Il Feris, la Caserma e l’Università: di uno spazio pubblico vi è bisogno; può esserlo la Cavallerizza.
Premetto che considero il progetto Fernis pericoloso per la città; concordo con l’impianto organizzato da chi vi si oppone, mi riconosco in moltissime delle argomentazioni presentate: non le ripeto.
Mi preme sottolineare un problema che non mi pare emerso in tutta la sua interezza. Il tema della Caserma di Cisterna del Follo è stato visto e indicato; appare sorprendente e inspiegabile che la Università non ribadisca, dopo i lavori della Commissione Ceccarelli, la gestione diretta dello studentato, degli spazi didattici e dei servizi collegati. Provo a soffermarmi sull’opposto edificio della Cavallerizza.
Non è inutile ricordare che il quartiere, compreso grosso modo fra corso Giovecca e via XX settembre, chiuso dal circuito delle mura e da via scienze, si caratterizza per la presenza della Università, di istituti scolastici, di musei, biblioteche, chiese e conventi. Presenze che lo caratterizzano e che vanno mantenute, riconosciute e valorizzate.
Manca in questo contesto uno spazio pubblico che possa essere punto di incontro, fruito non solo dalla popolazione del quartiere ma da quanti, visitatori, turisti, studenti, lo frequentano proprio per queste caratteristiche. Ricordo che l’aula didattica di palazzo Schifanoia è stata smantellata e che i rari spazi esistenti sono utilizzati esclusivamente ad usi interni da parte degli enti che li possiedono.
Di uno spazio pubblico vi è bisogno; può esserlo la Cavallerizza. Sistemata come sala polivalente: adeguatamente attrezzata può essere utilizzata come luogo di riferimento, per conferenze, dibattiti, proiezioni, piccole mostre, iniziative promozionali legate ad eventi di varia natura, illustrazione di attività artigiane, vita di quartiere, momenti di conoscenza del passato e progetti per il futuro.
Esiste, naturalmente, il problema della gestione. A mio parere non può essere affidata né al museo di Schifanoia né all’Università. Il naturale referente è il Comune il quale può, deve, utilizzare un comitato di gestione che veda rappresentati gli attori che insistono nel territorio: dai rappresentanti dei musei, delle scuole e della unità pastorale, ai commercianti, alla Università.
Conseguente è da prevedersi una dotazione finanziaria che consenta l’attività.
Ranieri Varese – Storico dell’arte
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