Skip to main content
Quando: Giovedì 23 ottobre 2025, ore 18:00
Dove: CHIOSTRO DI SANTA MARIA IN VADO, via Borgovado 3

    Autore: Giovanna Foddis

    LA VOCE DI SCHIFANOIA Contro il progetto Fe.Ris – Suggerimenti sul riutilizzo dell’area ex-caserma

    Nel dibattito che si è sollevato a causa del progetto Fe.Ris, sono giustamente già state rilevate quali motivazioni contrarie l’insostenibilità dal punto di vista ambientale, i danni per la salute dei cittadini e i disagi per la vivibilità dei quartieri interessati. Allo stesso modo è già stato ben evidenziato come l’assedio di grandi edifici e cementificazione lederebbe la bellezza caratterizzante il paesaggio delle mura, che è uno dei motivi fondamentali per cui Ferrara è stata inserita nella lista del Patrimonio Universale dell’UNESCO.
    Sul punto nodale e delicatissimo di come riconvertire l’area dell’ex-caserma, si sono levate alcune proposte, ma mi sembra sia mancata in parte “la voce di Schifanoia”, ovvero il museo più importante della città, che sarà pesantemente interessato dalla cosiddetta “rigenerazione” degli spazi adiacenti.
    L’area dell’ex-caserma è di fatto un vasto complesso di edifici che circonda completamente il Palazzo Schifanoia su due lati, andando da via Cisterna del Follo a via Scandiana e proseguendo sul lato opposto della stessa via Scandiana, nell’area retrostante il Civico Lapidario allestito nella chiesetta di S. Libera, facente parte anch’esso dei Musei Civici di Arte Antica.
    L’area della caserma retrostante il Palazzo Schifanoia è stata costruita su quello che fu il grande giardino che nel XVI secolo metteva in collegamento l’edificio con il Palazzo Bonacossi, attuale sede della direzione dei Musei Civici di Arte Antica, con annesse biblioteca e fototeca, ma utilizzato parzialmente anche come sede museale ed espositiva, oltre che per conferenze nel salone. A sua volta il Palazzo Bonacossi si collegava storicamente alla Palazzina di Marfisa d’Este per il tramite di un ulteriore giardino, ora occupato dai campi da tennis dell’omonimo Tennis Club. Questo complesso di delizie, denominato “i casini di S. Silvestro”, si era venuto a costituire per volontà di Francesco d’Este alla metà del ‘500 e sopravvisse per secoli, pur con utilizzi sempre meno prestigiosi, grazie alla volontà di sua figlia Marfisa, che lo trasmise in eredità ai propri discendenti con vincoli che ne proibivano la vendita.

    No Feris Schifanoia
    Pianta ad alzato della città di Ferrara…, 1782 – Dettaglio dell’area dei casini di S. Silvestro, con edifici e giardini, da Palazzo
    Schifanoia a sud (via Scandiana) alla Palazzina di Marfisa d’Este a nord (Corso della Giovecca). 

     

    La vastissima area a est del Palazzo Schifanoia era invece occupata dal convento di S. Vito, distrutto per fare appunto spazio alla caserma in tempi relativamente recenti, mentre l’area retrostante il Civico Lapidario era parte del complesso agostiniano di S. Andrea, pur esso andato perduto (ne rimangono solo alcune rovine della chiesa in via Camposabbionario).

    Pianta ad alzato della città di Ferrara…, 1782 – Dettaglio dell’area lungo via Scandiana: Palazzo Schifanoia (192), monastero di S.
    Vito (102), chiesa di S. Libera (43) e veduta parziale del monastero di S. Andrea (7).

    Il Palazzo Schifanoia è stato restaurato grazie ai fondi post-sisma, permettendo un recupero dell’intero edificio e un allestimento completamente nuovo del museo, con grande miglioria di spazi, illuminazione e funzionalità. Il Palazzo non è più “soltanto” il contenitore del celeberrimo Salone dei Mesi, che richiama visitatori da tutto il mondo, ma si è trasformato in un museo ricco e moderno, capace di competere a livello di bellezza e attrattività con i maggiori musei italiani ed europei.
    Tuttavia, proprio perché centro principale dei Musei Civici di Arte Antica e quale secondo monumento più visitato della città dopo il Castello Estense, il Palazzo Schifanoia necessiterebbe di tutta una serie di servizi e funzioni collaterali a livello culturale e turistico al momento mancanti, o molto carenti, che richiederebbero spazi appositi. L’utilizzo degli edifici e delle aree dell’ex- caserma sarebbero essenziali e strategici per andare a coprire queste carenze.

    No Feris Schifanoia
    Veduta zenitale tramite google maps di Palazzo Schifanoia e dell’area dell’ex-caserma interessata dal progetto, da via Cisterna del
    Follo a via Scandiana, delimitata ad est da via C. Caneva e dai rampari delle mura.

    Si procede qui ad un elenco, che non ha alcuna pretesa di essere definitivo, dei servizi che sarebbero
    necessari:
    1 – Aula didattica
    Un’aula per attività didattiche con scolaresche di ogni ordine e grado.
    Ormai tutti i musei molto frequentati sentono la necessità di spazi dedicati per laboratori indirizzati ai più piccoli e ai giovani di tutte le varie fasce d’età, che servono a presentare attività collaterali e complementari alla visita del museo.
    Al momento alcune attività, quando organizzate, si svolgono direttamente dentro al Salone dei Mesi o, per quanto riguarda la Palazzina di Marfisa d’Este, sotto la loggia affrescata, confliggendo a volte con la fruibilità museale da parte degli altri visitatori. Avere spazi idonei e serviti permetterebbe sicuramente di migliorare l’esperienza di visita per tutti e di organizzare con più assiduità le attività collaterali.
    2 – Sala conferenze – Auditorium della Cultura
    Una sala conferenze che sia capiente e moderna, con attrezzature adeguate.
    Una delle gravi carenze che si registrano è quella di uno spazio idoneo per convegni e conferenze, in cui si possano svolgere le attività culturali degne di una città come Ferrara. Al momento per le attività afferenti ai Musei Civici si usa il salone di Palazzo Bonacossi, che ha acustica pessima e illuminazione scarsa, oltre a una capienza non sufficiente per le conferenze più partecipate. Un esempio fra i tanti che può essere portato è l’ultima Settimana di Alti Studi organizzata dall’Istituto di Studi Rinascimentali lo scorso novembre: in vari momenti del convegno non c’erano abbastanza posti a sedere per l’uditorio, i problemi acustici della sala hanno richiesto continui aggiustamenti agli oratori, che venivano per questo spesso interrotti, e la visibilità delle immagini proiettate richiedeva luci basse nel salone, rendendo difficile ai partecipanti prendere appunti.
    Peggio ancora quando viene usato il Salone dei Mesi per le conferenze ritenute di maggior prestigio, che spesso vanno a confliggere con le possibilità di visita e fruizione del museo di Palazzo Schifanoia, se non organizzate di sera o nel giorno di chiusura settimanale. E in ogni caso anche il Salone dei Mesi ha dei limiti contingentati di capienza e dei problemi relativi all’allestimento degli impianti, che non ne fanno certo la sede ideale per queste attività.
    Sarebbe troppo sognare per Ferrara un Auditorium della Cultura degno di questo nome? Potrebbe essere utilizzato non solamente per le attività culturali dei Musei Civici e del Comune, ma anche per convegni dell’Università o degli altri poli museali cittadini, per non parlare di conventions o festival internazionali. E ancora, sarebbe utile avere una sala convegni che possa essere a disposizione delle associazioni e dei cittadini per le varie attività che si vorranno di volta in volta presentare: gli spazi di questo tipo scarseggiano in città e una sala attrezzata sarebbe sicuramente molto richiesta e molto sfruttata.
    3 – Area mostre temporanee – “Dépendance” museale
    L’allestimento di Schifanoia, per com’è pensato attualmente, è molto suggestivo ed articolato, ma non permette grande flessibilità sul tipo di esposizione delle opere. Il percorso intreccia abilmente alla storia del palazzo un percorso cronologico attraverso la storia dell’arte ferrarese e un altro sulla storia delle collezioni dei Musei Civici. Gli spazi che rimangono meno allestiti, sopra i soppalchi dell’ala trecentesca, sono lasciati appositamente in tal modo poiché non accessibili a visitatori in carrozzella.
    Di fatto mancano (o sarebbero difficilmente ricavabili) spazi per piccole mostre-dossier che permettano scambi e dialoghi con le opere del museo; non ci sono nemmeno spazi che permettano l’esposizione a rotazione delle numerosissime opere che rimangono nascoste nei depositi (e sulla questione dei depositi torneremo fra poco).
    Avendo a disposizione un’area vasta come l’ex-caserma, si potrebbe allora pensare più in grande e creare una sorta di “dépendance” del museo che svolga questa funzione: accogliere opere d’arte per mostre temporanee relative ai Musei Civici e mettere in esposizione a rotazione le opere dei depositi, valorizzandole con occasioni di studio e di restauro.
    Un esempio di una mostra di questo genere si trova al momento nel Castello Estense: l’opera dell’artista polacca Malgorzata Mirga-Tas, ispirata al Salone dei Mesi di Schifanoia, occupa attualmente il Salone degli Stemmi, ma i grandi pannelli confliggono con la fruizione dell’ambiente decorato e allo stesso tempo risultano essi stessi sacrificati, sia nella visibilità, sia nella completezza, in quanto per mancanza di spazio ne hanno potuti portare solo una parte. Un’area espositiva adeguata vicino a Schifanoia avrebbe reso molto più congruente l’allestimento di questa mostra, che oggettivamente trova poco a che spartire con la sua collocazione attuale in Castello e
    non viene nemmeno adeguatamente valorizzata.
    4 – Depositi delle collezioni civiche
    Al tema della dépendance museale si ricollega anche la questione delle opere non esposte, per cui sarebbe necessaria una zona dedicata ai restauri (l’ideale sarebbe con i “restauri a vista” per il pubblico, come ormai fanno spesso i grandi musei) e una completa e definitiva riorganizzazione dei depositi comunali sparsi per la città. Si ricordi infatti che la gran parte delle opere afferenti alle collezioni dei Musei Civici (manufatti di più vario tipo e di varie epoche) rimane non visibile, non valorizzato e a volte addirittura negletto per mancanza di spazi adeguati. L’utilizzo dell’ex-caserma sarebbe l’occasione perfetta per dare finalmente una sistemazione degna e unitaria a questi depositi, che potranno essere definitivamente organizzati in un luogo vicino ai complessi museali di competenza, liberando altri spazi in zone di minor pregio da poter riconvertire altrimenti.

    5 – Sala multimediale
    Un altro elemento che è divenuto ormai imprescindibile nel mondo contemporaneo per la fruizione museale è l’utilizzo di apparati multimediali a integrazione dell’esperienza di visita.
    Creare nella summenzionata dépendance museale anche un’area apposita per la proiezione di video e una per l’utilizzo di schermi per approfondimenti individuali permetterebbe di recuperare un paio di piccole sale del percorso interno all’ala trecentesca di Palazzo Schifanoia, dove al momento si è tentato di allestire questi apparati, in cui però gli spazi non sono adeguati quando vi è un flusso consistente di visitatori.
    Si potrebbe addirittura pensare ad una ricostruzione virtuale dell’intero Salone dei Mesi, che da più parti è stata in passato auspicata; alcuni anni fa erano anche stati fatti rilievi sulle pareti danneggiate per cercare di far emergere le tracce delle antiche pitture, ma di questi studi non mi risulta siano stati dati esiti pubblici.
    6 – Altri musei e istituzioni culturali
    Il riutilizzo degli ambienti dell’ex-caserma potrebbe inoltre dare una sistemazione definitiva ad altri musei e istituzioni culturali della città che al momento non sono fruibili, o solo parzialmente.
    Innanzitutto l’Istituto di Studi Rinascimentali, che, da quando è stato spostato dal convento di S. Paolo, è stato nel tempo sempre più depauperato di risorse. La sua biblioteca giace chiusa e di fatto poco accessibile agli studiosi in una stanza del Palazzo Bonacossi. Ridare una degna collocazione e nuova vita a questo importante Istituto permetterebbe di reimmettere nuove energie negli studi sul Rinascimento ferrarese, attraverso la collaborazione con i musei, l’Università e le correlative realtà internazionali. C’è infatti ancora molto da fare in questo senso e portare nuova linfa agli studi permetterebbe una ricaduta diretta anche sulla valorizzazione della città e del territorio, che
    nonostante la sua importanza fatica ad affermarsi come destinazione primaria nel panorama del Rinascimento italiano.
    Si potrebbe inoltre pensare di ricollocare nell’area anche la Fondazione Bassani, attualmente ospitata nelle stanze al pianterreno di Casa Ariosto, che rimangono chiuse per la maggior parte del tempo, in quanto aperte solo con le attività organizzate dalla Fondazione. Si tratterebbe quindi di trovare una nuova e degna sede a poca distanza dalla casa di Bassani in via Cisterna del Follo, lasciando la Casa Ariosto completamente al poeta dell’Orlando Furioso, anche in vista di un futuro riallestimento auspicabile per le grandi celebrazioni del cinquecentenario della
    morte che avverranno nel 2033.
    Un altro nodo delicato è quello del destino del Museo del Risorgimento e della Resistenza, “sfrattato” dal complesso dei Diamanti e attualmente chiuso, con prospettive di riapertura molto fumose e dilatate nel tempo. La sua collocazione vicino al complesso dei Musei Civici di Arte Antica potrebbe avere un senso nell’ottica di creare un vero e proprio “quartiere dei musei”, che di fatto è già la vocazione di quell’area della città, poiché in maniera più estensiva include anche la Casa Romei e il Museo Archeologico Nazionale, oltre alle emergenze monumentali delle mura, della chiesa di S. Maria in Vado o dei monasteri quali S. Antonio in Polesine e Corpus Domini (e, se venisse recuperato, anche l’Oratorio dell’Annunziata, sparito malauguratamente da molto tempo dall’orizzonte culturale e turistico della città).
    Si potrebbe aggiungere a questo punto anche il Padiglione di Arte Contemporanea (PAC), poiché la sua sede storica sul retro di Palazzo Massari è stata recentemente destinata a diventare il cosiddetto “Spazio Antonioni” e non è ben chiaro se sia stato individuato un luogo alternativo dove tenere le esposizioni temporanee che lo animavano.
    A tutto quanto detto sopra, si deve aggiungere che mancano inoltre tutta una serie di servizi turistici essenziali, che sono esigenze sentite da coloro che vivono quotidianamente i musei e lavorano con i visitatori in città. Innanzitutto toilettes, che siano in numero congruo per poter servire anche gruppi. Con i recenti lavori di restauro di Palazzo Schifanoia sono state finalmente create delle toilettes fruibili senza entrare nel museo (e altre lungo il percorso interno), ma sono 3 in tutto (maschi, femmine e handicap) e quando arrivano gruppi o nei momenti di maggior affluenza di visitatori sono del tutto insufficienti e si creano lunghe file.
    Inoltre nelle vicinanze del palazzo scarseggiano i ristoranti e i punti di ristorazione: un’area dedicata a self-service/gastronomia, che possa accogliere grandi numeri di visitatori, con una gestione svelta e a prezzi accessibili sarebbe assolutamente necessaria. La caffetteria del “giardino dell’amore” continuerebbe a funzionare godendo della sua posizione ineguagliabile, ma almeno i visitatori che si spostano in gruppo troverebbero posti dove sedere al coperto e avrebbero modo di trovare una cucina aperta a tutte le ore (i ristoranti normalmente chiudono la cucina alle ore 14,00 ma spesso è troppo presto). Si possono così mantenere i turisti nel quartiere per visite a più monumenti, senza costringerli a spostarsi verso il centro per il pranzo, interrompendo necessariamente l’esplorazione di quella parte della città. All’area ristorazione andrebbe accostata un’area per il pranzo al sacco, che potrà godere di uno spazio all’aperto (idealmente su un parco/zona verde) e di uno al chiuso per le giornate di maltempo. La mancanza di spazi adeguati per pranzo al sacco in città è drammatica e le numerose scolaresche che arrivano a Ferrara si trovano in serissima difficoltà, soprattutto nelle giornate di pioggia, e questo davvero non è degno di una città che pretende di avere una vocazione turistica. Infine sarebbero necessari dei parcheggi auto, sia di servizio al museo, sia per i residenti. Per quanto riguarda il museo è infatti da segnalare che i turisti che giungono da fuori in auto hanno grandissima difficoltà a districarsi nella viabilità con la situazione attuale, fra aree riservate al
    parcheggio dei residenti, sensi unici e le strette stradine medioevali; per quanto si cerchi di incentivare l’arrivo a piedi, in bici o con bus, ci sono comunque persone non in grado di camminare bene o a lungo che dovrebbero poter accedere al museo più facilmente. La situazione attuale è altamente disincentivante per la visita di persone con handicap, ma anche per visitatori che non abbiano queste difficoltà un parcheggio nelle vicinanze dell’area musei sarebbe necessaria. E ovviamente anche per i residenti avere un’area di parcheggio riservata, magari anche al coperto, sarebbe una miglioria notevole, permettendo fra l’altro di togliere finalmente le auto dalla facciata
    del Palazzo Schifanoia, che ne rovinano completamente la veduta. In tutto questo progetto di utilizzo degli spazi cementificati dell’ex-caserma, sarebbe inoltre bellissimo poter pensare a ricostituire una zona verde di collegamento fra il retro di Palazzo Schifanoia e via Cisterna del Follo, nell’area che fu dell’antico giardino: un passaggio dedicato ai pedoni che riprenda il collegamento storico fra gli edifici pertinenti ai Musei Civici, e che agevoli perciò il percorso turistico da Schifanoia a Palazzo Bonacossi e alla casa che fu di Giorgio Bassani (e ancor più bello sarebbe poter da lì accedere al giardino di Palazzina Marfisa dal sentiero accanto ai campi da tennis, che riunirebbe idealmente l’antica delizia ed evocherebbe allo stesso tempo i luoghi bassaniani descritti ne “Il giardino dei Finzi-Contini”).
    Questa è solo una prima ricognizione dei modi in cui l’area potrebbe essere utilizzata e di tutti quei servizi turistici e culturali che sarebbero necessari alla città e al quartiere: l’occasione della rigenerazione urbana della ex-caserma diventa fondamentale per la visione del futuro di Palazzo Schifanoia e dei Musei Civici di Arte Antica. Trattandosi di un quartiere residenziale, non ha bisogno di una “food court” (traducibile in italiano in una molto meno accattivante “piazza mangereccia”) in cui spostare la movida serale degli aperitivi, ma di spazi che lo facciano vivere di giorno grazie ai turisti e ai cittadini. I palazzoni che si vogliono costruire come studentato privato non hanno alcuna necessità di insistere proprio in quella zona, che andrebbero anzi a deturpare con le loro moli incombenti, sfigurando
    urbanisticamente sia il Palazzo Schifanoia, sia le mura lungo viale Alfonso d’Este.
    Lo studentato si potrebbe infatti benissimo costruire nell’area che recentemente è stata destinata a un nuovo palasport retrostante via Foro Boario: sarebbe oltretutto molto comodo per gli studenti che arrivano alla Stazione FF.SS., in quanto potrebbero spostarsi tramite i treni locali alla piccola Stazione Porta Reno lì accanto. Si potrebbe pensare a un grande studentato che sia accompagnato da centri sportivi, ovvero un sistema di palestre e campi da gioco (che sembrano non essere sufficienti in città per le numerose società sportive presenti), piuttosto che a un ulteriore palasport per eventi, essendocene già uno esistente e pure meglio posizionato fuori dalle aree urbane più trafficate. Il tutto potrebbe idealmente essere inserito nel contesto di un parco verde, che si andrebbe ad innestare in quello retrostante il centro La Piramide, con i suoi negozi e servizi. I fondi del PNRR sarebbero una grande occasione per dare un nuovo respiro ai luoghi dismessi della città, mettendoli a servizio dei cittadini, e recuperare dunque anche l’area dell’ex-caserma alla collettività, piuttosto che cederla in mani private, lasciando il campo di fatto a una speculazione edilizia senza precedenti in un’area storica della città bellissima e delicatissima, scempiando in un sol colpo tutte le motivazioni che hanno portato Ferrara ad essere riconosciuta quale Patrimonio Universale
    dell’UNESCO.

    Dott.ssa Emanuela Mari – guida turistica abilitata di Ferrara dal 1995

    Link utili:
    Per S. Vito si consulti questo link: https://www.artecultura.fe.it/1567/le-chiese-di-ieri#
    Per S. Andrea: https://www.artecultura.fe.it/1566/chiese-di-ferrara-nella-cerchia-antica
    Descrizione di Ferrara sito UNESCO: https://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Detail/112
    Motivazione dell’iscrizione di Ferrara nella lista del Patrimonio Universale dell’Umanità (dal sito
    ufficiale in lingua inglese): https://whc.unesco.org/en/list/733

    Il Feris, la Caserma e l’Università: di uno spazio pubblico vi è bisogno; può esserlo la Cavallerizza.

    Premetto che considero il progetto Fernis pericoloso per la città; concordo con l’impianto organizzato da chi vi si oppone, mi riconosco in moltissime delle argomentazioni presentate: non le ripeto.

    Mi preme sottolineare un problema che non mi pare emerso in tutta la sua interezza. Il tema della Caserma di Cisterna del Follo è stato visto e indicato; appare sorprendente e inspiegabile che la Università non ribadisca, dopo i lavori della Commissione Ceccarelli, la gestione diretta dello studentato, degli spazi didattici e dei servizi collegati. Provo a soffermarmi sull’opposto edificio della Cavallerizza.

    Non è inutile ricordare che il quartiere, compreso grosso modo fra corso Giovecca e via XX settembre, chiuso dal circuito delle mura e da via scienze, si caratterizza per la presenza della Università, di istituti scolastici, di musei, biblioteche, chiese e conventi. Presenze che lo caratterizzano e che vanno mantenute, riconosciute e valorizzate.

    Manca in questo contesto uno spazio pubblico che possa essere punto di incontro, fruito non solo dalla popolazione del quartiere ma da quanti, visitatori, turisti, studenti, lo frequentano proprio per queste caratteristiche. Ricordo che l’aula didattica di palazzo Schifanoia è stata smantellata e che i rari spazi esistenti sono utilizzati esclusivamente ad usi interni da parte degli enti che li possiedono.

    Di uno spazio pubblico vi è bisogno; può esserlo la Cavallerizza. Sistemata come sala polivalente: adeguatamente attrezzata può essere utilizzata come luogo di riferimento, per conferenze, dibattiti, proiezioni, piccole mostre, iniziative promozionali legate ad eventi di varia natura, illustrazione di attività artigiane, vita di quartiere, momenti di conoscenza del passato e progetti per il futuro.

    Esiste, naturalmente, il problema della gestione. A mio parere non può essere affidata né al museo di Schifanoia né all’Università. Il naturale referente è il Comune il quale può, deve, utilizzare un comitato di gestione che veda rappresentati gli attori che insistono nel territorio: dai rappresentanti dei musei, delle scuole e della unità pastorale, ai commercianti, alla Università.

    Conseguente è da prevedersi una dotazione finanziaria che consenta l’attività.

    Ranieri Varese – Storico dell’arte

     

    Il dopo di noi nel territorio ferrarese ( legge 112/2016).

    L’iniziativa, di sintesi, della normativa in questione si pone l’obiettivo di fornire ai genitori di persone con disabilità grave e agli operatori del settore gli strumenti culturali ed organizzativi per la gestione del “DOPO DI NOI” nel “DURANTE NOI”.

    L’idea porta a trovare soluzioni abitative oltre a promuovere l’autodeterminazione e le competenze sociali per gettare le basi per realizzare il progetto di vita e a valorizzare l’autonomia e l’inclusione sociale.

    Occorre dare completa attuazione della convenzione ONU sul diritto delle persone con disabilità (art.19). La nuova legge dello stato italiano si pone l’obiettivo di superare la frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale attraverso una governance coordinata e condivisa sugli interventi e la messa in rete degli erogatori dei servizi. È oltremodo necessaria un’azione culturale di contrasto al pregiudizi sulle disabilità, assicurando che nel didattico vi siano dei momenti di ascolto ed incontro con la disabilità, con il coinvolgimento necessario, delle associazioni che tutelano le persone con disabilità.

    Per non farci trovare impreparati, ai nostri decisori politici, nel rispetto della nostra Costituzione Italiana e dalle indicazioni ONU, diremo che servono più servizi nel territorio. Occorrono strumenti di supporto per garantire la permanenza dei disabili in strutture residenziali che riproducono le condizioni abitative familiari e la pratica ariane delle leggi di riforma già approvate dal settore.

    Sono stati elaborati indirizzi di programmazione dello Stato e delle Regioni compresa l’Emilia Romagna(criteri-modalità di erogazione finanziamenti-pubblicità del finanziamenti-verifica attivita’ ed ipotesi di revoca del finanziamenti).

    Le linee guida per l’attuazione della legge 112/2016 sostengono progetti riferiti al “DOPO DI NOI” di qualità, almeno così immaginano le famiglie per i loro figli che chiedono servizi domiciliari piu’ che megaresidenze, per il sostegno alla genitorialità e alla vita indipendente e per superare l’isolamento.

    Per il “DURANTE NOI E IL DOPO DI NOI” e per la vita Indipendente con disabilità grave, si prevede che le persone abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione. Come praticare la legge specie per le nuove soluzioni alloggiative di persone con disabilità che decidono di fare un proprio percorso autonomo rispetto al nucleo familiare d’origine? Oggi a differenza del passato si sta dando vita ad un nuovo modo di intendere il “DOPO DI NOI” si riconosce che le persone disabili non possono, dall’oggi al domani, essere portate, in una struttura, a volte lontana, dal tessuto sociale dove hanno vissuto, interrompendo il loro percorso di vita fino a quel momento costruito. Oggi la persona, come tutti gli altri, ha diritto a non veder “spezzato il filo” della sua vita.

    Ciascuna persona ha Il diritto di aver un proprio percorso di vita per poter sviluppare, in condizioni di pari opportunità con tutti gli altri, attraverso i giusti sostegni ( i servizi-prestazioni-trasferimenti

    individuati nel progetto personalizzato ) in grado di supportare la sua inclusione. Per attivare concretamente occorre un’operazione sinergica tra scuola, università, enti gestori, rappresentanti del mondo economico e produttivo, enti locali, privati, per creare un sistema integrato professionale tra le diverse realtà del territorio. Per concludere è molto importante segnalare alcune idee legate alla legge 112/2016 ”DOPO DI NOI”, che hanno come obiettivo l’autonomia delle persone con grave disabilità e prive del sostegno familiare.

    Vi sono diversi percorsi per rispondere ai diversi bisogni del disabili.

    A) L’avvio dell’autonomia abitativa che prevede, oltre ad attività diurne, esperienze periodiche di coabitazione. Gestione Cooperative.

    B) Una seconda linea comprende oltre alle attività diurne, un’esperienza di coabitazione continuativa per l’intero periodo del progetto. Gestione Cooperativa.

    C) La terza linea, prevede esclusivamente attività diurne per l’avvio all’autonomia lavorativa magari gestita dalla cooperativa. I progetti coinvolgono persone con disabilità medio-lieve ed ha lo scopo di aiutarle nell’acquisizione di abilità lavorative e nell’avvio di una autonomia abitativa ed educative. Migliorando l’offerta dei servizi. In queste strutture il disabile può sperimentare svariate

    autonomie, mettersi alla prova prima di affrontare il mondo del lavoro, dell’autonomia abitativa, delle relazioni tra parto, permettendo un’elevata integrazione con l’ambiente esterno (dall’utilizzo dei mezzi pubblici agli acquisti nei negozi ).

    I progetti verranno avviati con contributi Statali-Regionali e poi risorse provenienti dai Comuni e delle aziende del territorio in accordo con la Conferenza dei Sindaci.

    Filippo Burgio

    Esiste una città da mangiare

    Esiste una città dove, sotto le mura, crescono piante da frutto, fragole e cespi di lattuga. Dove ognuno dei cittadini può raccogliere gratuitamente il cibo coltivato negli spazi verdi. Questa città è Andernach, sul Medio Reno in Germania, dove, al posto dei fiordalisi, nei parchi urbani crescono pomodori e carote.

    Nato nel 2010, il progetto, ideato da Heike Boomgaarden , si struttura attraverso 8000 mq di aiuole e giardini e promuove l’agricoltura biologica, l’importanza della biodiversità e ha come obiettivo quello di stimolare una riflessione su come il cibo venga prodotto e consumato. Ciò è estremamente importante, considerato il fatto che oggi la metà della popolazione del mondo vive in zone urbane e che, secondo le previsioni, entro il 2050 i due terzi della popolazione mondiale vivrà in città. È necessario interrogarsi, quindi, su strategie che permettano una possibile autosufficienza.

    Ed è possibile, oltre che necessario, riappropriarsi del potere di immaginare, di essere visionari, di vedere i 9 km delle mura di Ferrara convertiti in orti, attraverso un progetto semplice che può rendere la nostra città più sostenibile. “L’agricoltura urbana può essere utile per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche delle città. Le piante migliorano il clima perché riducono il calore durante le stagioni calde e trattengono l’acqua durante le piogge intense, diminuendo il rischio di inondazioni. Gli orti e i parchi offrono anche un rifugio agli uccelli e agli insetti e contribuiscono a preservare la biodiversità” (cfr. “L’orto in città è una buona idea”, Francesco Orsini, Michele d’Ostuni, Frontiers for young minds, su Internazionale kids, 16 gennaio 2023, ).

    L’Edible Cities Network è un progetto finanziato dall’UE che mette in relazione le esperienze di innovazione alimentare urbana e pianificazione urbana sostenibile “per città più verdi, più commestibili e, soprattutto, più vivibili” (cfr.Edible Cities Network). Sul sito è disponibile una “cassetta degli attrezzi” dove cercare strumenti utili ad avviare un progetto oltre che una community per lo scambio e la condivisione di buone idee. Inutile dire che il progetto è solo un esempio tra le tante possibili vie per una “rigenerazione urbana”, questa volta, realmente nature-based .

    Alessio Papa

    Fé.Ris, no al parcheggio sulle Mura: “La zona di San Giorgio è già congestionata dal traffico”

    Il comitato dei residenti contrario anche al superstore di via Caldirolo, mentre sull’area dell’ex caserma si pensa a una “cittadella della socialità e della cultura”. In ogni caso l’obiettivo è “bloccare il progetto”

    È stato pensato in maniera specifica per gli abitanti della zona di San Giorgio l’incontro organizzato dal Forum Ferrara Partecipata in merito al progetto Fe.Ris che si è tenuto nella serata di lunedì 23 gennaio presso il Csv Terre Estensi, già anticipato da un primo appuntamento che si è svolto venerdì 20 al centro ‘Il Melo’, e a cui seguirà un terzo appuntamento, rivolto invece più specificamente agli abitanti dell’area di via Scandiana, che si terrà sempre al Csv, in via Ravenna 52, mercoledì 25 gennaio alle 18.

    All’interno del Forum Ferrara partecipata, il cui scopo, oltre a bloccare Fe.Ris, è favorire la partecipazione dei cittadini alla pianificazione urbanistica della città e far sentire la loro voce su come progettare gli spazi urbani, sono nati diversi comitati di residenti nelle aree interessate dal progetto.

    Come sottolinea Corrado Oddi: “Dal forum sono nati tre comitati di quartiere nelle zone maggiormente interessate, ma la speranza è che ne nascano altri, per favorire la partecipazione. Il forum ha diverse idee su come utilizzare lo spazio della caserma, ma volutamente non sono state tirate fuori, perché si vuole dare la parola alle persone. A Ferrara non ci sono più, ad esempio, spazi gratuiti per riunirsi, tutte le sale sono a pagamento. Lo spazio della caserma potrebbe diventare una ‘cittadella della socialità e della cultura’, ma vogliamo che le proposte vengano dai cittadini”.

    Il forum nasce inoltre allo scopo di approfondire contenuti, idee di programma per il futuro della città, al suo interno ci sono tecnici, docenti universitari, ed è in preparazione un ciclo di seminari in collaborazione con l’Università di Ferrara “su temi specifici – come spiega Oddi -: rigenerazione urbana, mobilità, consumo di suolo, città e salute. Vogliamo contrastare Fe.Ris, ma anche far uscire idee per la Ferrara del futuro: se riuscissimo a fermare Fe.Ris poi il gruppo proseguirebbe comunque le sue attività”.

    “Vogliamo lavorare – prosegue il coordinatore Oddi – perché ci sono tutte le possibilità, da qui a giugno, termine per prendere le decisioni finali, per bloccare il progetto. Nel frattempo vogliamo approfondire i temi legati alle scelte urbanistiche sulla città e sul suo futuro. Pensiamo che sia un’occasione per rimettere in moto tutto questo, i cittadini devono riprendere la parola, la capacità di farsi sentire e di dire quando sono in disaccordo”.

    I passi da realizzare per Fe.Ris prevedevano una discussione in Consiglio comunale a gennaio, che non è avvenuta. Scelta poi considerata alquanto strana dal comitato è che la Giunta abbia deciso di affidare a una ditta esterna gli studi sul progetto. “Curioso – commenta Oddi – perché vanno fatti prima, e l’affidamento alla ditta esterna dimostra lo ‘spolpamento’ delle professionalità del Comune, fatto che si commenta da solo, come anche che abbiano sentito il bisogno di trovare in corso d’opera motivazioni più forti di quelle presentate in precedenza. Quando c’è stato il passaggio in consiglio il voto è stato di 17 a 15, mancava un consigliere e ci sono stati dei cambiamenti, quindi se si votasse oggi quel risultato non sarebbe scontato. Si deve poi ancora pronunciare la provincia. Abbiamo incontrato il presidente Gianni Michele Padovani, e sulla carta ci sono 7 consiglieri contrari e 6 a favore. A Padovani abbiamo chiesto un pronunciamento del Consiglio provinciale non solo sull’aspetto di più stretta competenza della provincia, ma sulla pubblica utilità di tutto il progetto, e la risposta che abbiamo ottenuto è che la loro valutazione sarà d’insieme”.

    “Fe.Ris – è la considerazione fatta da Luigi Rimondi, residente nella zona dagli anni Settanta – è un progetto ‘a scatola chiusa’, comprende tre opere che non si possono dividere l’una dall’altra. L’Amministrazione attuale, ma anche la precedente, non hanno mai chiesto nulla in merito alle opere da realizzare. È da dieci anni che si parla di una bretella per scaricare il traffico da San Giorgio, ma non si è mai fatto nulla, mentre il supermercato e il parcheggio che vogliono costruire andrebbe ad aumentare il traffico su San Giorgio e su via Bologna, già ora intasate. Goethe ha definito Ferrara ‘la città del silenzio’, oggi siamo la città dei supermercati”.oC. Come ha spiegato Lucia Ghiglione, appartenente al comitato di residenti di San Giorgio, “Italia nostra per quanto riguarda la zona di via Volano, dove sorgerebbe il parcheggio, ha promosso un ricorso al tar, vedendo in questo intervento un’azione che rovina un’area tutelata che ha un valore storico riconosciuto come patrimonio dell’umanità Unesco. Esiste già, però, un altro parcheggio sulle mura, non dimentichiamo il baluardo di San Lorenzo, quindi è un ricorso sul filo del rasoio. È stato poi chiesto un contributo per il Pug, quindi cittadini e associazioni, entro il 15 febbraio, possono portare proposte, in particolare sulla viabilità, tema scottante di quest’area. E il forum, con l’aiuto dei tecnici al suo interno, sta raccogliendo le idee dei cittadini che vivono nell’area”

    Fé.Ris, nasce il gruppo CaldiroloLibera: “Oggi si dovrebbero riforestare le aree urbane, non cementificare”

    Gli amministratori contro il progetto: “Ferisce Ferrara con tre impattanti interventi a ridosso delle mura estensi. Palese disequilibrio tra i vantaggi del privato e quelli dei cittadini”

    “Fé.Ris ferisce Ferrara“. Parte da qui, da questo slogan, il percorso del gruppo CaldiroloLibera che, costituito da cittadini residenti nei quartieri vicini a via Caldirolo, ha come obiettivo principale quello di condividere problemi, soluzioni e anche esperienze circa l’accordo di programma approvato dall’amministrazione Fabbri per la realizzazione, da parte di società private, di un “progetto che prevede tre impattanti interventi a ridosso delle mura estensi”.

    Fé.Ris – spiegano gli amministratori del gruppo – consentirà ai privati di “edificare svariate migliaia di metri cubi destinati a un ipermercato all’angolo tra via Caldirolo e via Turchi e a due edifici prospicienti via Scandiana a fianco di palazzo Schifanoia. L’importante aiuto al giro d’affari dei privati in questo progetto verrebbe giustificato dal comune considerando la realizzazione di un parcheggio in via Volano e la ristrutturazione della Caserma di via Cisterna del Follo, dove l’azienda privata realizzerebbe uno studentato privato, residenze private e un numero minimo di parcheggi. Da notare – aggiungono successivamente – che non è prevista nessuna convenzione per calmierare e i costi per gli studenti che usufruiranno dello studentato. In questa operazione c’è un palese disequilibrio tra i vantaggi che ne ricaveranno i privati e quelli che ne ricaveranno i cittadini”.

    CaldiroloLibera sottolinea poi l’importanza di salvaguarda il patrimonio artistico e culturale che sorge nelle vicinanze del futuro ipermercato: “Le mura di Ferrara sono esplicitamente ricordate tra i criteri di iscrizione della città ai siti patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Tra le caratteristiche che le hanno rese paesaggisticamente uniche c’è sempre stata la campagna, fuori e dentro le mura. Anche per il rapporto tra città e campagna, già contemplato nell’Addizione Erculea della fine del 1600 poi ispirazione dell’Addizione Verde, Ferrara è stata definita “la prima città moderna europea”. Per questo, dai passati piani regolatori, sono state protette dalla speculazione edilizia, ampie aree agricole a ridosso delle mura estensi definendole ‘inedificabili‘”.

    “Il grande ipermercato a ridosso del vallo est di fronte a dove sorgeva il baluardo di San Rocco – proseguono – previsto nel progetto Fè.Ris verrebbe costruito proprio in una di quelle aree di campagna a ridosso delle mura estensi. Così, mentre si spendono, più o meno bene, milioni di euro pubblici nel Progetto Mura, per il restauro delle mura, la ristrutturazione della Casa dei Polli, lasciando ai privati mano libera di costruire, con il progetto Fé.ris si va a compromettere quella grande idea di parco urbano-agricolo che caratterizzava il lato nord-est della città”.

    E sottolineano: “Come se non bastasse, il Fè.ris prevede la realizzazione di un grande parcheggio sul terrapieno delle mura, lato sud là dove c’era il deposito di materiali dell’Edilizia Estense. Questo non solo non sarà un parcheggio scambiatore, visto che normalmente vanno collocati in periferia per liberare il centro storico dalle auto, ma costituirà un terminale destinato a portare ancora più traffico e auto sulle mura“.

    Dubbi inoltre sorgono anche sui dati economici forniti dall’amministrazione comunale: “Questi danno i numeri ma i conti non tornano. Per promuovere il progetto Fé.Ris, politici locali e privati coinvolti si sono spesi in vari filmati su youtube e articoli di giornale. Mentre i vantaggi economici dei privati, in questa che non sembra altro che una grande speculazione edilizia, sono palesi, i vantaggi che ricaverebbero i cittadini da un nuovo ipermercato sono perlomeno discutibili. Se la storia che aprendo un nuovo ipermercato la spesa si ridurrebbe del 15/20% fosse vera, allora aprendone contemporaneamente 7 ce la regalerebbero?“.

    CaldiroloLibera si domanda: “Come fa Ferrara ad essere la seconda città più cara della regione pur avendo già ora un ipermercato ogni circa 48mila abitanti rispetto ad una media regionale che vede lo stesso segmento della grande distribuzione con una struttura ogni 83mila abitanti? Insomma, non è vero che aumentando il numero di ipermercati automaticamente il costo della spesa si abbassi. Le leggi del mercato che regolano i prezzi della spesa sono un pochino più complesse“.

    Ma ci sono altri numeri che non tornano, secondo gli amministratori: “Si parla sempre di un ipermercato di 3500 metri quadri, ma l’edificio sarà molto più grande. Sarà enorme, con una superficie utile a destinazione commerciale di 9.450 metri quadri per una altezza di 13 metri più di un palazzo di 4 piani. Di questi “solo” 3.500 metri quadri saranno superficie di vendita di una marca primaria della grande distribuzione e altri 260 metri quadri destinati ad altre attività commerciali. L’area verde che si perderà complessivamente sarà di 15180 metri quadri. Per camuffare tutto questo nuovo cemento hanno previsto di coprire parte del tetto con prato e piante; come se un tetto parzialmente verde potesse paesaggisticamente compensare i bellissimi campi gialli di colza che vedevamo da via Caldirolo“.

    “Non ho nulla contro i supermercati o gli ipermercati. Anzi – chiude uno degli amministratori del gruppo – faccio la mia spesa praticamente solo lì. Ma sono assolutamente contrario all’apertura di un nuovo ipermercato dove previsto nel progetto Fé.Ris. Nel raggio di 2 km, nell’area sud-est fuori mura, ci sono già, cinque, dico cinque grandi super e ipermercati. Cadoro a circa 300 metri da dove dovrebbe sorgere il nuovo iper, Interspar a circa 1.000 metri. Coop Le Mura a circa 1.200 metri. Penny a circa 1.300 metri. Aldi a circa 1.700 metri. L’ipermercato dovrebbe sorgere in un terreno agricolo a ridosso del parco delle mura, all’angolo tra via Caldirolo e via Turchi. L’enorme edificio, 9450 m² e 13 metri di altezza (come un palazzo di quattro piani) comporterà un grande consumo di suolo verde proprio quando i primi segni di una grave crisi climatica sono sotto gli occhi di tutti. Oggi si dovrebbe riforestare le aree urbane, non cementificare“.

    Nel mentre, venerdì 20 gennaio alle ore 21, presso il centro sociale di via del Melo, si terrà un incontro pubblico proprio sul tema.

    Il Forum Ferrara partecipata programma le prossime attività anti FéRis

    Il Forum Ferrara Partecipata organizza nuovi appuntamenti con la città. In primo piano l’informazione sul Fe Ris e sulle ragioni del Forum,  la mobilitazione di protesta per bloccare la realizzazione del progetto di riqualificazione urbanistica di tre aree nevralgiche della città, l’approfondimento sul futuro di Ferrara.

    Forum Ferrara Partecipata

    Molte cittadine e cittadini non conoscono ancora il progetto Fe Ris , un progetto presentato dall’amministrazione comunale come opportunità di rigenerazione urbana per restituire alla città spazi per vivere e per crescere.

    Non conoscono neppure le ragioni per cui  tante associazioni ambientaliste cittadine e singolarmente tante persone si oppongano al progetto, sottolineando come la rigenerazione urbana prevista da Fe ris impatti fortemente sull’urbanistica della città, sullo stile di vita dei cittadini, sull’immagine turistica e culturale di Ferrara, sulla sua sostenibilità ambientale.

    (cfr Le critiche del Forum al FeRis – intervista al Prof. Farinella; https://www.telestense.it/forum-ferrara-partecipata-visto-da-vicino-20221209.htmlhttps://www.telestense.it/tag/forum-ferrara-partecipata-le-ragioni-del-no).

    Nell’incontro del 12 gennaio scorso, confermata la mobilitazione di  quartiere con i Comitati dei residenti di via  Caldirolo, che si incontreranno il 20, di viale Volano, che si incontreranno il 23 e di via Scandiana, che si incontreranno il 25 , il Forum ha annunciato l’impegno non solo a diffondere le ragioni dell’opposizione al progetto,  che va illustrato in dettaglio in tutti i suoi aspetti e conseguenze ai ferraresi, ma a realizzare  manifestazioni pubbliche di protesta in centro città per coinvolgere i cittadini non residenti.In gioco, infatti, come hanno  detto i referenti del Forum, Francesca Cigala e Corrado Oddi, c’è il futuro della città. Un tema che non può passare sotto silenzio di fronte ai tanti cantieri che stanno per aprirsi in città, cantieri legati ai finanziamenti del PNRR e probabilmente al progetto FE RIS. Sul tema il Forum intende organizzare seminari di approfondimento tematico a scadenze fisse che vedranno l’università, ossia docenti e studenti, come anticipato dal prof. Farinella e proposto da alcune studentesse di Architettura.La  partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione delle politiche urbanistiche impegnerà il Forum in questo primo semestre  2023 con  un’assemblea mensile  in cui  saranno illustrati i risultati del lavoro di un gruppo di carattere esecutivo formato dai coordinatori dei tre quartieri, mentre altri aderenti  seguiranno la comunicazione attraverso il volantinaggio, i comunicati stampa, l’aggiornamento del sito già online all’indirizzo  https://ferrarapartecipata.it/forum/.Fra gli ostacoli alla partecipazione civica, il Forum ha messo in evidenza  i costi delle sale in cui riunirsi, che a Ferrara sono tutti, o quasi  a pagamento. Unica eccezione per ora la Contrada di S .Giovanni“Fe Ris e’ un segnale profondo di una mancanza di dibattito sulla città, ha detto il  Prof. Farinella. Un dibattito  che vogliamo promuovere in un momento in cui le città, non solo Ferrara, grazie ai fondi del Pnrr stanno progettando interventi di riorganizzazione urbana nel segno della transizione ecologica, della mobilità sostenibile, di attenzione a nuovi valori culturali della vita sociale, piuttosto che a quelli di un consumismo tradizionale superato dai fatti, come emerso in epoca Covid.A questo proposito il Forum intende coinvolgere le associazioni di categoria, commercio e artigianato per un confronto con il mondo dell’impresa.

    Fra i temi portati all’attenzione:  la necessità di uscire dagli schemi di routine, prendendo in considerazione il punto di vista dei soggetti cosiddetti deboli: disabili, anziani, bambini e un nuovo modo di intendere gli spazi pubblici come spazi non neutri rispetto alla differenza di genere, ossia vissuti in modo diverso da uomini e donne, le quali fino ad oggi sono state in linea di massima tenute lontane dalla progettazione delle città future.

    Fra i temi di riflessione proposti in questa fase da Romeo Farinella, professore di Urbanistica, UNIFE

    1. pratiche rigenerazione urbana e consumo di suolo
    2. rapporto fra natura urbana e spazi pubblici anche da un punto di vista sociale
    3. il tema del Verde
    4. il tema della salute e dell’abitare sano dentro e fuori casa

     

    Il progetto Fe.Ris. è inaccettabile e illegittimo

    Il progetto Fe.Ris. è inaccettabile e illegittimo, una speculazione edilizia di livello indecente, come non si
    vedeva a Ferrara dagli anni Sessanta del Novecento (forse paragonabile per gravità al palazzone di via
    Kennedy, anch’esso autorizzato con la scusa della “pubblica utilità”: aprire una nuova breccia nelle mura
    per entrare meglio con le auto verso via Porta Reno e la piazza!)
    Quello che più preoccupa, almeno me, è che questa Amministrazione sembra obbligata a portare avanti
    questo progetto a tutti i costi, altrimenti si sarebbe già fermata:
    – ha già perso 3 consiglieri per questa vicenda (e non sembra finita)
    – ha contro buona parte della città: le associazioni ambientaliste e culturali (che dai fatti sembrano
    interessarle poco), ma anche buona parte di quelle del mondo economico (che le interessano assai
    di più) e i sindacati
    – si muove in contraddizione con sè stessa, cioè con le Linee Guida del nuovo Piano Urbanistico
    Generale, da poco rese pubbliche: tra i “Progetti Guida” c’è la cintura verde del parco delle Mura,
    con “allargamento del proprio spazio vitale” e creando “connessioni e integrazioni con gli spazi
    agrari periurbani”: esattamente il contrario di quanto prevede il progetto Fe.Ris. O gli assessori
    “competenti” non hanno letto le Linee guida che propongono, oppure sono obbligati a cercare di
    andare avanti comunque.
    Fe.Ris. non parte da Ferrara, ma da interessi economici a livello nazionale. Tutto l’iter lo lascia pensare, a
    partire dall’offerta di questo Consorzio di ditte, evidentemente in accordo con un grosso marchio
    commerciale, alla Cassa Depositi e Prestiti (proprietaria della Caserma), una offerta condizionata al
    verificarsi di uno scenario complessivo che nulla ha a che vedere con il recupero della caserma. Scenario
    totalmente in deroga alla pianificazione esistente e inconciliabile con quella futura: da qui la fretta di far
    approvare tutto velocemente prima del nuovo PUG e a tutti i costi, evidentemente perché i benefici per gli
    interessati (operatori economici e partiti politici) sono di molto superiori ai costi e ai rischi.
    Chi ci rimette è Ferrara, la città, la qualità urbana, i cittadini, quindi tutti noi. In tutta questa messa in scena
    non c’è nulla di interesse pubblico (che dovrebbe per legge essere “prevalente” per agire in deroga).
    Fattore questo di illegittimità della delibera che ci auguriamo venga riconosciuto dal Tribunale
    Amministrativo Regionale al quale, come Italia Nostra, abbiamo fatto ricorso.
    Altro fattore di illegittimità è il consumo di suolo agricolo (con il nuovo ipermercato), vietato dalla legge
    urbanistica regionale. Una curiosità: mi sono sempre chiesto perché nelle presentazioni di Fe.Ris. venisse
    usato il termine “parco urbano” per definire lo spazio verde intorno al nuovo supermercato. Mi dicevo:
    “l’assessore all’ambiente non sa cosa sia un parco urbano: scambia un normale giardino per un parco
    urbano”. No! Mi sono riguardato la legge regionale e i “parchi urbani” rientrano nelle deroghe possibili al
    consumo di suolo, perché il supermercato non poteva rientrare in nessun’altra possibilità di deroga. Allora
    si cerca volutamente e in modo ingannevole di utilizzare un termine palesemente improprio.
    Insomma: siamo di fronte ad un tentativo di presa in giro indecente che non può e non deve passare!