LA VOCE DI SCHIFANOIA Contro il progetto Fe.Ris – Suggerimenti sul riutilizzo dell’area ex-caserma
Nel dibattito che si è sollevato a causa del progetto Fe.Ris, sono giustamente già state rilevate quali motivazioni contrarie l’insostenibilità dal punto di vista ambientale, i danni per la salute dei cittadini e i disagi per la vivibilità dei quartieri interessati. Allo stesso modo è già stato ben evidenziato come l’assedio di grandi edifici e cementificazione lederebbe la bellezza caratterizzante il paesaggio delle mura, che è uno dei motivi fondamentali per cui Ferrara è stata inserita nella lista del Patrimonio Universale dell’UNESCO.
Sul punto nodale e delicatissimo di come riconvertire l’area dell’ex-caserma, si sono levate alcune proposte, ma mi sembra sia mancata in parte “la voce di Schifanoia”, ovvero il museo più importante della città, che sarà pesantemente interessato dalla cosiddetta “rigenerazione” degli spazi adiacenti.
L’area dell’ex-caserma è di fatto un vasto complesso di edifici che circonda completamente il Palazzo Schifanoia su due lati, andando da via Cisterna del Follo a via Scandiana e proseguendo sul lato opposto della stessa via Scandiana, nell’area retrostante il Civico Lapidario allestito nella chiesetta di S. Libera, facente parte anch’esso dei Musei Civici di Arte Antica.
L’area della caserma retrostante il Palazzo Schifanoia è stata costruita su quello che fu il grande giardino che nel XVI secolo metteva in collegamento l’edificio con il Palazzo Bonacossi, attuale sede della direzione dei Musei Civici di Arte Antica, con annesse biblioteca e fototeca, ma utilizzato parzialmente anche come sede museale ed espositiva, oltre che per conferenze nel salone. A sua volta il Palazzo Bonacossi si collegava storicamente alla Palazzina di Marfisa d’Este per il tramite di un ulteriore giardino, ora occupato dai campi da tennis dell’omonimo Tennis Club. Questo complesso di delizie, denominato “i casini di S. Silvestro”, si era venuto a costituire per volontà di Francesco d’Este alla metà del ‘500 e sopravvisse per secoli, pur con utilizzi sempre meno prestigiosi, grazie alla volontà di sua figlia Marfisa, che lo trasmise in eredità ai propri discendenti con vincoli che ne proibivano la vendita.
La vastissima area a est del Palazzo Schifanoia era invece occupata dal convento di S. Vito, distrutto per fare appunto spazio alla caserma in tempi relativamente recenti, mentre l’area retrostante il Civico Lapidario era parte del complesso agostiniano di S. Andrea, pur esso andato perduto (ne rimangono solo alcune rovine della chiesa in via Camposabbionario).
Il Palazzo Schifanoia è stato restaurato grazie ai fondi post-sisma, permettendo un recupero dell’intero edificio e un allestimento completamente nuovo del museo, con grande miglioria di spazi, illuminazione e funzionalità. Il Palazzo non è più “soltanto” il contenitore del celeberrimo Salone dei Mesi, che richiama visitatori da tutto il mondo, ma si è trasformato in un museo ricco e moderno, capace di competere a livello di bellezza e attrattività con i maggiori musei italiani ed europei.
Tuttavia, proprio perché centro principale dei Musei Civici di Arte Antica e quale secondo monumento più visitato della città dopo il Castello Estense, il Palazzo Schifanoia necessiterebbe di tutta una serie di servizi e funzioni collaterali a livello culturale e turistico al momento mancanti, o molto carenti, che richiederebbero spazi appositi. L’utilizzo degli edifici e delle aree dell’ex- caserma sarebbero essenziali e strategici per andare a coprire queste carenze.
Si procede qui ad un elenco, che non ha alcuna pretesa di essere definitivo, dei servizi che sarebbero
necessari:
1 – Aula didattica
Un’aula per attività didattiche con scolaresche di ogni ordine e grado.
Ormai tutti i musei molto frequentati sentono la necessità di spazi dedicati per laboratori indirizzati ai più piccoli e ai giovani di tutte le varie fasce d’età, che servono a presentare attività collaterali e complementari alla visita del museo.
Al momento alcune attività, quando organizzate, si svolgono direttamente dentro al Salone dei Mesi o, per quanto riguarda la Palazzina di Marfisa d’Este, sotto la loggia affrescata, confliggendo a volte con la fruibilità museale da parte degli altri visitatori. Avere spazi idonei e serviti permetterebbe sicuramente di migliorare l’esperienza di visita per tutti e di organizzare con più assiduità le attività collaterali.
2 – Sala conferenze – Auditorium della Cultura
Una sala conferenze che sia capiente e moderna, con attrezzature adeguate.
Una delle gravi carenze che si registrano è quella di uno spazio idoneo per convegni e conferenze, in cui si possano svolgere le attività culturali degne di una città come Ferrara. Al momento per le attività afferenti ai Musei Civici si usa il salone di Palazzo Bonacossi, che ha acustica pessima e illuminazione scarsa, oltre a una capienza non sufficiente per le conferenze più partecipate. Un esempio fra i tanti che può essere portato è l’ultima Settimana di Alti Studi organizzata dall’Istituto di Studi Rinascimentali lo scorso novembre: in vari momenti del convegno non c’erano abbastanza posti a sedere per l’uditorio, i problemi acustici della sala hanno richiesto continui aggiustamenti agli oratori, che venivano per questo spesso interrotti, e la visibilità delle immagini proiettate richiedeva luci basse nel salone, rendendo difficile ai partecipanti prendere appunti.
Peggio ancora quando viene usato il Salone dei Mesi per le conferenze ritenute di maggior prestigio, che spesso vanno a confliggere con le possibilità di visita e fruizione del museo di Palazzo Schifanoia, se non organizzate di sera o nel giorno di chiusura settimanale. E in ogni caso anche il Salone dei Mesi ha dei limiti contingentati di capienza e dei problemi relativi all’allestimento degli impianti, che non ne fanno certo la sede ideale per queste attività.
Sarebbe troppo sognare per Ferrara un Auditorium della Cultura degno di questo nome? Potrebbe essere utilizzato non solamente per le attività culturali dei Musei Civici e del Comune, ma anche per convegni dell’Università o degli altri poli museali cittadini, per non parlare di conventions o festival internazionali. E ancora, sarebbe utile avere una sala convegni che possa essere a disposizione delle associazioni e dei cittadini per le varie attività che si vorranno di volta in volta presentare: gli spazi di questo tipo scarseggiano in città e una sala attrezzata sarebbe sicuramente molto richiesta e molto sfruttata.
3 – Area mostre temporanee – “Dépendance” museale
L’allestimento di Schifanoia, per com’è pensato attualmente, è molto suggestivo ed articolato, ma non permette grande flessibilità sul tipo di esposizione delle opere. Il percorso intreccia abilmente alla storia del palazzo un percorso cronologico attraverso la storia dell’arte ferrarese e un altro sulla storia delle collezioni dei Musei Civici. Gli spazi che rimangono meno allestiti, sopra i soppalchi dell’ala trecentesca, sono lasciati appositamente in tal modo poiché non accessibili a visitatori in carrozzella.
Di fatto mancano (o sarebbero difficilmente ricavabili) spazi per piccole mostre-dossier che permettano scambi e dialoghi con le opere del museo; non ci sono nemmeno spazi che permettano l’esposizione a rotazione delle numerosissime opere che rimangono nascoste nei depositi (e sulla questione dei depositi torneremo fra poco).
Avendo a disposizione un’area vasta come l’ex-caserma, si potrebbe allora pensare più in grande e creare una sorta di “dépendance” del museo che svolga questa funzione: accogliere opere d’arte per mostre temporanee relative ai Musei Civici e mettere in esposizione a rotazione le opere dei depositi, valorizzandole con occasioni di studio e di restauro.
Un esempio di una mostra di questo genere si trova al momento nel Castello Estense: l’opera dell’artista polacca Malgorzata Mirga-Tas, ispirata al Salone dei Mesi di Schifanoia, occupa attualmente il Salone degli Stemmi, ma i grandi pannelli confliggono con la fruizione dell’ambiente decorato e allo stesso tempo risultano essi stessi sacrificati, sia nella visibilità, sia nella completezza, in quanto per mancanza di spazio ne hanno potuti portare solo una parte. Un’area espositiva adeguata vicino a Schifanoia avrebbe reso molto più congruente l’allestimento di questa mostra, che oggettivamente trova poco a che spartire con la sua collocazione attuale in Castello e
non viene nemmeno adeguatamente valorizzata.
4 – Depositi delle collezioni civiche
Al tema della dépendance museale si ricollega anche la questione delle opere non esposte, per cui sarebbe necessaria una zona dedicata ai restauri (l’ideale sarebbe con i “restauri a vista” per il pubblico, come ormai fanno spesso i grandi musei) e una completa e definitiva riorganizzazione dei depositi comunali sparsi per la città. Si ricordi infatti che la gran parte delle opere afferenti alle collezioni dei Musei Civici (manufatti di più vario tipo e di varie epoche) rimane non visibile, non valorizzato e a volte addirittura negletto per mancanza di spazi adeguati. L’utilizzo dell’ex-caserma sarebbe l’occasione perfetta per dare finalmente una sistemazione degna e unitaria a questi depositi, che potranno essere definitivamente organizzati in un luogo vicino ai complessi museali di competenza, liberando altri spazi in zone di minor pregio da poter riconvertire altrimenti.
5 – Sala multimediale
Un altro elemento che è divenuto ormai imprescindibile nel mondo contemporaneo per la fruizione museale è l’utilizzo di apparati multimediali a integrazione dell’esperienza di visita.
Creare nella summenzionata dépendance museale anche un’area apposita per la proiezione di video e una per l’utilizzo di schermi per approfondimenti individuali permetterebbe di recuperare un paio di piccole sale del percorso interno all’ala trecentesca di Palazzo Schifanoia, dove al momento si è tentato di allestire questi apparati, in cui però gli spazi non sono adeguati quando vi è un flusso consistente di visitatori.
Si potrebbe addirittura pensare ad una ricostruzione virtuale dell’intero Salone dei Mesi, che da più parti è stata in passato auspicata; alcuni anni fa erano anche stati fatti rilievi sulle pareti danneggiate per cercare di far emergere le tracce delle antiche pitture, ma di questi studi non mi risulta siano stati dati esiti pubblici.
6 – Altri musei e istituzioni culturali
Il riutilizzo degli ambienti dell’ex-caserma potrebbe inoltre dare una sistemazione definitiva ad altri musei e istituzioni culturali della città che al momento non sono fruibili, o solo parzialmente.
Innanzitutto l’Istituto di Studi Rinascimentali, che, da quando è stato spostato dal convento di S. Paolo, è stato nel tempo sempre più depauperato di risorse. La sua biblioteca giace chiusa e di fatto poco accessibile agli studiosi in una stanza del Palazzo Bonacossi. Ridare una degna collocazione e nuova vita a questo importante Istituto permetterebbe di reimmettere nuove energie negli studi sul Rinascimento ferrarese, attraverso la collaborazione con i musei, l’Università e le correlative realtà internazionali. C’è infatti ancora molto da fare in questo senso e portare nuova linfa agli studi permetterebbe una ricaduta diretta anche sulla valorizzazione della città e del territorio, che
nonostante la sua importanza fatica ad affermarsi come destinazione primaria nel panorama del Rinascimento italiano.
Si potrebbe inoltre pensare di ricollocare nell’area anche la Fondazione Bassani, attualmente ospitata nelle stanze al pianterreno di Casa Ariosto, che rimangono chiuse per la maggior parte del tempo, in quanto aperte solo con le attività organizzate dalla Fondazione. Si tratterebbe quindi di trovare una nuova e degna sede a poca distanza dalla casa di Bassani in via Cisterna del Follo, lasciando la Casa Ariosto completamente al poeta dell’Orlando Furioso, anche in vista di un futuro riallestimento auspicabile per le grandi celebrazioni del cinquecentenario della
morte che avverranno nel 2033.
Un altro nodo delicato è quello del destino del Museo del Risorgimento e della Resistenza, “sfrattato” dal complesso dei Diamanti e attualmente chiuso, con prospettive di riapertura molto fumose e dilatate nel tempo. La sua collocazione vicino al complesso dei Musei Civici di Arte Antica potrebbe avere un senso nell’ottica di creare un vero e proprio “quartiere dei musei”, che di fatto è già la vocazione di quell’area della città, poiché in maniera più estensiva include anche la Casa Romei e il Museo Archeologico Nazionale, oltre alle emergenze monumentali delle mura, della chiesa di S. Maria in Vado o dei monasteri quali S. Antonio in Polesine e Corpus Domini (e, se venisse recuperato, anche l’Oratorio dell’Annunziata, sparito malauguratamente da molto tempo dall’orizzonte culturale e turistico della città).
Si potrebbe aggiungere a questo punto anche il Padiglione di Arte Contemporanea (PAC), poiché la sua sede storica sul retro di Palazzo Massari è stata recentemente destinata a diventare il cosiddetto “Spazio Antonioni” e non è ben chiaro se sia stato individuato un luogo alternativo dove tenere le esposizioni temporanee che lo animavano.
A tutto quanto detto sopra, si deve aggiungere che mancano inoltre tutta una serie di servizi turistici essenziali, che sono esigenze sentite da coloro che vivono quotidianamente i musei e lavorano con i visitatori in città. Innanzitutto toilettes, che siano in numero congruo per poter servire anche gruppi. Con i recenti lavori di restauro di Palazzo Schifanoia sono state finalmente create delle toilettes fruibili senza entrare nel museo (e altre lungo il percorso interno), ma sono 3 in tutto (maschi, femmine e handicap) e quando arrivano gruppi o nei momenti di maggior affluenza di visitatori sono del tutto insufficienti e si creano lunghe file.
Inoltre nelle vicinanze del palazzo scarseggiano i ristoranti e i punti di ristorazione: un’area dedicata a self-service/gastronomia, che possa accogliere grandi numeri di visitatori, con una gestione svelta e a prezzi accessibili sarebbe assolutamente necessaria. La caffetteria del “giardino dell’amore” continuerebbe a funzionare godendo della sua posizione ineguagliabile, ma almeno i visitatori che si spostano in gruppo troverebbero posti dove sedere al coperto e avrebbero modo di trovare una cucina aperta a tutte le ore (i ristoranti normalmente chiudono la cucina alle ore 14,00 ma spesso è troppo presto). Si possono così mantenere i turisti nel quartiere per visite a più monumenti, senza costringerli a spostarsi verso il centro per il pranzo, interrompendo necessariamente l’esplorazione di quella parte della città. All’area ristorazione andrebbe accostata un’area per il pranzo al sacco, che potrà godere di uno spazio all’aperto (idealmente su un parco/zona verde) e di uno al chiuso per le giornate di maltempo. La mancanza di spazi adeguati per pranzo al sacco in città è drammatica e le numerose scolaresche che arrivano a Ferrara si trovano in serissima difficoltà, soprattutto nelle giornate di pioggia, e questo davvero non è degno di una città che pretende di avere una vocazione turistica. Infine sarebbero necessari dei parcheggi auto, sia di servizio al museo, sia per i residenti. Per quanto riguarda il museo è infatti da segnalare che i turisti che giungono da fuori in auto hanno grandissima difficoltà a districarsi nella viabilità con la situazione attuale, fra aree riservate al
parcheggio dei residenti, sensi unici e le strette stradine medioevali; per quanto si cerchi di incentivare l’arrivo a piedi, in bici o con bus, ci sono comunque persone non in grado di camminare bene o a lungo che dovrebbero poter accedere al museo più facilmente. La situazione attuale è altamente disincentivante per la visita di persone con handicap, ma anche per visitatori che non abbiano queste difficoltà un parcheggio nelle vicinanze dell’area musei sarebbe necessaria. E ovviamente anche per i residenti avere un’area di parcheggio riservata, magari anche al coperto, sarebbe una miglioria notevole, permettendo fra l’altro di togliere finalmente le auto dalla facciata
del Palazzo Schifanoia, che ne rovinano completamente la veduta. In tutto questo progetto di utilizzo degli spazi cementificati dell’ex-caserma, sarebbe inoltre bellissimo poter pensare a ricostituire una zona verde di collegamento fra il retro di Palazzo Schifanoia e via Cisterna del Follo, nell’area che fu dell’antico giardino: un passaggio dedicato ai pedoni che riprenda il collegamento storico fra gli edifici pertinenti ai Musei Civici, e che agevoli perciò il percorso turistico da Schifanoia a Palazzo Bonacossi e alla casa che fu di Giorgio Bassani (e ancor più bello sarebbe poter da lì accedere al giardino di Palazzina Marfisa dal sentiero accanto ai campi da tennis, che riunirebbe idealmente l’antica delizia ed evocherebbe allo stesso tempo i luoghi bassaniani descritti ne “Il giardino dei Finzi-Contini”).
Questa è solo una prima ricognizione dei modi in cui l’area potrebbe essere utilizzata e di tutti quei servizi turistici e culturali che sarebbero necessari alla città e al quartiere: l’occasione della rigenerazione urbana della ex-caserma diventa fondamentale per la visione del futuro di Palazzo Schifanoia e dei Musei Civici di Arte Antica. Trattandosi di un quartiere residenziale, non ha bisogno di una “food court” (traducibile in italiano in una molto meno accattivante “piazza mangereccia”) in cui spostare la movida serale degli aperitivi, ma di spazi che lo facciano vivere di giorno grazie ai turisti e ai cittadini. I palazzoni che si vogliono costruire come studentato privato non hanno alcuna necessità di insistere proprio in quella zona, che andrebbero anzi a deturpare con le loro moli incombenti, sfigurando
urbanisticamente sia il Palazzo Schifanoia, sia le mura lungo viale Alfonso d’Este.
Lo studentato si potrebbe infatti benissimo costruire nell’area che recentemente è stata destinata a un nuovo palasport retrostante via Foro Boario: sarebbe oltretutto molto comodo per gli studenti che arrivano alla Stazione FF.SS., in quanto potrebbero spostarsi tramite i treni locali alla piccola Stazione Porta Reno lì accanto. Si potrebbe pensare a un grande studentato che sia accompagnato da centri sportivi, ovvero un sistema di palestre e campi da gioco (che sembrano non essere sufficienti in città per le numerose società sportive presenti), piuttosto che a un ulteriore palasport per eventi, essendocene già uno esistente e pure meglio posizionato fuori dalle aree urbane più trafficate. Il tutto potrebbe idealmente essere inserito nel contesto di un parco verde, che si andrebbe ad innestare in quello retrostante il centro La Piramide, con i suoi negozi e servizi. I fondi del PNRR sarebbero una grande occasione per dare un nuovo respiro ai luoghi dismessi della città, mettendoli a servizio dei cittadini, e recuperare dunque anche l’area dell’ex-caserma alla collettività, piuttosto che cederla in mani private, lasciando il campo di fatto a una speculazione edilizia senza precedenti in un’area storica della città bellissima e delicatissima, scempiando in un sol colpo tutte le motivazioni che hanno portato Ferrara ad essere riconosciuta quale Patrimonio Universale
dell’UNESCO.
Dott.ssa Emanuela Mari – guida turistica abilitata di Ferrara dal 1995
Link utili:
Per S. Vito si consulti questo link: https://www.artecultura.fe.it/1567/le-chiese-di-ieri#
Per S. Andrea: https://www.artecultura.fe.it/1566/chiese-di-ferrara-nella-cerchia-antica
Descrizione di Ferrara sito UNESCO: https://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Detail/112
Motivazione dell’iscrizione di Ferrara nella lista del Patrimonio Universale dell’Umanità (dal sito
ufficiale in lingua inglese): https://whc.unesco.org/en/list/733
A leggere questo approfondimento si stringe il cuore, è stato più convincente di ogni altro argomento portato contro questi progetti di “riqualificazioni”
Ferrara ha fame di cultura e i ferraresi dovrebbero avere più cibo per il cervello
direi che di supermercati ne abbiamo abbastanza . . . . e di chiarezza forse poca
In quanto guida turistica, docente e amante dell’arte e della cultura e cittadina attenta al benessere ed alla bellezza di Ferrara non posso che esser d’accordo con quanto chiaramente scritto da Emanuela Mari.
Una visione bellissima e intelligente per il futuro di Ferrara – città di arte e storia.
Le statistiche dicano che la politica delle grande eventi- concerti etc – non crea ricchezza né per la città né per i cittadini.
Una visione – nel vero senso della parola – e quello di cui questa bellissima città ha veramente bisogno.
La visione di Emmanuela merita una riflessione seria.
Grazie.Alison Milne
Mi pare un’ottima proposta di recupero e valorizzazione storica ed artistica della città. Anche lo studentato collocato in Foro Boario mi pare idea azzeccata!
La sintesi del piano dovrebbe essere divulgato.
Molto brava. Una bellissima esposizione e una controproposta al piano Fe.ris . Ero incerto sull’iniziativa no feris perché non avevo ancora letto una proposta alternativa alla necessaria riqualificazione della Caserma di Cisterna del Follo. L’ho trovata! Grazie
Proposta molto bella e a dir poco fattibile anche se ero già convinta prima di leggerla!!
Grazie Dr.ssa Mari per la sua proposta ampia e dettagliata !
Finalmente una visione ricca di buon senso e bellezza, capace di restituire alla sua città la linfa vitale necessaria per rinascere e rilanciarla tra le mete culturali europee più degne di essere conosciute ed apprezzate da tutti senza alcuna discriminazione, alimentando in chi la visita il desiderio di tornare più volte per assaporarne i tanti lati e sfaccettature affascinanti e dense di un passato glorioso, che attraverso la sua entusiasmante proposta, viene riconsegnato dignità e valore a questa perla del Rinascimento Italiano quale è Ferrara.
Grazie Emanuela
Ottima proposta….niente da aggiungere. Isabella Guidi Laboratorio delle Arti di Ferrara
Proposta bellissima, competente, dettagliata, condivisibile e da sostenere con decisione e forza!
Mi unisco ai ringraziamenti e agli apprezzamenti per la proposta della dott.ssa Mari. Aggiungo solo che proprio quel settore della città, tra via Scandiana e C.so Giovecca (specie da quando l’ospedale è stato trasferito a Cona) permette ai cittadini e auspicabilmente ai più attenti visitatori, di apprezzare un certo “silenzio”, celebrato poeticamente decenni fa e che, retorica a parte, ha comunque contrassegnato la specificità di Ferrara per lungo tempo. Designare l’area ad attività culturali, che di per sé attirano molte persone, col rischio incombente di alterare l’ambiente ma di cui ormai nessun centro italiano sceglie di fare a meno, può salvaguardare la nostra città dall’invasione di altre persone non preparate al riconoscimento dei valori storici e artistici di cui, per fortuna, Ferrara è ancora permeata. Dunque pieno appoggio alla proposta e grazie per averla esplicitata.
Mi complimento vivamente per questo lucido intervento fondato su grande amore e consapevolezza civica per Ferrara nonché suffragato da spiccata competenza urbanistica e topografica.
Lo scempio sarebbe deleterio per un contesto preziosissimo, in parte già pesantemente manomesso da sciagurati interventi di ‘ammodernanento’ = colate di cemento degli ultimi decenni.