Progetto Feris: “Una ingannevole rigenerazione”
L’intervento dell’architetto Michele Pastore, presidente di Ferrariae Decus, uno dei progettisti del Progetto Mura che ha contribuito a far definire Ferrara patrimonio Unesco
Continuano a moltiplicarsi gli interventi contro il progetto Feris da parte non solo di esponenti della politica, ma anche di esperti urbanisti o comunque conoscitori della materia. E’ il caso dell’architetto Michele Pastore, presidente di Ferrariae Decus, l’Associazione per la Tutela del Patrimonio Storico e Artistico di Ferrara e della sua Provincia.
Pastore è stato uno dei progettisti del Progetto Mura che ha contribuito a far definire Ferrara patrimonio Unesco e, dopo aver ammesso di aver apprezzato l’impegno dell’Amministrazione comunale di procedere nella conservazione delle mura cittadine con un cospicuo finanziamento annuale, è intervenuto con una serie di rilievi in merito a un progetto, Feris, che lo ha messo “profondamente a disagio”. Quella espressa da Pastore è una “completa divergenza” in quanto “non si tratta dell’espressione di un progetto diverso ma di una vera e propria disdetta dei presupposti del Progetto Mura”.
“Non posso intervenire a nome dell’Associazione Ferrariae Decus, di cui sono presidente – precisa – perché molti consiglieri sono un ferie e mi è impossibile convocare il consiglio. Certamente lo farò al rientro. Anticipo quindi una mia opinione personale”.
Opinione basata proprio partendo dai presupposti qualificanti del Progetto Mura, che erano “liberare tutte le aree al ridosso delle mura e realizzare il sistema unitario composto da mura, vallo e terrapieni”. “Non si tratta quindi – afferma Pastore – di intervenire su aree dismesse o abbandonate ma su aree che devono essere liberate e recuperate per riconnetterle al sistema verde delle mura. Ciò per esaltare la percezione del paesaggio del sistema fortificato. Parlo di paesaggio e non di ambiente che è altra cosa. La costruzione di un ambiente naturale è la ragione che ha portato a rimboschire eccessivamente il vallo nord. Intendiamoci è certamente apprezzabile la scelta di arricchire gli spazi liberi con la piantumazione di nuovi alberi, ma c’è modo e modo di procedere. Questa bulimia di alberi nasconde il paesaggio del sistema murato quando si percorre Via Bacchelli. Inoltre il paesaggio delle mura che racconta la nostra storia non ha necessità di costruire un ambiente che non c’è mai stato in quanto in origine era zona allagata per migliorare la difesa delle mura e della città”.
Nello specifico sul prgetto Feris, Michele Pastore parla di “un intervento che contemporaneamente interessa tre parti diverse ma molto sensibili della città, parti che dovevano essere libere e salvaguardate da funzioni incompatibili”. Con una certa ironia, l’architetto sostiene che “la perspicacia del progetto Feris è stata notevole: si sono presi “due piccioni con una fava””. Specificando che “il recupero dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli da destinare in parte a studentato, a residenza e attività commerciali e di ristorazione, con funzioni non meglio definite, nella ex Cavallerizza. Se questa è l’offerta della fava i due piccioni con un sol colpo snaturano il paesaggio delle mura. Il grande ipermercato (ma se ne sente poi la necessita?) che si definisce innovativo parco urbano, forse per il tetto verde, a ridosso del vallo est di fronte a dove sorgeva il baluardo di San Rocco, demolito nel tempo, le cui tracce sono segnate da una sequenza di siepi”. Ma ancora peggiore sarebbe a detta dell’architetto “la proposta di un grande parcheggio sul terrapieno, lato sud là dove c’era l’incompatibile deposito di materiali dell’Edilizia Estense”. “La proposta – precisa – contraddice la scelta di liberare e ricuperare a verde tutti i terrapieni intorno alle mura. Questo non solo non è un parcheggio scambiatore, che andrebbe collocato in periferia, per liberare il centro storico dalle auto, ma costituisce un terminale destinato a portare le auto sulle mura. Già non ho mai condiviso la scelta della precedente amministrazione di continuare a confermare a parcheggio il baluardo di San Lorenzo, cambiano le amministrazioni ma a volte si confermano gli errori sugli assetti della città. Ora per favore non si parli più di valorizzare e tutelare le mura estensi”.
“Capiamoci bene – conclude – io sono assolutamente favorevole alle intese e ai programmi pubblico-privato per affrontare i problemi della città. Là però dove sono chiari i rapporti e vincolati da precise convenzioni. In questo caso però mi pare, forse è mia disinformazione, che non sia nulla chiaro e che il rapporto costi benefici sia a tutto vantaggio del privato con uno strumento di rigenerazione urbana che di tale non solo ha molto poco ma che contemporaneamente smentisce la salvaguardia del complesso delle mura”.