OPERE DI PUBBLICA INUTILITÀ: OVVERO COME UNA CITTADINANZA PARTECIPATA PUÒ IMPEDIRLE.
Il discorso è partito da quel piccolo inutile parcheggio che stanno realizzando in via del Melo.
Grazie ad un architetto esperto di norme,procedure e pratiche, in provincia e comune, abbiamo ricostruito il percorso che sta portando a realizzare un piccolo parcheggio, impermeabilizzando un area verde, adiacente ad un grande parcheggio quasi sempre praticamente vuoto, in una strada con moltissimi più posti auto che residenti, insomma un parcheggio di cui non si sentiva assolutamente il bisogno, a scapito di verde pubblico e soprattutto alberi.
È evidente che contrariamente ai bei progetti ed alle belle parole, chi programma il futuro della città ha ancora in mente il modello auto-centrico di una città a misura d’auto e non d’uomo. Visto che l’attuale grande parcheggio 2 o 3 giorni all’anno può risultare pieno, hanno pensato “bene” di aggiungere una quindicina di posti auto con un nuovo parcheggio.
Dopo che l’architetto ci ha parlato di accordi tra comune e privati, RUE, PUG, POC, PUA, PSC, PUMS, leggi regionali abbiamo capito che questa inutile opera urbanistica è stata realizzata nel rispetto delle norme e che se qualche cittadino avesse voluto far notare che quel nuovo parcheggio rappresenta un inutile consumo di suolo, non favorisce la mobilità sostenibile e che insomma non serve ad una cippa e si potevano fare cose molto migliori, avrebbe dovuto, entro 60 giorni da quando è stato pubblicato il bando, il POC, il PUA o qualche altro imperscrutabile acronimo, inviare le sue osservazioni o istanze o contestazioni. A queste istanze inviate nei tempi prescritti, gli amministratori devono rispondere positivamente o negativamente, per lo più attraverso i tecnici responsabili. Se l’istanza non viene inviata nei 60 giorni prescritti diventa una normale “lettera” agli ammministratori locali, una di quelle che, se si vuole ottenere qualcosa, tanto vale inviare “aperta” anche ai giornali. Quanti cittadini vanno a consultare tutti i bandi e atti del comune per vedere se ce ne è qualcuno dove dovrebbero opporsi? Che strumenti esistono per consentire alla cittadinanza una effettiva partecipazione alla programmazione urbana? Nelle città che hanno circoscrizioni e quartieri definiti da statuto, il comune comunica anticipatamente al consiglio di circoscrizione o di quartiere gli atti, ma a Ferrara dove questo decentramento amministrativo non esiste come è possibile informare e coinvolgere la cittadinanza prima che vengano prese decisioni che vanno contro i suoi interessi? Il problema che si pone allora è proprio quello della democrazia diretta/partecipativa e di come queste possano realizzarsi. In politica, quando si parla di cittadinanza partecipata questo concetto è solitamente ristretto a un problema di consenso o dissenso. Consenso/dissenso che nella democrazia partecipativa deve manifestarsi non solo il giorno delle elezioni. Una vera partecipazione comporta poi che il contributo della cittadinanza sia anche propositivo. Ammesso però che ci siano strumenti in grado di raccogliere e rafforzare la “voce” dei cittadini, con le loro rivendicazioni e proposte, si deve sempre verificare che disponibilità hanno i governanti ad ascoltare quella “voce”. Purtroppo una classe politica che si preoccupa del consenso della cittadinanza solo il giorno delle elezioni, difficilmente è disposta a istituire strumenti che consentano ad una cittadinanza partecipata di esercitare una influenza sui processi politici. Una reale democrazia partecipativa comporta la formazione di scelte collettive e implica un trasferimento di quote di potere dai governanti ai cittadini. I cittadini dovrebbero sempre poter disporre delle informazioni necessarie per poter esprimere il proprio punto di vista informato. Nella campagna contro il Fe.ris abbiamo verificato come fosse poco informata la cittadinanza e come questo fosse il principale ostacolo nel coinvolgerla. Visto che a Ferrara, ma penso in tutta Italia, siamo molto lontani dall‘avere le condizioni e strumenti necessari per una efficiente democrazia partecipata ed anche la cosiddetta e-democracy è ben lontana da realizzarsi che cosa possiamo fare ?
1° Sfruttare tutti i canali e strumenti di informazione e comunicazione disponibili per coinvolgere i cittadini
2° Pretendere dalla amministrazione locale che vengano istituiti strumenti di consultazione e ascolto dei cittadini e se non lo fanno alzare la nostra voce
3° Pretendere dalla amministrazione locale che attivi processi negoziali finalizzati a prendere decisioni condivise tra l’amministrazione e i cittadini portatori d’interesse e se non lo fanno portare avanti le nostre rivendicazioni con l’azione diretta.
STRUMENTI DI INFORMAZIONE
Tutti gli enti pubblici, Comuni compresi, sono soggetti ad obblighi di trasparenza. Noi cittadini possiamo sfruttare meglio gli strumenti di informazione che sono già disponibili. Come ad esempio l’Albo Pretorio, dove le amministrazioni pubblicano i provvedimenti adottati per almeno 15 giorni. Da diversi anni è disponibile la versione online, è sufficiente eseguire la ricerca in Google. Se siamo in tanti a fare queste consultazioni abbiamo maggiori possibilità di accorgerci di decisioni che non condividiamo e forse arriviamo in tempo per opporci.