Mobilità e beni comuni, le priorità da cui ripartire
Intervento di Corrado Oddi, portavoce del Forum Ferrara Partecipata e della Rete Giustizia Climatica
È passato un po’ di tempo dallo svolgimento e dall’esito delle elezioni amministrative a Ferrara e questo consente di sviluppare qualche ragionamento più meditato in proposito.
Mi sento di svolgere alcune valutazioni a carattere personale, enucleando in modo sintetico 5 punti di fondo.
1) Non si può eludere una riflessione approfondita sulle ragioni della vittoria di Fabbri e della sconfitta pesante delle opposizioni. Ciò non è stato compiuto all’indomani del passaggio dell’Amministrazione Comunale alla destra nel 2019 ed è stato uno dei problemi che ci hanno portato alla replica di Fabbri, con ancora maggior consenso. Ovviamente, si può andare su questa strada se, intanto, si conviene che una sconfitta seria delle forze di opposizione si è verificata e non si indulga a valutazioni autoconsolatorie, dicendo, ad esempio, che il Pd in valori assoluti ha circa lo stesso numero di voti del 2019. In secondo luogo, questa riflessione non deve avere intenti di autoflagellazione o di ricerca di qualche capro espiatorio, ma, invece, muovere dalla consapevolezza che solo dall’esaminare quello che è successo si può risalire la china e trarre indicazioni utili per il futuro.
2) Per quanto mi riguarda, le motivazioni profonde della sconfitta delle opposizioni stanno, da una parte, da una reale sintonia che si è costruita tra la persona del candidato Fabbri e buona parte della popolazione ferrarese e, dall’altra, da una qualità decisamente bassa nell’impostazione e nel messaggio veicolata dall’opposizione, in primis dalla coalizione raccolta attorno ad Anselmo, non solo in campagna elettorale, ma anche negli anni precedenti. Sul consenso che Fabbri è riuscito a costruire intorno a sé, ci sarebbe molto da dire, a partire dal fatto che, sia in termini generali sia qui a Ferrara, spoliticizzazione della società e personalizzazione della politica stanno andando di pari passo da diversi anni in qua. Quest’impasto, nelle politiche dell’Amministrazione di destra, si è sostanzialmente costruito su un’idea di galleggiamento sull’esistente per quanto riguarda le politiche economiche e sociali (con tratti poi anche regressivi sul piano dei diritti universali) e su alcune scelte di politica “culturale” e sull’utilizzo degli spazi pubblici, rese ancor più efficaci da un’abile capacità comunicativa, volte a dare l’immagine di una città che tornava ad essere dinamica, di una “città che rinasce”. A fronte di ciò, l’opposizione, quella almeno più consistente, si è sostanzialmente presentata in termini di denuncia delle scelte sbagliate dell’Amministrazione uscente, cosa in sé sacrosanta, ma senza riuscire ad accompagnarla con la proposizione di un’idea alternativa di città, con la messa a punto di un progetto alternativo credibile, sia in termini complessivi che su aspetti più specifici e puntuali.
3) I suddetti punti di analisi possono essere più o meno condivisibili, e, comunque, già fare emergere consonanze o divergenze su questi sarebbe importante. In ogni caso, sembra che in molti ragionino sul consenso alto di Fabbri e sul fatto che l’opposizione debba riconquistarselo. Qui sta uno snodo fondamentale, quello cioè di capire come questo possa diventare possibile. Non vorrei che ci fosse una sorta di non detto da parte di alcuni propugnatori di questa tesi, e cioè che si tratta di riconoscere maggiormente le ragioni di Fabbri, e quindi di uscire da un’opposizione costruita prevalentemente sul contrasto alle scelte dell’Amministrazione per approdare ad una più forte considerazione di quanto da essa realizzato e annacquare il proprio dissenso. Una conclusione, a mio parere, del tutto sbagliata, che finirebbe per dare ancora più forza alla destra, sulla base del fatto banale, ma sempre vero, che “ l’originale è sempre meglio della copia”.
Si tratta, invece, certamente, di avere ben chiaro che un’opposizione puramente costruita sui No non va da molte parti, è per sua natura subalterna e si fa dettare l’agenda politica dagli altri, ma che, nel contempo, il salto da fare è proprio quello di proporre un’alternativa, un’altra idea di città e di farla vivere tra le persone.
4) Provo ad esemplificare questo ragionamento. A mio avviso, sarebbe necessario individuare 3-4 priorità, non un elenco della lista della spesa, ma alcuni temi decisivi ai fini di far emergere come la proposta che viene dall’opposizione sta su un terreno che guarda ad una prospettiva assolutamente diversa da quella della destra.
Ne indico solo due, per ragioni di brevità e anche perché la scelta di tali priorità non può che essere il prodotto di un lavoro collettivo. La prima è quella della mobilità: penso che sarebbe decisivo costruire un vero e proprio progetto, corredato da dati e indicazione di risorse precise, per far sì che, entro le Mura, la mobilità avvenga prevalentemente attraverso il trasporto pubblico e quella “dolce”, basata su quella ciclabile e pedonale, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni climalteranti. Analogamente, si può ragionare sul tema dei beni comuni, a partire dalla gestione del servizio dei rifiuti urbani e di quello idrico, procedendo alla loro ripubblicizzazione, togliendoli a Hera, avendo presente che sul primo occorrerà decidere a breve, visto che la concessione è scaduta alla fine del 2017, e che sul secondo la concessione ad Hera finirà al termine del 2027. Ovviamente, un progetto non è semplicemente un bello studio scritto sulla carta (anche se questo è un fatto preliminare), ma si tratta di pensare a come sostenerlo con la mobilitazione sociale. E anche a comunicarlo in modo diffuso con gli strumenti adeguati, compresi i social media, su cui esiste un elemento di debolezza che va recuperato.
5) Premessa di quest’ipotesi di lavoro è un punto di metodo e di percorso, che però assume un valore di assoluta sostanza. Non penso che si possa dare corpo a questa necessità di risalire la china se non si individua anche una sede collettiva nella quella produrre questa discussione. Nei giorni passati, su questo quotidiano, Romeo Farinella ha lanciato l’idea di costruire una sorta di “laboratorio di resistenza e proposta politica”, composto da tutti i soggetti, politici e sociali, interessati a questa prospettiva: la condivido e mi pare un’indicazione importante. Ferma restando l’autonomia reciproca tra forze politiche e soggetti di cittadinanza attiva e di rappresentanza sociale, convengo che è venuto il momento di mettere insieme riflessioni, idee, proposte, progettualità provenienti da tutte le realtà e le persone che vogliono lavorare per costruire una nuova prospettiva per Ferrara, preparandosi sin da adesso per mettere da parte la destra sulla base di uno sguardo lungo, di un’idea di futuro per la città.
Si potrebbe iniziare costruendo per la ripresa, dopo la pausa estiva, una grande assemblea cittadina aperta, con le caratteristiche delineate sopra. Ragioniamo su questa o ipotesi analoghe, soprattutto diamoci l’occasione per reincontrarci e discutere insieme, per valorizzare l’intelligenza e la passione collettiva che sono risorse di tanti nella città.