Rigenerare la città per fermare il consumo di suolo: ma non è così per Fe.ris
In questi mesi il dibattito aperto sul futuro della città dal progetto di rigenerazione urbana Fe.ris, ha introdotto nel lessico pubblico parole nuove e tecniche, in questo caso relative all’urbanistica, non sempre comprensibili per i non addetti ai lavori, come appunto rigenerazione.
Per innovazione e sostenibilità, gli altri due sostantivi che definiscono il progetto, rimandiamo ad un recente passato, quando si è cominciato a parlare di industria 4.0, di sviluppo sostenibile, di produzione a km zero e di zero consumo di suolo.
Oggi cominciamo a chiarire il significato di rigenerazione partendo da qui, cioè dal proposito di riduzione drastica della cementificazione e quindi del consumo di suolo che ogni rigenerazione dovrebbe porsi come obiettivo, proprio perchè interviene su strutture esistenti.
La legge, approvata alla Camera nel 2016, riconoscendo il suolo come un bene comune ed un risorsa non rinnovabile, tutela i terreni agricoli come luoghi atti alla produzione di cibo.
Azzerare il consumo di suolo entro il 2050 è il principio guida delle leggi regionali sul contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato. L’Emilia-Romagna, in coerenza con gli articoli 9, 44 e 117 della Costituzione e con i principi desumibili dagli articoli 11 e 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ha assunto nella legge regionale approvata alla fine del 2017 l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere entro il 2050.
immagine Open polis
Si tratta, in verità, di norme assimilabili a pie intenzioni, dal momento che a luglio 2022 nel suo rapporto annuale l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – comunica che, “con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo è tornato a crescere e nel 2021 ha sfiorato i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno”. Che significa maggiore impermeabilizzazione del territorio e maggiore rischio ambientale.
La rigenerazione urbana, di cui si parla a proposito del Fe.ris, oltre a porsi l’obiettivo di porre un freno al degrado di edifici cittadini dismessi, come la ex caserma Pozzuolo del Friuli e la Cavallerizza, attraverso attività di demolizione, ricostruzione e assegnazione di nuove funzioni tenendo conto del contesto , dovrebbe avere fra i suoi obiettivi prioritari proprio quello di non consumare altro suolo, evitando di cementificare ulteriormente gli spazi urbani e meno che mai i suoli agricoli.
Ma non è così. perché prevede altra cementificazione e per di più in aree pregiate della città, come il sotto mura per il nuovo parcheggio in via Volano, in una delle zone chiave della cinta muraria e quindi dell’identità storica della città, cui l’Unesco ha conferito il titolo di World Heritage per aver saputo conservare, rispettandone la natura storica e culturale, una testimonianza unica della città rinascimentale.
Per il progetto di un nuovo ipermercato in via Caldirolo, oltre a lastricare un’area vicina alle Mura estensi, il Fe.ris sottrarrebbe suolo agricolo al territorio circostante la periferia est della città.
Mentre per la riqualificazione della ex caserma di Pozzuolo del Friuli e della prospiciente Cavallerizza , oltre a stravolgere la vocazione museale e turistica dell’area, Fe ris porterebbe nuova cementificazione all’interno della caserma in aree che oggi non sono occupate da edifici e in più, alzerebbe in modo disarmonico e antiestetico la” skyline” di una delle zone storiche rimaste più fedeli all’antico profilo della città.
Senza contare che, come sottolineato dalla Rete per la giustizia climatica di Ferrara, “Contrastare il consumo di suolo è un impegno che l’amministrazione si era assunta con la votazione del 12 aprile 2022, non solo per contrastare il dissesto del territorio e la perdita di biodiversità ma anche per mitigare gli effetti drammatici del riscaldamento globale (stoccaggio di carbonio, maggiore disponibilità di spazio per la piantumazione di numeri elevati di alberi che rappresentano uno dei mezzi più efficaci per ridurre l’aumento delle temperature). In particolare, poiché Ferrara è uno dei capoluoghi di provincia con il maggior numero di ondate di calore, sarebbe estremamente importante che le scelte di pianificazione dell’amministrazione della città fossero volte ad impedire un ulteriore cementificazione del suolo comunale.”