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Quando: Martedì 10 dicembre, ore 14:30
Dove: Davanti allo Scalone Municipale
Quando: martedì 26 novembre dalle ore 17,30 alle 20
Dove: Parrocchia di San Giacomo (via Arginone 157)

    Tag: Estense.com

    Forum Ferrara Partecipata: “Dobbiamo immaginare la città come un parco”

    L’associazione organizza un’assemblea pubblica il 26 novembre per creare un dibattito con i cittadini e formulare proposte su mobilità, rifiuti e beni comuni, verde e idea della città

    Presentata l’assemblea pubblica “Insieme per una nuova visione di città”, promossa da Forum Ferrara partecipata, che si terrà il 26 novembre alle ore 17.30 alla parrocchia di San Giacomo (via Arginone 157). L’obiettivo dell’associazione che organizza l’evento è di creare un dibattito insieme ai cittadini per formulare delle proposte concrete con cui affrontare le crisi climatiche e sociali.

    Oltre ad abitanti e forze sociali del territorio, l’invito è stato espressamente esteso al mondo politico, per cercare di fare un passo avanti tangibile in termini di cambiamento. La riunione si svilupperà attorno a tre tematiche fondamentali: mobilità, rifiuti e beni comuni, verde e idea della città. I relatori che interverranno sono Francesca Cigala, Corrado Oddi e Romeo Farinella, che nel corso della conferenza stampa con cui è stato annunciato l’evento del 26 novembre hanno fatto il punto sulle situazioni che invocano delle soluzioni urgenti.

    “Il traffico di macchine che interessa le nostre città – ha cominciato Cigala – ha effetti nocivi sulla salute di ognuno di noi e sull’ambiente. Le emissioni di gas serra sono ancora in aumento, così come le malattie respiratorie e cardiache. È di pochi giorni fa la notizia di Copernicus, il servizio di monitoraggio climatico dell’Unione europea, che ha individuato il 2024 come l’anno più caldo di sempre. È finito il tempo delle promesse, bisogna intervenire. La nostra visione pone il trasporto pubblico, i pedoni e i ciclisti al centro del sistema. Decarbonizzare resta la priorità, senza dimenticarci di collegare i servizi in maniera efficace e funzionale”.

    A proposito della necessità di creare un piano organico, in cui la mobilità l’ambiente e la gestione dei rifiuti convivono come un’unica entità, ha proseguito Farinella. “Dobbiamo immaginare la città come un parco – ha detto – un sistema integrato che unisce città e campagna. Strasburgo, per esempio, sta lavorando in questa direzione, sviluppando una importante area verde che connette il centro con la periferia. Oggi più che mai c’è la necessità di essere concreti. Non è sufficiente annunciare che verranno piantati degli alberi, bisogna capire dove, come e con quali caratteristiche. A Ferrara serve un piano del verde che possa comprendere una vera rete di piste ciclabili, non come adesso che abbiamo dei singoli pezzi di circuito per le bici non connessi fra loro”.

    Infine Oddi è passato a parlare dei rifiuti. “Intervenire sulle politiche – ha spiegato – che ne regolano la gestione è fondamentale. Farlo significa prendersi cura della salute dei cittadini e dell’ambiente, migliorando in generale la qualità della vita. In particolare bisogna minimizzare la produzione di rifiuti che vanno a smaltimento, privilegiando quelli riciclabili. A Ferrara il servizio è in proroga a Hera dalla fine del 2017. È venuto il momento che la gestione dei rifiuti venga messa nelle mani di un’azienda pubblica, la quale perseguirebbe con più efficacia gli obiettivi ecologici e ambientali”.

     

    “La visione delle donne per trasformare Ferrara”

    Il Forum Ferrara Partecipata lancia un nuovo appuntamento pubblico aperto alla cittadinanza sul tema delle pari opportunità, con l’obbiettivo di rendere la città sempre più inclusiva ed equa

    Presso il Centro di Documentazione Donna è stata presentata la nuova iniziativa ideata dal Forum Ferrara Partecipata, associazione da sempre impegnata nel coinvolgere i cittadini nelle scelte che riguardano il futuro del territorio comunale in tema di rigenerazione e organizzazione urbana.

    L’evento dal titolo “La visione delle donne per trasformare Ferrara in una città delle pari opportunità. Cambiare le città per cambiare il mondo” si terrà Giovedì 3 ottobre presso la Sala Sinodale della Parrocchia di San Giacomo Apostolo alle ore 17. All’incontro interverranno Chiara Belingardi, ricercatrice dell’Università di Firenze, co-autrice del libro “La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione” e Antonella Parigi, co-fondatrice della Scuola Holden, presidente dell’associazione “Torino città per le donne” e Assessora alla Cultura, Pari Opportunità, Turismo della città di Moncalieri. In apertura all’evento interverranno Alessandra Guidorzi del Forum Ferrara Partecipata e Laura Calafà, docente di Diritto del lavoro all’Università di Verona.

    (La location è stata scelta in quanto, al momento, a Ferrara non si dispone di sale pubbliche e gratuite per dare spazio alle associazioni. La parrocchia, invece, ha messo a disposizione uno spazio a titolo gratuito per far sì che l’evento abbia luogo).

    Durante questo evento nascerà in modo ufficiale il gruppo “Ferrara, le donne e la città”, che ha come obbiettivo quello di proseguire il lavoro avviato dal Forum per rendere la città di Ferrara sempre più inclusiva ed accogliente, abbattendo tutte le barriere che limitano la vita quotidiana di tutti i cittadini e in particolar modo delle donne.

    Paola Gatti, membro del nuovo gruppo “Ferrara, le donne e la città”, ha voluto mettere in evidenza che: “La città può essere osservata anche dal punto di vista delle donne; la città non è neutra ma è stata costruita da uomini sulla base delle loro necessità: una città rapida e veloce a misura di consumo e produzione. Le donne hanno una visione integrale della società e del mondo e, perciò, vanno ascoltate e devono avere la possibilità di esprimere le loro necessità. Il nostro obbiettivo è ottenere una democrazia partecipata”.

    “Vogliamo creare delle proposte concrete da fornire all’amministrazione per cambiare la città in un tempo breve e non in un futuro lontano”, ha precisato Francesca Cigala Fulgosi, membro attivo del nuovo gruppo. “La crisi climatica e sociale che stiamo vivendo ha necessità di un cambiamento immediato che può avere origine dal pensiero creativo femminile, unendo ecologia, crisi sociale e giustizia in un’ottica femminile e femminista. Vogliamo dei fatti concreti”.

    Caterina Sateriale, altro membro della nuova associazione, ha voluto portare come esempio l’iniziativa proposta dalla città di Bologna per coinvolgere le donne nella vita e nella gestione della città: “è stata promossa dal comune di Bologna un’indagine sulle esigenze delle donne a 360°, attraverso un questionario che è stato distribuito alle cittadine. Dobbiamo prendere esempio da queste iniziative vicine a noi”.

    L’invito all’incontro è rivolto a tutti i cittadini e alle forze politiche interessate a confrontarsi e a collaborare per la costruzione di una Ferrara che possa diventare un modello di convivenza urbana più equo, vivibile e sostenibile.

    Che fine hanno fatto il progetto per il futuro della ex Caserma e il Pug?

    Il Forum Ferrara Partecipata riafferma la necessità di un percorso partecipativo sul tema e chiede di rendere pubblico il risultato dello studio commissionato dal Comune

    Il 7 giugno scorso, prima delle elezioni che hanno visto riconfermato Alan Fabbri a sindaco di Ferrara, il Forum Ferrara partecipata ha svolto l’ultimo flash mob sotto lo scalone di Palazzo municipale per chiedere al sindaco di avviare un percorso partecipativo con la cittadinanza sul futuro dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli.

    Erano passati 466 giorni dalla promessa, ufficializzata in Consiglio Comunale, di iniziare quel percorso partecipativo al fine di confrontarsi su una serie di proposte che anche il Forum aveva contribuito ad elaborare e messe nero su bianco su un libretto ( che si può trovare al seguente link https://ferrarapartecipata.it/wp-content/uploads/2023/06/20230601-UNA_CASERMA_PARTECIPATA_a_cura_del_Forum_Ferrara_Partecipata.pdf ) consegnato allo stesso sindaco all’indomani della bocciatura del progetto Feris.

    A fronte della nostra richiesta, anziché avviare il processo partecipativo con il coinvolgimento di cittadine e cittadini, associazioni, comitati, interessati, si è dato mandato alla prof.ssa Tamborrino del Politecnico di Torino di fare uno studio, le cui finalità non erano per nulla chiare, sul futuro della suddetta caserma. Come abbiamo comunicato allora, si trattava di una sospensione dei flash mob in attesa di capire gli orientamenti della nuova giunta che sarebbe risultata dalle imminenti elezioni.

    Pur essendo stato riconfermato il sindaco uscente e la giunta quasi nel suo complesso e, quindi, potendo benissimo immaginare quale potrà essere il risultato delle nostre richieste, riteniamo corretto, prima di riprendere le iniziative che riterremo opportune, richiedere alla nuova giunta cosa si vuole fare dell’ex caserma e riaffermare la nostra richiesta di avviare un percorso partecipativo che metta in campo le idee emerse in questi mesi. In particolare, riteniamo necessario che venga chiarito se sono intercorse novità rispetto al preliminare di vendita tra Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria della caserma, e Ar.Co Lavori scaduto il 27/07/2024.

    Così come chiediamo di rendere pubblico il risultato dello studio (costato più di 18.000 euro di soldi pubblici) svolto dalla prof.ssa Tamborrino e quali considerazioni e ipotesi se ne sono tratte.

    Inoltre, ci pare non rinviabile che la cittadinanza sia informata dei tempi entro i quali si vuole discutere il PUG ( Piano Urbanistico Generale), con quali modalità e con quale relazione con i soggetti che hanno presentato osservazioni al riguardo.

    Vorremmo insomma rassicurare tutte quelle cittadine e quei cittadini, che ci hanno sostenuto nei lunghi mesi che ci hanno visto tutti i venerdì mattina sotto lo scalone e che hanno partecipato numerosi alla bella assemblea pubblica del 5 aprile sul piazzale di fronte al Duomo, che continua il nostro impegno e la nostra mobilitazione su questi punti e, più in generale, per un’idea della città del futuro: più partecipata, più sana, più verde, più vivibile per tutte e tutti.

    Forum Ferrara Partecipata

    “Riqualificazione Piazza Travaglio, un’occasione mancata”

    Il Forum Ferrara Partecipata critica il vicesindaco Alessandro Balboni su partecipazione e bontà del progetto

    Abbiamo letto in questi giorni le dichiarazioni del vicesindaco Alessandro Balboni circa le modifiche che interesseranno la Piazza Travaglio da concludersi 2025.

    Come Forum Ferrara Partecipata avevamo salutato con favore il progetto Look Up che conseguentemente ad un accordo siglato tra Comune e Regione per l’Agenda trasformativa urbana dello sviluppo sostenibile per la città di Ferrara-Atuss, permette di disporre di significativi importi economici tesi a valorizzare spazi ed edifici pubblici.

    La nostra positiva attenzione è dimostrata dal fatto che abbiamo voluto partecipare attivamente ad alcuni incontri che, promossi dal Comune, dovevano agevolare la partecipazione di gruppi, associazioni e cittadini, per un effettivo coinvolgimento nel progetto.

    Questa recente uscita sulla stampa ci lascia invece oltremodo perplessi non solo sul reale significato che l’amministrazione comunale intendeva dare alla ‘partecipazione’, giacché il percorso si è interrotto bruscamente in quanto i progetti sono stati definiti (fin dall’inizio?) nelle sedi ufficiali, ma anche sulla realizzazione del progetto stesso.

    Ci sembra di capire dalla descrizione al momento un po’ vaga che ha fatto il vicesindaco che si tratti, ancora una volta, di una occasione mancata e poco coraggiosa.

    Leggiamo che la piazza Travaglio verrà ‘rifunzionalizzata’ cioè verrà migliorata per le funzioni già esistenti ed infatti viene ben specificato che il commercio ambulante (leggi soprattutto il mercato del lunedì) non subirà modifiche.

    Quindi è chiaro che, affinché i commercianti su area pubblica possano collocarsi come fanno ora con banchi e furgoni, invece di trovare una soluzione sostitutiva quale ad esempio il parcheggio Kennedy come avvenuto alcuni anni fa, non sarà possibile mettere in atto una effettiva trasformazione della piazza in cui trovi posto un polmone verde di cui tanto avrebbe bisogno la città per abbattere le polveri sottili che ci affliggono specialmente in inverno: infatti si legge che verranno piantati ‘alcuni alberi’.

    Non è invece chiaro che cosa si intende con ‘tappeto verde’(se fosse stato un prato si sarebbe usato questo termine) né quali parti della piazza interesserà. La pavimentazione ‘desigillata e impermeabilizzata’ sarà costituita da materiali ‘drenanti’ che ci riportano tristemente col pensiero ad altra piazza cittadina di recente ristrutturazione la cui assorbenza si è dimostrata molto lontana da essere tale!

    Infine dissentiamo totalmente dalla scelta di istituire un parcheggio sostitutivo sulla superficie dell’ex Comando della Polizia Locale all’inizio di via Bologna. Ci stupiamo che una vasta area di valore, in aderenza alle mura cittadine, debba essere sottoutilizzata nel modo oggi proposto, ed inoltre crediamo che la città non solo debba essere implementata di vegetazione, quella si drenante e necessaria per mitigare le ondate di calore e cercare di invertire il cambiamento climatico, ma debba vedere, in tempi ragionevoli, una vera sostituzione del trasporto privato con quello pubblico, elettrico e gratuito.

    Sarebbe necessario perciò istituire veri parcheggi scambiatori, cioè non a cento metri dal centro, come si stanno per realizzare, ma ad alcuni chilometri, sostituendoli con un efficiente e capillare sistema di trasporto pubblico.

    Ci vuole coraggio, dicevamo, ma anche una visione del futuro che, al momento questa amministrazione, ancorata a soluzioni novecentesche, sembra non avere.

    Per unire il centrosinistra serve una “fase costituente”

    La risposta del Forum Ferrara Partecipata alle considerazioni di Luciano Maragoni di Campo Democratico sui metodi, avanzati dal Forum, per aggregare le forze di centrosinistra

     

    Recentemente Luciano Marangoni, per conto di Campo Democratico, si è espresso su Estense.com in merito alle posizioni del Forum Ferrara Partecipata e della Rete Giustizia Climatica sulle azioni per aggregare le forze di centrosinistra. Di seguito il contributo al dialogo del Forum Ferrara Partecipata

    Abbiamo davanti cinque anni. Pensiamo sia necessario innanzitutto aprire una “fase costituente“, che veda protagonisti e coinvolti tutti i soggetti, siano essi forze politiche, associazioni, realtà di rappresentanza sociale e anche singole persone interessate ad elaborare un’idea di città adeguata ai bisogni dei
    cittadini e a un’evoluta idea dell’abitare, con la messa a punto di un progetto alternativo credibile, sia in termini complessivi che su aspetti più specifici e puntuali.

    Il rischio altrimenti è farsi dettare continuamente l’agenda politica dagli interessi di turno, siano essi politici o economici.

    Ovviamente questo non esimerà le singole forze politiche ad elaborare – questa volta con congruo anticipo – le proprie autonome scelte in termini di programmi, candidati e alleanze.

    A noi, a differenza di Marangoni, pare che mettere insieme tutte le energie presenti a Ferrara per delineare un’idea alternativa, in modo largo, trasparente e favorendo una grande partecipazione, sia proprio il modo migliore per evitare quelle derive, che son state il prodotto di quanto praticato sinora e che non ha certo portato a grandi risultati. E cioè il fatto di stare ciascuno dentro il proprio orticello, coltivando le proprie analisi e proposte, per arrivare solo in vicinanza delle scadenze elettorali a mettere insieme compromessi di basso profilo, decisi in consessi ristretti.

    Al contrario, occorre avere il coraggio di mettersi in discussione, avanzando in modo chiaro le proprie proposte e decidendo di sottoporle ad un’ampia discussione, che coinvolga tutte le persone che intendono battersi per aprire un’altra stagione a Ferrara.

    Noi, insieme a numerosi altri soggetti che in questi anni hanno continuato a prendersi cura della città, mettiamo a disposizione di tutti il nostro patrimonio di riflessioni e conoscenze elaborato con il contributo di esperti e l’analisi di casi a livello nazionale e internazionale.

    Sulle macro questioni sollevate da Marangoni come mobilità e ripubblicizzazione dei beni comuni (acqua e rifiuti) rimandiamo alla nostra generale proposta di visione di città al link https://ferrarapartecipata.it/documento-di-sintesi-delle-proposte/, al documento specifico su acqua e rifiuti al link https://drive.google.com/file/d/1WsPgCDZNuQg5VNczw3mvTQ8T1MQyP4Ej/view?usp=sharing e all’ampia documentazione presente nel sito al link https://ferrarapartecipata.it/

    Visione e contenuti per la Ferrara del futuro

    Campo Democratico propone il cashback per remunerare da parte di Hera i ferraresi che impiegano tempo per la raccolta differenziata

    Nell’intervento pubblicato da Estense.com il signor Corrado Oddi per conto del Forum Ferrara Partecipata e della Rete Giustizia Climatica propone due azioni concrete attorno alle quali aggregare le forze del centro sinistra per un prossimo programma di governo a Ferrara:

    1. eliminare (o forse solo ridurre drasticamente) la circolazione dei mezzi con motore termico in tutta l’area entro le mura, sostituendola con mezzi pubblici e biciclette;

    2. sfilare da Hera la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e il servizio di distribuzione dell’acqua potabile e trasferirli a una gestione diretta del Comune di Ferrara.

    Sul tema della mobilità, dice cautamente Oddi, bisognerebbe predisporre un progetto basato su dati chiari e studio del problema. Verissimo: soluzioni drastiche come quelle prospettate in premessa da Oddi ci sembrano più dettate da un a-priori ideologico (via le auto dalla città) e dalla mancanza di una seria analisi dei fabbisogni di mobilità espressi dai cittadini ferraresi, che da un approccio realistico e efficace al problema.

    Dato che si tratta (e su questo non vi sono dubbi) di un problema davvero complesso, politiche di riduzione del traffico privato motorizzato debbono essere compatibilizzate, oltre che con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, con le differenti caratteristiche della popolazione e i diversi bisogni di mobilità che questa esprime.

    Chi vive in città difficilmente si sposta in auto all’interno del centro storico ed usa già largamente i mezzi pubblici, la bici, i piedi, o i monopattini a seconda dell’età e delle condizioni di salute. Questo tipo di mobilità va indubbiamente incentivata e sostenuta, magari con una rete di precorsi protetti sulla viabilità minore che riservi gli assi viari fondamentali (Giovecca-Cavour, Porta Po-Porta Mare, corso Isonzo-Cittadella, e così via) al traffico motorizzato al quale sono peraltro già dedicati numerosi parcheggi per soste brevi o medie.

    Ma diversi di coloro che vivono in centro hanno ugualmente la necessità di spostarsi verso la periferia o il forese: per necessità di lavoro, per l’accesso ai grandi centri commerciali, per recarsi al Sant’Anna: questa tipologia di mobilità richiede normalmente l’uso dell’auto.

    Inoltre anche entro mura sono localizzate numerose ditte di artigiani di diversi mestieri: solitamente la loro attività professionale comporta l’utilizzo di un furgone attrezzato che non può essere abbandonato fuori mura.

    Vi sono poi tanti cittadini che abitano nelle numerose frazioni del forese che si recano in città (anche in centro) per lavoro o per l’accesso ai numerosi servizi pubblici e privati che ancora sono collocati dentro il perimetro murato.

    Per i dipendenti pubblici, o per chi ha orari predeterminati e costanti potrebbero essere funzionali i cosiddetti parcheggi di attestamento (lasci l’auto e prendi il bus-navetta); ma a ben vedere è già in gran parte così: basti guardare come sono densamente parcheggiate le zone periferiche, come ad esempio i piazzali interni dell’ex ospedale o via Orlando Furioso, dove il parcheggio è libero e da dove ci si sposta facilmente verso le diverse aree del centro. Soluzioni più radicali come i parcheggi scambiatori a est e ovest della città con un servizio frequente di navette verso il centro sono state proposte da decenni e mai realizzate per la scarsa efficienza e gli alti costi di gestione.

    Allora studiamo i flussi, la loro motivazione, le caratteristiche degli utenti, ma senza soluzioni predeterminate e di sapore un poco ideologico.

    Veniamo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti di origine urbana; non condividiamo assolutamente l’ipotesi di riportarli a una gestione diretta del Comune: non solo per una ragione di costi (sono stati realizzati studi dall’esito incerto, ma tendenzialmente essi mostrano la convenienza della gestione affidata a un operatore specializzato) quanto per due altri motivi fondamentali.

    Il servizio di igiene urbana è parte di una filiera che non si esaurisce nella raccolta differenziata, nel trasporto dei rifiuti raccolti e nello spazzamento di strade e aree pubbliche: richiede tecnologie e soluzioni impiantistiche (selezione, trattamento, smaltimento differenziato) che richiedono investimenti, competenze gestionali e know-how tecnologici che si acquisiscono solo gestendo servizi su larga scala.

    Oltre a ciò la ripubblicizzazione in capo al Comune sarebbe possibile o attraverso una gestione in economia e in questo caso il Comune di Ferrara dovrebbe assumere centinaia di operatori, acquistare decine di automezzi specializzati e così via spendendo, oppure il Comune potrebbe ricorrere, magari costituendo una società ad hoc per la gestione, al massiccio decentramento produttivo dei servizi operativi, senza avere più le competenze imprenditoriali per gestire un tale massiccio affidamento di servizi e attività specialistiche a ditte private.

    Noi pensiamo che il Comune di Ferrara debba casomai rafforzare le proprie strutture tecnico-progettuali, innovare i servizi e le modalità di relazione con cittadini e imprese assumendo tecnici e personale ad alta professionalità anziché autisti e operatori ecologici.

    Vanno affrontate invece con Hera due questioni rilevantissime: la prima riguarda la qualità del servizio di igiene urbana erogato da Hera. Non basta fregiarsi di risultati eccelsi nella raccolta differenziata (ma inviteremmo a guardare nei cassonetti per verificare quanto è realmente differenziato il loro contenuto) quando tante isole ecologiche sono abbandonate per troppi giorni alla lordura di rifiuti di ogni genere abbandonati o mal versati nei contenitori specifici e quando pattume di ogni genere resta per tanto tempo a terra per via o nelle piazze spazzate troppo poco. Né vale l’obiezione che è colpa dei cittadini sporcaccioni: verissimo, ma Comune e Hera non possono fare finta di nulla. Il Comune dovrebbe impegnarsi a negoziare con Hera, a parità di costi, uno standard di servizi nettamente migliore e corrispondente a una città a forte vocazione turistica. Hera redige bilanci che evidenziano centinaia di milioni di utile netto: cosa succederebbe se limitasse tale utile a un milione in meno e con questo affidasse a una coop sociale il compito di mettere al lavoro 30 o 40 ragazzi per tenere pulite le isole ecologiche e spazzare strade e piazze?

    La seconda questione è quella del cashback: per fare funzionare bene la raccolta differenziata che consente ad Hera di collocare con profitto sul mercato alluminio e acciaio, plastiche e vetro, tutte le famiglie ferraresi impiegano decine e decine di ore all’anno: gratis. Il Comune dovrebbe aprire una vertenza con Hera perché questo lavoro venisse remunerato proprio attraverso la restituzione di denaro contante sui conti correnti delle famiglie ferraresi.

    Veniamo alla proposta del signor Oddi di ripubblicizzare il servizio idrico integrato. Anche a questo proposito siamo in disaccordo e per diversi motivi:

    . per mantenere efficiente e rinnovare la rete idrica servirebbero investimenti ingenti dell’ordine di 90-100 euro all’anno per utente; i dati nazionali ci dicono che solo le gestioni industriali dell’acqua potabile raggiungono valori vicini a tali importi, mentre le gestioni in economia (quelle pubbliche, appunto) non sono in grado di avvicinare neppure la metà di tale cifra.

    . Ferrara, come tante altre città, dispone di una rete fognaria in buona parte vetusta e sottodimensionata, specialmente nei sempre più frequenti casi di precipitazioni sovrabbondanti; noi pensiamo che solo un soggetto industriale di adeguata forza economica e finanziaria e dotato del necessario know-how possa affrontare un problema di questa importanza e onerosità.

    . le reti idriche dovranno essere sempre più integrate su larga scala per assicurare l’acqua dove ce ne sarà più bisogno e gestire efficientemente politiche di risparmio idrico: non ci sembra sia un argomento alla portata di un comune, ma deve diventare (sulla base di strategie e obiettivi pubblici) strategia industriale delle grandi aziende del settore.

    . infine sempre più si imporrà nel prossimo futuro la necessità di coordinare l’attività di depurazione delle acque reflue con l’impiego di tali acque in agricoltura e dunque la necessità di un coordinamento tra aziende che gestiscono il ciclo idrico integrato e il Consorzio di Bonifica: una scala di integrazione che non può essere governata da nessun comune, ma richiede forte coordinamento tra aziende specializzate.

    Fino a qui le nostre obiezioni di merito alle proposte lanciate da Forum Ferrara Partecipata e da Rete Giustizia Climatica, ma vogliamo aggiungere che prima ancora non ci convince il metodo e il percorso che propone il signor Oddi. Secondo noi le proposte per una alternativa di governo (poche, chiare e su temi davvero importanti per la vita delle persone) dovrebbero stare dentro una cornice progettuale e programmatica capace di indicare una idea di futuro per la città; invece proposte spot di cui resta difficile cogliere il senso generale hanno scarsa utilità se non per la visibilità del proponente.

    Non ci convince l’idea di una sorta di forum unificato (una sorta di assemblea permanete) di tutti i soggetti che si oppongono all’attuale Amministrazione Comunale che dovrebbe preludere all’ennesimo tavolo programmatico per la condivisione del futuro programma elettorale del Centro Sinistra.

    Si entrerebbe subito in una zona grigia di mediazioni che non aiuterebbero a sviluppare liberamente e da parte di ciascuna forza una visione compiuta del futuro di Ferrara e del suo territorio per i prossimi lustri.

    Occorre invece che ciascun attore che si oppone alla giunta di destra e alle sue politiche esprima con la massima libertà la visione del futuro e la cali in proposte e progetti concreti (dalla sanità allo sviluppo economico e al lavoro, dalla mobilità ai servizi pubblici e privati, dalla cultura ai diritti sociali e alla casa).

    Se ciascun soggetto compirà liberamente tale lavoro di approfondimento e progettazione e inviterà tutta la società civile e la Politica a confrontarsi con le proprie idee e proposte si metterà in moto un percorso che farà emergere punti di incontro e di divergenza, ma le intese che ne potranno emergere avranno la solidità di un vero programma di governo.

    Infine, cosa forse più importante di tutte, solo un percorso aperto e dialettico su visione e contenuti e proposte per la Ferrara del futuro sarà in grado di offrire a chi aspira a governare il Comune dopo la seconda giunta Fabbri il terreno giusto per prendere posizione, farsi conoscere ed emergere come leader di una coalizione vincente.

    Mobilità e beni comuni, le priorità da cui ripartire

    Intervento di Corrado Oddi, portavoce del Forum Ferrara Partecipata e della Rete Giustizia Climatica

    È passato un po’ di tempo dallo svolgimento e dall’esito delle elezioni amministrative a Ferrara e questo consente di sviluppare qualche ragionamento più meditato in proposito.

    Mi sento di svolgere alcune valutazioni a carattere personale, enucleando in modo sintetico 5 punti di fondo.

    1) Non si può eludere una riflessione approfondita sulle ragioni della vittoria di Fabbri e della sconfitta pesante delle opposizioni. Ciò non è stato compiuto all’indomani del passaggio dell’Amministrazione Comunale alla destra nel 2019 ed è stato uno dei problemi che ci hanno portato alla replica di Fabbri, con ancora maggior consenso. Ovviamente, si può andare su questa strada se, intanto, si conviene che una sconfitta seria delle forze di opposizione si è verificata e non si indulga a valutazioni autoconsolatorie, dicendo, ad esempio, che il Pd in valori assoluti ha circa lo stesso numero di voti del 2019. In secondo luogo, questa riflessione non deve avere intenti di autoflagellazione o di ricerca di qualche capro espiatorio, ma, invece, muovere dalla consapevolezza che solo dall’esaminare quello che è successo si può risalire la china e trarre indicazioni utili per il futuro.

    2) Per quanto mi riguarda, le motivazioni profonde della sconfitta delle opposizioni stanno, da una parte, da una reale sintonia che si è costruita tra la persona del candidato Fabbri e buona parte della popolazione ferrarese e, dall’altra, da una qualità decisamente bassa nell’impostazione e nel messaggio veicolata dall’opposizione, in primis dalla coalizione raccolta attorno ad Anselmo, non solo in campagna elettorale, ma anche negli anni precedenti. Sul consenso che Fabbri è riuscito a costruire intorno a sé, ci sarebbe molto da dire, a partire dal fatto che, sia in termini generali sia qui a Ferrara, spoliticizzazione della società e personalizzazione della politica stanno andando di pari passo da diversi anni in qua. Quest’impasto, nelle politiche dell’Amministrazione di destra, si è sostanzialmente costruito su un’idea di galleggiamento sull’esistente per quanto riguarda le politiche economiche e sociali (con tratti poi anche regressivi sul piano dei diritti universali) e su alcune scelte di politica “culturale” e sull’utilizzo degli spazi pubblici, rese ancor più efficaci da un’abile capacità comunicativa, volte a dare l’immagine di una città che tornava ad essere dinamica, di una “città che rinasce”. A fronte di ciò, l’opposizione, quella almeno più consistente, si è sostanzialmente presentata in termini di denuncia delle scelte sbagliate dell’Amministrazione uscente, cosa in sé sacrosanta, ma senza riuscire ad accompagnarla con la proposizione di un’idea alternativa di città, con la messa a punto di un progetto alternativo credibile, sia in termini complessivi che su aspetti più specifici e puntuali.

    3) I suddetti punti di analisi possono essere più o meno condivisibili, e, comunque, già fare emergere consonanze o divergenze su questi sarebbe importante. In ogni caso, sembra che in molti ragionino sul consenso alto di Fabbri e sul fatto che l’opposizione debba riconquistarselo. Qui sta uno snodo fondamentale, quello cioè di capire come questo possa diventare possibile. Non vorrei che ci fosse una sorta di non detto da parte di alcuni propugnatori di questa tesi, e cioè che si tratta di riconoscere maggiormente le ragioni di Fabbri, e quindi di uscire da un’opposizione costruita prevalentemente sul contrasto alle scelte dell’Amministrazione per approdare ad una più forte considerazione di quanto da essa realizzato e annacquare il proprio dissenso. Una conclusione, a mio parere, del tutto sbagliata, che finirebbe per dare ancora più forza alla destra, sulla base del fatto banale, ma sempre vero, che “ l’originale è sempre meglio della copia”.

    Si tratta, invece, certamente, di avere ben chiaro che un’opposizione puramente costruita sui No non va da molte parti, è per sua natura subalterna e si fa dettare l’agenda politica dagli altri, ma che, nel contempo, il salto da fare è proprio quello di proporre un’alternativa, un’altra idea di città e di farla vivere tra le persone.

    4) Provo ad esemplificare questo ragionamento. A mio avviso, sarebbe necessario individuare 3-4 priorità, non un elenco della lista della spesa, ma alcuni temi decisivi ai fini di far emergere come la proposta che viene dall’opposizione sta su un terreno che guarda ad una prospettiva assolutamente diversa da quella della destra.

    Ne indico solo due, per ragioni di brevità e anche perché la scelta di tali priorità non può che essere il prodotto di un lavoro collettivo. La prima è quella della mobilità: penso che sarebbe decisivo costruire un vero e proprio progetto, corredato da dati e indicazione di risorse precise, per far sì che, entro le Mura, la mobilità avvenga prevalentemente attraverso il trasporto pubblico e quella “dolce”, basata su quella ciclabile e pedonale, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni climalteranti. Analogamente, si può ragionare sul tema dei beni comuni, a partire dalla gestione del servizio dei rifiuti urbani e di quello idrico, procedendo alla loro ripubblicizzazione, togliendoli a Hera, avendo presente che sul primo occorrerà decidere a breve, visto che la concessione è scaduta alla fine del 2017, e che sul secondo la concessione ad Hera finirà al termine del 2027. Ovviamente, un progetto non è semplicemente un bello studio scritto sulla carta (anche se questo è un fatto preliminare), ma si tratta di pensare a come sostenerlo con la mobilitazione sociale. E anche a comunicarlo in modo diffuso con gli strumenti adeguati, compresi i social media, su cui esiste un elemento di debolezza che va recuperato.

    5) Premessa di quest’ipotesi di lavoro è un punto di metodo e di percorso, che però assume un valore di assoluta sostanza. Non penso che si possa dare corpo a questa necessità di risalire la china se non si individua anche una sede collettiva nella quella produrre questa discussione. Nei giorni passati, su questo quotidiano, Romeo Farinella ha lanciato l’idea di costruire una sorta di “laboratorio di resistenza e proposta politica”, composto da tutti i soggetti, politici e sociali, interessati a questa prospettiva: la condivido e mi pare un’indicazione importante. Ferma restando l’autonomia reciproca tra forze politiche e soggetti di cittadinanza attiva e di rappresentanza sociale, convengo che è venuto il momento di mettere insieme riflessioni, idee, proposte, progettualità provenienti da tutte le realtà e le persone che vogliono lavorare per costruire una nuova prospettiva per Ferrara, preparandosi sin da adesso per mettere da parte la destra sulla base di uno sguardo lungo, di un’idea di futuro per la città.

    Si potrebbe iniziare costruendo per la ripresa, dopo la pausa estiva, una grande assemblea cittadina aperta, con le caratteristiche delineate sopra. Ragioniamo su questa o ipotesi analoghe, soprattutto diamoci l’occasione per reincontrarci e discutere insieme, per valorizzare l’intelligenza e la passione collettiva che sono risorse di tanti nella città.

    Ferrara Partecipata. In attesa della nuova giunta ultimo flash mob

    Il Forum da giugno dello scorso anno si trova ogni venerdì sotto il Volto del Cavallo per ricordare al sindaco che “non ha mantenuto gli impegni” su Feris

    Oggi l’ultimo flash mob di Ferrara Partecipata sotto il Palazzo Municipale. “Il sindaco non ha mantenuto gli impegni”. Dallo scorso giugno il Forum ogni venerdì si è trovato sotto il Volto del Cavallo “per chiedere al sindaco di avviare il percorso partecipativo sulla riqualificazione dell’area della caserma Pozzuolo del Friuli, così come era stato stabilito dalla mozione approvata dal consiglio comunale del 27 febbraio 2023 in cui era stato bloccato il progetto Fe.ris”.

    Avendo preso atto “che il sindaco non intende assumere le decisioni importanti per la città con il confronto e la partecipazione dei cittadini, in contraddizione con quanto espresso nelle linee programmatiche del suo mandato”, alla scadenza della consiliatura sospendono il flash mob, “in attesa di vedere quale sarà lo scenario politico che si determinerà con le prossime elezionicounali”.

    La consapevolezza con cui lo fanno è però quella di “continuare a vigilare” perché “dopo le elezioni la nuova giunta dovrà affrontare l’urgenza di riqualificare quel comparto della città” elaborando “un nuovo progetto”. Loro, il Forum Ferrara Partecipata sarà comunque pronto “a mettere in atto ulteriori mobilitazioni per opporci a nuovi progetti che non corrispondano realmente alle necessità del bene comune e per sostenere progetti innovativi che mettano al centro la pubblica utilità, la tutela dell’ambiente e del patrimonio architettonico”.

    Questa volta però “la riqualificazione dell’area della ex caserma dovrà essere ripensata coinvolgendo i cittadini prima dell’elaborazione del nuovo progetto, affinché le proposte, le idee, le valutazioni che emergeranno nel percorso partecipativo possano orientare e guidare la successiva elaborazione tecnica”.

    Forum Ferrara Partecipata non si schiera, ma condanna l’amministrazione uscente

    Il punto in vista delle elezioni. Una città decarbonizzata e che sappia guardare “con gli occhi delle donne”

    Un operato decisamente negativo quello dell’amministrazione comunale uscente secondo Ferrara Partecipata. Il Forum si è riunito lunedì 27 maggio per esporre il proprio punto di vista sulle imminenti elezioni e l’ha fatto senza mezzi termini. Sebbene abbia deciso di non sostenere esplicitamente nessuno dei candidati, quello che ha visto negli ultimi cinque anni di destra (e durante la campagna elettorale in particolar modo) è una propaganda avente “un occhio di riguardo ai ceti sociali più vicini alla loro politica, a partire da lavoratori autonomi ed esercenti di attività commerciali”.

    Ciò avrebbe così intensificato nuove discriminazioni e danneggiato la partecipazione democratica dei cittadini, quest’ultimo un punto fondamentale del Forum. Non solo, le realtà associative e sociali sarebbero state ridimensionate a fronte di una continua privatizzazione e logica proprietaria della città. “Basta citare il regolamento per l’assegnazione alle case popolari, l’utilizzo improprio di Parco Nord e la mancata consultazione dei cittadini sulla ristrutturazione della ex Caserma di via Cisterna del Follo”.

    L’invito del Forum Ferrara Partecipata agli elettori è quello di superare l’astensionismo, “una vera occasione di partecipazione attiva”, e di valutare attentamente che i programmi dei diversi candidati tengano conto delle questioni più urgenti che affliggono la città. In particolare, le strategie per una Ferrara decarbonizzata che sappia affrontare i cambiamenti climatici promuovendo una “mobilità dolce”, in bicicletta, un trasporto pubblico gratuito e più efficiente e disincentivando il consumo di suolo. “Ci siamo poi cimentati con il tema dei beni comuni, pensando innanzitutto alla pubblicizzazione del servizio dei rifiuti urbani e del servizio idrico. Abbiamo quindi ragionato sul potenziamento del ruolo e dell’intervento pubblico in settori e servizi fondamentali, come la sanità, la casa, i servizi per l’infanzia e quelli di carattere culturale”.

    Il Forum Ferrara Partecipata vuole continuare ad essere indipendente dalle forze politiche e qualunque sarà l’esito delle elezioni di giugno continuerà a fare il suo lavoro “prospettando una propria visione di città per il futuro e partecipata”. Una città che vuole tutelare i beni comuni “che devono rimanere pubblici” e che possa finalmente essere vista “con gli occhi delle donne”, con una organizzazione quindi più adeguata ad affrontare le diversità dei bisogni delle fasce più deboli. “Partire da un punto di vista di genere è importante perché è l’unico che può essere veramente inclusivo per tutti”.

    Esposto alla Procura della Repubblica per l’antenna in via Caldirolo

    Secondo il Forum Ferrara Partecipata non rispetta alcuni criteri del Rue guastando il panorama

    Esposto alla Procura della Repubblica da parte del Forum Ferrara Partecipata per l’antenna in via Caldirolo. Il palo telefonico, installato alla fine del 2023 e alto circa 30 m sarebbe visibile anche dal parco della Mura da cui dista sono 45 m.
    “In attesa dell’esito dell’esposto, – fanno sapere – il Forum Ferrara Partecipata rileva come ancora una volta questa amministrazione abbia dimostrato poca sensibilità nei confronti del patrimonio culturale e ambientale della nostra città”.
    Questo perché “il Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Ferrara (vigente fino all’adozione del Pug) stabilisce ‘una distanza minima di 150 metri degli impianti di trasmissione di segnali via etere dai percorsi e punti di valore panoramico”.
    Il Forum precisa anche che “dalla risposta dell’Amministrazione all’interpellanza del gruppo consiliare Pd presentata nel mese di novembre 2023, è emerso che il competente Settore Governo del Territorio – U.O. Pianificazione generale e
    paesaggistica, rilevate due “interferenze” in merito al Rue, owero l’impatto della trasformazione rispetto ai punti di vista panoramici e l’impatto paesaggistico prodotto, invitava la società interessata a predisporre uno studio adeguato a verificare l’impatto dell’intervento previsto e a identificare opportuni prowedimenti volti a minimizzare gli eventuali impatti”.
    La integrazione della società, fanno sapere dal Forum, così concludeva: “‘Si può ragionevolmente concludere che si ritiene contenuto l’effetto della stazione radio base sul contesto paesaggistico e culturale di riferimento e che la vegetazione già presente sia sufficiente alla mitigazione dell’impatto paesaggistico’. A seguito di ciò, senza procedere ad uno specifico controllo l’intervento veniva autorizzato”.
    Se però “fosse stato compiuto un controllo, si sarebbe accertato che la struttura era visibile dalle mura e che l’impatto non era limitato. Il Rue, infatti, prevede elementi di rischio quali: il ‘degrado delle viste panoramiche da e verso mura e sottomura per interventi impropri sia edificatori che sugli spazi aperti’, la ‘tutela delle visuali panoramiche dei percorsi di rilievo paesaggistico che si sviluppano sugli alti terrapieni e nell’ampio vallo sottostante’ e la ‘salvaguardia della panoramicità dei percorsi di rilievo paesaggistico sui terrapieni delle mura e nel vallo sottostante attraverso fasce di rispetto panoramico all’interno delle quali per ogni intervento consentito sia edificatorio che sugli spazi aperti si dovrà verificare l’impatto paesaggistico prodotto”.

    Pug. Criticità e proposte nell’assemblea pubblica in centro

    Manifestazione organizzata dal Forum Ferrara Partecipata. Scese in piazza le varie associazioni che si occupano delle battaglie urbanistiche e ambientali del territorio

    di Nicolò Govoni

    A 403 giorni esatti dalla promessa del sindaco di consultare i cittadini sulla questione Caserma, Forum Ferrara Partecipata è sceso in piazza Cattedrale venerdì pomeriggio per discutere in un’assemblea pubblica sul Pug (Piano Urbanistico Generale) e sulla Ferrara del futuro insieme alla cittadinanza, tra la quale era presente anche il candidato Fabio Anselmo. Non solo Ferrara Partecipata: hanno organizzato l’incontro anche l’Associazione Piazza Verdi, il centro sociale La Resistenza, Cittadini del Mondo, Ferrara 2030, Koesione 22, Italia Nostra e Caldirolo Libera, lasciando poi la parola ai cittadini.
    Corrado Oddi di Forum Ferrara Partecipata prende parole ed esordisce: “L’amministrazione comunale aveva annunciato che entro la metà del mese avrebbe approvato il Pug, elemento principe della pianificazione urbanistica: ma slitterà alla prossima consigliatura, con metà delle motivazioni non accolte. Tutti i venerdì mattina facciamo presidio per ricordare che 403 giorni fa il sindaco Fabbri prometteva di consultare i cittadini sulla caserma: e così veniamo in piazza oggi per spiegare le nostre osservazioni sulla città futura, che deve essere dei cittadini che la abitano, coinvolti nelle decisioni. Una città decarbonizzata e verde, senza spazi pubblici privatizzati, una città dei beni comuni, per dare un futuro al pianeta e alle persone”.

    Francesca Cigala di Forum Ferrara Partecipata torna sulla questione della Caserma, che non trova spazio nel Pug: “Non c’è stata la discussione promessa dal sindaco, e adesso scompare dall’elenco delle cose da fare. La caserma va reinserita con alcuni criteri:
    rigenerazione per uso pubblico e culturale, uno spazio di incontro, con convegni e arti performative nella Cavallerizza”.

    Poi, la mobilità: “La città è invasa dalle macchine: nel Pug ci sono buone premesse, ma mancano le proposte operative. Le nostre riflessioni si concentrano su una modifica strutturale del trasporto pubblico elettrico e ciclopedonale, nell’interesse della salute e
    della sicurezza, con parcheggi scambiatori alle porte della città per agevolare chi arriva da fuori, onde evitare zone congestionate ed eliminare i parcheggi a ridosso del centro storico”.
    “Le linee generali del Pug – osserva – Giuseppe Lipani di Italia Nostra – sono condivisibili ma poi concretamente non hanno vincoli per essere rispettate. Ci concentriamo su quattro temi. Primo, il Parco Urbano: gli eventi che turbano il suo equilibrio dovrebbero essere svolti nella zona dell’aeroporto. Poi, la densità abitativa: chiediamo indici di edificabilità più bassi nelle zone a ridosso delle mura e del fiume, ma soprattutto di recuperare gli spazi liberi. Il centro storico deve essere vissuto ma se c’è residenzialità, con gente di tutte le fasce sociali: per fare questo servono politiche che rimuovano gli ostacoli e favoriscano la mobilità. Infine, l’uso di immobili da parte di attività culturali a fini commerciali: come si coniuga con il fatto che i cittadini possano associarsi liberamente?’.
    Tra i manifestanti anche Sandra Travagli, portavoce dei residenti che si oppongono alla centrale di biometano a Villanova: “Questa centrale avrà un impatto devastante sul territorio. Non si può parlare di visione strategica di città senza parlare del territorio che ci sta attorno, e chi vive nelle frazioni ha molti svantaggi e difficoltà, e lo dimostrano i cluster. Non c’è tutela di un paesaggio patrimonio Unesco, così da autorizzare un impianto a biometano che va a scapito del territorio agricolo. Noi abitanti non siamo stati coinvolti, anzi ci hanno accusato di essere stati insistenti”.

    Michele Nani porta invece i piazza i problemi di Caldirolo Libera: “Il nostro comitato si interessa di tutta la zona Est: una realtà che si è consolidata dopo aver impedito la costruzione del supermercato. Via Caldirolo è difficilmente attraversabile in bici o a piedi: servono ciclabili alberate lungo la via, per arginare la cementificazione. Ci sono edifici pubblici abbandonati, che potrebbero essere riutilizzati come luoghi per riunirsi (visto che per farlo bisogna pagare). Infine, owiare agli allagamenti quando piove tanto, fenomeno ormai non più eccezionale. L’esperienza della partecipazione mostra che anche gente non edotta in temi urbanistici può sviluppare riflessioni per abitare il proprio quartiere: e il conflitto è il sale della democrazia”.

    Al centro dell’incontro anche via Krasnodar, “il cuore della zona sud di Ferrara, che conosce criticità urbanistiche” come sottolinea Massimo Cavallina di Koesione 22. “È tagliata a fette dalla ferrovia e dall’autostrada urbana di via Beethoven: chiediamo una ricucitura degli spazi con un collegamento ciclopedonale più efficiente. Senza dimenticare il futuro incerto della Biblioteca Rodari”.
    Appoggio alle battaglie del Forum arriva da Francesco Ganzaroli de La Resistenza: “Ferrara Partecipata ha la nostra solidarietà, così come i cittadini che si preoccupano di trovare soluzioni per una città diversa. Leggiamo tanti slogan facili, che palesemente non vanno a corrispondere a realtà: e la nostra esperienza è l’emblema del modus operandi di questa amministrazione, perché siamo senza sede e da sedici mesi abbiamo ricevuto solo silenzi. La città è tutt’altro che giusta, nonostante gli slogan: si stanno cancellando esperienze pluridecennali”.
    “In questi cinque anni – si domanda Barbara Diolaiti diAssociazione Piazza Verdi – di chi è stata la città? Di chi può pagare. Gli unici spazi di socializzazione sono quelli destinati al commercio: è questa l’idea di città degli amministratori, eliminare luoghi di aggregazione dove le persone possono iniziare a incontrarsi e proporre idee. Si vuole il cittadino da solo. Questa non è democrazia, la città è della giunta che la sta governando, ne sono la prova la piazzetta intitolata al padre di Sgarbi e la fiera dove il Comune ha speso un patrimonio per portare opere d’arte senza alcun progetto. Come può accadere in città della cultura come nostra, in cui il Cinema Boldini è chiuso e il Museo del Risorgimento e della Resistenza è stato mandato via per farne un bar?”.

    Ferrara Partecipata. “Mobilità urbana al centro dell’agenda politica”

    L’intervento del Forum che torna ad analizzare il Piano Urbanistico Generale evidenziando significative lacune e proponendo soluzioni per la viabilità

    Il dibattito sulla mobilità urbana sostenibile deve essere sempre più al centro dell’agenda politica e sociale della nostra città. Nel tentativo di tradurre le politiche per il clima e la sostenibilità in azioni concrete, il nuovo Piano Urbanistico Generale, di prossima adozione, è stato oggetto di attenta analisi da parte del Forum, che ha evidenziato significative lacune e proposto soluzioni per la mobilità nelle aree urbane in linea con gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria e della vita dei cittadini: meno traffico ed emissioni, più salute e sicurezza.

    Sebbene il Pug ambisca a fare scelte orientate alla riduzione dei flussi di traffico, promuovendo la mobilità ciclistica e sostenibile, mancano proposte concrete per il potenziamento del trasporto pubblico, elemento fondamentale per un futuro ecologico. Il Forum ha sollevato questo tema, sottolineando la necessità di modifiche strutturali per favorire la mobilità pubblica e ciclo-pedonale e ribaltare l’attuale schema gerarchico auto – bicicletta – pedone ridando centralità al trasporto pubblico, a vantaggio dell’uso dei mezzi alternativi all’auto privata.

    Le proposte avanzate dal Forum sono incentrate sulla creazione di una rete integrata di mobilità pubblica e piste ciclabili continue, che connettano le diverse aree della città e incentivino l’utilizzo di mezzi ecologici. È essenziale, secondo il Forum, ripensare la progettazione delle infrastrutture urbane, con particolare attenzione alla creazione di percorsi pedonali e ciclabili sicuri e ben strutturati, che favoriscano una mobilità accessibile a tutti. Non basta proporre dei “rammendi ciclabili” se manca poi la progettazione di una connessione tra i percorsi ciclo-pedonali e le infrastrutture come la futura metropolitana di superficie a sud o quella, ancora ipotetica, tra Barco e Pontelagoscuro.

    Un’altra importante proposta del Forum riguarda l’introduzione di un trasporto pubblico associato a parcheggi scambiatori alle porte della città, al fine di agevolare i collegamenti per il pendolarismo e ridurre la pressione del traffico tra le frazioni e il centro urbano. Tuttavia, il Pug attuale non affronta in modo adeguato questa problematica, mantenendo il focus sui parcheggi a ridosso del centro. Pur elogiando allo stesso tempo la città, sito Unesco, nel piano sono addirittura potenziate le aree parcheggio lungo la cinta muraria sud, in totale contraddizione con la valorizzazione del nostro Patrimonio storico paesaggistico. La proposta del Forum è rigenerare questi spazi del percorso delle Mura (Kennedy, bastione San Lorenzo, ex-Mof) per trasformarli in un grande corridoio verde con una migliore funzionalità ambientale, culturale e ricreativa.

    Inoltre, il Forum ha individuato criticità specifiche in alcuni nodi urbani, come la Ztl e l’area di Via Caldirolo, proponendo interventi mirati per migliorare la sicurezza e la fruibilità dei percorsi ciclo-pedonali, anche con l’estensione di ciclabili, di zone a traffico limitato e di zone 30 km/h, in particolare nell’area di Borgo Punta tra Via Frutteti, Piazzale San Giovanni e Via Gramicia. La ZTL esistente, ormai sempre più disattesa dall’eccessivo rilascio di permessi e dal lassismo nei controlli, andrebbe più tutelata ed ampliata per includere l’ex Caserma Pozzuolo del Friuli e tutto il settore universitario di Via Savonarola, il quartiere giardino e Corso Isonzo, l’asse Viale Cavour-Corso Giovecca, tra i giardini del Castello e l’incrocio con Via Palestro.

    Un’altra importante questione sollevata riguarda il congestionamento del traffico in alcune zone della città, come Via Ravenna, per la quale il Pug non prevede strategie risolutive concrete. Il Forum sottolinea l’urgenza di interventi immediati, come l’incremento delle linee di trasporto pubblico in connessione con parcheggi di attestamento esterni alla circonvallazione, la realizzazione di percorsi ciclabili sicuri e di attraversamenti pedonali rialzati. Nel piano si accenna alla realizzazione della Bretella Est di San Giorgio, completamento della tangenziale tra gli assi radiali di via Pomposa, via Comacchio e via Ravenna; si tratterebbe di una infrastruttura imponente, di grande impegno economico e impatto paesaggistico con tempi inevitabilmente lunghi, mentre le criticità di cui si dà atto richiedono misure urgenti, di rapida attuazione per tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini.

    In conclusione, il Forum auspica che da questo suo contributo scaturiscano azioni concrete per promuovere una mobilità urbana sostenibile e che le istituzioni locali e gli attori coinvolti prendano in considerazione le proposte avanzate al fine di garantire un futuro più verde e vivibile per le nostre città.

    Ferrara Partecipata: osservazioni al Pug contro i grandi eventi al parco urbano

    Riguardano il Parco Nord e il Parco Sud chiedendo che nel primo “vengano specificate le funzioni incompatibili con la natura del parco” e maggiori specifiche per il secondo.

    Il Forum Ferrara Partecipata ha presentato, tra le altre,  due osservazioni al Piano Urbanistico Generale (Pug) relative al Parco Nord Bassani e al Parco Sud. Per quanto riguarda il Parco Nord Bassani, chiedono che “nella scheda del progetto guida vengano specificate le funzioni incompatibili con la natura del parco”.

    In particolare chiedono che “alla dicitura ‘spazi aperti per eventi temporanei’ venga aggiunta la dicitura ‘esclusi quelli che richiamano forte affluenza di pubblico concentrati in tempi ristretti, quelli con impatto acustico tale da recare danno o disturbo alla fauna del parco e delle zone limitrofe, quelli che possono recare danno alla  vegetazione del parco e quelli per il cui allestimento e svolgimento sia necessario l’accesso al parco di mezzi che possono danneggiare in modo permanente i percorsi ed il manto erboso del parco stesso’”.

    Chiaramente la richiesta è quella di evitare in futuro lo svolgimento di “iniziative, attività e manifestazioni chiaramente in contrasto con le finalità sopra descritte del parco stesso”. Ritengono infatti “che il Parco Nord Bassani debba avere come fondamentali le finalità ecologiche, ambientali e di difesa della  biodiversità proprie di un nodo ecologico del territorio provinciale e che, quindi, venga esclusa la possibilità di tenere lì eventi fortemente impattanti dal punto di vista ambientale, come  quello realizzato con il concerto di Bruce Springsteen”.

    Passando invece al Parco Sud, “in coerenza con quest’impostazione” e “visto che esso è solo genericamente tratteggiato nella stesura del Pug”, chiedono maggiori specifiche. Affermano infatti che nel documento sarebbe indicata solo la “potenzialità di attivazione di un vero e proprio Parco Sud, valorizzabile anche come sede di eventi temporanei, che comprende e mette a sistema le aree verdi pubbliche contigue all’aeroporto”.

    La richiesta “sia per realizzare effettivamente il Parco Sud e prevedere che in quell’area ci sia la possibilità di dar vita a eventi importanti, sia per evitare scelte insediative di attività e funzioni palesemente contrastanti, come sarebbe quella dell’ipotizzato Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr)”.

    “Si tratta – fanno notare – di osservazioni significative, che si inscrivono in un’idea di ‘Città  verde’, che guarda anche all’abbattimento delle emissioni climalteranti e al contrasto al cambiamento climatico, oltre al fatto di preservare e costituire aree finalizzate a sviluppare il  patrimonio ecologico e ambientale della città, sottraendolo a usi impropri e logiche di  privatizzazione”.

    L’attesa è quella di un’amministrazione comunale che “prenda seriamente in considerazione e dia risposte positive a queste nostre istanze; in ogni caso, continueremo la nostra iniziativa e mobilitazione perché questioni così rilevanti per il futuro della città si possano realmente concretizzare”.

    La caserma che non c’è

    Forum Ferrara Partecipata chiede che il complesso rientri nel Pug anche “per eliminare il sospetto che si vogliano tenere ‘le mani libere’ per interventi contrari all’interesse pubblico”

    Come Forum Ferrara Partecipata vorremmo segnalare a tutti coloro che hanno seguito le vicende del progetto Fe.ris, il progetto di recupero della caserma Pozzuolo del Friuli contestato dai cittadini per la mancanza di pubblica utilità e di sostenibilità ambientale e poi bloccato dal Consiglio Comunale un anno fa, che la caserma è “scomparsa” dal Piano Urbanistico (Pug) della città.

    O meglio, il “Complesso delle Caserme Pozzuolo del Friuli e Ex Cavallerizza, complesso immobiliare dismesso da metà degli anni ’90 con edifici tutelati quali beni culturali” è citato nella parte del Piano dedicato all’analisi dell’esistente ed è anche segnalato nella descrizione del quartiere centro storico tra gli edifici pubblici degradati e meritevoli di rigenerazione, ma poi scompare nella parte del Piano dedicatoa ciò che operativamente si dovrebbe fare.

    La Caserma non viene menzionato nel lungo elenco di “Opportunità di rigenerazione e conversione” che comprende invece edifici come la caserma Bevilacqua, l’ex Ipsia di via Roverella, il palazzo Furiani, il chiostro San Benedetto, il palazzo Melli, l’ex Poliambulanza e tanti altri.

    Riteniamo che la Caserma e la Cavallerizza, situate in un comparto di grande rilievo (che comprende Palazzo Schifanoia, istituzioni museali civiche, strutture universitarie) rientrino a gran ragione in quelle “parti di città” per cui prevedere, secondo la legge Urbanistica Regionale n. 24/2017 “gli obiettivi per il miglioramento della qualità urbana e ambientale, gli usi e le trasformazioni ammissibili, stabilendo i requisiti e le condizioni cui subordinare l’intervento”.

    Come Forum Ferrara Partecipata abbiamo presentato pertanto un’osservazione al Pug con la richiesta che l’area dell’ex Caserma sia inserita nelle “Strategie locali” e che sia elaborata una “scheda progettuale d’ambito” per la rigenerazione sia della Caserma Pozzuolo del Friuli che dell’Ex Cavallerizza e abbiamo inoltre elencato i criteri che, secondo noi, dovrebbero essere tenuti in considerazione per una corretta strategia di rigenerazione, in grado di garantire la qualità architettonica e la continuità con la valenza storico architettonica della parte di città in cui tali edifici sono inseriti.

    Il primo criterio di qualità elencato prevede di rispettare la qualità dell’insieme di spazi aperti e costruiti, limitando al massimo la quantità di nuove costruzioni, puntando su interventi che non superino in altezza gli edifici esistenti.

    Il secondo chiede di definire nuove destinazioni d’uso che garantiscano il rispetto del preminente interesse pubblico dell’area, per la realizzazione di servizi al cittadino coerenti con le caratteristiche di quell’area: servizi di tipo culturale (possibili funzioni di completamento e di servizio delle vicine strutture museali), di tipo formativo (specie universitario) e ricreativo, con una particolare predilezione per attività di tipo innovativo e inclusivo.

    Inoltre, si ritiene che gli edifici dell’ex caserma siano particolarmente adatti ad un uso pubblico sociale per incontri, conferenze, riunioni, laboratori, spazi attualmente carenti in città.

    In particolare per l’edificio della Cavallerizza prevedere l’uso per attività convegnistiche, teatrali, performative, espositive mantenendo l’unicità dell’unitarietà e ampiezza dello spazio senza alterare l’attuale configurazione dello spazio interno.

    Il terzo criterio, nel caso in cui sia prevista una destinazione ad uso residenziale e/o a residenza universitaria, mira a prediligere interventi pubblici o privati convenzionati a prezzo calmierato, al fine di evitare fenomeni di gentrificazione; mentre il quarto punta a promuovere un’azione di rigenerazione che metta a sistema e garantisca la fruibilità pubblica degli spazi verdi e degli spazi aperti dell’intera area nel rispetto delle loro differenti caratteristiche (giardini storici, spazi pubblici di più ampia fruizione, ecc.).

    Nel trattamento dello spazio aperto, utilizzare ovunque possibile le tecniche che aumentino la permeabilità del suolo e diminuiscano il calore urbano.

    L’ultimo criterio è quello di utilizzare, per l’intervento sull’edificato materiali e tecnologie compatibili con il valore storico degli edifici presenti e di basso impatto ambientale (bioedilizia), pur garantendo l’efficienza energetica e la sicurezza.

    Crediamo quindi che sia importante che l’area della Caserma rientri nel Piano Urbanistico e ci attendiamo che la nostra osservazione venga accolta, anche per eliminare il sospetto che si vogliano tenere “le mani libere” per interventi contrari all’interesse pubblico, come accaduto con il progetto Feris.

    Fe.ris, Ferrara Partecipata attende il coinvolgimento dei cittadini

    Il Forum continuerà “i flash mob finché non ne verrà fissata la data, è necessario che finalmente i cittadini siano coinvolti”

    Non si ferma Ferrara Partecipata e continuerà a trovarsi ogni venerdì sotto il Volto del Cavallo fino a quando non verrà avviato il percorso di partecipazione per una nuova progettualità dell’area dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli.

    L’assessore Alessandro Balboni ha annunciato l’avvio del percorso per cui è stato affidato un incarico alla società Consorzio Ferrara in Ricerca. Il Forum ne prende “atto con la speranza che finalmente venga avviato un vero percorso partecipativo, ma continueremo con i flash mob finché non ne verrà fissata la data di inizio”.

    Il progetto di riqualificazione dell’area, rispetto a come era stato presentato, “dovrà essere ripensato” ed “è necessario che finalmente i cittadini siano coinvolti prima”. Un percorso di “elaborazione del nuovo progetto” con idee e valutazioni che emergano “nel percorso partecipativo” e possano così “orientare e guidare la successiva elaborazione tecnica”.

    “Il 27 febbraio dell’anno scorso – riepiloga il Forum Ferrara Partecipata – il sindaco Fabbri, in Consiglio Comunale, aveva annunciato l’intenzione di coinvolgere la cittadinanza in un percorso partecipativo sulla riqualificazione della ex caserma”.

    Questo è avvenuto dopo che importanti mobilitazioni erano riuscite a bloccare il progetto Fe.ris che, dice il Forum, “avrebbe svenduto ai privati l’ex caserma Pozzuolo del Friuli, con aggiunta di nuovi volumi di edificazione alti 18 metri, e avrebbe cementificato aree di pregio in prossimità delle Mura, per realizzare un parcheggio in via Volano e l’ennesimo ipermercato in via Caldirolo”.

    Un progetto che “è stato bloccato perché era radicalmente sbagliato, privo di utilità pubblica, ambientalmente non sostenibile, regressivo rispetto ad un’idea di città che guarda al futuro. L’anno scorso Fe.ris era stato presentato in consiglio comunale senza una preliminare discussione con gli abitanti della città”.

    Forum Ferrara Partecipata cerca la svolta: “Pubblicizzare i beni comuni”

    Terzo incontro organizzato da Forum Ferrara Partecipata per la città del futuro: al centro della discussione con la cittadinanza il tema dei beni comuni. Interviene Anna Zonari di La Comune Ferrara: “La nostra Traccia è un programma partecipativo”

    Una Ferrara del futuro, libera e democratica, e che tuteli i beni comuni. Nel terzo incontro organizzato da Forum Ferrara Partecipata nella sala sinodale della parrocchia di San Giacomo Apostolo si è discusso con la cittadinanza sul tema dei beni comuni e della loro pubblicizzazione.

    “I beni comuni non sono né privati né pubblici”, introduce Corrado Oddi di Forum Ferrara Partecipata. “Hanno una funzione collettiva: sono naturali e sociali. La loro gestione dovrebbe essere pubblica e partecipata, come prevede la Costituzione. Ma dagli anni Novanta in Italia si è diffusa la privatizzazione di questi beni, che ha portato delle conseguenze come la messa in gestione al mercato dei principali beni comuni, portando a minori investimenti e a maggiori tariffe“.

    Hera è un caso esemplare“, prosegue Oddi, “di multiutilities quotate in borsa mosse da logiche di mercato. La quota pubblica di Hera è in calo: e negli ultimi due anni, con gli incrementi delle bollette del 90% per le famiglie, i profitti e i dividendi dell’azienda sono aumentati”.

    “La proposta è svoltare verso la pubblicizzazione dei beni comuni. Prima di tutto, la questione dei rifiuti urbani: Hera lavora dal 2017 in proroga. E Ferrara è tra le città in regione che produce più rifiuti. Il sistema porta a porta darebbe migliori risultati: per diminuire la produzione di rifiuti e minimizzare quelli non riciclati, con costi abbordabili. E poi c’è l’inceneritore: si può chiudere una delle due linee, perché brucia più rifiuti speciali che urbani, nella prospettiva di un’uscita completa dall’incenerimento”.

    “Infine, ripubblicizzare il servizio idrico“, conclude Oddi. “Nel 2027 scadranno le concessioni a Hera e Cadf. Noi proponiamo un’unica azienda provinciale a capitale pubblico, e per farlo si deve iniziare dalla prossima amministrazione”.

    La parola passa a Marco Bersani, socio fondatore di Attac Italia: “Pubblico e privato sono due modi diversi di intendere la comunità, che non può essere gestita secondo logiche di mercato. Lo spazio e il tempo della nostra vita sono diversi da quelli del mercato: la vita ha un tempo lungo in uno spazio limitato, quello della comunità; al contrario il mercato ha uno spazio illimitato, e un tempo limitato in base ai profitti, generando scelte in contrasto con i diritti delle persone“.

    La partecipazione è necessaria per chi abita nella comunità e desidera la qualità della vita in un territorio, dal quale invece il mercato estrae i valori. È ormai fallito il modello liberista basato sulla globalizzazione: al centro delle riflessioni devono tornare le comunità territoriali, che si creano partecipando come cittadinanza alle decisioni, autoproducendo la propria energia e discutendo del suo consumo, concretamente. I Comuni invece – che producono meno debito pubblico – sono stati messi con le spalle al muro per mettere sul mercato ciò che prima non lo era, privatizzando dunque la ricchezza pubblica: è fondamentale ridiscutere le risorse in mano al Comune, per una comunità di cura”, conclude Bersani.

    Infine, l’intervento del sociologo e docente di Unife Alfredo Alietti. “Non si può parlare di bene pubblico senza partecipazione. Ma c’è un tertium non daturle istituzioni pubbliche. E non c’è trasformazione del bene pubblico senza la trasformazione delle istituzioni che governano un territorio, che siano di destra o sinistra: e il potere non sta cambiando, e tutti i discorsi sulla partecipazione rimangono nella retorica”.

    “Siamo in debito di risorse come debito pubblico, e viviamo in un momento di deficit di competenze democratiche. Come si crea la partecipazione?”, si domanda Alietti. “C’è chi non ha voce, e alla fine partecipa chi è preparato e possiede le risorse economiche e culturali e quindi sta già partecipando“.

    “Infine, una piccola critica. Tutte le ricerche sociologiche portano a un solo risultato: possiamo autogovernarci in modo che i beni comuni siano una risorsa per la comunità in un modo solo, cioè tra simili, quando ci si relaziona e riconosce secondo elementi comuni. Ma noi ci confrontiamo sempre con le diversità e con nuove richieste di diritti“.

    Dei tre candidati al ruolo di Primo cittadino invitati all’incontro, è intervenuta Anna Zonari di La Comune di Ferrara: “La nostra ‘traccia condivisa per cambiare Ferrara’ è un programma aperto, che si articola sui beni comuni; è un percorso partecipativo per la cittadinanza, che qui vive. Bisogna cambiare l’ottica con cui guardare all’amministrazione quando si parla di beni comuni, coinvolgendo i cittadini quando le decisioni non sono già state prese. Questo nostro percorso partecipativo dal basso, però, a volte è stato frainteso”.

    Poi, la candidata affronta un problema di questi giorni, l’inquinamento in città, dovuto alle polveri sottili ad alti livelli: “Non ho mai visto un post sui social sul tema dell’inquinamento a Ferrara da parte di Fabbri – ne parlo perché è lui il sindaco adesso. La figura del sindaco deve sensibilizzare le persone sui beni comuni, aiutarle a comprenderne le problematiche con l’educazione e non con i divieti”.

    Acqua e rifiuti: Ferrara Partecipata interroga i tre candidati sindaci sui “beni comuni”

    Venerdì 16 febbraio incontro pubblico organizzato dal Forum con Fabbri, Anselmo e Zonari per discutere di ripubblicizzazione dei servizi

    I beni comuni. È questo il tema dell’iniziativa proposta per venerdì 16 febbraio dal Forum Ferrara Partecipata, che alle ore 17.30, nella Sala Sinodale della Parrocchia di San Giovanni Apostolo, discuterà insieme a Marco Bersani, Attac Italia ed esperto di beni comuni e privatizzazioni, e Alfredo Alietti, sociologo e professore presso l’Università di Ferrara.

    All’incontro pubblico, aperto a tutta la cittadinanza, sono stati invitati a partecipare i tre candidati sindaci Fabbri, Anselmo e Zonari. Si tratta del terzo incontro organizzato da Forum Ferrara Partecipata, che aveva già proposto dibattiti relativi alla democrazia partecipativa e alla decarbonizzazione delle città.

    “Forum Ferrara Partecipata non sostiene nessun candidato e nemmeno liste elettorali – sottolinea Corrado Oddi in conferenza stampa – ma abbiamo ritenuto importante invitare i tre candidati affinché esprimano la loro opinione sui temi in campo. Il nostro interesse è quello di produrre proposte e riflessioni che vengano sentite e accolte anche in politica”.

    Il tema che sarà affrontato durante il dibattito è quello dei beni comuni, “che servono all’esercizio dei diritti fondamentali legati al libero sviluppo delle persone” continua Oddi. Divisibili in beni comuni naturali e sociali, devono essere gestiti dal pubblico e in maniera partecipata. “Sono decenni che i beni comuni sono soggetti alla privatizzazione, a Ferrara il servizio rifiuti e l’acqua pubblica sono in mano a Hera, che gestisce più che altro profitti, non servizi pubblici”.

    Forum Ferrara Partecipata propone che questi beni comuni siano gestiti dal pubblico o ripubblicizzati: la prima questione della quale si discuterà nella serata di venerdì sarà relativa alla gestione dei rifiuti, che Hera possiede in proroga dal 2017. “Appena sarà definita la prossima consiliatura, andrà deciso chi gestirà i rifiuti in città” spiega Oddi. Il secondo argomento di discussione riguarderà il servizio idrico, “che andrebbe ripubblicizzato: Ferrara alta è gestita da Hera, quella bassa da Cadf. Le concessioni scadranno nel 2027, sembra una data lontana ma non lo è: a quella data si dovrà passare a una sola azienda pubblica che gestisca in toto l’acqua provinciale. Ci si dovrà far trovare preparati, stabilendo un piano industriale ed economico” termina. La serata di venerdì riguarderà quindi principalmente la ripubblicizzazione del servizio.

    Anche Lucia Ghiglione è intervenuta in conferenza stampa, ricordando che “il nostro intento è quello di far riflettere i cittadini sui propri bisogni e sui beni per loro essenziali, che devono essere sottratti alle logiche del mercato. Privatizzare e appaltare fa sì che la capacità del Comune di far sentire la voce dei cittadini sia sempre meno forte”. In chiusura di conferenza Francesca Cigala Fulgosi ha ribadito: “Forum Ferrara Partecipata non partecipa a liste, ma fa politica proponendo partecipazione e conversione ecologica, le città devono programmare con attenzione alla giustizia e all’equità”.

    Ferrara Partecipata. “Sit-in continueranno fino all’inizio del percorso partecipativo”

    Il Forum “esprime soddisfazione per questo avvio, al quale ha probabilmente contribuito la mobilitazione di questi mesi”

    Dopo le dichiarazioni dell’assessore Alessandro Balboni il Forum Ferrara Partecipata “prende atto, ad un anno dalla promessa del sindaco sollecitato anche dall’intero consiglio comunale, che inizierà un percorso partecipato dai cittadini”. Una notizia, fanno sapere, “appresa a mezzo stampa” e ufficialmente tramite il quotidiano municipale Cronaca Comune ” in cui si dà conto dell’incarico assegnato ad una società di progettare le modalità del percorso partecipato dal basso”.

    Il Forum “esprime soddisfazione per questo avvio, al quale ha probabilmente contribuito la mobilitazione di questi mesi” ma allo stesso tempo annuncia che “i sit-in continueranno almeno finché non verrà comunicata una data certa di inizio del percorso partecipativo”. In queste occasioni ogni venerdì mattina sotto il Volto del Cavallo gli attivisti avranno cura di “comunicare questa novità ai tanti cittadini che chiedono informazioni”.

    Solo dalla “data di inizio del percorso e le sue modalità organizzative” si potranno infatti “apprezzare la sincerità e la sollecitudine dell’amministrazione comunale nel garantire il massimo tasso di democrazia e partecipazione, che immaginiamo simile alle modalità delle “assemblee dei cittadini” ormai collaudate in alcune città italiane e in parecchie europee”.

    Percorso partecipato post Feris. Oltre 300 giorni senza risposta

    Il Forum Ferrara Partecipata non demorde e ogni venerdì “noi continuiamo a chiederla”

    “Sono più di 300 giorni da quel 27 febbraio in cui il Consiglio Comunale ha approvato una risoluzione per attivare il percorso di partecipazione dei cittadini sulle scelte per la riqualificazione della caserma Pozzuoli del Friuli e ancora non c’è stata risposta. E noi continuiamo a chiederla”.

    Lo continuano a fare ogni venerdì sullo scalone del municipio gli attivisti del Forum Ferrara Partecipata e a sostenerli anche la Rete per la Giustizia Climatica. Non demordono e provano ancora a ottenere quello che in fondo gli è stato promesso e che è stato promesso alla cittadinanza dopo il naufragio di un progetto che aveva portato anche diverse crepe all’interno della maggioranza con alcuni consiglieri che, qualora costretti, avrebbero votato contro.

    A nulla è servito il regalo consegnato al sindaco Alan Fabbri alla vigilia di Natale, un libro “in cui sono raccolte le prime idee dei cittadini sul recupero della ex caserma di via Cisterna del Follo, idee raccolte in un’assemblea pubblica organizzata dal Forum”.

    Poco prima di quell’occasione il Forum, sapendo dell’uscita del bando regionale sulla ‘partecipazione, aveva pensato potesse essere un’ottima “occasione per sviluppare un buon percorso partecipativo” e così si erano “attivati per presentare la candidatura, chiedendo al Centro Servizi del Volontariato di fare il capofila secondo le regole del bando”.

    Ma fu proprio a quel punto che arrivò la brutta sorpresa. Dal Centro Servizi del Volontariato gli fui data la notizia che il Comune non aveva “dato la sua necessaria adesione come ente attuatore alla nostra proposta di candidatura al bando stesso” poiché aveva “già avviato direttamente l’iter affidandone l’attuazione al Centro Ferrara Ricerche”.

    Nonostante ciò il Forum non demorde e rilancia con altri progetti partecipativi come il ciclo di incontri per discutere sulla necessità di una conversione ecologica urgente della città.

    Grazie per aver l

    Ferrara Partecipata inizia la “campagna ecoclimatica”

    Con l’incontro di martedì 16 la volontà è quella di creare dibattito tra le diverse forze che si confronteranno alle prossime comunali

    Con l’incontro di martedì 16 gennaio, alla parrocchia di San Giacomo Apostolo, “inizia la campagna elettorale” del Forum Ferrara Partecipata. Una campagna che, spiegano Alessandro Tagliati, Francesca Cigala e Sergio Fiocchi, non prevede l’entrata in capo come forza politica ma la volontà di creare dibattito tra le diverse forze che si confronteranno. A intervenire, sulla necessità di “un piano urgente di conversione ecologica della città”, saranno Romeo Farinella, del dipartimenti di Architettura di Unife, e Margherita Venturi dell’Alma Mater di Bologna.

    “Lo scopo – spiega Cigala – è quello di creare confronto su un tema da sviluppare in modo concreto”. Ed è per questo che oltre ai cittadini sono state invitati anche i diversi schieramenti politici ai quali si chiede di intervenire dicendo “se sono o meno d’accordo con le proposte e in caso non lo siano spiegare la loro soluzione”.

    Al centro dei problemi la crisi ecoclimatica poiché le “città sono al centro delle trasformazioni poiché al centro dell’inquinamento” e “la comunità scientifica è unanime nel dire che la crisi va affrontata ora”. Basti guardare alle alluvioni in Emilia Romagna e in Toscana e ai danni che hanno portato stimati in 11 miliardi. Serve quindi una, aggiunge sempre Cigala, “rapida transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili”, serve “ripensare il modo di produrre, consumare e consumare suolo, e per questo serve un piano”.

    “Per far funzionare questo – spiega Tagliati – serve la comunità, non con un senso di sacrificio ma dicendo che mettendo insieme le risorse possiamo stare bene tutti”. “Noi – aggiunge Fiocchi – dobbiamo passare dall’individualismo liberista a una partecipazione che va verso uno spirito comunitario”, solo così “possiamo realizzare cose importanti per il benessere individuale e collettivo”.