Il primo cittadino di San Bonifacio sa che quel cartello vale anche e soprattutto per lui? Peraltro, la normativa obbliga (e non ipotizza) i Comuni a piantare un albero per ogni nuovo nato, mettendo a disposizione fondi ad hoc. Tagliando quelle piante non solo si disattende un obbligo ma (ipotizzo) si fa anche un danno erariale che sarà pure doppio poiché il Comune annuncia di volerne piantare di nuovi, senza però chiarire dove, quando e con quali risorse.
Ma quegli alberi e quel boschetto sono carichi di valore simbolico. Li visitano gli alunni delle scuole ogni anno. Non ce la si cava ripiantandone altri. Non è la stessa cosa, non c’è bisogno di spiegarlo. Per non dire dei danni al suolo e del suo consumo. Perché arrivare a tanto? Per non perdere un finanziamento? Per ingordigia? La finalità dichiarata è quella di dare una nuova sede a Croce Rossa e Protezione civile: una beffa senza pudore. Se ci sono due enti che dovrebbero avere una spiccata sensibilità ambientale e non sporcarsi con tutto ciò, sono proprio questi. Moltissimi studi scientifici documentano quanto il verde faccia bene alla salute.
Sono 23 gli alberi piantati per ogni nuovo nato nell’unico boschetto urbano di San Bonifacio (VR) che saranno tagliati per fare spazio a una sede per Protezione civile e Croce Rossa, ovvero di chi dovrebbe tutelare salute e ambiente
Non pare vero: tre soggetti pubblici preposti alla prevenzione, alla tutela ambientale e alla salute delle persone si intestano la cementificazione dell’unico boschetto urbano di San Bonifacio, pure dedicato ai nuovi nati. E per di più usando i fondi del Pnrr. Quelli che arrivano dal Green Deal europeo. Dove “green” sta per verde, e non per il colore delle camicie. “Deal” vuol dire patto: quello secondo il quale il responsabile di una comunità si dà da fare per difendere la natura, non per segarla. Inoltre, quelle risorse del Pnrr sono parte dei fondi europei del NextGenerationEu: soldi da dedicare alle prossime generazioni, che non vuol certo dire tagliare gli alberi intitolati a quelle che erano già trent’anni fa le future generazioni.
Ma si rende conto il sindaco? Non c’è una sola cosa buona in questa storia. È proprio vero che non sono i soldi a migliorarci, nè i finanziamenti ci fanno fare automaticamente cose sagge. È, e saranno solo e sempre, la buona cultura, la consapevolezza, la sapienza, la conoscenza, l’istruzione: tutti i vocaboli che la Treccani propone come il contrario di ignoranza.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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