“Women’s Wise Workshop: dal vivere gli spazi al progettare i luoghi”, progetto partecipativo per Ferrara
Il progetto di ricerca “Women’s Wise Workshop:dal vivere gli spazi al progettare i luoghi” (WWW) è stato promosso dal gruppo “Ferrara, le donne e la città” al fine di sollecitare una nuova consapevolezza dei bisogni e dei diritti delle donne nell’esperienza urbana, mettere in luce le difficoltà e i problemi che le donne affrontano nella vita quotidiana riguardo alla mobilità, alla sicurezza, ai servizi, agli spazi di relazione, ripensare in concreto gli spazi della città, le periferie, la mobilità, la cura dell’ambiente urbano attraverso il confronto con le esigenze e le esperienze di vita vissuta per giungere a possibili proposte di interventi sulla città.
Attraverso esperienze di laboratori urbani e di riflessione collettiva, le partecipanti al processo di ricerca-azione hanno esplorato lo spazio urbano, condividendo percezioni, bisogni e proposte per rendere la città più inclusiva e attenta alle esigenze delle donne.
Il laboratorio WWW trova la sua matrice teorica nel principio del “diritto alla città” tematizzato dal filosofo francese Henri Lefebvre e che si declina sia come diritto a vivere pienamente la città, sia come diritto a partecipare alla sua progettazione.
Questa teorizzazione è il fondamento dei principi di democrazia territoriale – il diritto a una città di qualità a prescindere dallo specifico luogo di residenza andando oltre il limite della città “spezzata” tra centro e periferie -, e di quello di giustizia sociale – diritto a poter fruire delle opportunità e dei servizi messi a disposizione dalla città a prescindere dalla specifica dotazione individuale di risorse economiche, culturali e sociali.
Il richiamo evidente è alla teoria della capabilities di Amartya Sen e Martha Nussbaum che ritiene imprescindibile centrare l’attenzione sulle reali opportunità fruibili dai soggetti (opportunities) più che sulla loro mera presenza nello spazio urbano
La città “maschile” ignora le donne e limita i cittadini
Le città sono storicamente progettate secondo un immaginario maschile, che spesso ignora i bisogni e le esperienze quotidiane delle donne. L’adozione del gender mainstreaming nella pianificazione urbana può permettere di superare alcuni limiti di questo approccio, favorendo un accesso equo ai servizi e una maggiore partecipazione ai processi decisionali.
“Le donne vivono ancora la città con una serie di barriere fisiche, sociali, economiche e simboliche che condizionano la loro vita quotidiana” afferma Leslie Kern docente di geografia e ambiente presso l Munt Allison University, ma è proprio a partire da questi ostacoli che proprio loro possono generare una nuova visione urbana: più sensibile, più umana, più sostenibile.
Le città infatti non sono neutre. Sono state progettate da urbanisti maschi per soddisfare modelli maschili di vita centrati sul lavoro produttivo, su spostamenti lineari, su tempi rigidi, su strutture pensate per un uomo adulto, sano, motorizzato.
Ma la vita reale, quotidiana, è ben più complessa e a pagarne il prezzo sono soprattutto le donne, con le loro giornate frammentate tra lavoro, cura, spostamenti multipli, carichi familiari.
Da queste analisi discende la seconda declinazione del diritto alla città a cui si è fatto riferimento, che richiama in modo stringente la necessità che gli amministratori e i progettisti dialoghino in modo continuo e sostanziale con i cittadini e, naturalmente con le cittadine, riconosciuti quali portatori di specifiche competenze e di un sapere connesso alla pratiche quotidiane.
Immagine generata con intelligenza artificiale
Molte città hanno già iniziato a integrare la parità di genere nelle politiche urbanistiche, sociali e culturali: a Vienna, a Barcellona, ad Amsterdam, a Bilbao si sono realizzati interventi che, soddisfacendo i bisogni e i diritti delle donne, hanno contribuito ad attivare processi di uguaglianza dei diritti e percorsi di transizione ecologica.
Per il cambiamento è necessaria un approccio sistemico abbandonando una visione unicamente economica del mondo per assumere una visione ecologica, in grado di collegare le complesse dinamiche della vita quotidiana con la tutela dei beni comuni (aria, acqua, suolo) e la garanzia dei servizi ai cittadini (educazione, sanità, trasporti).
Le donne, per la loro esperienza di vita, sono portatrici di una visione sistemica, complessa, capace di tenere insieme tempi, relazioni, spazi e necessità. Oggi più che mai è di questa complessità che abbiamo bisogno.
“Le donne possono dare un contributo determinante a immaginare un nuovo modello di convivenza urbana, con la forza delle loro idee, con i loro bisogni e desideri, mettendo a nudo quello che non funziona e che potrebbe cambiare, rivelando le asimmetrie nella ripartizione del potere e delle responsabilità”, afferma Elena Granata, docente di Urbanistica del Politecnico di Milano e vicepresidente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali dei cattolici italiani. .
Da queste premesse deriva l’urgenza di iniziare ad elaborare, con la partecipazione diretta delle donne e sulla base dell’analisi dei loro bisogni, proposte concrete di modifica della città da sottoporre agli Amministratori. Proposte che parlino di trasporti più accessibili, di spazi pubblici sicuri e accoglienti, di orari urbani compatibili con la vita reale, di servizi di prossimità.
Obiettivi del progetto
Rilevare le percezioni femminili dello spazio e delle sue pratiche d’uso: comprendere come le donne vivono e percepiscono gli spazi urbani, identificando aree che favoriscono o ostacolano la loro mobilità e sicurezza. “Spazi e luoghi gender friendly per progettare città people friendly”.
Promuovere l’empowerment sociale e politico: incoraggiare le donne a diventare agenti attive nel processo di progettazione urbana, fornendo loro strumenti per rilevare esigenze e bisogni ed esprimere proposte.
Influenzare le politiche urbane: utilizzare i dati raccolti durante i laboratori urbani per avviare un dialogo con le amministrazioni territoriali e proporre soluzioni concrete di infrastrutturazione urbana per garantire una maggiore inclusività e attenzione alle esigenze di genere.
Metodologia
Poiché l’intento prioritario era dare voce alle donne della città, con Letizia Carrera, docente di sociologia del territorio presso l’Università di Bari, coordinatrice del Laboratorio di studi urbani URBALAB e direttrice della ricerca WWW, si è adottato il consolidato metodo della ricerca sociologica qualitativa che consente di esplorare fenomeni sociali complessi e di acquisire comprensione delle dinamiche sociali, tramite il punto di vista dei soggetti e il significato che essi attribuiscono alle loro esperienze (qui ln dettaglio).
Premessa necessaria dalla quale non si può prescindere è il riconoscimento di elevati livelli di fiducia nutrito dai cittadini nei confronti dell’amministrazione e la convinzione di essere parte di un percorso condiviso e sinergico per implementare nuovi progetti per migliorare l’infrastrutturazione materiale e immateriale dello spazio e quindi garantirne una maggiore vivibilità per tutti i diversi tipi di cittadini.
I dati emersi, al pari di quelli generati dalle altre esperienze metodologiche, non vanno quindi interpretati come sterili critiche rivolte all’amministrazione, quanto, invece, come un percorso partecipato di ripensamento e di miglioramento degli elementi materiali e immateriali della città per aumentarne il livello di vivibilità.
Risultati
Per risultati si intendono le proposte operative emerse dal lavoro di ricerca al fine di riprogettare la città secondo una prospettiva di genere, per una città a misura di tutti i suoi abitanti: “una mappatura sociale per policy urbane di città gender/people friendly.
Proposte sintetizzate esposte per aree tematiche:
Mobilità
Pianificazione di una mobilità dolce, sicura e intermodale che si confronti con i tragitti complessi e frammentati spesso compiuti dalle donne ( lavoro, accompagnamento figli, acquisti, cura di persone anziane).
Rafforzamento della rete pedonale e ciclabile, migliorando l’illuminazione, la visibilità e la sicurezza (anche quella percepita).
Progettazione e implementazione del trasporto pubblico con attenzione a frequenza, orari serali, segnaletica accessibile, sicurezza alle fermate e veicoli facilmente accessibili.
Predisposizione di parcheggi di scambio e navette elettriche di collegamento (park & ride). • Diminuzione del costo del biglietto del bus o estensione della durata della validità. Spazi pubblici
Adeguamento strutturale degli spazi pubblici per l’accesso di soggetti con disabilità permanente e temporanea.
Riprogettazione degli spazi pubblici con una maggiore infrastrutturazione materiale e immateriale adeguata alla fruizione differenziata dei luoghi: più panchine, più bagni pubblici, più illuminazione, marciapiedi più larghi e ben manutenuti, rimozione barriere architettoniche.
Creazione di spazi verdi diffusi e migliore cura del verde esistente.
Sicurezza
Applicazione del principio di “prevenzione ambientale del crimine” (CPTED) con criteri di progettazione orientati alla sicurezza: visibilità, presenza umana, illuminazione, assenza di barriere visive.
Contrasto dell’abbandono e della marginalità degli spazi pubblici tramite l’attivazione sociale e culturale sostenuta dall’amministrazione pubblica e da una rete multiattoriale.
Collaborazione con centri antiviolenza, associazioni e comitati per mappare aree a rischio e progettare interventi mirati.
Sostegno agli esercizi commerciali di prossimità come presidi di presenza di vitalità della zona e presidio di sicurezza.
Servizi per i cittadini
Progettazione della città in funzione dei tempi di vita e di lavoro delle persone, promuovendo la “città dei 15 minuti” che consenta di accedere a servizi essenziali (scuole, centri di medicina territoriale, commercio, verde pubblico) in prossimità dell’abitazione.
Potenziamento dei servizi di prossimità (nidi, centri anziani, consultori, sportelli sociali, …) accessibili a tutte le fasce della popolazione.
Creazione di spazi pubblici flessibili, multifunzionali e intergenerazionali che incentivino la socialità e un nuovo modello di cura e di responsabilità sociale condivisa.
Investimento sugli esercizi commerciali di prossimità da considerare non solo come valore economico ma anche per il loro ruolo di veri presidi civici.
Spazi associativi
Censimento e riqualificazione di edifici e spazi, in modo diffuso nella città, per garantire luoghi pubblici di incontro (anche al chiuso).
Biblioteche, cinema, palestre diffuse per creare occasioni di consumi culturali e di socialità.
Predisposizione di piani sociali (co-progettati) per aumentare il senso di sicurezza percepito dagli abitanti e consentite di fruire di queste possibilità anche la sera.
Case di quartiere.
Partecipazione
Attivazione di processi partecipativi che includano donne, giovani, anziani, persone con disabilità, caregiver e altri gruppi sottorappresentati nei processi decisionali, con un’attenzione anche alle diverse etnie presenti nella città.
Utilizzo di metodologie di ricerca-azione come i gender walk (camminate esplorative di genere),le mappe partecipate e i laboratori di quartiere per raccogliere dati qualitativi dell’esperienza urbana, da combinare con quelli statistico-demografici.
Favorire la presenza paritaria di donne e uomini nei tavoli decisionali per la progettazione urbana e in quelli connessi alle politiche sociali territoriali.
Favorire le associazioni e i comitati attraverso il finanziamento di una progettazione mirata alla rigenerazione (materiale e immateriale) dello spazio urbano.
Il Forum è l’unione di più associazioni attive a Ferrara e di semplici cittadini ed è sorto in opposizione al progetto approvato dal Comune di Ferrara “Fe.ris”, che prevedeva la realizzazione di un nuovo parcheggio a ridosso delle mura meridionali, di un nuovo studentato alto 18,5 metri accanto a Palazzo Schifanoia e l’edificazione di un ipermercato appena fuori le mura orientali, con relativo parcheggio.
Romeo Farinella, docente di Progettazione urbanistica presso l’Università di Ferrara (ⓒunife.it)
Grazie a questa collaborazione, tra il 10 marzo e il 10 maggio si sono svolte una serie di conferenze sulla città, con l’intento di sviluppare alcune riflessioni e stimolare un dibattito sull’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU): rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
I diritti dei cittadini e la tutela del suolo tra i temi del primo incontro
Nel corso degli incontri si sono affrontate quattro diverse tematiche: il consumo di suolo, le nature urbane e gli spazi pubblici, la salute urbana e infine i processi partecipativi di progettazione.
L’area del parco Bassani dopo un concerto il 18 giugno: lo spazio pubblico è chiuso da mesi e l’evento ha devastato uno spazio fragile (ⓒferrarapartecipata.it)
Il primo incontro è stato introdotto da un intervento di Farinella con una considerazione sui diritti dei cittadini: quello alla casa, ma anche e soprattutto quello alla città e all’uso degli spazi, spesso leso da un approccio neoliberista competitivo nel disegno e nella gestione degli stessi.
Francesca Cigala, membro del Forum Ferrara partecipata, ha moderato il primo incontro (foto di Francesca Cigala)
A tal proposito, Gabriele Bollini, urbanista, ha dimostrato che il consumo di suolo non è di fatto rallentato in Emilia Romagna, dal momento che la legge regionale del 2017, con cui si sono poste delle limitazioni, non è ancora vincolante: la sua entrata in vigore è stata infatti prorogata finora ogni anno. Ha inoltre sottolineato l’urgenza di avviare un cambiamento e l’importanza delle parole che usiamo, facendo riferimento al testo “100 parole per salvare il suolo” di Paolo Pileri, docente di Urbanistca al Politecnico di Milano.
One health: serve un approccio globale, anche nella città
Nel secondo seminario Anna Lambertini, architetto e docente di Architettura del paesaggio presso l’Università di Firenze, ha affrontato il concetto di paesaggio, che pur non attenendo al costruito, lo contiene. “La disciplina dell’architettura del paesaggio – afferma – è qualcosa che riguarda più specie, e non solo quella umana. Si tratta dunque di progettare un habitat per tutte le specie.”
La complessità della disciplina è anche quella della composizione delle nostre stesse città dove viviamo, luoghi eterogenei, composti di “spazi di vita”, e non mancano esempi di interessanti progetti che hanno recuperato ciò che è stato dimenticato o trascurato, portando nuova luce alla città.
Nel terzo appuntamento Andrea Ubiali, giovane medico interno al Forum, ha sottolineato come “le diverse crisi che stiamo affrontando nell’epoca contemporanea, cioè la crisi epidemiologico-demografica, la crisi del sistema sanitario e la crisi climatica, siano correlate e vadano risolte assieme, con un approccio globale.”
Sul filo di questa premessa, secondo Elena Dorato, ricercatrice e architetto dell’Università di Ferrara, si può parlare anche di una quarta crisi, quella della città, anch’essa correlata alle prime tre. In particolare, per quanto riguarda la salute urbana, un tema cruciale è la riconfigurazione del sistema della mobilità: “oggi – sostiene Dorato – scontiamo le conseguenze di una progettazione delle città mirata alla velocità e all’utilizzo efficiente dell’auto privata, che genera inevitabilmente grande inquinamento e di conseguenza grande danno alla salute dei cittadini. È fondamentale iniziare a ripensare il sistema urbano per aiutare le persone a muoversi attivamente e con piacere, a beneficio della città, che diventa più viva e bella, e della salute di chi vi abita.”
Elena Dorato, ricercatrice presso l’Università di Ferrara (ⓒunife.it)
Diego Carrara, economista esperto di politiche abitative e direttore dell’Azienda casa Emilia Romagna di Ferrara, ha declinato questa impostazione secondo le problematiche di vivere a Ferrara oggi: affitti sempre più alti e numerose persone sotto la soglia della povertà, per cui anche in questo ambito si dovrebbe intervenire con politiche pubbliche che portino beneficio a tutti coloro che compongono la città.
Partecipazione e conflitto: l’importanza di coinvolgere i cittadini
L’ultimo incontro, moderato dalla giornalista Dalia Bighinati, è stato dedicato all’importanza dell’ascolto dei cittadini e dell’interlocuzione tra essi e le istituzioni.
Carlo Cellamare, urbanista e docente presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha svolto esperienze di dialogo con i cittadini di alcuni quartieri della capitale, proprio partendo da queste ha spiegato che “parlare di ‘rigenerazione’ o ‘riqualificazione’ può essere troppo ambiguo in questi momenti di confronto tra cittadini: è necessario chiarire come ognuno pensa il futuro della città e il suo modello di sviluppo. Chiaramente non sarà facile che tutti siano d’accordo e molto spesso ci sono temi che creano grande divisione, come quello della mobilità.”
Carlo Cellamare, urbanista e docente presso l’Università La Sapienza di Roma (ⓒuniroma1.it)
Alfredo Alietti, sociologo e docente dell’Università di Ferrara, ha sottolineato a questo proposito l’importanza dei processi avviati dal Forum Ferrara partecipata, che si collocano in un’ottica partecipativa politica, riflettendo su come non ci possa appunto essere vera partecipazione senza conflitto: partecipazione è anzi proprio la capacità di portarlo avanti.
Una lezione speciale: l’esperienza di Curitiba, Brasile
Una “speciale” lezione è stata infine dedicata a realtà urbane diverse che si trovano ad affrontare problemi analoghi. Il tema dell’incontro è stato infatti la descrizione, da parte di Debora Rocha, docente e dottoranda presso l’Universidade Federal do Paraná, Curitiba, Brasile, delle azioni portate avanti da un gruppo di cittadini di Curitiba per rivendicare lo spazio pubblico di un parco. La narrazione del lungo processo di riconquista di questo spazio dà speranze ma anche amarezze, dato che – anche se riuscita – è stata in parte ridimensionata.
Da quell’esperienza emerge l’importanza del prestare attenzione al modo in cui si comunicano le esigenze dei cittadini: non bisogna porsi pensando che si hanno nemici o amici, in maniera assoluta, ma cercare sempre di capire come trovare un terreno comune e dei punti di contatto senza perdere di vista l’obiettivo di migliorare la realtà. È vero però che il silenzio delle figure con cui si vorrebbe dialogare è anch’esso una chiara comunicazione. Il riferimento è agli attori dei processi di governance e delle politiche pubbliche.
Queste riflessioni risultano particolarmente pertinenti in questo momento, dato che le azioni portate avanti dal Forum sono varie, ma l’appoggio dell’Università è in realtà parziale, in quanto proviene solo da alcune figure (le stesse che hanno organizzato e partecipato agli incontri) e inoltre continua a mancare una risposta efficace da parte dell’amministrazione pubblica e di molti attori coinvolti nei processi decisionali. Tuttavia, come sottolineava Debora Rocha, fondamentali sono la continuità e la costanza del lavoro di chi lotta per una città diversa, e queste non sembrano mancare a chi è coinvolto nell’iniziativa del Forum.
“Le sfide che le città affrontano possono essere vinte in modo da permettere loro di continuare a prosperare e crescere, migliorando l’utilizzo delle risorse e riducendo l’inquinamento e la povertà. Il futuro che vogliamo include città che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti e molto altro.” Queste sono le parole che illustrano l’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’Onu: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi.
Oggi metà dell’Umanità, vale a dire 4 miliardi di persone, vive in città, ed entro il 2030 quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà in aree urbane che, pur occupando solamente il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio.
Come governare questi processi? La portata è globale e la scala planetaria: mentre nei Paesi poveri le sfide legate alla povertà e salute sono enormi, in quelli ricchi non basta inserire un po’ di verde per rinaturalizzare le città, ma occorre puntare alla valorizzazione e riuso del costruito e bloccare il consumo di suolo secondo un’“etica del metro cubo”.
Disegnare Ferrara. Giovedì incontro di progettazione partecipata
“Research by design” designa un metodo di ricerca progettuale accademica che consente di progettare gli interventi urbani in una maniera molto “aperta”, tenendo conto delle esigenze della città e dei cittadini che la abitano. È quello che fa, presso il Dipartimento di architettura, il Laboratorio di sintesi finale di urbanista diretto dall’architetto Romeo Farinella.
Sulla base di questo metodo, il Laboratorio ha organizzato per giovedì prossimo l’incontro pubblico “Disegnare Ferrara. Un incontro di progettazione partecipata”, che, a partire dalle tesi di laurea in corso di elaborazione, approfondirà i progetti di rigenerazione urbana riguardanti le aree comprese tra il Polo scientifico-tecnologico e Darsena City; l’area gravitante attorno all’ex Caserma Pozzuolo del Friuli e l’area gravitante attorno all’Ippodromo. Verranno approfondite anche le relazioni con il Po di Volano e con il futuro potenziale corridoio verde coincidente con l’interramento della linea ferroviaria verso est.
L’incontro è organizzato in collaborazione con il Forum Ferrara partecipata e lo scopo è quello di avvicinare l’università alla città contribuendo al rafforzamento del confronto sul futuro della città, attraverso un contatto con associazioni e cittadini, con l’obiettivo anche di rafforzare il public engagement di Unife nei confronti del suo principale territorio di riferimento.
“L’iniziativa – ha dichiarato il Forum Ferrara partecipata – rappresenta un importante spazio di confronto tra i ‘saperi’ dell’Università e i ‘saperi’ dei cittadini. Confronto e riflessione pubblica sulla rigenerazione di tre aree urbane significa mettere in pratica quell’esigenza di partecipazione dei cittadini riconosciuta da tutti ma raramente realizzata.”
Il Forum Ferrara Partecipata si è costituito come luogo di riflessione sul futuro della città e della cittadinanza attiva. L’occasione che ha portato alla sua nascita è stato il dibattito scaturito dal Progetto Feris, ma l’obiettivo è più ampio e riguarda la volontà di consolidare a Ferrara un luogo di discussione sul futuro urbano, aspetto strutturale di ogni ipotesi o strategia di transizione ecologica.
Insieme all’Università di Ferrara il Forum ha già organizzato un ciclo di incontri pubblici (“Incontri sulla città”) rivolti alla cittadinanza per l’approfondimento di tematiche relative alla qualità del vivere e dell’abitare in città, preliminari all’elaborazione di proposte e visioni per la Ferrara di domani.
L’incontro si svolgerà presso il Salone d’Onore di Palazzo Tassoni, via Ghiara n. 36, Ferrara, giovedì 13 aprile 2023, con inizio alle ore 16. È aperto al pubblico, e tutti i partecipanti potranno intervenire e contribuire al dialogo.