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Quando: Sabato 25 gennaio 2025
Dove: Conad, via Krasnodar

    Progetto Feris. L’appello di Cgil, Cisl e Uil alla giunta: “Fermatevi e riflettete insieme a noi”

    Sul progetto di rigenerazione urbana dell’amministrazione Fabbri intervengono anche i segretari generali dei tre sindacati: “È una mistificazione della realtà ipotizzare che con una nuova superficie di vendita si possa incidere positivamente sull’occupazione esistente”

    Fermarsi e insieme riflettere. È questa la richiesta all’amministrazione comunale di Veronica Tagliati, Bruna Barberis e Massimo Zanirato, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, sulle conseguenze economiche e occupazionali che avrà l’approvazione del progetto Fèris.

    Una scelta, quella relativa a un “progetto di rigenerazione urbana che vedrà la trasformazione di un terreno a ridosso delle mura a est di Ferrara e la nascita dell’ennesima struttura commerciale“, che per i sindacati è “incoerente con gli impegni assunti dalle amministrazioni, a ogni livello, del rispetto degli obiettivi dell’Agenda 2030, incentrati su azioni dirette al recupero e alla riqualificazione degli spazi urbani, limitando il consumo di suolo a tutela della sostenibilità ambientale“.

    Per Cgil, Cisl e Uil gli interrogativi sono molteplici: “Ci si chiede quale idea di sviluppo della città ha questa amministrazione? Ci si chiede come tale scelta possa anche solo intercettare temi quali la sostenibilità ambientale, la resilienza delle aree urbane ai cambiamenti climatici, la mobilità sostenibile, la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico, la dotazione di servizi e spazi di socialità, il benessere sociale della comunità e la protezione e promozione della salute delle persone?”.

    “Buttare metri cubi di cemento in un’area verde, in una città come Ferrara – attaccano i segretari generali – che già soffre di evidenti problemi ambientali legati al surriscaldamento globale, è un’azione che produrrà ulteriori criticità, a partire dall’ulteriore aumento del traffico cittadino e il peggioramento della qualità dell’aria. Situazione aggravata dalla scelta di dotare di un cosiddetto ‘parcheggio scambiatore‘ in viale Volano.
    I parcheggi di interscambio sono generalmente situati nelle periferie delle aree urbane o lungo le tangenziali delle città, non a ridosso dei centri urbani o addirittura adiacenti al perimetro delle mura della città”.

    “Come sindacato – proseguono – ci interessa in particolar modo comprendere come l’apertura di un altro ipermercato in città possa produrre benefici sull’economia locale e la creazione di nuovi posti di lavoro. Nel difficile contesto prodotto dagli oltre due anni di pandemia e dalle conseguenze del conflitto in Ucraina a partire dall’impennata dell’inflazione, la nostra città, come il resto del paese, sta già registrando un calo generale dei consumi e del potere d’acquisto dei salari. A Ferrara il settore della grande e piccola distribuzione è fortemente in difficoltà, dove
    sospensione, riduzioni occupazionali e dell’orario di lavoro sono i tratti distintivi degli effetti della crisi pandemica e del conflitto in corso”.

    Cgil, Cisl e Uil non hanno dubbi: “Continuare a edificare centri commerciali è una scelta che va controcorrente rispetto ai nuovi modelli di consumo che produrrà altro lavoro povero e precario che questo territorio non può permettersi. Continuare a consumare terreno per costruire nuovi punti vendita in un territorio già ampiamente servito, fa si che la competitività delle imprese non si giochi sulla sana concorrenza ma sul recupero del costo del lavoro, a discapito del servizio e della già precaria occupazione. È piuttosto semplice capire che con operazioni come queste non creiamo nuovi posti di lavoro ma redistribuiamo l’occupazione esistente, passando attraverso la gestione di ulteriori crisi e la chiusura di attività commerciali, della piccola distribuzione e del commercio di vicinato”.

    La conclusione dell’intervento di Tagliati, Barberis e Zanirato non lascia spazio a interpretazioni: “È pertanto una mistificazione della realtà ipotizzare che con una nuova superficie di vendita si possa incidere positivamente sull’occupazione esistente attraverso l’aumento dei consumi, a maggior ragione in una provincia che registra il reddito medio tra i più bassi della Regione e in ulteriore calo nel 2020 rispetto al 2019 e con il rapporto tra la superficie di vendita per abitante più alto di tutte le province dell’Emilia Romagna”.

    Pubblicato

    11/07/2022

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