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Quando: Giovedì 23 ottobre 2025, ore 18:00
Dove: CHIOSTRO DI SANTA MARIA IN VADO, via Borgovado 3

    Autore: Rodolfo Baraldini

    No al progetto Fe.Ris: in via Volano il terzo flash mob

    Terzo flash mob questa mattina, in Via Volano a Ferrara, del Forum Ferrara Partecipata per dire di no al Progetto Fe.Ris: il progetto dell’amministrazione comunale che prevede 3 interventi urbanistici sull’area Est delle città di Ferrara (un nuovo parcheggio in via Volano, un nuovo centro commerciale in Via Caldirolo e la ristrutturazione della Caserma di Via Cisterna del Follo da affidare ad un’azienda privata per realizzare uno studentato privato).

    “Si tratta di tre interventi di forte impatto, e a ridosso delle mura cittadine” – dice il Forum Ferrara Partecipata in prima linea contro il progetto.

    Intanto in questi giorni è uscito un nuovo documento programmatico che Arco Costruzioni, la ditta che realizzerà il progetto, ha proposto in questi giorni alla città.

    Ma arriva pronta la replica del Forum.

    Il Forum Ferrara partecipata scrive a Sgarbi: “Ferrara da città d’arte a simbolo della speculazione edilizia”.

    I cittadini chiedono al sottosegretario di intervenire sul progetto Fe-Ris e chiedono a Fabbri di indire un’assemblea pubblica per chiarire i progetti dei privati

    Mentre Vittorio Sgarbi ha appena inaugurato la mostra “Rinascimento a Ferrara” a Palazzo dei Diamanti, il Forum Ferrara Partecipata gli scrive una lettera aperta a proposito “di un controverso progetto urbanistico del Comune che contraddice i fasti rinascimentali della città”.

    “Dopo il suo intervento per la tutela del Palazzo dei Diamanti e a fronte di altre importanti prese di posizione a favore del rispetto e della conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico – afferma il Forum -, ci stupisce, onorevole, che non abbia preso posizione sul progetto urbanistico Fé.ris”.

    Secondo il Forum questa collaborazione con il privato “non tutela l’interesse pubblico, oltre a prevedere la costruzione di un grande centro commerciale (9450 metri quadri) e di un enorme parcheggio (8545 metri quadri) a ridosso delle Mura, contempla l’edificazione di un nuovo palazzone con facciata in vetro e acciaio a lato dei giardini di palazzo Schifanoia”.

    Sarebbero molte, quindi, “le ragioni per cui il progetto Fé.ris dovrebbe essere bloccato: ma la proposta di simili manufatti in un quartiere dove si dovrebbero conservare e valorizzare alcuni tratti rinascimentali della città è – per usare un eufemismo – inguardabile”.

    Il Forum fa presente che nel “contratto con la città” dell’attuale sindaco, l’ex-caserma Pozzuolo del Friuli doveva diventare “un centro congressi e il Museo Innovazione Artistica, il tutto collegato a un rinnovato sistema museale e congressuale urbano”, non il centro della movida universitaria con una piazza, 400 alloggi per studenti ed un “food court” con bar ristoranti e centri benessere. “Perché al posto dei nuovi palazzi e della piazza – chiedono i cittadini – non si è pensato a ripristinare i giardini di palazzo Schifanoia e a creare nuove aree verdi, memoria degli orti dell’antico convento di san Vito? Davvero non si vuole pronunciare sull’ennesimo tentativo di far diventare Ferrara da città d’arte e di cultura a città simbolo della speculazione edilizia?”.

    Il Forum Ferrara Partecipata cambia indirzzo e si rivolge al sindaco Alan Fabbri per chiedergli “perché è l’impresa edile a divulgare a mezzo stampa alcune modifiche da apportare al progetto urbanistico Fe.ris, che è stato approvato in via preliminare dal consiglio comunale l’estate scorsa. Non è questo un compito dell’Amministrazione comunale?”.

    Altra domanda: “Da dove viene, poi, l’esigenza così impellente di apportare modifiche ad un progetto tanto magnificato dall’inizio? Se è stata la pressione della opinione pubblica attraverso le informazioni e le azioni del Forum Ferrara Partecipata, perché si insinua il velenoso «siamo sicuri che costoro agiscano nell’interesse pubblico», peraltro proveniente da soggetti che operano per il loro interesse privato e per realizzare profitti?”.

    Il Forum chiede quindi che “venga resa finalmente pubblica tutta la documentazione del progetto: Fe.ris non è un oggetto di marketing, è politica urbanistica, atti amministrativi, procedure, tempi certi, trasparenza, dibattito democratico, visione della città”.

    Il Forum fa presente che “se si vuole davvero aprire un dibattito pubblico, trasparente e civile sul principio di utilità pubblica”, allora “occorre assumere un’ottica di promozione di una discussione partecipata, coinvolgendo i cittadini”.

    In questo quadro, in primo luogo, “pensiamo vada abbandonato il progetto del centro commerciale in via Caldirolo, va verificata in via Cisterna del Follo la necessità di uno studentato, ma a prezzi calmierati in modo tale da ridurre la speculazione che colpisce le famiglie degli studenti fuori sede e messa interamente a verde l’area di viale Volano”.

    Alla luce di tutto ciò il Forum chiede a Fabbri di organizzare in tempi brevi un’assemblea pubblica “per spiegare con chiarezza e completezza le intenzioni della sua amministrazione a proposito dei contenuti reali del progetto Fe.ris”.

    Feris 2: il Forum Ferrara partecipata chiede di dialogare con l’Amministrazione

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa del Forum Ferrara partecipata in  risposta a quello di Arco.

    COMUNICATO STAMPA
    Il Forum Ferrara Partecipata chiede perché sia l’impresa edile a divulgare a mezzo
    stampa alcune modifiche da apportare al progetto urbanistico Fe.ris, che è stato
    approvato in via preliminare dal consiglio comunale l’estate scorsa. Non è questo un
    compito dell’Amministrazione comunale?
    Da dove viene, poi, l’esigenza così impellente di apportare modifiche ad un progetto
    tanto magnificato dall’inizio? Se è stata la pressione della opinione pubblica
    attraverso le informazioni e le azioni del Forum Ferrara Partecipata, perché si
    insinua il velenoso “siamo sicuri che costoro agiscano nell’interesse pubblico”,
    peraltro proveniente da soggetti che operano per il loro interesse privato e per
    realizzare profitti? Se si pretende onestà intellettuale, allora venga resa finalmente
    pubblica tutta la documentazione del progetto: Fe.ris non è un oggetto di marketing,
    è politica urbanistica, atti amministrativi, procedure, tempi certi, trasparenza,
    dibattito democratico, visione della città.
    Il Forum non intende commentare le affermazioni dell’impresa: se un soggetto sente
    il bisogno di una campagna di marketing per rilanciare le proprie idee, come se
    fossero un prodotto già rifiutato dal mercato e bisognoso di restyling, sono fatti suoi.
    Se si vuole davvero aprire un dibattito pubblico, trasparente e civile sul principio di
    “utilità pubblica”, allora intanto occorre assumere un’ottica di promozione di una
    discussione partecipata, coinvolgendo i cittadini. In questo quadro, in primo luogo,
    pensiamo vada abbandonato il progetto del centro commerciale in via Caldirolo, va
    verificata in via Cisterna del Follo la necessità di uno studentato, ma a prezzi
    calmierati in modo tale da ridurre la speculazione che colpisce le famiglie degli
    studenti fuori sede e messa interamente a verde l’area di viale Volano
    Chiediamo al Sindaco di organizzare in tempi brevi ad una assemblea pubblica per
    spiegare con chiarezza e completezza le intenzioni della sua amministrazione a
    proposito dei contenuti reali del progetto Fe.ris.
    FORUM FERRARA PARTECIPATA

    Il nuovo look di Feris: ritocco o vero cambiamento?

    Il  primo risultato concreto della mobilitazione civica con cui alcune centinaia di cittadini ferraresi, in particolare i residenti nei quartieri interessati dal Feris, hanno tentato in questi mesi di far conoscere, seppure a distanza, all’’Amministrazione comunale le ragioni della loro opposizione al progetto  di rigenerazione urbana presentato alla città il 30 giugno scorso e approvato in consiglio comunale in luglio, è il nuovo documento programmatico che Arco costruzioni , autrice del progetto, ha proposto in questi giorni alla città.

    L’agenzia che ha redatto il comunicato stampa inviato alle redazione parla di un  ” nuovo look”,  che Feris avrebbe assunto dopo essere stato rivisto e modificato dal progettista responsabile di  Arco  ( impresa cooperativa ravennate,  autrice del progetto) dopo essersi consultato con l’Amministrazione e avere ascoltato le istanze dei cittadini.

    Tutto risolto dunque? o si tratta , come suggerisce il titolo, di un ritocco d’immagine, che non altera  la natura privatistica di un progetto che presenta molti aspetti ambigui sotto il profilo dell’interesse generale della comunità ferrarese?

    Le modifiche di Feris 2 riguardano non più soltanto le tre aree cittadine che Feris 1 intendeva  riqualificare con il recupero dell’ex caserma di via Scandiana e della Cavallerizza – destinati a studentato e residenze private, più food court – , la costruzione di un  parcheggio in via Volano e un  parco con supermercato in  via Caldirolo a ridosso delle mura estensi, ma si allarga su 5 aree.

    Il nuovo Feris coinvolge, infatti, altre due aree: un terreno   adiacente a via Caldirolo  da adibire a palestra  a cielo aperto, un terreno in via Bologna, nell’area ex Amga, che  il Comune si è già impegnato a bonificare con circa un milione di fondi  del PNRR  per renderlo disponibile per nuove attività economiche, ma, che, stando al comunicato  sembrerebbe , invece, già nella disponibilità di Arco costruzioni, che vorrebbe adibirlo ad area di negozi di prossimità.

    (Da notare che questa zona fuori Porta Paola è molto povera di residenze private e poco popolata di famiglie e più in generale di privati cittadini.)

    In Feris 2 sembrano  accolte le critiche relative alla presenza di residenze private dentro la ex Caserma, che scompaiono, mentre resta lo studentato, però  da 700 posti letto, quindi unamaxi offerta di alloggi per studenti fuori sede  Unife,  di cui non si dice se saranno ad affitto calmierato o no.

    Fanno, invece, la loro comparsa alcuni servizi food e welness a disposizione sia di studenti che di cittadini.

    Nella cavallerizza la food court del Feris 1 lascerebbe   il posto ad una sala congressi, soluzione decisamente  più in linea con la destinazione universitaria a  cui l’intervento di rigenerazione nel suo complesso si dice  finalizzato.

    Fra le stranezze di questa fase del confronto su Feris , al di là del valore delle modifiche, c’è il fatto che non è l’amministrazione a dialogare  con il Forum Ferrara città partecipata,  ma l’azienda di costruzioni, che   sembra ignorare  che l’unico interlocutore con cui la popolazione si ritiene qualificata a  dialogare su temi inerenti interventi di pubblica utilità e soprattutto di  portata così rilevante,  è proprio l’Amministrazione

    Tuttavia se sulla forma e sul tono del comunicato ci sarebbe molto altro da dire, soprattutto sul tentativo di  far passare i cittadini , prima,  come  interlocutori  privilegiati di una potente e lungimirante lobby del mondo  cooperativo delle costruzioni, poi , con tono insinuante, come  personaggi faziosi in vena di mettere i bastoni fra le ruote al progresso urbanistico ed economico della città , ciò che interessa valutare  è  se davvero il nuovo look apporta un vero cambiamento al progetto originario e di che peso e genere.

    In attesa di un comunicato ufficiale del Forum, è, intanto, il caso di sottolineare che se Feris due   riconosce  che le critiche espresse fin dal luglio scorso dal Forum   non erano fuori luogo, e questo è già molto importante, tuttavia il progetto resta ancora ben lontano dalla logica di una rigenerazione che sappia valorizzare  la bellezza e la storia della città estense e  insieme sappia proiettarne le sorti in un futuro sostenibile e ricco di opportunità proprio per i  giovani che ne frequentano l’università.

    I  20 o 30 anni di cui parla Feris 2,  se vengono  paragonati alla durata delle molteplici addizioni e rigenerazioni di cui Ferrara è stata protagonista nel suo antico e recente passato, fanno pensare  ad una operazione di piccolo cabotaggio,  sensibile alle esigenze del mercato delle ristrutturazioni urbane, ma del tutto estranea ad una visione complessiva del futuro di una città come Ferrara.  Una città povera di giovani e  ricca, invece,  di anziani attivi e operosi nel volontariato culturale e sociale;  una città povera di opportunità lavorative, ma ricca di musei e a forte vocazione culturale e di turismo culturale, come è nella sua identità di sito dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

    Dalia Bighinati

    Lettera aperta a Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura

    Lettera aperta a Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura
    – Forum Ferrara Partecipata,

    Patrimonio urbano : Mentre si apre la mostra «Rinascimento a Ferrara», la città è assediata nel suo centro storico dalla speculazione edilizia del progetto Fé.ris

    Abbiamo appreso con piacere che la mostra Rinascimento a Ferrara da lei curata ha ottenuto l’importante riconoscimento della medaglia del Quirinale.

    Il patrimonio artistico e culturale della nostra città è indiscutibile, anche se purtroppo non sufficientemente riconosciuto e difeso da chi pensa che «con la cultura non si mangia». Nel 1960 Bruno Zevi scriveva: «le mura difendono ancora Ferrara, non dai nemici esterni, ma da un’espansione edilizia vorace e pronta a distruggere il piano di Biagio Rossetti». Nel dopoguerra una parte della città cercava di tutelare e valorizzare l’immagine di una città rinascimentale, di un luogo unico con la campagna dentro e attorno alle mura, una città d’arte con una storia da conservare. Un’altra parte, invece, ha permesso, ad esempio, lo «sventramento» e ricostruzione del quartiere medievale di San Romano, con la demolizione della facciata residua del Palazzo della Ragione, lo slargo di Corso porta Reno fino al varco nelle mura, il rifacimento dello spazio fuori porta, con l’attuale via Kennedy, uno squallido blocco di residenze, negozi e uffici e un enorme parcheggio a fianco; operazioni che non si sarebbero dovute fare. E come queste, tante altre scelte scellerate sono state supportate dalle amministrazioni che si sono succedute, a fianco di operazioni benemerite di tutela del centro storico, del verde periurbano e della conservazione e valorizzazione delle mura.

    Dopo l’intervento per la tutela del Palazzo dei Diamanti e a fronte di importanti prese di posizione a favore del rispetto e della conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico, ci stupisce, onorevole, che non abbia preso posizione sul progetto Fé.ris.
    Questa collaborazione con il privato che non tutela l’interesse pubblico, oltre a prevedere la costruzione di un grande centro commerciale (9450 metri quadri) e di un enorme parcheggio (8545 metri quadri) a ridosso delle Mura, contempla l’edificazione di un nuovo palazzone con facciata in vetro e acciaio a lato dei giardini di palazzo Schifanoia. Sono molte le ragioni per cui il progetto Fé.ris dovrebbe essere bloccato: ma la proposta di simili manufatti in un quartiere dove si dovrebbero conservare e valorizzare alcuni tratti rinascimentali della città è – per usare un eufemismo – inguardabile.

    Nel «contratto con la città» dell’attuale sindaco, l’ex-caserma Pozzuolo del Friuli doveva diventare «un centro congressi e il Museo Innovazione Artistica, il tutto collegato a un rinnovato sistema museale e congressuale urbano», non il centro della movida universitaria con una piazza, 400 alloggi per studenti e un «food court» con bar ristoranti e centri benessere. Perché al posto dei nuovi palazzi e della piazza non si è pensato a ripristinare i giardini di palazzo Schifanoia e a creare nuove aree verdi, memoria degli orti dell’antico convento di san Vito?

    Davvero non si vuole pronunciare sull’ennesimo tentativo di far diventare Ferrara da città d’arte e di cultura a città simbolo della speculazione edilizia?

    Forum Ferrara Partecipata

    Il nuovo look di Feris: nuovo documento programmatico di Arco Costruzioni e RHN

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente il  Documento programmatico proposto dai developer ArCo Costruzioni e RHN, con le modifiche apportate in questi mesi alla prima redazione del progetto Feris .

    Il nuovo Documento programmatico modifica il precedente perimetro di intervento, definisce e rafforza i rilevanti elementi di beneficio pubblico che si creeranno per la città e per la comunità ferrarese attraverso l’attuazione del masterplan di rigenerazione urbana di Féris – Ferrara è rigenerazione, innovazione, sostenibilità, con le nuove funzioni per la città che il progetto introduce e tutti i benefici per la città e la cittadinanza presentati da Marco Da Dalto, advisor dell’operazione.l’importante progetto di rigenerazione urbana della città di Ferrara.

    Le principali linee programmatiche, che caratterizzano un intervento di visione unitaria distribuito su 5 aree urbane di Ferrara, puntano in maniera netta al miglioramento complessivo della vivibilità della città.

    Féris si rifà il look e diventa modello di rigenerazione urbana
    In un Documento programmatico tutti i benefici pubblici dell’intervento

    Il responsabile del progetto Marco Da Dalto: «Féris è un progetto “sopra le parti”, che genera valore reale per i Ferraresi, e rappresenta un salto di qualità nella progettazione e sposa in maniera concreta le Linee Guida regionali sulla rigenerazione urbana, le previsioni dell’agenda ONU 2030 e anticipa gli obiettivi strategici del Piano Urbanistico Generale in via di definizione. Candidato ad occupare uno spazio di rilievo come modello virtuoso di rigenerazione, sarà raccontato nel prossimo numero di maggio della rivista DOMUS, distribuita in 89 Paesi e punto di riferimento dell’architettura mondiale»
    Ferrara – 3 novembre 2022
    I developer ArCo Lavori e RNH e lo studio One Works come project leader, a seguito di una fase di confronto con l’Amministrazione comunale e di ascolto delle istanze emerse dalla cittadinanza nel corso degli ultimi mesi di dibattito, hanno definito un nuovo Documento programmatico che modifica il precedente perimetro di intervento, definisce e rafforza i rilevanti elementi di beneficio pubblico che si creeranno per la città e per la comunità ferrarese attraverso l’attuazione del masterplan di rigenerazione urbana di Féris – Ferrara è rigenerazione, innovazione, sostenibilità.
    Dopo la firma dell’Accordo ex art. 11L 241/90 tra ArCo Lavori e il comune di Ferrara (12 luglio 2022) e il deposito dell’istanza di Accordo di Programma in Variante secondo gli art. 59 e 60 L.R. 24/2017 (settembre 2022), prosegue quindi l’iter di un progetto destinato a segnare una svolta storica per la città e un nuovo orizzonte di sviluppo.
    L’intervento, nell’ultima versione, che agisce su oltre 100.000 mq distribuiti su 5 diverse aree del tessuto urbano, porterà a una rigenerazione e rifunzionalizzazione:
    – dell’area dell’ex Caserma Pozzuolo del Friuli e dell’ex Cavallerizza di via Scandiana, in degrado ormai da oltre trent’anni, che diventerà un campus universitario fino 700 posti letto, dotato di servizi di ristorazione e wellness aperti anche alla città, e il complesso non prevederà la presenza di edifici per la residenza privata. Il campus sarà affacciato su una piazza che fungerà da nuova centralità e spazio pubblico di congiunzione con l’edificio dell’Ex Cavallerizza, destinato invece ad ospitare una Sala congressi. Non saranno più previste residenze private;
    – dell’area di via Volano, ridotta negli ultimi anni a discarica e in progressivo ammaloramento ambientale, che sarà principalmente adibita a parco pubblico e in minima parte a parcheggi privati afferenti lo studentato e la nuova Sala Congressi;
    – di due aree in via Caldirolo, che ospiterà un parco pubblico e una struttura commerciale, e via Contardo d’Este, che si arricchirà di un ulteriore parco attrezzato con play ground e un centro sportivo outdoor volto al miglioramento dell’attrattività del territorio e all’aumento dell’offerta sportiva
    Ferrara è Rigenerazione, Innovazione, Sostenibilità
    – dell’area “ex Amga” di via Bologna, ex sede della Polizia Municipale e già inserita dal 2020 nel Piano alienazioni del Comune, ove dei servizi di vicinato aggregati faranno da cornice agli spazi dedicati a parcheggio e a verde pubblico.
    Le principali linee programmatiche, che caratterizzano un intervento di visione unitaria su aree già sottratte dagli attuali strumenti urbanistici alla verginità agricola, puntano in maniera netta al miglioramento complessivo della vivibilità urbana: si riduce l’indice edificatorio, realizzando circa 7.000 mq in meno di superficie utile; si rinaturalizzano circa 13.000 mq di aree; si “disigillano”, ovvero vengono resi di nuovo permeabili, oltre 60.000 mq di tessuto urbano cementato; si recuperano oltre 14.000 mq di edifici identitari situati nel centro storico della città; si bonificheranno oltre 78.000 mq di aree; si restituiranno a Ferrara oltre 40.000 mq di attrezzature e spazi collettivi.
    Féris si svilupperà attraverso una progettazione sostenibile che genererà 400 nuovi posti di lavoro. Complessivamente, oltre a dare nuova vita a parti di città in stato di abbandono e degrado, l’intervento apporta anche un beneficio economico alle casse comunali di oltre 8,2 milioni di euro, di cui 2,5 milioni in denaro.
    «Féris è un progetto “sopra le parti”, che ragiona su un orizzonte di 20-30 anni, tempo entro il quale si protrarranno gli effetti positivi generati anche dall’indotto e dal significativo beneficio pubblico: è un progetto che non può avere colore politico o rispondere a interessi di parte, perché esprime in maniera compiuta e positiva il valore di un accordo pubblico-privato dove la parte “pubblica” beneficiaria sono la cittadinanza e il futuro della città», spiega Marco Da Dalto, responsabile del progetto.
    «Quello a cui abbiamo lavorato e presentato lo scorso 20 gennaio nel Documento Programmatico in variante all’AdPiV in itinere, e sul quale l’Amministrazione Comunale sta facendo le proprie valutazioni, è un progetto strategico di rigenerazione urbana che coinvolge diverse aree della città, all’interno e fuori le mura. È un progetto che risponde a una domanda pressante di posti letto per studenti che una città a vocazione universitaria non può più trascurare se vuole diventare uno dei poli europei più attrattivi. È un progetto che riqualifica dei beni e delle aree da tempo esclusi dalla vita collettiva e che potranno tornare ad essere luoghi aperti alla città. È un progetto infine a forte vocazione pubblica che mette al centro l’interesse e il bene comune e che non può prescindere dalla sua condivisione con la comunità e gli organi che la governano», sottolinea Leonardo Cavalli, Managing Partner di One Works.
    «Féris porta a Ferrara una visione di lungo termine, propone un “bene per la città” che va oltre gli equilibri politici del momento e supera gli interessi di parte, e chiama anzi la politica – maggioranza e opposizione – a fare un salto di qualità. Siamo consapevoli che per far fare questo salto di qualità alla città e alla programmazione urbana il privato deve poter collaborare con una controparte politica visionaria e coraggiosa, come si è dimostrata essere l’attuale amministrazione e soprattutto il Sindaco, la figura più identitaria e il difensore più determinato del progetto Féris per l’enorme beneficio pubblico che esso genererà e per gli enormi effetti positivi che si riverseranno sulla città, anche negli anni avvenire. Il Sindaco non si è lasciato trascinare dalle polemiche sterili di chi non ha a cuore la crescita della città e ha sempre sostenuto che Ferrara merita quest’opportunità. Sono certo che, insieme ai decisori politici, sia la stessa comunità ferrarese la prima a riconoscere i benefici concreti che questo straordinario progetto porta alla città, e insieme lo realizzeremo. Non credo alle provocazioni di chi ha voglia di bloccare questo progetto attraverso narrazioni artefatte: passerebbe alla storia come chi lasciato alla città oltre 100.000 mq di aree in stato di degrado e in precarie condizioni ambientali, gli studenti di una Università prestigiosa privi di un campus accogliente, oppure come chi ha osteggiato l’abbattimento dei costi della spesa alimentare (oggi a Ferrara tra i più alti in Italia), in un momento in cui le famiglie hanno bisogno di sostegno, e la creazione di nuovi posti di lavoro. Se così fosse, sarebbe inspiegabile, illogico, tanto palesi gli effetti positivi del progetto e l’interesse pubblico. Ma allora forse il problema non sarebbe il progetto in sé, bensì l’insegna che arriverebbe in via Caldirolo. Che, lo ribadiamo viste le polemiche tendenziose delle scorse settimane, è un’area, che per effetto dell’insediamento della struttura commerciale, genera da sola circa 200 nuovi posti di lavoro e paga un contributo straordinario di oltre 1,5 milioni, già inserita in un ambito per nuovi insediamenti, priva di vincoli della soprintendenza, non ricadente nella fascia di rispetto delle mura, non è visibile dalle mura per la schermatura naturale della vegetazione esistente ed è sottoposta dall’ARPAE ad indagini suppletive per il riscontro del superamento dei limiti di tolleranza nei terreni e nelle acque di falda, da primi rilievi, in parte dell’area, per la presenza di arsenico, mercurio e idrocarburi pesanti. Siamo quindi sicuri che i detrattori del progetto Féris agiscano nell’interesse pubblico? Ci vuole onestà intellettuale e ai cittadini va raccontata la verità. Iniziamo con questo comunicato un percorso comunicativo e di sensibilizzazione che ci porterà a raccontare ai cittadini ferraresi il progetto», conclude Da Dalto.

     

    200 persone in bicicletta contro il progetto Fé.Ris

    Si scopre partecipato il flash mob organizzato dal comitato Caldirolo Libera e dal Forum Ferrara Partecipata contro la realizzazione del supermercato. In 200 sfilano sotto le mura e in un corteo in bicicletta per mettere sotto la lente anche la mancanza di ciclabili.

    Circa 200 persone hanno partecipato al flash mob di sabato mattina contro il progetto Fé.Ris. organizzato dal comitato Caldirolo Libera e dal Forum Ferrara Partecipata contro quella che è stata definita una “speculazione edilizia” per via della cementificazione del campo tra via Turchi e via Caldirolo per far sorgere nell’area un supermercato e il suo contestuale parcheggio a fronte della riqualificazione della caserma Pozzuolo del Friuli di via Cisterna del Follo.

    I dimostranti si sono dapprima quindi radunati in un presidio nel piazzale all’incrocio tra via dei Frutteti e via Caldirolo, prima di attraversa in bicicletta alcune volte il percorso che da via Caldirolo porta alle mura di Ferrara passando per via Frutteti e via Turchi, dove hanno organizzato un flash mob all’ex baluardo di San Rocco (nei pressi di dove dovrebbe sorgere l’area commerciale) disponendosi con dei cartelli che riportavano la scritta ‘No Feris basta cemento’ e uno striscione bicolore che recitava che il progetto Fé.Ris. “ferisce Ferrara”.

    “Il quartiere di via Frutteti si è animato di un’insolita manifestazione. Forse per la prima volta nella sua storia, certo per la prima volta nell’ultimo mezzo secolo, è stato attraversato da un corteo, una ‘sbicilenta’ – come gli organizzatori hanno voluto tradurre la ‘critical mass’ dei ciclisti – simbolo di una Ferrara che ormai va svanendo”, scrivono gli organizzatori di Caldirolo Libera e Forum Ferrara Partecipata. Il tutto “per esprimere dissenso e indignazione verso il progetto di un nuovo centro commerciale, parte del cosiddetto Fe.Ris., il discusso progetto di ‘urbanistica contrattata’ (vale a dire in deroga agli strumenti di pianificazione ordinaria)”, giudicando come “un abuso” il fatto che “l’area agricola venga cementificata dall’ennesimo spazio commerciale, in una zona che a distanza di dieci minuti di cammino ne vede già cinque (e senza contare l’ipermercato Le Mura, poco oltre)”.

    Non solo, per gli organizzatori “spacciare questa operazione per la realizzazione di un parco è una vera presa in giro, visto che aumenterà il traffico (anche di mezzi pesanti) e con esso l’inquinamento e le conseguenze per la salute in un contesto già segnato da polveri sottili e malattie polmonari. E si complicherà lo scolo delle acque piovane nella nostra città, messa a dura prova dalle precipitazioni che il cambiamento climatico rende più abbondanti”.

    Per gli organizzatori poi, il progetto “minaccia gli esercizi commerciali di quartiere, che sono un importante punto di riferimento per la socialità anche di vicinato”. “Una struttura alta tredici metri di fronte alle mura rinascimentali, alte circa la metà”, concludono gli organizzatori, “ne comprometterebbe il profilo paesaggistico, celebrato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità”.

    A latere poi la scelta di disporsi in un corteo a pedali ha simboleggiato la volontà di protestare contro “la vergognosa carenza di piste ciclabili in via Caldirolo dall’incrocio con via della Fornace fino alla rotonda di Porta Mare. Ciclabili che questa e precedenti giunte non hanno mai realizzato e che adesso, per poter portare clienti al programmato ipermercato, si scopre che sarebbero facilmente realizzabili”.

    Secondo flashmob dei ‘No Feris’, biciclettata in via Caldirolo: le foto della manifestazione

    Circa 150 tra cittadini e attivisti hanno percorso le vie attorno all’area dove sorgerà l’ipermercato

    Circa 150 cittadini e attivisti in sella alla propria bicicletta per dire ancora una volta ‘no’ al progetto Feris. Sabato mattina è andato in scena il secondo flash mob (sui tre programmati): nello specifico, in questa occasione la contrarietà è stata rivolta alla costruzione del supermercato di via Caldirolo.

    “Questa ciclopasseggiata – ha chiarito Leonardo Polastri, ‘Caldirolo libera’ – è stata organizzata per sensibilizzare i residenti del quartiere, perché molti ancora non conoscono i dettagli del progetto. C’è molta confusione ma, al tempo stesso, anche grande partecipazione. Di giorno in giorno le persone che ci seguono sono sempre di più”.

    “Ad agosto – ha proseguito Cinzia Pusinanti, sempre di ‘Caldirolo libera’ – siamo rimasti molto sorpresi dalla proposta del Comune di costruire un ipermercato in questo quartiere. Ormai tanti ferraresi sono contrari, sia perché non vi è la necessità, in città, di un altro luogo simile, sia perché così facendo si andrebbe ad aumentare il volume di traffico. Il tutto, tra l’altro, proprio di fronte alle Mura cittadine”. Il prossimo flash mob, il terzo della serie, è in programma sabato 18 nell’area di viale Volano.

    01 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    01 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    02 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    02 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    03 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    03 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    04 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    04 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    05 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    05 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    06 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    06 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    07 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    07 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    08 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    08 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    09 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
    09 – Flashmob ‘No Feris’ in via CaldiroloFoto da: Flashmob ‘No Feris’ in via Caldirolo
    10 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
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    11 - Flashmob 'No Feris' in via Caldirolo
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    Biciclettata di protesta, in zona Caldirolo, contro Féris – INTERVISTE

    feris

    Seconda giornata di manifestazioni del Forum Ferrara Partecipata contro Fe Ris, il maxi progetto portato avanti dal Comune di Ferrara per creare uno studentato nell’ex caserma Pozzuolod el Friuli, un parcheggio in via Volano e un centro commerciale in via Caldirolo.

    E proprio contro quest’ultimo si sono scagliati i partecipanti della biciclettata che questa mattina si è tenuta nell’area di via Frutteti.

    Dopo il presidio sabato scorso in via Scandiana, questa mattina decine di manifestanti, armati di bici e cartelli, hanno sfilato lungo le strade della zona di Caldirolo.

    Prossimo appuntamento della protesta sabato prossimo in viale Volano, continua così il dissenso di questi ferraresi e Fe Ris continua a far discutere in città.

    Sentiamo allora le interviste raccolte

    In bicicletta per dire “no” al progetto FéRis

    Circa 250 persone hanno partecipato sabato mattina alla biciclettata per dire “no” al progetto FéRis portato avanti dall’Amministrazione comunale per la riqualificazione della ex caserma di Pozzuolo del Friuli e della ex Cavallerizza in via Scandiana. Tra i motivi del dissenso vi sono il rifiuto verso la costruzione di un nuovo centro commerciale nella zona e i timori per l’incremento del traffico. Per chi si oppone, si tratta di «un progetto sbagliato, sbagliatissimo».

    (Video di Filippo Rubin)

    No all’Ipermercato in via Caldirolo! sabato 11 febbraio alle ore 11 Biciclettata/Flash Mob di protesta

    Come avrete visto dai resoconti della stampa, il  primo flash mob di sabato 4 febbraio davanti alla caserma Pozzuoli del Friuli é andato molto bene con oltre 200 partecipanti (circa 250).

    Invitiamo ora  tutti a partecipare al secondo flash mob sabato 11 febbraio alle ore 11 contro la realizzazione di un ipermercato in via Caldirolo.

    FLASH MOB/BICICLETTATA DI PROTESTA
    CONTRO IL PROGETTO FÉ.RIS E LA SPECULAZIONE EDILIZIA
    CHE VORREBBE CEMENTIFICARE IL CAMPO
    TRA VIA TURCHI E VIA CALDIROLO.

    Sabato 11 febbraio alle ore 11, il Comitato Cardirolo Libera e il Forum Ferrara Partecipata hanno organizzato un flash mob di protesta contro il progetto Fé.Ris e la
    speculazione edilizia che vorrebbe cementificare il campo tra via Turchi e via Caldirolo.
    La manifestazione è articolata in due fasi: prima un presidio sul piazzale all’angolo tra via dei Frutteti e via del Melo seguito da alcuni giri in bicicletta sulle strade attorno al campo dove il Comune vorrebbe edificare l’ennesimo ipermercato.

    Il Fé.Ris è un progetto sbagliato da svariati punti di vista: urbanistico, ambientale, paesaggistico, economico e per la mobilità in città. A fronte di un evidente vantaggio economico per le imprese private che lo propongono, la città di Ferrara ne ricava più danni che benefici. Con la scelta di manifestare con un corteo in bicicletta si vuole inoltre denunciare la vergognosa carenza di piste ciclabili in via Caldirolo dall’incrocio con via della Fornace fino alla rotonda di Porta Mare. Ciclabili che questa e precedenti giunte non hanno mai realizzato e che adesso, per poter portare clienti al programmato ipermercato, si scopre che sarebbero facilmente realizzabili.

    CI TROVIAMO NEL PIAZZALE, ANGOLO VIA FRUTTETI E VIA DEL MELO, CON CARTELLI E FISCHIETTI.

    QUELLI IN BICI FARANNO 3/4 GIRI SULLE STRADE ATTORNO AL CAMPO.

    Diffondete questo messaggio sui vostri social e a tutti i vostri contatti!

     

    In copertina: La grande area agricola adiacente le Mura di Ferrara dove, dopo aver abbattuto la villa, il Progetto Fe.Ris prevede la costruzione di un nuovo Ipermercato di 3750 mq

     

    Vi aspettiamo!

    Coordinamento Forum Ferrara Partecipata e Comitato Caldirolo Libera

    Intanto… un lenzuolo tira l’altro

    Se fate un giro per Ferrara potete già vederne qualcuno. Dal centro alla periferia alle frazioni, dalle finestre delle case cominciano a spuntare I Lenzuoli No Fe.Ris– Ogni giorno se ne aggiunge qualcuno, ma siamo solo all’inizio: il grande giorno della LENZUOLATA sarà giovedì 16 febbraio. Per protestare contro un progetto privatistico, calato dall’alto, che offende l’ambiente e i cittadini, , il Forum Ferrara Partecipata invita tutti a prendere un vecchio lenzuolo e a  scrivere NO FERIS seguito da una frase a piacere.

    Come potete dedurre dalle foto, l’impegno civico ben si sposa con la creatività

    Flash mob in bicicletta contro il progetto Fè.Ris

    Comitato Cardirolo Libera e il Forum Ferrara Partecipata: “Ferrara ne ricava più danni che benefici”

    Sabato 11 febbraio, alle 11, il comitato Cardirolo Libera e il Forum Ferrara Partecipata hanno organizzato un flash mob di protesta contro il progetto Fé.Ris e quella che definiscono “la speculazione edilizia” che vorrebbe cementificare il campo tra via Turchi e via Caldirolo.

    La manifestazione è articolata in due fasi: prima un presidio sul piazzale all’angolo tra via dei Frutteti e via del Melo seguito da alcuni giri in bicicletta sulle strade attorno al campo dove il Comune vorrebbe edificare l’ipermercato.

    “Il Fé.Ris è un progetto sbagliato da svariati punti di vista – spiegano comitato e forum -: urbanistico, ambientale, paesaggistico, economico e per la mobilità in città. A fronte di un evidente vantaggio economico per le imprese private che lo propongono, la città di Ferrara ne ricava più danni che benefici”.

    Con la scelta di manifestare con un corteo in bicicletta “si vuole inoltre denunciare la vergognosa carenza di piste ciclabili in via Caldirolo dall’incrocio con via della Fornace fino alla rotonda di Porta Mare. Ciclabili che questa e precedenti giunte non hanno mai realizzato e che adesso, per poter portare clienti al programmato ipermercato, si scopre che sarebbero facilmente realizzabili”.

    Eventi, eccellenze, normalità. Riflessioni su parco urbano, concerto e dibattito consiliare

    Intervento di Romeo Farinella* sul (mancato) posizionamento strategico di Ferrara nella rete turistica nazionale

    pubblicato su estense.com il 6 febbraio 2023 e con altro titolo su periscopionline.it

    Eccellenza e normalità, qual è la regola? Questa domanda credo valga sia per la vita quotidiana, che per i nostri rapporti sociali, e vale anche per gli spazi dove viviamo, per come sono organizzati, gestiti e fruiti.

    Se si inculca l’idea che la misura è l’eccellenza, chi non lo è rischia o la depressione o l’apatia (e quindi l’indifferenza verso tutto ciò che non identifico con la mia tribù). Al contrario, la consapevolezza che non tutti possiamo essere eccellenti ci dovrebbe portare a dire che dobbiamo comunque garantire a tutti un alto livello di normalità (nei servizi sociali, sanitari e urbani, nell’istruzione, nell’offerta culturale).

    Questa diviene condizione base per fare emergere quelle “eccellenze” che ci inorgogliscono come comunità. Dunque, ben vengano le eccellenze e i talenti ma eticamente una comunità (attraverso i suoi organi di governo e il senso civico dei suoi cittadini) deve innanzitutto garantire a tutti una normalità di qualità. Questo vale per i percorsi educativi (la scuola) ma vale anche per le città.

    L’impressione è che l’esondazione del pensiero neoliberista, non solo nell’economia ma ormai anche nelle regole che definiscono le nostre reti sociali, abbia ridimensionato la dimensione collettiva e inclusiva, insita nell’idea di comunità.

    Continuano a raccontarci che per contrastare la povertà dobbiamo rendere più ricchi i ricchi, perché questo farà ricadere un po’ di ricchezza sui più poveri. Visto come stanno andando le cose (pensiamo solamente alla crisi della sanità pubblica, esplosa con la recente pandemia), e vista l’estensione sempre più estesa delle disuguaglianze, sembra una favola per chi vuole crederci. Ma questo determina la necessità di fornire delle narrazioni rassicuranti che spesso sfociano nel delirio identitario (l’Italia è il paese più bello del mondo, la cucina del mio luogo è migliore di quella di un altro, Ferrara è una “civilizzazione” in sé e non città che si è alimentata, e ha alimentato a sua volta, un processo di civilizzazione più ampio e sincretico). Si è eccezionali anche perché si producono “eventi” unici, che ci fanno emergere, che ci portano ad affermare che certe cose si fanno solo da noi, al contrario la normalità ci rende tutti uguali e dunque banali.

    La qualità (e anche l’eccezionalità) di una città nasce da una serie di eventi unici o è rintracciabile anche nella gestione del “quotidiano”? La domanda nasce dall’impressione che quando lo sforzo di una amministrazione pubblica è tutto teso a far passare l’evento per quotidianità, dando sfoggio a retoriche comunicative che spesso si fondano su ignoranza (nel senso di non conoscere approfonditamente ciò di cui si parla) o su malafede (che è peggio), si perde la misura della qualità del quotidiano,

    E dunque ci appare normale (il giusto prezzo da pagare per essere una eccezionale città di eventi) il fatto che ormai anche le zone ZTL siano invase da auto stabilmente parcheggiate, che le isole ecologiche siano ormai delle discariche a cielo aperto con rifiuti di ogni tipo gettati per terra (ne ho una proprio davanti a casa); che la città sia costantemente attraversata da automobili senza che nessuna seria politica di mobilità sostenibile sia all’ordine del giorno (dichiarare in un Pug o Pums che la mobilità della città sarà sostenibile non costa nulla, ma avviare politiche serie e pianificate costa impegno e serve competenza); non avere il senso della natura e qualità degli spazi della propria città e quindi permettere tutto dappertutto.

    Ad esempio, concerti rock dal forte impatto ambientale in zone delicate e ricche di biodiversità (il parco urbano) o festival di musica leggera con anziani cantautori, conduttori televisivi o dj rap che occupano per un mese le due piazze monumentali della città, impedendo la visione o la contemplazione (atteggiamento tipico del turista culturale).

    Significa anche non dare troppo ascolto che i dati ci dicono che in fondo il turismo cittadino (nonostante gli eventi) non se la passa poi così bene, e l’aria che respiriamo è una delle peggiori della regione (nonostante tutti gli alberi ci dicono verranno piantati, anche sopra i supermercati).

    Forse il miglioramento del turismo e dell’aria richiedono non azioni eccezionali ma strategie meno annunciate ma più regolari che incidono anche sui comportamenti individuali, consapevoli che anche noi cittadini dovremo interrogarci sul futuro che vogliamo e su quello che ci aspetta.

    Un’amministrazione consapevole dovrebbe, senza retorica, aiutare i propri cittadini ad assumere comportamenti consapevoli della posta in gioco in termini di crisi ambientale, di diritto alla città, di inclusività. Lo dicono anche gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.

    L’estate sta arrivando e certamente “godremo” ancora della vista prospettica di un enorme palco e altri annessi che nasconderanno mezza piazza. L’estate scorsa ho assistito a un dialogo interessante in un’osteria del centro tra due gruppi di turisti francesi e olandesi che dicevano, si bella la città, ma molte chiese sono chiuse, le piazze non si vedono a causa dei palchi, domattina ci spostiamo a Bologna.

    La politica dell’evento è la politica del mordi e fuggi, e conseguentemente la città e la sua struttura commerciale si organizzano per l’evento, lasciando tutto il resto dell’anno numerose serrande chiuse lungo le strade del centro.

    Il posizionamento strategico di una piccola città dentro una rete urbana così densa e ricca di storia come quella italiana non è facile e non la si può ridurre alla ricerca dell’evento. Necessita di capacità di visione e soprattutto di interazione con le città che ci stanno attorno. In un paese che enfatizza sempre il turismo come panacea per i suoi problemi (che sono ahimè più seri e complessi), appare incomprensibile che, ad esempio, non ci sia una linea ferroviaria diretta che unisca tre storiche città d’arte come Mantova, Ferrara e Ravenna, con orari regolari.

    Una buona politica di marketing concertata tra le tre città e le due regioni (e volendo anche lo Stato, anche se non è più di moda) la renderebbe un percorso turistico-culturale straordinario. O ancora come non ci sia un “Treno del Delta” diretto, che da Bologna (dove vi è un’aeroporto) arrivi a Codigoro/Pomposa e Comacchio. In entrambi i casi citati si rafforzerebbe il servizio pubblico per gli abitanti del territorio e si creerebbero delle linee turistiche molto attrattive con quello che ne consegue. Ma per fare questo bisogna ragionare in termini di pianificazione e condivisione e quindi “ben progettare” la normalità e poi su questo innestare le “eccellenze”: fiore all’occhiello di un sistema di qualità.

    Ma un paese dove fondi pubblici, come quelli del PNRR, vengono investiti per recuperare “borghi eccellenti” e isolati (uno per regione) disinteressandosi, di fatto, delle “aree interne” o dove vengono investiti denari per l’alta velocità senza porsi il problema delle reti ferroviarie minori (le due cose dovrebbero essere sinergiche), o ancora vengono utilizzate per costruire inutili palazzetti dello sport (l’evento) senza porre attenzione alla riqualificazione delle strutture sportive che già ci sono (la normalità), non da molte speranze.

    Del resto a Ferrara basta guardarsi attorno per vedere che altri spazi per ospitare gli eventi esistono. Se il concerto di Springsteen lo si poteva fare all’aeroporto, il Ferrara Summer Festival, dovendo per forza farlo in centro, potrebbe svolgersi in piazza Travaglio, liberando la piazza Trento Trieste e i cittadini dall’oppressione dei tubi innocenti. Che ne pensano le associazioni di categoria e le associazioni della città che organizzano eventi “pubblici”?

    Le città, lo sappiamo, sono fatte di spazi e di regole, che ne stabiliscono la fruizione nel rispetto del diritto di tutti di usufruirne, ma vi sono anche le trasgressioni a tali regole. In generale le città italiane (e Ferrara non è un’eccezione) costituiscono un compendio di trasgressione spaziale e normativa. Chi le abita non si pone spesso il problema delle regole, chi le amministra è interessato solamente a stabilirle, nel rispetto delle leggi e delle ordinanze, ma poi sorvola sull’effettivo rispetto.

    Una amministrazione che governa ascolta, discute, argomenta e poi decide; una amministrazione che comanda decide, se ne è capace, forte del consenso di chi si identifica nella cultura del “fare”, a prescindere da tutto il resto.

    Ultima considerazione. L’Assessore alla Cultura Gulinelli ha cercato di demolire le condivisibili ragioni della petizione del Comitato Save the Park, dicendo che i ferraresi che hanno firmato la petizione sono lo 0,4% del totale e quindi questa non aveva valore. L’Assessore forse dovrebbe ricordare che una persona a lui molto vicina, Vittorio Sgarbi, fece bloccare il progetto regolarmente approvato con procedura concorsuale, per la riorganizzazione del Palazzo dei Diamanti, con una petizione firmata quasi esclusivamente da non ferraresi. Certo erano persone “eccellenti”, del mondo dell’arte e della cultura, mentre i firmatari di Save the Park sono probabilmente persone “normali”.

    *professore di Urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, dove dirige il CITERlab, un laboratorio di ricerca che opera nel campo della progettazione urbana e territoriale

    E’ un coro di ‘no’ contro il progetto Fe.Ris: “Basta cemento”

    Il flash mob davanti all’ex caserma in via Scandiana ha raccolto circa duecento persone ‘armate’ di cartelli di protesta: “Siamo una città in vendita”

    di Lucia Bianchini

    “Non nel giardino di Borso” è il grido che si alza da un cartello del primo flash mob organizzato dal Forum Ferrara Partecipata, che si è svolto nella mattinata di sabato 4 febbraio in via Scandiana tra i civici 16 e 18, dove sorge la vecchia caserma, raccogliendo circa duecento persone.

    Tra i presenti molti residenti della zona, rappresentanti politici come Paride Guidetti del Movimento Cinque Stelle, Sergio Golinelli, coordinatore di Sinistra Italiana, la consigliera Anna Chiappini e l’avvocato Fabio Anselmo.

    Come ha spiegato Alessandra Guidorzi, referente del comitato residenti, l’intento dell’incontro è dire no a un progetto che non tiene conto dell’opinione e delle necessità dei cittadini, che ha un utilizzo privato e nessuna utilità pubblica, che cementifica, quindi non è rigenerativo, sostenibile, e nemmeno innovativo. Come ha ribadito la referente “a Ferrara ci sono quattordici marche di supermercati, non ci serve la quindicesima, e ci raccontano che così la spesa costerà meno. Non crediamo a nulla di tutto questo, e per questo quartiere non vogliamo che venga tradita la sua vocazione museale. Per noi questa caserma deve rappresentare una continuità con il verde del bastione di San Tommaso e non che la Cavallerizza diventi un luogo per vendere salsiccia e patate fritte, perché c’è bisogno invece di luoghi di aggregazione e di bellezza”.

    Dello stesso avviso è anche il collega Marcello Toffanello: “In quest’area qualcosa bisogna fare, ma non serve creare una piazza dove non c’era e mettere su un livello più basso Palazzo Schifanoia, vista la mole degli edifici che saranno costruiti, e nemmeno costruire un parcheggio sulle mura storiche e far diventare supermercato uno dei pochi luoghi in cui la campagna lambisce le mura cittadine. Le mura, le delizie estensi e il paesaggio naturale sono le ragioni per cui Ferrara è patrimonio dell’umanità, e questo progetto va respinto, perché le nega tutte e tre”.

    “Sono qui per dire che bisogna mettere da parte questo affare e ricominciare da capo – afferma Corrado Oddi, referente del Forum – coinvolgendo le persone, la città”.

    “Ferrara non ha bisogno di altro cemento”, “progettiamo insieme con il cuore e con la testa”, ribadiscono altri cittadini, “Ferrara è una città speciale e merita attenzione e cura. Occorre preservarne lo stile e la bellezza, bisogna proteggerla e non distruggerla con aumento di traffico e inquinamento. Fe.Ris vuole cementificare la città, andando contro l’obiettivo di riduzione del consumo di suolo”.

     “Mi meraviglio che chi ama la bellezza e la cultura sia assente, questo progetto è una vergogna” esclama poi Franca, residente in via Cisterna del Follo.

    “Il Movimento 5 Stelle è fortemente ambientalista – ribadisce Paride Guidetti – e noi siamo contrari a Fe.Ris, che va contro l’ambiente e non farà bene alla città e al futuro dei giovani. La giunta attuale non ha una delega in bianco per fare qualsiasi cosa, ma per i programmi che ha presentato in campagna elettorale, e lì non c’era Fe.Ris. Questo progetto è altamente impattante, e i cittadini devono essere consultati in merito”.

    “Sinistra Italiana e i Verdi ci sono – spiega Sergio Golinelli -. Fin dall’inizio abbiamo espresso la nostra opinione e riteniamo che sia uno scandalo, un puro esempio di speculazione edilizia. Interessante poi che l’assessore Gulinelli abbia insistito molto nel definire ‘clienti’ i visitatori della nostra città, una volta si chiamavano ospiti, ora è tutto commerciale, siamo una città in vendita, per chi se la può permettere”.

    Duecento in presidio davanti all’ex caserma “No a Feris, un progetto che deturpa la città”

    I comitati contro il progetto Feris. Circa duecento persone assiepate davanti all’ex caserma Pozzuolo del Friuli, il cuore del piano di riqualificazione promosso dalla Giunta. I punti più contestati sono, chiaramente, la realizzazione del nuovo centro commerciale in via Caldirolo e la “privatizzazione” degli spazi della caserma che diventerebbero, nelle intenzioni della giunta, uno studentato e una food court.

    Tra i punti verso i quali la cittadinanza mostra contrarietà c’è anche la realizzazione di un parcheggio in via Volano. “Questo progetto – dicono i promotori del comitato no Feris – deve essere rifatto da capo. I cittadini devono essere coinvolti e sopratutto la città, patrimonio unesco, non merita di essere deturpata”.