Andrea Musacci
«Quantificare l’afflusso del pubblico è praticamente impossibile, proprio per la peculiarità della manifestazione che non richiede spazi chiusi né tributi pecuniari». Così scriveva Monica Forti, addetta stampa del Ferrara Buskers Festival (FBF), in un articolo del 23 luglio 1988 uscito su “La Voce di Ferrara-Comacchio”. Cosa – quindi – contraddistingue questa rassegna musicale di cui tutti andiamo fieri? L’apertura e la gratuità. Caratteristiche ormai dimenticate.
ZONA ROSSA PER 6 ORE AL GIORNO
Per la quarta volta in sei anni, il Ferrara Buskers Festival (FBF) prevede infatti l’accesso a pagamento: nel 2020 la formula era di tre concerti a sera per ognuno dei cinque luoghi del centro selezionati. Costo del biglietto, 12 euro. L’anno dopo, sarà di 10 euro, col Festival chiuso dentro Parco Massari. L’anno scorso l’ancor più nefasta scelta: Quadrivio degli Angeli e Parco Massari a 11 euro (+ eventuali costi di prevendita). Quest’anno tra i 10 e i 12 euro (8-10 euro per l’ultima giornata) a seconda del periodo di acquisto del biglietto (+ 2 euro su Ticket Master per avere il biglietto digitale).
In seguito alle critiche ricevute, il FBF ha deciso di riportare in pieno centro la manifestazione. Fino a sabato il festival inizia alle ore 19 con letture dal vivo in piazza Trento e Trieste e musica dalle 20. Ieri (mercoledì) la musica è iniziata alle ore 22 (tra due giorni lavorativi!). E fino a sabato il centro viene chiuso dalle 18 fino a mezzanotte: ben 6 ore. Domenica inizio alle 16, musica dalle 17, con chiusura del centro dalle 15 ca. Risultato: il Festival non torna ad essere gratuito e in più a essere chiuso per cinque pomeriggi e cinque sere di fila è buona parte del centro storico. Una vera e propria privatizzazione del cuore di Ferrara, e per un appuntamento che per sua natura non dovrebbe conoscere limitazioni alla libertà di movimento. Insomma, fuori tutti: la nostra piazza non è davvero nostra, ma solo di chi conclude una transazione finanziaria col Ferrara Buskers Festival. E il tutto in nome della “cultura” e della “libera espressione artistica”. Termini svuotati del loro reale significato. A dominare è la logica dello scambio (“vuoi accedere liberamente al cuore della tua città? Paghi”), oltre che della competizione (si veda il Premio “Gianna Nannini”).
DIVIETI, GENTIL CONCESSIONI E…SDRAI
Fino a domenica, chi abita nella “zona rossa FBF” deve dimostrare a vigilantes privati di abitare effettivamente a casa propria o di lavorare in una delle attività all’interno. A questo si è ridotto il festival degli artisti di strada: a un’operazione selettiva, con la quale si decide chi può o non può andare in piazza.
«Tutti i residenti avranno libero accesso ed ogni lavoratore dell’area potrà entrare ed uscire senza problemi», è scritto sul sito del FBF. Già il solo sentirsi in dovere di specificarlo provoca un brivido lungo la schiena. Sui controlli all’ingresso è scritto (sempre sul sito FBF): è vietato introdurre – oltre ad armi, droghe e materiale esplosivo – anche… «bottiglie e lattine», «bottiglie di plastica»! E biciclette o monopattini… Inoltre: «Per gentile concessione (sic!) sono ammesse borracce vuote in plastica o alluminio, misura standard max 0,75 cl» e «bottigliette d’acqua da 0,50 cl APERTE [in maiuscolo nel sito], cibo solo in contenitori in plastica o carta» e «anche le vesciche ma solo vuote» (!).
L’unico momento gratuito del Festival sarà dopo mezzanotte col “Buskers Night”: sono già state dimenticate le mille critiche al Ferrara Summer Festival sull’occupazione di piazza Trento e Trieste (e di piazza Ariostea) con gravi disagi per il sonno dei residenti. Da mezzanotte «si va avanti fino alle 3» del mattino sul Listone con altra musica dal vivo, djset e bevute libere. Ma sempre sul sito del FBF si sottolinea come «al Dopofestival non è consentito portare proprie bevande per questioni di sicurezza»! E dimenticati sono i discorsi sul Buskersgarden nel sottomura di Baluardi, nato nel 2000 come luogo dove dopo mezzanotte continuare a divertirsi lontano dal centro. Infine, due mesi e mezzo dopo la “Bike Night Emilia-Romagna”, per dar nuovo lustro alla vetusta piazza Patrimonio Unesco, tornano a gran richiesta gli sdrai nell’Oasi del Festival in p.zza Trento Trieste…
«I BUSKERS? SON COME I MANAGER»
È quindi l’anima stessa del busking a essere snaturata con un Festival che da cinque anni è sempre più dominato da logiche aziendali: “conviene ai commercianti del centro?”, è in sintesi ciò su cui si discute ogni anno. “Come fare in modo che la città (tradotto: alcuni commercianti) ne traggano sempre più profitto?”. L’arte di strada a Ferrara è diventata una mucca da mungere. Detto meglio, è diventata mero terreno di estrazione di profitto (naturalmente a favore di pochi).
Ormai gli organizzatori ne parlano in modo sfacciato: “La strada è bellissima. Strategie e sfide del management: tra musica, arte e cultura” è il nome del Seminario svoltosi lo scorso 5 luglio a Palazzo Diamanti, promosso da FBF e Manager Italia (il «sindacato dei manager») in collaborazione con Confcommercio Ferrara. “Lo spirito dei buskers? È quello dei manager!”: a quella che sembra una battuta si son dedicate ore di riflessione: «La strada rappresenta il contesto dinamico in cui un manager opera ogni giorno. È uno spazio aperto (sic!), mai del tutto prevedibile, dove coesistono sfide e opportunità, direzioni chiare e incroci imprevisti», recita la presentazione dal sito di Manager Italia. Apertura e imprevedibilità: caratteristiche del busking castrate dalla formula “entri-se-paghi” del nuovo FBF. «I partecipanti – è scritto ancora sul sito di Manager Italia – saranno omaggiati con 1 accesso gratuito a una serata del Ferrara Buskers Festival». Insomma: sei un manager e hai partecipato all’evento a Diamanti? Entri gratis. Sei un “normale” cittadino? O paghi o stai fuori.
E rimanendo nell’ambito economico, sempre sul sito del FBF, alla voce “Trasparenza” risulta come il Festival nel 2024 abbia ricevuto 242mila euro di contributi pubblici (Mibact, Regione, Comune Ferrara, Comune Comacchio, Camera di Commercio), con un aumento di quasi 50mila euro rispetto al 2023. Senza contare le erogazioni liberali (Art Bonus), pari a 42200 euro da inizio 2023 a inizio 2025.
L’ANIMA SMARRITA FRA LE TRANSENNE
In un articolo uscito su “Il Resto del Carlino” del 20 agosto 2000, Beppe Boron e Fabio Koryu Calabrò spiegavano così la loro idea del “Grande Cappello”, la possibilità – cioè – di donare una piccola cifra che sarebbe andata per 2/3 a progetti solidali, mentre 1/3 restava nelle casse del FBF: si chiede «solo mille lire a testa perché non vogliamo entrare in concorrenza con gli artisti di strada». Artisti che, inoltre, con gli ingressi selezionati dai biglietti perdono in buona parte il “gusto” della sfida di attirare l’attenzione di chi passa davanti a loro diretto ad altra destinazione. Della stessa idea era Giancarlo Petrini, esperto di teatro popolare e di strada: «Lo spettacolo di strada è contemporaneamente spettacolo di “cappello”. Nella piazza non si paga un regolare biglietto per assistere alle singole esibizioni» (in “La piazza delle meraviglie”, Trapezio, Udine, 1999).
L’organizzazione del FBF dovrebbe tornare ad essere “leggera”, “minima”, far cioè dimenticare a chi si vuol godere il contatto con gli artisti di strada, il trovarsi all’interno di una manifestazione, dandogli invece l’“illusione” che tra sé e il busker non ci sia nessuna sovrastruttura. Le transenne di 2 metri con teli neri che in questi giorni demarcano e occultano il nostro centro sanno invece di separazione, di area protetta, di zona rossa, non di libertà. Quella libertà che ognuno di noi ha vissuto in questi decenni di Festival, libertà di poter entrare e uscire un numero indefinito di volte dall’area buskers. Area – appunto – porosa, permeabile. Come la città, che è di tutti. Che è – soprattutto nel suo cuore, nel suo centro – apertura, luogo di incontro e condivisione, senza barriere. Il FBF ha sempre rappresentato – quindi – un evento simbolo dello spirito della città e della piazza, luogo ora – con il nuovo FBF – trasformato in recinto che divide i “privilegiati” dagli “altri”.
Alcuni anni fa su una transenna che segnava il confine dell’area buskers, qualcuno al posto di “Comune di Ferrara” scrisse ironicamente “Comune di Stefano Bottoni”. Ora che il centro storico è davvero privatizzato, il nostro anonimo amico cosa dovrebbe scrivere?
«Partecipare al Ferrara Buskers Festival è stato «un brivido e, insieme, un ritorno al passato, ai motivi più diretti e intensi della mia attività: fuori dai dischi, dalle sale d’incisione, dai biglietti a pagamento».
(Edoardo Bennato, intervista rilasciata a “L’Informazione”, 27 agosto 1994)

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