La caserma che non c’è
Forum Ferrara Partecipata chiede che il complesso rientri nel Pug anche “per eliminare il sospetto che si vogliano tenere ‘le mani libere’ per interventi contrari all’interesse pubblico”
Come Forum Ferrara Partecipata vorremmo segnalare a tutti coloro che hanno seguito le vicende del progetto Fe.ris, il progetto di recupero della caserma Pozzuolo del Friuli contestato dai cittadini per la mancanza di pubblica utilità e di sostenibilità ambientale e poi bloccato dal Consiglio Comunale un anno fa, che la caserma è “scomparsa” dal Piano Urbanistico (Pug) della città.
O meglio, il “Complesso delle Caserme Pozzuolo del Friuli e Ex Cavallerizza, complesso immobiliare dismesso da metà degli anni ’90 con edifici tutelati quali beni culturali” è citato nella parte del Piano dedicato all’analisi dell’esistente ed è anche segnalato nella descrizione del quartiere centro storico tra gli edifici pubblici degradati e meritevoli di rigenerazione, ma poi scompare nella parte del Piano dedicatoa ciò che operativamente si dovrebbe fare.
La Caserma non viene menzionato nel lungo elenco di “Opportunità di rigenerazione e conversione” che comprende invece edifici come la caserma Bevilacqua, l’ex Ipsia di via Roverella, il palazzo Furiani, il chiostro San Benedetto, il palazzo Melli, l’ex Poliambulanza e tanti altri.
Riteniamo che la Caserma e la Cavallerizza, situate in un comparto di grande rilievo (che comprende Palazzo Schifanoia, istituzioni museali civiche, strutture universitarie) rientrino a gran ragione in quelle “parti di città” per cui prevedere, secondo la legge Urbanistica Regionale n. 24/2017 “gli obiettivi per il miglioramento della qualità urbana e ambientale, gli usi e le trasformazioni ammissibili, stabilendo i requisiti e le condizioni cui subordinare l’intervento”.
Come Forum Ferrara Partecipata abbiamo presentato pertanto un’osservazione al Pug con la richiesta che l’area dell’ex Caserma sia inserita nelle “Strategie locali” e che sia elaborata una “scheda progettuale d’ambito” per la rigenerazione sia della Caserma Pozzuolo del Friuli che dell’Ex Cavallerizza e abbiamo inoltre elencato i criteri che, secondo noi, dovrebbero essere tenuti in considerazione per una corretta strategia di rigenerazione, in grado di garantire la qualità architettonica e la continuità con la valenza storico architettonica della parte di città in cui tali edifici sono inseriti.
Il primo criterio di qualità elencato prevede di rispettare la qualità dell’insieme di spazi aperti e costruiti, limitando al massimo la quantità di nuove costruzioni, puntando su interventi che non superino in altezza gli edifici esistenti.
Il secondo chiede di definire nuove destinazioni d’uso che garantiscano il rispetto del preminente interesse pubblico dell’area, per la realizzazione di servizi al cittadino coerenti con le caratteristiche di quell’area: servizi di tipo culturale (possibili funzioni di completamento e di servizio delle vicine strutture museali), di tipo formativo (specie universitario) e ricreativo, con una particolare predilezione per attività di tipo innovativo e inclusivo.
Inoltre, si ritiene che gli edifici dell’ex caserma siano particolarmente adatti ad un uso pubblico sociale per incontri, conferenze, riunioni, laboratori, spazi attualmente carenti in città.
In particolare per l’edificio della Cavallerizza prevedere l’uso per attività convegnistiche, teatrali, performative, espositive mantenendo l’unicità dell’unitarietà e ampiezza dello spazio senza alterare l’attuale configurazione dello spazio interno.
Il terzo criterio, nel caso in cui sia prevista una destinazione ad uso residenziale e/o a residenza universitaria, mira a prediligere interventi pubblici o privati convenzionati a prezzo calmierato, al fine di evitare fenomeni di gentrificazione; mentre il quarto punta a promuovere un’azione di rigenerazione che metta a sistema e garantisca la fruibilità pubblica degli spazi verdi e degli spazi aperti dell’intera area nel rispetto delle loro differenti caratteristiche (giardini storici, spazi pubblici di più ampia fruizione, ecc.).
Nel trattamento dello spazio aperto, utilizzare ovunque possibile le tecniche che aumentino la permeabilità del suolo e diminuiscano il calore urbano.
L’ultimo criterio è quello di utilizzare, per l’intervento sull’edificato materiali e tecnologie compatibili con il valore storico degli edifici presenti e di basso impatto ambientale (bioedilizia), pur garantendo l’efficienza energetica e la sicurezza.
Crediamo quindi che sia importante che l’area della Caserma rientri nel Piano Urbanistico e ci attendiamo che la nostra osservazione venga accolta, anche per eliminare il sospetto che si vogliano tenere “le mani libere” per interventi contrari all’interesse pubblico, come accaduto con il progetto Feris.