento energetico in tutti gli edifici pubblici. Con le ristrutturazioni edilizie si possono tagliare del 44% i consumi termici del residenziale.
    • Ricorso al teleriscaldamento sganciandolo dall’utilizzo dell’inceneritore
    • Rifiuto all’autorizzazione di nuove centrali a biogas e biometano nel territorio comunale (centrale di Villanova e altre ) Il biometano non è rinnovabile, non è verde, non è sano.

    SCHEDA 2.3
    AZIONI PER L’ ADATTAMENTO ALLA CRISI CLIMATICA. UNA TRAMA VERDE PER FERRARA

    Azioni di adattamento per ridurre i rischi già presenti e quelli futuri, che saranno maggiori e più frequenti, non sono più rimandabili. Va ripensata l’organizzazione delle città dopo che negli ultimi decenni la cementificazione selvaggia ha trasformato e spesso compromesso il territorio.

    Abbiamo bisogno di una programmazione urbanistica in grado di ipotizzare un futuro possibile senza consumare suolo e anche di ipotizzare interventi di “decostruzione” per affrontare e mitigare gli effetti “isola di calore” tipica delle aree urbane.

    – Dall’addizione verde alla trama verde fondata su due punti di forza: il parco/addizione verde e il corridoio verde delle mura. Si tratta di due punti di partenza per costruire una varietà di luoghi naturali e paesaggisti in gradi di connettere aree urbane e territorio agricolo con una sequenza di spazi che vanno dal bosco urbano, ai corridoi verdi, ai viali alberti, alle piazze della  città murate rinverdite (es. Piazza Sacrati), ai sagrati liberati dai parcheggi). In questo contesto, si collocano il potenziamento Parco Urbano-Agricolo G. Bassani (addizione verde), il consolidamento del corridoio verde e patrimoniale delle mura, la creazione del parco urbano sud attorno e dentro via Bologna, la costruzione di una rete dei giardini universitari tra via Savonarola e Corso Giovecca, la valorizzazione dell’area agricola dentro le mura, la trasformazione verde di piazze urbane del centro storico (es. Cortevecchia, Sacrati) e dei sagrati. delle chiese, eliminando i parcheggi dove esistenti,  il potenziamento dei viali alberati nelle aree urbanizzate, anche per contrastare il calore, la creazione di connessioni verdi urbani recuperando aree dismesse o sottoutilizzati da immettere nella trama verde urbana. In particolare, per quanto riguarda il Parco Urbano, occorre inserirlo come
    Stazione del territorio protetto dal Parco Regionale del Delta del Po; in ogni caso, va ribadita la valenza ecologica tra gli scopi principali del Parco. Questo aspetto va assunto nel nuovo PUG- Piano Urbanistico Generale- , cercando di normare con precisione le funzioni e le attività compatibili col Parco e quelle incompatibili da svolgere altrove. Vanno escluse, ad esempio, attività che richiamino forte affluenza di pubblico concentrata in poco tempo, attività con impatto acustico tale da recare danno o disturbo alla fauna, attività che richiedano la costruzione di strutture temporanee di grandi dimensioni,

    • Istituzione del garante del verde e gestione realmente pubblica del servizio del verde del Comune, eliminando il ricorso agli appalti esterni da parte di Ferrara Tua, pensando all’internalizzazione del personale operativo.
    • “Stop consumo suolo” applicato realmente e depavimentazioni, dove possibile, per ridurre le aree impermeabilizzate
    • Rivedere l’applicazione del PAIR ( Piano Aria Integrato Regionale) nel Comune, che notoriamente ogni anno ha un numero significativo di sforamenti dei valori ottimali di PM10
    • Elaborazione del PUG ( Piano Urbanistico Generale), in termini di coerenza e di assunzione dei punti sopra espressi e di quelli relativi alla rigenerazione urbana ( che seguono subito sotto). Inoltre il Pug dovrà valorizzare adeguatamente il ruolo delle frazioni e costruire un equilibrio importante tra centro e “periferie”, tra area urbana e contesto periurbano.
    • No alla terza corsia dell’autostrada Bologna-Ferrara, no all’autostrada Cispadana, no alla autostrada “Nuova Romea Commerciale”

    SCHEDA 2.4
    PER LA RIGENERAZIONE URBANA

    E’ necessario ribadire la centralità dell’interesse pubblico nelle operazioni da avviare con un ruolo dell’amministrazione pubblica non di facilitatrice delle richieste dei privati ma di gestrice dei processi, favorendo anche l’acquisizione di terreni pubblici.

    • Elaborazione di un piano casa programmando risorse per i prossimi 10 anni per alloggi dedicati alle fasce più marginali, studenti e a chi cerca affitto a canone agevolato.
    • Riorganizzazione degli spazi pubblici dei quartieri della città per favorire sicurezza e mobilità attiva per anziani e bambini.
    • Pianificazione territoriale per la valorizzazione delle vie d’acqua e la sicurezza idraulica per limitare i danni conseguenti alle piogge intense, di cui faccia parte un ripensamento delle piazze e delle strade come aree di laminazione delle acque piovane intese, favorendo un disegno in grado di affiancare il sistema urbano di raccolta e smaltimento delle acque.
    • Ripensamento dell’organizzazione del commercio mettendolo in relazione con il tema della mobilità. Se si vuole realizzare una città della prossimità nel commercio e nei servizi bisogna probabilmente rivedere il modello incentrato sulla diffusione nella città extra-mura degli ipermercati e centri commerciali.

    In questo contesto, l’Università è chiamata a svolgere un ruolo importante, come vero e proprio soggetto-guida per l’implementazione delle necessarie trasformazioni urbane, in sinergia con l’Amministrazione pubblica e gli altri principali attori socio-economici locali. In particolare, l’idea di una potenziale “città-campus” diventa un riferimento fondamentale per disegnare l’idea futura di città, pensando all’Università come soggetto in grado di distribuire su tutto il territorio comunale gli effetti culturali ed economici da essa generati.

    SCHEDA 3.1
    PER I BENI COMUNI, LA LORO GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA

    Parte integrante di quest’idea di città che guarda al tema centrale della transizione e della conversione ecologica è rappresentato dalla gestione pubblice e partecipata dei beni comuni, intendeno con essi quei beni ( e i servizi che li erogano) che garantiscono fondamentali diritti di cittadinanza, siano essi di carattere naturale ( acqua, ciclo dei rifiuti, energia ecc.) che di carattere sociale ( salute, casa, istruzione, cultura, trasporti ecc.). Gestione pubblica perché solo essa può costruire politiche effettivamente capaci di rispondere all’interesse generale e non a fini privatistici e di profitto ( come invece è avvenuto da diversi decenni in qua) e gestione partecipata, perché solo la rappresentanza di lavoratori e cittadini può consentire, anche nella loro gestione, l’effettivo indirizzo e controllo di tale finalità. In specifico, per quanto riguarda la situazione di Ferrara, risultano imprescindibili le seguenti iniziative:

    • ripubblicizzazione del servizio di gestione dei rifiuti urbani, mediante un’azienda pubblica comunale e con il passaggio al sistema porta a porta, a fronte del fatto che la concessione ad Hera è scaduta alla fine del 2017, e chiusura di una linea dell’inceneritore, dato che oggi oltre il 50% dei rifiuti bruciati sono rifiuti speciali, provenienti soprattutto da fuori Ferrara)
    • pubblicizzazione del servizio idrico, quando a fine 2027 verranno a scadenza gli affidamenti attuali ( Hera per il Comune di Ferrara e l’Alto Ferrarese e CADF, azienda a totale capitale pubblico, per il Basso Ferrarese). Vista l’attuale normativa, l’obiettivo è quello di costituire un’unica azienda pubblica provinciale, per il quale occorre mettere in campo un lavoro sin da subito, senza aspettare la scadenza del 2027. Ciò sia perché quest’operazione ha una sua complessità, necessita della predisposizione di un adeguato piano industriale-economico e finanziario e, soprattutto, va compiuta con un forte meccanismo partecipativo, che coinvolga sia i vari Comuni interessati sia i soggetti di cittadinanza interessati.
    • sostegno alla gestione pubblica della sanità, contro i processi striscianti di privatizzazione. Occorre invertire la situazione di definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale ed eliminare i vincoli che impediscono il depauperamento quantitativo e qualitativo del personale, anche a livello territoriale. Si tratta, poi, di avere presente che il tema della salute va inteso nel senso più ampio del termine, ovvero di un completo stato di benessere, fisico, psicologico e sociale, che abbracci tutto l’esistente: gli individui, compresi quelli appartenenti alle popolazioni più fragili e alle generazioni future, le forme di vita non umane, che nel complesso costituiscono la biosfera, e il vasto ecosistema che ne rende possibile la vita. In questo senso, parte fondamentale di quest’impostazione è quella di dar vita alle Case della Comunità, che vengono esplicitamente definite come “un progetto di innovazione in cui la comunità degli assistiti non è solo destinataria di servizi ma è parte attiva nella valorizzazione delle competenze presenti all’interno della comunità stessa: disegnando nuove soluzioni di servizio, contribuendo a costruire e organizzare le opportunità di cui ha bisogno al fine di migliorare qualità della vita e del territorio, rimettendo al centro dei propri valori le relazioni e la condivisione.”
    • reinternalizzazione delle parti di servizi pubblici comunali ( parte dei nidi, delle scuole d’infanzia e del sistema bibliotecario) che sono stati coinvolti nelle privatizzazioni negli anni passati.

    ALLEGATO
    PRIORITA’ E SCELTE OPERATIVE DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA

    • Definire strumenti e regole che rendano obbligatoria e cogente la partecipazione dei cittadini. Modificare Statuto comunale e Regolamento sulle forme della partecipazione in questa direzione
    • Isituzione e riconoscimento Assemblee/Comitati di Quartiere
    • Istituzione e riconoscimento Assemblee dei cittadini su singole tematiche
    • Messa a dispposizione spazi e sale pubbliche gratuite per aggregazioni sociali

    TRANSIZIONI ECOLOGICA E ENERGETICA

    a) Centralità tema mobilità

    • Trasporto pubblico. Sulla base di uno studio sui flussi di traffico, iniziando da quello prodotto dalla mobilità scolastica mattutina, prevedere un potenziamento forte del trasporto pubblico, renderlo tendenzialmente gratuito e ecologicamente sostenibile. Reale pubblicizzazione dell’azienda che gestisce tale servizio ( vedi anche beni comuni)
    • Isituzione parcheggi scambiatori ai quattro assi cardinali di accesso alla città
    • Navette elettriche gratuite ogni 10 minuti
    • Piste ciclabili connesse
    • Estensione area ZTL entro le Mura e aree 30 in tutta la città
    • Vie d’acqua

    b) Trama verde per la città

    • Aree dedicate al verde urbano e isole verdi
    • No allo snaturamento di aree a vocazione naturalistica- ecologica ( vedi Parco Urbano)

    c) Fermare completamente il consumo di suolo

    • Mantenimento e valorizzazione paesaggio agricolo
    • Utilizzo aree dismesse anche per attività considerate strategiche e/o di interesse pubblico

    d) Transizione energetica

    • Promozione e diffusione comunità energetiche
    • Efficientamento energetico, a partire dagli edifici pubblici
    • Fermare tutte le autorizzazioni agli impianti di biogas/biometano

    BENI COMUNI

    • Dare effettiva finalità pubblica a tutti i servizi pubblici, pubblicizzando la loro gestione e dando potere decisionale a cittadini e lavoratori
    • Priorità alla gestione pubblica partecipata al trasporto pubblico, al servizio idrico e a quello dei rifiuti
    • No uso privato di spazi pubblici
    • Piano casa, con particolare riferimento all’edilizia popolare
    • Diffusione delle Case delle della Salute

    SICUREZZA

    Apertura discussione e messa in campo di provvedimenti che guardino all’insieme del problema e fuoriescano da una pura logica di controllo dei giovani e delle fasce emarginate della popolazione.


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