Il primo risultato concreto della mobilitazione civica con cui alcune centinaia di cittadini ferraresi, in particolare i residenti nei quartieri interessati dal Feris, hanno tentato in questi mesi di far conoscere, seppure a distanza, all’’Amministrazione comunale le ragioni della loro opposizione al progetto di rigenerazione urbana presentato alla città il 30 giugno scorso e approvato in consiglio comunale in luglio, è il nuovo documento programmatico che Arco costruzioni , autrice del progetto, ha proposto in questi giorni alla città.
L’agenzia che ha redatto il comunicato stampa inviato alle redazione parla di un ” nuovo look”, che Feris avrebbe assunto dopo essere stato rivisto e modificato dal progettista responsabile di Arco ( impresa cooperativa ravennate, autrice del progetto) dopo essersi consultato con l’Amministrazione e avere ascoltato le istanze dei cittadini.
Tutto risolto dunque? o si tratta , come suggerisce il titolo, di un ritocco d’immagine, che non altera la natura privatistica di un progetto che presenta molti aspetti ambigui sotto il profilo dell’interesse generale della comunità ferrarese?
Le modifiche di Feris 2 riguardano non più soltanto le tre aree cittadine che Feris 1 intendeva riqualificare con il recupero dell’ex caserma di via Scandiana e della Cavallerizza – destinati a studentato e residenze private, più food court – , la costruzione di un parcheggio in via Volano e un parco con supermercato in via Caldirolo a ridosso delle mura estensi, ma si allarga su 5 aree.
Il nuovo Feris coinvolge, infatti, altre due aree: un terreno adiacente a via Caldirolo da adibire a palestra a cielo aperto, un terreno in via Bologna, nell’area ex Amga, che il Comune si è già impegnato a bonificare con circa un milione di fondi del PNRR per renderlo disponibile per nuove attività economiche, ma, che, stando al comunicato sembrerebbe , invece, già nella disponibilità di Arco costruzioni, che vorrebbe adibirlo ad area di negozi di prossimità.
(Da notare che questa zona fuori Porta Paola è molto povera di residenze private e poco popolata di famiglie e più in generale di privati cittadini.)
In Feris 2 sembrano accolte le critiche relative alla presenza di residenze private dentro la ex Caserma, che scompaiono, mentre resta lo studentato, però da 700 posti letto, quindi unamaxi offerta di alloggi per studenti fuori sede Unife, di cui non si dice se saranno ad affitto calmierato o no.
Fanno, invece, la loro comparsa alcuni servizi food e welness a disposizione sia di studenti che di cittadini.
Nella cavallerizza la food court del Feris 1 lascerebbe il posto ad una sala congressi, soluzione decisamente più in linea con la destinazione universitaria a cui l’intervento di rigenerazione nel suo complesso si dice finalizzato.
Fra le stranezze di questa fase del confronto su Feris , al di là del valore delle modifiche, c’è il fatto che non è l’amministrazione a dialogare con il Forum Ferrara città partecipata, ma l’azienda di costruzioni, che sembra ignorare che l’unico interlocutore con cui la popolazione si ritiene qualificata a dialogare su temi inerenti interventi di pubblica utilità e soprattutto di portata così rilevante, è proprio l’Amministrazione
Tuttavia se sulla forma e sul tono del comunicato ci sarebbe molto altro da dire, soprattutto sul tentativo di far passare i cittadini , prima, come interlocutori privilegiati di una potente e lungimirante lobby del mondo cooperativo delle costruzioni, poi , con tono insinuante, come personaggi faziosi in vena di mettere i bastoni fra le ruote al progresso urbanistico ed economico della città , ciò che interessa valutare è se davvero il nuovo look apporta un vero cambiamento al progetto originario e di che peso e genere.
In attesa di un comunicato ufficiale del Forum, è, intanto, il caso di sottolineare che se Feris due riconosce che le critiche espresse fin dal luglio scorso dal Forum non erano fuori luogo, e questo è già molto importante, tuttavia il progetto resta ancora ben lontano dalla logica di una rigenerazione che sappia valorizzare la bellezza e la storia della città estense e insieme sappia proiettarne le sorti in un futuro sostenibile e ricco di opportunità proprio per i giovani che ne frequentano l’università.
I 20 o 30 anni di cui parla Feris 2, se vengono paragonati alla durata delle molteplici addizioni e rigenerazioni di cui Ferrara è stata protagonista nel suo antico e recente passato, fanno pensare ad una operazione di piccolo cabotaggio, sensibile alle esigenze del mercato delle ristrutturazioni urbane, ma del tutto estranea ad una visione complessiva del futuro di una città come Ferrara. Una città povera di giovani e ricca, invece, di anziani attivi e operosi nel volontariato culturale e sociale; una città povera di opportunità lavorative, ma ricca di musei e a forte vocazione culturale e di turismo culturale, come è nella sua identità di sito dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Dalia Bighinati