Ferrara, le donne e la città: Progetto di trasformazione urbana della città dal punto di vista delle donne.
Visione
C’è bisogno di un pensiero alternativo e inedito sulla città e gli spazi.“ Si fa urgente una
domanda di pensiero e di visioni nuove che mettano al centro le relazioni umane, i nessi tra
le cose, il senso, l’immateriale, le connessioni tra saperi e discipline, gli ecosistemi, le reti, la
biologia, i sensi” ( Elena Granata).
L’emergenza climatica e la crisi ecologica e sociale in atto ci richiedono di
reimmaginare le città. II modello attuale, basato sui valori immobiliari e sulle strutture
produttive del secolo scorso, mostra limiti invalicabili. Per cambiare modello è indispensabile
creare le condizioni per un’alternativa di giustizia sociale ed ecologica intrecciando il
contrasto alla crisi climatica con l’equità e la lotta alle diseguaglianze.
Se l’urgenza, per una città più vivibile, è quella di ridurre ed eliminare le emissioni di
gas serra, sappiamo che ciò sarà possibile solo tramite un processo sistemico che
modifichi grandemente il nostro modo di produrre, consumare, abitare, instaurare
relazioni sociali. Per farlo dobbiamo ripensare i sistemi nel loro insieme,
abbandonando la visione del mondo solo economica liberista che governa le aree urbane
per passare a una visione ecologica, in grado di collegare le complesse dinamiche della vita
quotidiana con la tutela dei beni comuni ( aria, acqua, suolo) e la garanzia dei servizi ai
cittadini ( educazione, sanità, trasporti).
Lo sguardo delle donne sulla città può dare un grande contributo a cambiare il
pensiero sulla città stessa e immaginare nuovi modi di vivere insieme.
Le donne infatti vivono ancora la città con una serie di barriere fisiche, sociali,
economiche e simboliche che modellano la loro vita quotidiana: partendo da queste
esperienze, elaborando una riflessione sulla città a misura di donna, si può ripensare
la città nei suoi spazi e nelle dinamiche sociali affinchè diventino accoglienti e vivibili per
tutte e tutti, ritessendo legami sociali e innescando la transizione ecologica. “La città che va
bene alle donne è una città che va bene per tutti” (Dalia Bighinati) “Le donne possono dare
un contributo determinante a immaginare un nuovo modello di convivenza urbana, con la
forza delle loro idee, con i loro bisogni e desideri, mettendo a nudo quello che non funziona
e che potrebbe cambiare, rivelando le asimmetrie nella ripartizione del potere e delle
responsabilità” ( Elena Granata).
Come ripensare la città in senso femminista ( da un articolo di Federica Meta in The good in
town): Non si tratta però di rimpiazzare i cittadini medi maschi con donne che hanno più o
meno gli stessi privilegi: si tratta di capire chi sia stato escluso dal processo di costruzione e
sviluppo delle città. Di interrogarsi su chi sia la persona che gli amministratori si immaginano
vivere quegli spazi. “Oltre che al genere, bisogna guardare anche a tutti gli altri sistemi di
oppressione, come il razzismo e l’abilismo, ascoltando per esempio le voci e le esperienze
di donne immigrate, donne con disabilità, madri single o senzatetto”, puntualizza Kern nel
libro “La città femminista. La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini”. La città
femminista è quella in cui le barriere, fisiche e sociali, vengono smantellate e tutti i corpi
sono accolti e ospitati allo stesso modo. Una città che mette al centro l’assistenza, non
perché questa debba rimanere un lavoro esclusivamente da donne, ma perché la città ha il
potenziale per ripartirla in modo più uniforme. “La città femminista deve prendere spunto
dagli strumenti creativi che le donne hanno sempre utilizzato per sostenersi a vicenda e
trovare modalità per ricreare quel supporto all’interno del tessuto urbano stesso”, avverte
Kern.
“L’urbanistica femminista intende facilitare quei compiti che sono stati
tradizionalmente assegnati alle donne, ovvero quelli legati alla riproduzione della vita e
all’assistenza, e che nel tempo non sono stati tenuti in considerazione dalle politiche
pubbliche perché slegati dall’ambito della produzione, ovvero prendersi cura di bambini e
anziani, accudire la famiglia e assistere persone in condizione di vulnerabilità. Il femminismo
applicato all’urbanistica mira a non perpetuare i ruoli assegnati, perché quei ruoli, così come
le disuguaglianze che da essi derivano, sono stati costruiti ed è necessario realizzare azioni
concrete per ottenere la parità di genere, azioni che interessino anche la pianificazione
urbana. Le differenze di genere non devono implicare disuguaglianze nel diritto a vivere la
città.” (Zaida Muxi Martinez)
Negli ultimi anni sempre più città hanno iniziato a ripensare l’urbanistica in senso
femminista, creando spazi pubblici e infrastrutture che tengano in considerazione le
esigenze e le prospettive delle donne e del genere: mettendo al centro le persone, a partire
dalle donne, l’urbanistica femminista, prima di tutto elimina ciò che crea ostacoli nella
fruizione degli spazi, ma anche disuguaglianze nel lavoro e nelle attività di cura. Quindi si
adopera per mettere a disposizione luoghi aperti agli stili di vita e alle legittime aspirazioni
della popolazione femminile, nelle sue diverse componenti.
A Vienna, a Lisbona, ad Amsterdam, a Bilbao e molte altre città sono stati così
realizzati interventi che soddisfacendo i bisogni e i diritti delle donne hanno
contribuito grandemente a contrastare l’emergenza climatica attivando percorsi di
transizione ecologica: sono stati realizzati interventi di potenziamento del trasporto
pubblico, sono state aumentate le isole pedonali, le zone a traffico limitato e le piste ciclabili,
allargati i marciapiedi, aumentate le panchine e i bagni pubblici, incrementato il verde di
parchi e giardini, implementati i luoghi di aggregazione e incontro in spazi pubblici, sono stati
ripensati i tempi della città e riorganizzati i servizi pubblici. Tutti Interventi diversificati che,
partendo dalle esigenze concrete delle donne, hanno prodotto una migliore inclusione
sociale e un miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita per tutti.
Gruppo di lavoro
Il Gruppo di lavoro, che si è costituito alcuni mesi fa a Ferrara e che si è dato il nome
“Ferrara, le donne e la città”, intende seguire l’esperienza di altre comunità che già
hanno avviato con successo un processo di trasformazione, secondo l’ottica
dell’urbanistica femminista, non solo fisico, ma anche mentale, del modo di vivere la
città.
Si è costituito all’interno del Forum Ferrara Partecipata e in occasione delle recenti
elezioni amministrative ha sottoposto all’attenzione dei cittadini e dei politici la necessità di
confrontarsi su una visione di città futura che ponga al centro lo sguardo delle donne per un
nuovo modello di convivenza e di progettazione urbana. Vedi l’incontro pubblico che
abbiamo organizzato l’8/5/24 “Cambiare la città per cambiare il mondo. Le donne al
centro della pianificazione urbana per nuovi modelli di convivenza” con l’urbanista
Elena Granata.
Intende allargarsi a chiunque condivida il progetto e voglia farsi parte attiva. Già ora
sono entrate a far parte del gruppo rappresentanti di associazioni di donne che già hanno
esperienze e contatti sul territorio ( FareDiritti ) e docenti universitarie con competenza in
materia.
Abbiamo delineato un programma di lavoro che veda prima di tutto l’individuazione di un
obiettivo e di conseguenza il metodo e le azioni/strumenti per raggiungerlo. Proviamo di
seguito a sintetizzarlo:
Obiettivo
L’obiettivo, che speriamo di raggiungere fra circa un anno, è quello di presentare
all’amministrazione locale e ai media un documento con le richieste di modifiche della
città, sulla base dell’analisi critica delle stesse donne.
Metodo
Il metodo che ci proponiamo di seguire è quello del confronto e della partecipazione.
Confronto di idee, esperienze, approfondimenti tra gruppi di donne il più possibile
eterogenee partendo dall’analisi dell’attuale, “quello che manca oggi”.
Confronti tra diverse esperienze e conoscenze che inneschino un processo di crescita ed
“empowerment” già strada facendo.
Azioni / strumenti
Con quali azioni/strumenti intendiamo farci conoscere e di conseguenza conoscere i limiti,
gli ostacoli nel vivere la città che le donne affrontano quotidianamente a Ferrara e le
soluzioni che le stesse vorrebbero proporre? Elenchiamo in modo schematico:
Incontri con le donne della città, formali e informali, nei centri di aggregazione, nei giardini
pubblici, nelle biblioteche di quartiere, nei centri anziani, davanti alle scuole, in occasione di
eventi pubblici di vario tipo… per lo scambio di conoscenze ed esperienze che ci
riproponiamo.
Passeggiate lungo la città, individuando i punti critici che rendono le nostre azioni
quotidiane difficili e frustranti. Queste passeggiate nel contempo costituiscono momenti di
incontro/confronto con le altre donne: c’è uno scambio di impressioni e di consapevolezza
che le difficoltà del vivere quotidiano non sono un loro limite, ma la conseguenza di
privazioni dei loro diritti.
Interviste alle donne residenti, con poche domande mirate per raccogliere dati,
informazioni, necessità, vissuti e proposte di soluzione ai bisogni soggettivi.
Incontri pubblici di approfondimento con esperte: architette, urbaniste, sociologhe,
giuriste, attiviste di movimenti e associazioni di città che stanno lavorando su queste
tematiche.
Lavoro di ricerca di testi, testimonianze, di esperienze in altri contesti.
Spettacoli, video…
Ferrara, 10 settembre 2024
AGGIORNAMENTO GENNAIO 2025
N.B: “Passeggiate” ( Attraversamenti urbani) e “Interviste” verranno svolte in
collaborazione con l’Università di Bari con il Progetto: WWW “Women’s Wise Walkshops.
Dal vivere gli spazi al progettare i luoghi” Responsabile scientifico: prof.ssa Letizia Carrera
(Uniba-UrbaLab)
N.B “Incontri pubblici di approfondimento” verranno svolti in collaborazione con
l’Università di Ferrara, dipartimento di Architettura, professor Farinella, Dipartimento di
Scienze Giuridiche, prof.ssa Giolo e con l’Università di Verona, dipartimento di Scienze
Giuridiche, prof.ssa Laura Calafa’.
Lascia un commento