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Quando: Giovedì 23 ottobre 2025, ore 18:00
Dove: CHIOSTRO DI SANTA MARIA IN VADO, via Borgovado 3

    Autore: Rodolfo Baraldini

    Flash mob / Biciclettata, sabato 11 febbraio, ore 11

    SABATO 11 FEBBRAIO, ALLE ORE 11

    FLASH MOB/BICICLETTATA DI PROTESTA CONTRO IL PROGETTO FÉ.RIS E LA SPECULAZIONE EDILIZIA CHE VORREBBE CEMENTIFICARE IL CAMPO TRA VIA TURCHI E VIA CALDIROLO.

    CI TROVIAMO NEL PIAZZALE, ANGOLO VIA FRUTTETI E VIA DEL MELO, CON CARTELLI E FISCHIETTI.

    QUELLI IN BICI FARANNO 3/4 GIRI SULLE STRADE ATTORNO AL CAMPO.

    Due proposte di legge per uscire dal neoliberismo e dar fiato alla spesa sociale dei Comuni. 

    Parte oggi la raccolta firme.

    Di Corrado Oddi, pubblicato su periscopionline.it il 4 febbraio 2023

    Oggi, 4 febbraio, parte un’iniziativa nazionale importante. Inizia infatti, in tutta Italia, la raccolta delle firme per presentare al Parlamento 2 proposte di legge di iniziativa popolare nazionale – promosse da Attac, Arci, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Fridays For Future e molti altri soggetti – relative alla riforma della finanza locale e alla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.

    Testo della Proposta di legge riforma della finanza pubblica locale

    Testo della Proposta di legge socializzazione Cassa Depositi e Prestiti

    Le 2 proposte di legge (leggi sopra) intendono, da una parte, ridare autonomia economica e finanziaria ai Comuni e, dall’altra, rendere Cassa Depositi e Prestiti una Banca pubblica con la vocazione di sostenere gli investimenti degli Enti locali, in particolare quelli relativi ai Beni Comuni.

    Ancora più in specifico, la prima proposta intende costruire un ruolo centrale per i Comuni nel poter affermare diritti fondamentali dei cittadini, facendoli ridiventare soggetti attivi nel promuovere la gestione pubblica e  le politiche sociali (ed economiche), in particolare in campi quali il patrimonio pubblico e i servizi pubblici, dall’acqua al ciclo dei rifiuti, da quelle riferite all’abitare alla conversione ecologica, dai trasporti pubblici alla cultura e altro ancora.
    Lo fa garantendo sì l’equilibrio economico-finanziario degli Enti locali, ma svincolandolo dall’eredità del Patto di stabilità e dal meccanismo stringente del pareggio di bilancio, e affiancando ad esso l’obiettivo del pareggio del bilancio sociale, ecologico e di genere, guardando a questi strumenti come quelli in grado di soddisfare bisogni e diritti fondamentali dei cittadini.

    La proposta di legge relativa alla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti ha la finalità di mettere a disposizione l’ingente patrimonio che essa raccoglie con il risparmio postale dei cittadini (circa 280 miliardi di €) per finanziare, a tassi agevolati, gli investimenti dei Comuni nei settori sopra elencati e consentire alle comunità locali di intervenire efficacemente sulle priorità che esse individuano.

    Possono sembrare finalità di puro buon senso e, infatti, esse, anche se in termini diversi e in modo parziale, hanno agito fino a circa 30 anni fa, agli anni ‘90 del Novecento, prima che intervenisse l’ondata del neoliberismo anche nel nostro Paese. Che ha assunto tratti particolarmente feroci proprio nei confronti del sistema delle autonomie locali e del settore bancario.

    Con il Patto di stabilità degli Enti locali, la cui prima versione risale al 1998, e poi con il blocco delle assunzioni a partire dagli anni successivi, cui si è associato il taglio progressivo dei trasferimenti di risorse dallo Stato centrale ai Comuni, si è proceduto ad un forte contenimento della spesa corrente dei Comuni, alla privatizzazione di servizi pubblici fondamentali, alla svendita del patrimonio pubblico e ad un pesante ridimensionamento dell’occupazione a tempo indeterminato (e  all’innalzamento della sua età media), il tutto guidato dall’imperativo sempre più cogente del rientro dal debito accumulato.

    Basta pensare che, dal 2013 al 2021, secondo quanto rilevato dalla Corte dei Conti, il debito dei Comuni si è ridotto di circa il 17%, mentre quello delle Amministrazioni centrali è aumentato di circa il 25%. Gli investimenti fissi lordi dei Comuni dal 2001 al 2019 hanno avuto un decremento del 45%, gli occupati a tempo indeterminato, come ha evidenziato la Fondazione IFEL- ANCI, sono passati da 430mila nel 2007 a 320mila nel 2021, con una diminuzione del 25%!

    Dal canto suo, Cassa depositi e Prestiti, dapprima aprendo la possibilità ai Comuni di rivolgersi al mercato del credito e, soprattutto, dal 2003, quando essa è stata privatizzata, trasformandola da Ente di diritto pubblico a SpA e facendo entrare nel capitale sociale le Fondazioni bancarie, ha progressivamente dismesso la propria funzione di Banca pubblica finanziatrice a tasso agevolato degli investimenti dei Comuni per trasformarsi in un “normale” istituto di credito, anzi ha messo a disposizione le proprie risorse per sostenere i processi di privatizzazione dei servizi pubblici e per sostenere gli investimenti nei settori che garantivano margini di profitto più elevati.

    L’incrocio di questi processi – vincoli stringenti alla spesa e al debito degli Enti locali e venir meno del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, due facce della stessa medaglia- ha fatto sì che i Comuni si sono ridotti ad un intervento pubblico minimo, che è sostanzialmente rappresentato da anagrafe e stato civile, Polizia municipale e il residuo di alcuni servizi sociali, dai nidi all’assistenza ad alcuni presidi culturali.

    Gli anni della pandemia e gli interventi di “emergenza” che si sono approntati anche nei confronti dei Comuni, assieme ai provvedimenti che discendono dal Pnrr, hanno in parte alleviato questa situazione, riportando, almeno sulla carta, una possibilità di investimenti pubblici pari agli anni ‘ buoni’ dell’inizio del 2000 e garantendo una tenuta nella spesa corrente. Ma non si può sottacere che, in mancanza di una ripresa sostenuta dell’occupazione pubblica e un rilancio significativo della spesa corrente, tutto ciò non potrà che risolversi in un palliativo, incapace di invertire la tendenza in atto.

    Per rendere più chiaro questo concetto, è sufficiente avere presente il paradosso per cui, per esempio, nel caso degli asili nido, ogni miliardo di investimento genera, per la loro gestione, maggiori fabbisogni di spesa corrente tra i 50 e i 250 milioni annui, risorse che ci sono per la prima voce, ma non per la seconda.

    Per questo, senza un intervento di fondo, di carattere sistemico, i Comuni continueranno a svolgere un ruolo di pura amministrazione, con una sorta di “pilota automatico” che impedisce di intervenire sugli snodi del modello produttivo e sociale e che rischia di vanificare, quando anche ci fosse la volontà politica, la possibilità di mettere in campo scelte alternative a quelle che sono state prodotte negli ultimi decenni.

    Il valore delle 2 proposte di legge di iniziativa popolare – oltre all’idea di costruire meccanismi di democrazia partecipativa nel definire le scelte sia dei Comuni sia della stessa Cassa Depositi e Prestiti- sta proprio in ciò, nel delineare un percorso di modifica radicale del ruolo e del sistema delle autonomie locali, in grado di affermare i diritti fondamentali delle comunità territoriali e di dotarli delle risorse che rendono possibile quest’obiettivo.

    Per questo occorre che la raccolta delle firme arrivi ad un risultato ben superiore alle 50.000 sottoscrizioni che sono necessarie per presentare le proposte di legge in Parlamento.

    La raccolta firma parte oggi e durerà per i 6 mesi successivi ed era previsto che la si potesse fare nel modo ‘classico’, cioè su moduli cartacei nei quali riportare i dati e certificare i requisiti dei firmatari, sia attraverso una piattaforma che consentisse le firme online, modalità prevista dal luglio scorso grazie ad una modifica legislativa che l’ha introdotta.
    Peccato che il governo ha annunciato a metà del mese di novembre scorso che finalmente la piattaforma per le firme online era pronta, ma, da allora a tutt’oggi, essa risulta in una fase di test ( ma quanto saranno approfonditi, visto il tempo che si sta impiegando?) e quindi non è ancora agibile.
    Non voglio avanzare pensieri maliziosi in proposito, che però vengono facilmente in mente; in ogni caso.

    A Ferrara

    Per l’intanto, in attesa che le criticità per le firme online si risolvano, le firme potranno essere apposte su moduli disponibili presso l’Ufficio elettorale del Comune a Ferrara, in via Fausto Beretta 19, dal lunedì al venerdì, ore 8-12 ; oppure al mercatino della Comunità Emmaus ( via Nazionale 95 – S. Nicolò) nelle giornate di martedì e giovedì dalle 8 alle 12 e sabato dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.

    Firmare e far conoscere quest’iniziativa serve non solo dal punto di vista generale, ma anche per sostenere le battaglie che sono aperte anche a Ferrara, che, al pari di tante altre città, non è risparmiata dal furore di privatizzazione degli spazi e dei servizi pubblici.
    Basta pensare all’idea di utilizzare il Parco Urbano Bassani a ridosso delle Mura estensi, patrimonio UNESCO, per svolgere il concerto di Bruce Springsteen.
    Oppure al progetto FERIS, che mette insieme ristrutturazione di un ex caserma con un nuovo ipermercato e parcheggio, sempre sotto le Mura, in una logica tutta orientata al servizio di interessi e profitti privati.

    Per non parlare del fatto che Hera continua a svolgere in proroga la gestione del servizio dei rifiuti, nonostante la concessione sia scaduta alla fine del 2017 e ci siano tutte le condizioni per arrivare alla ripubblicizzazione del servizio stesso.

    Insomma, ci sono veramente tante e buone ragioni per firmare e far firmare queste proposte di legge di iniziativa popolare, per portare avanti una lotta che non sarà né semplice, né breve, ma che, sul serio, indica una strada che può tornare a far contare e dar voce alle persone che abitano le città e i territori.

    il nodo di via Comacchio, via Ravenna, via Volano e altre strade adiacenti, è la vera priorità della zona sud-est

    Abito nel cohousing SanGiorgio in via Ravenna 228 e  sperimento in prima persona il disagio di questa zona.

    Ho partecipato a due petizioni inoltrate alla precedente amministrazione e a quella attuale, che ci ha rassicurato in merito; il tema era ovviamente le difficoltà degli abitanti che, in via Ravenna,  non possono usufruire nè di autobus, nè di piste ciclabili, nè soprattutto neanche di un piccolo marciapiede, nonostante l’alto traffico.

    Il progetto Feris, che prevede un parcheggio su via Volano, aggrava le situazioni in cui viviamo, per il fatto che prevederebbe una intensificazione del traffico come un collo di bottiglia.

    Ci sentiamo quindi doppiamente presi in giro da una amministrazione che ci ha fatto promesse e che agisce in una maniera così contraddittoria.

    Ritengo che il nodo di via Comacchio, via Ravenna, via Volano e altre strade adiacenti, sia la vera priorità della zona sud-est, ancora priva di vie di scorrimento. Il nodo è
    condannato ad essere collegamento tra Ferrara e i centri limitrofi come Argenta, Portomaggiore, Voghera, e altri di questo angolo della provincia.

    Risulta difficile agli abitanti come me, proporre soluzioni alternative ed è necessario avvalersi di tecnici e di strumenti quali “simulatori di traffico”.

    Vorrei anche sottolineare come la cosiddetta “cintura verde della città” corrispondente al fuori mura che va da San Giorgio a Piazza travaglio e da San Giorgio a Porta Mare, sia una risorsa molto importante per la salute, la circolazione sicura con biciclette, pedoni o passeggini. Tutti gli abitanti di questa zona la percorrono volentieri per entrare in città senza affrontare il traffico delle vie con laterali. Per quanto riguarda l’intero progetto vorrei suggerire di creare nuove modalità abitative come il cohousing, tramite ad esempio un Bando del Comune per fasce di età, necessità, giovani coppie, disabili: un cohousing gestito dall’Amministrazione.

    Caterina Sateriale

    Gli “anti Fe.Ris” pronti alla mobilitazione: organizzati tre flash mob

    Si svolgeranno nei luoghi dove sono previsti il supermercato, il parcheggio e presso l’ex caserma nelle giornate del 4, 11 e 18 febbraio: “Questo progetto offende la città”

    Continua la mobilitazione del Forum Ferrara Partecipata per il no al progetto Fe.Ris, con tre flashmob, che si svolgeranno nei luoghi dove sono previsti il supermercato, il parcheggio e presso l’ex caserma.

    “Si è finalmente creata una mobilitazione – spiega Francesca Cigala Fulgosi – contro questo progetto che offende la città, che va contro tutti i principi dell’agenda 2030 e le linee guida del nuovo piano urbanistico. Le tre assemblee che abbiamo svolto hanno avuto successo e i cittadini vogliono dire la loro. Un primo passo sono i flash mob, a cui seguiranno approfondimenti tematici con l’Università. Riteniamo che sia buono e giusto recuperare la caserma, sbagliato è il modo”.

    Il primo flashmob si terrà sabato 4 febbraio alle 10.30 in via Scandiana 16, di fronte all’ex Cavallerizza della caserma.

    Il secondo appuntamento, sabato 11 febbraio sarà ‘Sbicilenta’, la biciclettata lenta. L’incontro sarà in via Frutteti all’incrocio con via del Melo, e l’intenzione è quella di fare un giro in bici intorno all’area che sarà la sede del centro commerciale: via Caldirolo, via Frutteti, via della Siepe, via Fornace: “Passeremo anche di fianco al Cadoro, mostrando un centro commerciale che c’è già, a cento metri da quello che vogliono costruire – racconta Leonardo Polastri del comitato ‘Caldirolo libera’ -. Quello che vogliono costruire è un centro commerciale di 15 mila metri quadrati, un campo da calcio e mezzo, non è un negozio, è grande come l’Interspar di via Pomposa. Nessuno sente l’esigenza di un nuovo centro commerciale, e sappiamo benissimo che sarà una struttura di cemento armato piazzata su un campo agricolo, cosa che contrasta con la crisi climatica che stiamo attraversando, oltre a causare un notevole danno paesaggistico. Per gli abitanti di via del Castagno cambierà poi il panorama, non vedranno più il verde, ma il centro commerciale e i camion che arriveranno, le loro abitazioni perderanno valore, e come loro stessi affermano ‘non vedranno più il sole a sud’”.

    Il terzo appuntamento sarà in via Volano, sabato 18 febbraio alle 10.30. “Siamo contrari ad un parcheggio a ridosso delle mura – spiega Corrado Oddi – è un pugno negli occhi rispetto al paesaggio delle mura, poi avere un parcheggio in un’area congestionata come San Giorgio porterà ulteriore traffico. Il progetto si rifà inoltre a un’idea vecchissima di mobilità: oggi i parcheggi si fanno fuori dalla città e ci sono navette, il trasporto pubblico, che portano in centro”.

    I motivi del no a Fe.Ris esposti dal Forum sono che con questo progetto sarà svenduta ai privati l’ex caserma Pozzuolo del Friuli, dove verranno aggiunti nuovi volumi di edificazione, alti 18 metri, saranno cementificate aree di pregio in prossimità delle mura, in via Volano, per realizzare un parcheggio, e in via Caldirolo per l’ipermercato. Progetto che, secondo il comitato, viene “spacciato per riqualificazione urbana, mentre invece si preoccupa soltanto degli interessi di pochi privati, togliendo verde alla città, peggiorando il traffico e ferendo il patrimonio storico: l’ex caserma Pozzuolo del Friuli è un bene pubblico e come tale deve essere utilizzata, non per realizzarvi uno studentato privato, residenze private o una ‘Food Court’”.

     

    Lucia Bianchini

    FLASH MOB – Sabato 4 febbraio ore 10:30 – 11:00 in via Scandiana, 16

    Insieme diciamo no a FE.RIS
    UN PROGETTO SBAGLIATO CHE OFFENDE LA NOSTRA CITTÀ

    Sabato 4 febbraio ore 10:30 -11:00
    in via Scandiana,16
    FLASH MOB
    Partecipate, fate partecipare, passate parola.   Portate un cartello con il vostro perché NO al FE.RIS

    Per una città libera dal traffico e dal cemento. Per una città
    democratica, non privatizzata, che guarda al suo futuro.
    Per dire NO a Fe.Ris, il progetto che svende ai privati l’ex caserma
    Pozzuolo del Friuli, dove verranno aggiunti nuovi volumi di edificazione
    alti 18 metri, e che cementifica aree di pregio in prossimità delle Mura: in
    via Volano, per realizzare un parcheggio, in via Caldirolo per l’ennesimo ipermercato.

    Perché è un progetto che viene spacciato per “riqualificazione urbana”,
    mentre invece si preoccupa soltanto degli interessi di pochi privati,
    togliendo verde alla città, peggiorando il traffico e ferendo il nostro patrimonio storico.

    Perché l’area dell’ex Caserma Pozzuolo del Friuli è un bene
    pubblico e come tale deve essere utilizzato. Non può essere
    “regalata” ai privati un’area di straordinario valore artistico e urbano
    come questa, per realizzarvi uno studentato privato, residenze private e una “ food court”.

    Perchè i cittadini devono essere coinvolti nella progettazione della
    città e nelle scelte che li riguardano.

    forumferrarapartecipata@gmail.com
    https://ferrarapartecipata.it/

    Ai Ferraresi piace partecipare. Sempre di più: 100 persone all’ultima assemblea di quartiere contro il progetto Fe.ris.

    Si è concluso mercoledì nel tardo pomeriggio, il tris delle assemblee di quartiere direttamente colpite dal progetto Fe.Ris.

    La riunione del Comitato via Scandiana – ex caserma ha radunato quasi cento partecipanti (in totale oltre 250 presenze nelle tre assemblee di quartiere effettuale, Ndr.), assiepati anche in piedi nella sala del Csv e nell’atrio.
    Alessandra Guidorzi del Forum Ferrara Partecipata, l’architetto Malacarne diItalia Nostra e Marcello Toffanello, residente e storico dell’arte, hanno aperto i lavori illustrando i vari aspetti del progetto urbanistico della Giunta. “Questi incontri specifici dei Comitati di quartiere – ricorda Alessandra Guidorzi –hanno lo scopo di concretizzare la mobilitazione dei cittadini, ignari della vera portata dello sciagurato progetto della Giunta. Il Forum Ferrara Partecipata sta ridando voce alle persone, che invitiamo ad esprimere il proprio sogno di città. Nel nostro sito ferrarapartecipata.it, si trovano tutte le informazioni tecniche e organizzative”.

    “Sventrare la zona Scandiana, abbattendo i muri per creare una piazza nel bel mezzo del quartiere argomenta Andrea Malacarne è uno sfregio alla storia della città. Il centro storico è una risorsa di cui vanno identificate le nuove funzioni con un processo democratico e trasparente, come è stato per il recupero delle mura della città con i fondi Fio.”

    Dove è finita la cucitura urbanistica tra Schifanoia, Bonaccossi, Marfisa? – si chiede Toffanello – Il parcheggio in via Volano e gli edifici nuovi incombenti su Schifanoia, previsti da Fe.Ris. ne fanno un progetto che smentisce il marchio Unesco sulla città”.

    Nasce un dibattito vivace che declina dalla rassegnazione (“Se hanno firmato il preliminare per la ex caserma, c’è poco da fare. Purtroppo è una classica speculazione edilizia, come tante altre in passato”), alla creatività (“Bisogna fare manifestazioni e poi progettare usi innovativi degli spazi per piccole nuove imprese”), alla concretezza (“Bisogna bloccare il progetto e basta: dobbiamo aumentare la mobilitazione perché i politici promettono di ascoltarci per discutere, poi non si fanno più sentire, come l’assessore Balboni. Allora saremo noi ad informare i cittadini e ad approfondire con i tanti esperti che hanno aderito al Forum”).

    C’è anche chi invoca la scesa in campo di Vittorio Sgarbi: “Un suo intervento sarebbe decisivo”, ma Andrea Malacarne fredda gli entusiasmi: “Lo abbiamo già invitato ad esprimersi durante un convegno di Italia Nostra, ma ha svicolato senza dire niente”. E’ proprio Italia Nostra ad aver presentato ricorso al Tar contro Fe.Ris., puntando il dito sulla palese assenza di interesse pubblico in tutto il progetto, e quindi la impossibilità di invocare la deroga alle norme del piano regolatore vigente.

    In conclusione, è stata annunciata la prossima iniziativa del Forum: un flash mob nella mattina di sabato 4 febbraio in via Scandiana, proprio davanti al portone della ex caserma, di fronte alla Cavallerizza.

     

    Alessandro Tagliati

    Fé.Ris: “Progetto architettonico inguardabile e privo di pubblica utilità”

    Terzo incontro sul progetto con i residenti della zona dell’ex caserma “che va riqualificata, ma uno studentato privato non è la soluzione”.
    Malacarne di Italia Nostra: “Con il coinvolgimento dei cittadini possiamo bloccare tutto”

    Entra sempre più nel vivo il percorso di contrasto a Fé.Ris organizzato dal Forum Ferrara Partecipata in seguito alla mobilitazione della Rete per la Giustizia Climatica che aveva individuato criticità nel progetto presentato dal sindaco Alan Fabbri il 30 giugno scorso. Un progetto che fin da subito ha fatto discutere moltissimo e che oggi vede assemblee sempre più piene. La sala messa a disposizione in zona San Giorgio dal Csv è gremita e alcune persone si devono accontentare di aspettare fuori dalla porta.

    In realtà gli organizzatori stessi sanno che non è sufficiente e che si dovranno attuare azioni per coinvolgere ancora più persone a contrasto di un progetto “privo di pubblica utilità”. Proprio questo virgolettato pare centrale all’interno del dibattito al quale, oltre ad attivisti e cittadini, sono invitati l’architetto Andrea Malacarne di Italia Nostra e residente nel quartiere limitrofo all’ex caserma di Cisterna del Follo e lo storico dell’arte, anch’esso residente nel quartiere, Marcello Toffanello. E proprio l’architetto Malacarne parla di “progetto architettonico inguardabile” con particolare riferimento alle parti che saranno di nuova costruzione. Ma il problema principale è un altro, e riguarda l’intervento privato che “in aree di questo tipo non è da escludere” ma è di difficile realizzazione perché “le nuove costruzioni devono essere finalizzate al preminente interesse pubblico”.

    Interesse pubblico che non è ravvisato dagli organizzatori per molteplici ragioni e una premessa, tutti sono concordi nel dire che l’area dell’ex caserma va riqualificata, il problema semmai è il come. Le proposte arriveranno e, nelle intenzioni degli organizzatori, usciranno proprio da questi incontri. Per ora le criticità agli occhi dei residenti paiono essere l’evidente rischio di congestione del traffico, per quanto riguarda in particolare le aree di via Caldirolo e del parcheggio a ridosso delle mura in zona San Giorgio, ma anche la destinazione d’uso dell’ex caserma. Questo è infatti da considerarsi un “comparto risorsa” cioè uno spazio utile a “risolvere problemi esistenti nei dintorni”. Secondo i partecipanti uno studentato privato e definito “di lusso” non è la soluzione ai problemi abitativi degli studenti che hanno semmai bisogno di nuovi appartamenti ma con affitti calmierati.

    “Sarebbe – dice invece Marco Tuffanello – un’ottima occasione per pensare di allargare i servizi ma anche gli spazi verdi di Schifanoia”. A inizio degli anni 2000 vi fu una proposta per creare due poli museali, uno sul quadrivio di Palazzo dei Diamanti e uno che pensava di utilizzare lo spazio dell’ex caserma “per ricucire i tre edifici museali che insistono sulla zona”. I possibili progetti prospettati sono diversi e tutti prevedono la rinuncia a parcheggio e supermercato anche perché, dice Toffanello, “non si capisce come una città come Ferrara, che ha fatto dell’essere patrimonio dell’Unesco la sua bandiera, possa costruire un parcheggio e un supermercato a ridosso delle mura”.

    “È illusorio – aggiunge quindi Malacarne – pensare che un comparto del genere (ex caserma Pozzuolo del Friuli, ndr) possa essere recuperato solo tramite iniziativa privata, o meglio, è possibile ma con interventi non finalizzati al preminente interesse pubblico”. Ecco che si torna al nocciolo della questione in un dibattito nel quale i partecipanti cercano di capire le modalità attraverso cui porsi in contrasto al progetto comunale. Si parla di manifestazioni, di affissioni di striscioni, di modalità di coinvolgimento di sempre più cittadini, ma si parla anche del ricorso al Tar, dell’approvazione vincolante del progetto da parte della provincia. Insomma, secondo Malacarne, “se tutti fanno il loro dovere questa roba qui non va neanche in consiglio comunale”. Anche perché tutti i passaggi attraverso cui si è arrivati all’approvazione del consiglio comunale “sono partiti in modo abbastanza inusuale con una richiesta di approvazione in consiglio comunale” e “in deroga al piano regolatore vigente”. Derogare al piano regolatore è possibile, ammette lo stesso Malacarne, “ma una delle condizioni è la preminente pubblica utilità”.

    Ci sono poi altre questioni che non spianano la strada al progetto della giunta. In primo luogo è noto come la maggioranza non sia così salda su questo tema, nel consiglio comunale di luglio il progetto passo grazie al solo voto di Paola Peruffo con Savini, Caprini e Pignatti contrari. Insomma, da ciò che trapela, le frecce a carico di Ferrara Partecipata sono molte e, dice Francesca Cigala, “noi come forum vogliamo bloccare questo progetto, sia sul piano procedurale sia attraverso la mobilitazione dei cittadini”.

    In conclusione, è stata annunciata la prossima iniziativa del Forum: un flash mob nella mattina di sabato 4 febbraio in via Scandiana, proprio davanti al portone della ex caserma, di fronte alla cavallerizza.

    Pietro Perelli

    Fe Ris sotto la lente del Comitato di quartiere di via Scandiana: fra bocciatura e nuove proposte

    Oltre cento i partecipanti che ieri hanno seguito con contributi e domande l’incontro indetto dal Comitato residenti di via Scandiana , per informare gli interessati sia delle caratteristiche del progetto Fe Ris, sia delle ragioni della netta opposizione espressa in più occasione dal Forum Ferrara partecipata.

    Alessandra Guidorzi del Forum, l’architetto Andrea Malacarne di Italia Nostra e Marcello Toffanello, storico dell’arte e curatore della Pinacoteca nazionale di Palazzo dei Diamanti, oltre che residenti, hanno aperto i lavori  illustrando i vari aspetti del progetto urbanistico e l’intenzione del Forum Ferrara Partecipata di ridare voce ai cittadini sul futuro della città, oltre che su questo specifico progetto, che il Forum boccia senza mezze misure ritenendolo del tutto sbagliato.

    L’intervento sulla caserma porterebbe nell’area della cavallerizza, trasformata in food court, e sugli edifici dentro lo spazio della ex caserma, uno studentato da 400 posti e altre strutture  sia residenziali che per uffici,  un afflusso di  3/4000 persone in un’area di grande pregio storico, snaturando l’identità urbanistica e culturale di un comparto che ospita cinque musei, tre scuole, una delle chiese più antiche della città e altri edifici monumentali.

    L’intervento di riqualificazione della ex caserma abbandonata da circa trent’anni è un’ottima idea, ma il progetto Fe Ris oltre a tradire la vocazione di polo culturale del comparto, cade dall’alto, non risponde agli effettivi bisogni della città, di cui non è stata mai ascoltata la voce, non ha utilita’ pubblica e opera una cementificazione contraria ad ogni idea di sostenibilità ambientale.

    Questo in sintesi la posizione espressa anche dall’architetto Malacarne  che ha ricordato  gli interventi in proposito di Italia Nostra, sottolineando che il comparto dell’ex caserma, un comparto risorsa,  non può essere recuperato in modo qualunque. “Il Fe ris  si presenta, invece,  come una grande operazione speculativa privata su parti di città  finora considerate intoccabili, un regalo ad operatori privati” attraverso l’accordo di programma, una soluzione che rappresenta un precedente pericolosissimo. “Il Comune e l’Università, cioè enti pubblici, insieme alla Cassa depositi e prestiti dovrebbero essere gli autori di una operazione di riqualificazione così imponente e strategica per il centro storico di Ferrara, da mettere al servizio dei musei, dell’università, del turismo culturale. Il centro storico è una risorsa di cui vanno identificate le nuove funzioni con un processo democratico e trasparente, come è stato per il recupero delle mura della città con i fondi Fio.”

    “Dove è finita la cucitura urbanistica tra Schifanoia, Bonaccossi, Marfisa? – si chiede Toffanello – che ha aggiunto come questa riqualificazione dell’ex caserma insieme agli altri due interventi del Fe Ris, il  parcheggio in viale  Volano e l’ipermercato in via Caldirolo,  smentiscano il marchio Unesco della città”.

    Dal dibattito sono emerse proposte di  interventi rapidi sull’operato dell’amministrazione, di un coinvolgimento largo della cittadinanza, come il flashmob programmato per il 4 febbraio, la partecipazione agli incontri con esperti per un confronto sul futuro della città.

    Rigenerare la città per fermare il consumo di suolo: ma non è così per Fe.ris

    In questi mesi il dibattito aperto sul futuro della città dal progetto di rigenerazione urbana Fe.ris, ha introdotto nel lessico pubblico parole nuove e  tecniche, in questo caso relative all’urbanistica, non sempre comprensibili per i non addetti ai lavori, come appunto rigenerazione.Stop al consumo di suolo: la Rete Giustizia Climatica dice ...

    Per innovazione e sostenibilità, gli altri due sostantivi che definiscono il progetto,  rimandiamo ad un recente passato, quando si è cominciato a parlare di industria 4.0, di sviluppo sostenibile, di produzione a km zero e di zero consumo di suolo.

    Oggi cominciamo a chiarire il significato di rigenerazione  partendo da qui, cioè dal proposito di riduzione drastica della cementificazione e quindi del consumo di suolo che ogni rigenerazione  dovrebbe porsi come obiettivo, proprio perchè interviene su  strutture esistenti.

    La legge, approvata alla Camera nel 2016,   riconoscendo il suolo come un bene comune ed un risorsa non rinnovabile, tutela i terreni agricoli come luoghi atti alla produzione di cibo.

    Azzerare il consumo di suolo entro il 2050 è il principio guida delle leggi regionali  sul contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato. L’Emilia-Romagna,   in coerenza con gli articoli 9, 44 e 117 della Costituzione e con i principi desumibili dagli articoli 11 e 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ha assunto nella legge regionale approvata alla fine del 2017 l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere entro il 2050.

    immagine Open polis

    Si tratta, in verità, di norme assimilabili a pie intenzioni, dal momento che a luglio 2022 nel suo rapporto annuale l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – comunica che, “con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo è tornato  a crescere e nel 2021 ha sfiorato i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno”. Che significa maggiore impermeabilizzazione del territorio e maggiore  rischio ambientale.

    La rigenerazione urbana, di cui si parla a proposito del Fe.ris, oltre a porsi l’obiettivo di porre un freno al degrado di edifici cittadini  dismessi, come la ex caserma Pozzuolo del Friuli e la Cavallerizza, attraverso attività di demolizione, ricostruzione e assegnazione di nuove funzioni tenendo conto del contesto , dovrebbe avere fra i suoi obiettivi prioritari proprio  quello di non consumare altro suolo, evitando di cementificare  ulteriormente gli spazi urbani e meno che mai i suoli agricoli.

    Ma non è così.  perché prevede altra cementificazione e per di più in aree pregiate della città, come il sotto mura per il nuovo parcheggio  in  via Volano,  in una delle zone chiave della cinta muraria e  quindi dell’identità storica della città, cui l’Unesco ha conferito il titolo di World Heritage per aver saputo conservare, rispettandone la natura storica e culturale, una testimonianza unica della città rinascimentale.

    Per  il progetto di un nuovo ipermercato in via Caldirolo,  oltre a lastricare un’area vicina alle Mura estensi, il Fe.ris   sottrarrebbe suolo agricolo al territorio circostante la periferia est della città.

    Mentre per la riqualificazione della ex caserma di Pozzuolo del Friuli e della prospiciente Cavallerizza , oltre a stravolgere la vocazione museale e turistica dell’area, Fe ris  porterebbe nuova cementificazione all’interno della caserma in aree che oggi non sono occupate da edifici e in più, alzerebbe in modo disarmonico  e antiestetico  la” skyline” di una delle zone  storiche rimaste più fedeli all’antico profilo della città.

    Senza contare che, come sottolineato dalla Rete per la giustizia climatica di Ferrara, “Contrastare il consumo di suolo è un impegno che l’amministrazione si era assunta con la votazione del 12 aprile 2022, non solo per contrastare il dissesto del territorio e la perdita di biodiversità ma anche per mitigare gli effetti drammatici del riscaldamento globale (stoccaggio di carbonio, maggiore disponibilità di spazio per la piantumazione di numeri elevati di alberi che rappresentano uno dei mezzi più efficaci per ridurre l’aumento delle temperature). In particolare, poiché Ferrara è uno dei capoluoghi di provincia con il maggior numero di ondate di calore, sarebbe estremamente importante che le scelte di pianificazione dell’amministrazione della città fossero volte ad impedire un ulteriore cementificazione del suolo comunale.”

    Le alluvioni sono fenomeni naturali, tuttavia tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi. – protezione civile

    No al Fé.ris, partecipa anche tu all’incontro allargato del comitato Caldirolo Libera

    Il comitato Caldirolo Libera si riunirà il 27 gennaio alle ore 18 presso la sede IBO di via Boschetto 1 Ferrara, per programmare le prossime azioni di protesta contro il Fé.ris. L’incontro è aperto a chiunque voglia proporre azioni di protesta e voglia partecipare attivamente.

    Comitato Caldirolo Libera allargato

    Il comitato CaldiroloLibera normalmente si riunisce tutti i giovedì alle 18, nella sede della contrada Borgo San Giovanni, via del Melo 105.

    Venerdì 27 gennaio alle ore 18 nella sede IBO in via Boschetto 1,  faremo anche un incontro allargato a tutti quelli che vogliono mobilitarsi. Decidiamo assieme le prossime azioni di protesta per bloccare il progetto Fé.ris.

    L’obiettivo immediato è dare maggior visibilità alla nostra protesta.
    Se avete idee e volete partecipare attivamente, siete invitati all’incontro o ad inviare le vs. considerazioni a: caldirololibera@gmail.com

    Guarda chi si rivede, la partecipazione… invito a tre assemblee di quartiere contro il Fe.Ris.

    20 gennaio 2023 -È nato da poco ma sta crescendo in fretta.  Il Forum Ferrara Partecipata  è stato costituito a dicembre 2022 ma è già un protagonista della società e della politica cittadina. Ad oggi, hanno aderito al Forum una ventina di associazioni e circa 200 cittadine e cittadini di Ferrara.

    Il primo obbiettivo del Forum è bloccare il progetto privatistico e ‘mangiaverde’ che la Amministrazione Comunale vuole imporre senza l’approvazione dei cittadini: l’ormai famoso Fe.Ris. (ne abbiamo già parlato ampiamente su Periscopio).

    Ma il lavoro collettivo e la mobilitazione di Ferrara Partecipata, come suggerisce il suo stesso nome, non si ferma al No al Feris, ma si occuperà di tutte quelle questioni che interessano la cittadinanza e su cui i cittadini vogliono dire la loro: I Beni Comuni, la mobilità urbana, la politica culturale ecc.

    Per conoscere questa realtà, espressione della società civile, assolutamente indipendente e autonoma dai partiti, c’è un bellissimo sito da consultare: https://ferrarapartecipata.it/

    Intanto, all’interno del Forum Ferrara Partecipata sono nati 3 comitati di quartiere, proprio dove dovrebbero essere realizzati gli interventi previsti dall’inaccettabile Progetto Feris. I comitati si sono già riuniti e  hanno in cominciato a informare gli abitanti del quartiere , distribuendo un volantino casa per casa.

    ….

    Francesco Monini

    ‘Caldirolo Libera’, nasce un gruppo su Facebook che contesta il progetto Feris

    Sono 200 gli iscritti di uno spazio di confronto critico nei confronti dell’iniziativa

    Oltre 200 persone iscritte e un paio di amministratori. Al centro delle discussioni del gruppo su Facebook ‘Caldirolo Libera’, nato da poco più di un mese, c’è il progetto Feris. E a riassumere le posizioni di scetticismo e di critica nei confronti dell’iniziativa, destinata alla realizzazione di un ipermercato in via Caldirolo, è lo slogan che campeggia nell’immagine di copertina, ‘Il Feris ferisce Ferrara’.

    “Gli amministratori di questo gruppo – spiegano attraverso un post – sono cittadini residenti nei quartieri adiacenti a via Caldirolo” e “hanno a cuore la loro città e i loro quartieri”, aggiungendo di utilizzare lo spazio per condividere “problemi, soluzioni ed esperienze”.

    Un confronto che, al di là della piattaforma online, è alimentato da momenti di dibattito in presenza. E’ in programma, infatti, venerdì alle 21, al centro sociale ‘Il Melo’, un incontro promosso dal comitato ‘Caldirolo Libera’ sul tema, e rivolto ai cittadini residenti nella zona est della città.

    ‘Un altro centro commerciale? Difendiamo il nostro quartiere’ recita il volantino, dove la finalità dell’appuntamento è indicata nel coinvolgimento “della popolazione residente nella riflessione sulle conseguenze che la costruzione del nuovo centro commerciale, previsto in corrispondenza della rotatoria di via Turchi, potrà avere sul nostro quartiere, e valutare le azioni possibili per bloccare il progetto”.

    Uno scenario, in funzione del quale gli organizzatori rilevano la necessità di “lavorare insieme, indipendentemente dalle appartenenze politiche, per la salvaguardia del nostro territorio”.

    LE OSSERVAZIONI DI ITALIA NOSTRA al nuovo Piano Urbanistico Generale di Ferrara

    [Pubblichiamo qui il contributo già inviato agli uffici di competenza dell’amministrazione comunale.  Se ne consiglia la lettura congiuntamente al documento strategico diffuso dal Comune di Ferrara]
    Pur concordando con la necessità di semplificazione degli strumenti urbanistici vigenti (gli strumenti urbanistici dovrebbero essere chiari, leggibili e comprensibili per tutti i cittadini) si evidenzia il pericolo, presente nella legge urbanistica regionale n 24/2017, alla cui approvazione Italia Nostra tentò invano di opporsi, che si rinunci a definire con chiarezza le regole di trasformazione futura della città con prescrizioni cogenti a salvaguardia dell’interesse pubblico. Le prescrizioni della legge rischiano di demandare di fatto i contenuti delle trasformazioni ai piani attuativi di iniziativa pubblica e soprattutto agli accordi operativi con i privati.
    Per evitare il rischio che l’attuazione degli obbiettivi strategici del piano, in buona parte condivisibili nelle linee generali finora espresse, venga stravolta dalla discrezionalità delle singole amministrazioni (si veda il progetto Fe.Ris. di cui si parlerà in seguito) occorre che tali obbiettivi siano accompagnati da norme e regole precise e non aggirabili nelle fasi di attuazione.
    Si premette la difficoltà di entrare nel merito di un testo presentato per spot e per slide, privo di una relazione organica cui poter fare preciso riferimento (se esiste ci scusiamo, ma non ne siamo in possesso)
    OS1 – Ferrara città-paesaggio resiliente e antifragile
    Ogni enunciazione meriterebbe adeguati approfondimenti operativi per potersi confrontare nel merito.
    Al punto LS2-AP2, pur condividendo l’enunciazione di consolidare il ruolo eco-paesaggistico del Parco delle Mura, non si concorda con l’indicazione di interventi mirati di densificazione vegetale, se riferiti al vallo. Il Progetto Mura ha liberato giustamente il vallo da vegetazione impropria, mantenendo poche essenze arboree adulte e di pregio in zone mirate. Poi, impropriamente dal punto di vista paesaggistico, si è ripreso a piantare alberi nel vallo, soprattutto lungo il lato nord delle mura e lungo parte del lato sud, come se si trattasse di normali giardini. L’aspetto della vegetazione delle mura va curato da adeguate competenze, finora carenti.
    AP4- sarebbe interessante capire con quali criteri si intenderebbe qualificare e configurare dal punto di vista paesaggistico strade, piazze e larghi della città storica e consolidata.
    LS3 – qualificare e valorizzare il paesaggio agrario e innalzare la produzione di servizi ecosistemici
    AP5 – si può concordare con la realizzazione del parco urbano-agricolo nord come parco ibrido, se riferito alla situazione oggi sostanzialmente esistente, ma da migliorare. Preoccupa la previsione di un sistema di attrezzature per la fruizione pubblica del parco in assenza di una precisa definizione delle attività compatibili con la parte pubblica del parco stesso, tutelata dal piano paesaggistico regionale. Si esprime ferma opposizione alla costruzione, anche temporanea, di attrezzature per concerti e manifestazioni che richiamino grande afflusso contemporaneo di pubblico, funzioni incompatibili con un’area protetta dal punto di vista paesaggistico e ambientale.
    LS6-AP3 – lo sviluppo auspicabile di fotovoltaico e agri-voltaico richiede specificazioni normative a difesa degli ambienti storici e del paesaggio, anche agrario.
    OS2 – LS1 si concorda con la necessità di ripresa, dopo anni di sostanziale stallo, rimesso in moto solo dal drammatico evento del sisma, del processo di valorizzazione di edifici e complessi speciali dismessi, degradati o male utilizzati, purché sia per funzioni compatibili con il rispetto della struttura tipologica e morfologica degli stessi. Particolarmente importante la citazione in AP4 del Quadrivio Rossettiano, di cui si parlerà in seguito.
    Si concorda con l’indicazione di “riqualificare l’aeroporto per gli sport dell’aria”, anche portando in esso manifestazioni finora impropriamente svolte al parco urbano (ad esempio mongolfiere), ma anche riprendendo l’idea di realizzazione del parco sud per lo svolgimento di grandi spettacoli e manifestazioni in parte dell’enorme superficie aeroportuale (ad esempio riprendendo in considerazione la permuta con il demanio di 160 ettari già avviata dalla precedente amministrazione)
    LS2 – per affrontare seriamente la questione della rifunzionalizzazione delle ex botteghe in centro storico, oltre alla “incentivazione delle destinazioni commerciali e pubbliche ai piani terra” (AP1) occorre finalmente affrontare con decisione questioni legate all’assetto proprietario e al mercato (libero) degli affitti, attraverso azioni di mediazione e consulenza da parte dell’ente pubblico, finalizzati ad eventuali accordi di programma (AP4)
    LS3 – importantissima la questione della edilizia dismessa della campagna, spesso di qualità eccelsa, da affrontare con incentivi al recupero (ad esempio dl 76/2020 – art.10 comma 1 – che riconosce ai comuni la facoltà di deliberare riduzioni del contributo di costruzione fino alla completa esenzione, e flessibilità di funzioni compatibili); si concorda pertanto con indicazione contenute in AP1-AP2- AP3.
    OS3 – Ferrara attrattiva, accogliente e competitiva
    LS1-AP7 – si condivide la necessità di riqualificare l’area dell’ex zuccherificio per funzioni urbane, anche legate alla produzione innovativa di energia.
    LS2-AP2 – il cenno all’idrovia ferrarese necessita di adeguato approfondimento sul tipo di idrovia che si intende realizzare.
    LS4 – Le indicazioni in buona parte condivisibili contenute in AP da 1 a 7 sembrano dare per scontato che la politica di recupero del centro storico, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, non necessiti di revisioni e aggiornamenti, ma sia data per acquisita e per scontata. È bene ricordare che se il centro storico della città ha mantenuto nel tempo accettabili livelli di tutela il merito è di strumenti urbanistici particolareggiati entrati in vigore fin dalla fine degli anni 70 del Novecento e mantenuti, nella sostanza, fino alla pianificazione vigente. Tali strumenti si basano sulla classificazione degli immobili storici in categorie di intervento a loro volta basate sul riconoscimento delle caratteristiche fisiche, morfologiche e tipologiche degli immobili stessi. Si auspica che tale metodo di pianificazione, scientificamente riconosciuto e collaudato, venga non solo mantenuto ma migliorato. Le categorie di intervento identificate nell’ultimo piano contenevano molti errori, perché verificate con criteri non adeguati e spesso senza ricognizione diretta.
    Occorre nel nuovo piano una revisione seria della classificazione dei singoli edifici del centro storico e del forese (non solo la revisione degli errori segnalati da singoli privati cittadini, come pare si stia procedendo), effettuata da specialisti competenti e con adeguata esperienza disciplinare. Oltre alla ricognizione diretta e alla documentazione iconografica storica, un prezioso strumento di lavoro potrebbe essere costituito dal censimento fotografico del centro storico effettuato   da Paolo Monti negli anni ‘70 su commissione del Comune di Ferrara. Oltre alle categorie, andranno meglio ridefinite le modalità di intervento per singole categorie e le funzioni con esse compatibili. È bene ricordare che la funzione residenziale diffusa, per ogni classe sociale di popolazione, rimane alla base di ogni corretto processo e speranza di salvaguardia delle nostre città storiche.
    OS4 – città interconnessa ed accessibile
    LS1-AP1 – la ferrovia con l’attuale stazione ferroviaria costituiscono una barriera tra il centro (con la zona est e sud) e la parte ovest della città. La stazione e il nodo ferroviario andrebbero totalmente ripensati (sia come posizione che come livelli) se davvero si vuol puntare in futuro sullo sviluppo della mobilità su rotaia. Sarebbe stato questo (o forse lo può ancora essere con una progettualità adeguata e lungimirante) tema strutturale da risolvere con fondi PNRR.
    LS1-AP3/LS3-AP1 – si sottolinea l’estrema urgenza del collegamento (oggi assurdo) tra il tratto realizzato della superstrada Cispadana ed il raccordo Ferrara-Mare. In merito alla Cispadana si ritiene ancora preferibile, come richiesto da numerosi comitati locali, la realizzazione e completamento di una superstrada a scorrimento veloce (come previsto dalla pianificazione regionale fin dagli anni ‘70 dello scorso millennio) alla realizzazione di un nuovo tratto autostradale a pagamento.
    LS4 – pur concordando con l’enunciazione non è chiaro come si intenda risolvere il completamento della tangenziale est.
    LS7 – le modalità di posa in opera dei fasci di cavi legati al completamento e potenziamento delle reti digitali, soprattutto in centro storico, non possono essere lasciate alla discrezionalità delle ditte installatrici, ma necessitano di linee guida e adeguati controlli
    PROGETTI-GUIDA
    PG3 – parco nord: si ricorda l’esistenza di una progettualità pregressa (“Progetto di tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali del Parco Urbano di Ferrara”, redatto a cura dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Ferrara nel 1996 e solo in parte realizzato) che può fornire ancora utili indicazioni alla realizzazione del progetto guida del parco, soprattutto per l’aspetto della rete dei percorsi
    PG4 – La cintura verde del parco delle mura
    Italia Nostra attribuisce particolare importanza a questo progetto guida, e raccomanda la continuità con la qualità del progetto Mura e con le indicazioni in esso contenute. Si accoglie con particolare soddisfazione l’indicazione della necessaria realizzazione di nuove connessioni, anche in quota, tra i tratti della cerchia muraria interrotti in più punti, indicazione già contenuta, con suggestioni progettuali, nel Progetto Mura.
    Altrettanta o ancor maggiore condivisione con la “tutela e cucitura delle aree verdi che gravitano attorno alle direttrici stradali che circondano le mura, garantendone la continuità con il sottomura stesso e valorizzandone gli aspetti naturalistici e paesaggistici”.
    Non si può non rilevare, a questo proposito, la totale incongruenza tra questa enunciazione del progetto guida e i contenuti del progetto Fe.Ris. che l’amministrazione comunale sta cercando di realizzare, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed in palese contraddizione con il documento strategico del nuovo PUG, per quanto concerne le aree di via Caldirolo e di via Volano, impropriamente inserite in una proposta di Accordo di Programma con soggetti privati riguardante il recupero dell’area dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli in centro storico. Le modalità inusitate di imposizione alla città dei contenuti del progetto Fe.Ris. hanno costretto la scrivente Associazione a rivolgersi alla giustizia amministrativa a difesa dell’interesse pubblico.
    Sul recupero degli edifici che compongono il Quadrivio dei Diamanti, di cui Italia Nostra condivide la urgente necessità, si ribadisce che occorre, per un corretto recupero, identificare anzitutto con chiarezza e lungimiranza le destinazioni d’uso dei singoli edifici, nell’ambito comunque di funzioni legate alle istituzioni culturali della città. In particolare, si sottolinea che il permanere della doppia funzione a Palazzo dei Diamanti non permette un adeguato sviluppo della Pinacoteca Nazionale (di cui non si condivide lo sdoppiamento della sede in una parte del Castello Estense) e costringe a svolgere le grandi mostre della città in ambienti inadatti a consistente afflusso di visitatori. Molto più adatti allo svolgimento di grandi mostre potrebbero essere gli ambienti di Palazzo Bevilacqua Pallavicino, oggi parzialmente e impropriamente utilizzati come caserma della Questura.
    In generale, visto il precedente del progetto Fe.Ris. non tranquillizza l’affermazione conclusiva che la realizzazione dei progetti guida sia affidata a “tavoli partenariali finalizzati alla sottoscrizione di protocolli d’intesa tra il comune e altri soggetti pubblici e privati”.
    Per sviluppare e meglio spiegare quanto sopra si richiede la possibilità di uno o più incontri diretti con i tecnici estensori del piano e amministratori.
    Il Consiglio Direttivo della sezione di Italia Nostra di Ferrara
    Ferrara, 15 gennaio 2023

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